LONDRA - I parassiti di Bruxelles da un po di tempo giocano a fare gli imperialisti tant'e' che dopo aver creato disordini in Ucraina adesso stanno facendo di tutto per costringere Serbia e Bulgaria a fermare il progetto del South Stream che consentirebbe di trasportare gas dalla Russia all'Europa senza passare per l'Ucraina.
Tale politica ha lo scopo di isolare la Russia ma fino ad ora gli unici che rischiano di pagarne il prezzo sono i cittadini europei visto che esiste il rischio concreto di un taglio delle forniture che creerebbe enormi danni economici senza contare i tanti che questo inverno potrebbero morire assiderati e questo e' chiaramente inaccettabile.
Per fortuna c'e' chi ha detto di no e a tale proposito il governo austriaco proprio in questi giorni ha firmato un'accordo con la Russia che prevede la creazione di una societa' che avra' lo scopo di costruire un gasdotto in Austria che potra' trasportare 32 miliardi di metri cubi di gas direttamente dalla Russia.
Tale societa' sara' posseduta per meta' dalla Gazprom e per l'altra meta' dalla societa' austriaca OMV. I lavori per la costruzione di questo gasdotto inizieranno nel 2015 e iniziera' ad essere operativo nel 2017.
Questa decisione ovviamente non andra' a genio ai burocrati di Bruxelles e sicuramente faranno di tutto per punire l'Austria ma il governo austriaco ha deciso di andare avanti per la sua strada e fare gli interessi dei propri cittadini.
D'altra parte nessuno tra coloro che appoggia le sanzioni e' riuscito a spiegare dove i paesi europei dovrebbero approvigionarsi qualora decidessero di boicottare la Russia e chiunque abbia un poco di cervello capirebbe che costruire impianti per importare gas liquefatto o sfruttare giacimenti di gas di scisto non sarebbero una soluzione fattibile non solo perche' ci vorrebbero anni ma anche perche' i rischi ambientali sarebbero altissimi.
Per questo motivo sarebbe opportuno che gli altri paesi, a cominciare dall'Italia, prendessero esempio dall'Austria e iniziassero a ignorare i diktat dei parassiti bi Bruxelles.
GIUSEPPE DE SANTIS - Londra.
fonte: http://www.ilnord.it
§§§§§§§§§§
Il gas per l’Europa
Mosca che giorni fa ha firmato l’accordo sulla
costituzione della joint venture South Stream con l’Austria, esorta a
non politicizzare la questione. Tanto più che i desiderosi di ottenere
il gas naturale russo non mancano - e non solo in Occidente.
La
Commissione UE non si può rassegnare al fatto che alcuni Stati dell’Ue
hanno firmato con la Russia gli accordi sulla costruzione del
metanodotto. Günther Oettinger è convinto che essi sono in contrasto con
il diritto europeo. E in generale, non è il momento opportuno per
stringere simili accordi con Mosca, - ritiene il Commissario Europeo.
Martedì
scorso la Gazprom russa e il Gruppo petrolifero austriaco “OMV” hanno
firmato a Vienna l’accordo dei soci della Società mista “South Stream
Austria” il quale determina i principi del lavoro per la realizzazione
del South Stream sul territorio dell’Austria. Il Presidente della
Repubblica Heinz Fisher ha definito il progetto opportuno ed utile. E il
Presidente russo Vladimir Putin ha fatto notare che Bruxelles sta
mettendo i bastoni tra le ruote al progetto sotto la pressione degli
USA. Peraltro, le azioni di Washington s’inquadrano nella concorrenza
normale,- ha detto Vladimir Putin.
I nostri amici americani esprimono il disappunto per il South Stream. Ma erano scontenti anche nel 1962 quando iniziava la realizzazione del progetto “gas in cambio di metanodotti” con la Repubblica Federale Tedesca. Anche ora non c’è nulla di nuovo: solo che essi stessi vogliono fornire il gas al mercato europeo. Ma Vi assicuro che non sarà più economico rispetto a quello russo: il gas convogliato dalla tubazione risulta sempre più economico rispetto a quello liquefatto. Ma sono concorrenti, è una situazione normale questa! Stanno facendo di tutto per far fallire questo contratto – così come fu alcuni decenni fa. Nel corso di codesta lotta concorrenziale si applicano anche mezzi politici.
Anche
gli esperti non dubitano che i problemi con il gasdotto South Stream
sono direttamente legati alla pressione degli USA sui paesi dell’Ue per
promuovere le società americane nel mercato del gas europeo. In questa
lotta gli USA sono pronti ad applicare tutti i metodi. Ma non tutti i
paesi, come lo ha dimostrato Vienna, sono pronti a piegarsi alle
pressioni americane,- ritiene Dmitry Alexandrov, vice Amministratore
Delegato del Gruppo d’investimento “Univer”.
In riferimento ai ministri dell’energia dei governi nazionali, va detto che tutti i paesi – partecipanti al transito, hanno esplicitamente dichiarato di essere interessati alla realizzazione di questo progetto, che considerano assolutamente utile per le loro economie nazionali, per l’Unione Europea nel suo insieme. L’Austria è uno dei paesi di base dell’Ue e il suo supporto al progetto ha una grande importanza...
Mentre
Bruxelles sta giocando alla politica attiva, nelle capitali europee si
pensa ai bisogni urgenti – in particolare, a come rifornire i paesi di
gas nel prossimo inverno. L’Ucraina ha dimostrato in modo assai
convincente il suo fallimento come paese di transito del combustibile
azzurro. Il South Stream, posto sul fondo del Mare Nero, consentirà non
solo di garantire le forniture ininterrotte ma anche diventerà un
investimento profittevole di capitali per i paesi-partecipanti,-
sottolinea Alexandr Passechnik, capo del Dipartimento di Analisi presso
la Fondazione di Sicurezza Energetica Nazionale.
Vediamo una posizione ragionevole, pragmatica. Un numero sempre maggiore di paesi passa proprio al pragmatismo. L’accordo in argomento è stato preceduto dal memorandum di aprile il quale prevedeva che il punto finale del gasdotto sarà la località di Baumgarten, il maggiore hub distributivo nello spazio europeo. Ossia l’Austria sta provvedendo con impegno a diversificare il suo settore energetico.
La
Commissione Ue ha avviato gli accertamenti sul progetto South Stream
ancora nell’autunno dell’anno scorso. Secondo essa, la sua realizzazione
è in contrasto con le norme del cosiddetto “Terzo pacchetto” dell’Ue.
Proprio di violazioni di codeste norme parla oggi Oettinger. Ma Mosca
ricorda che la Commissione Ue ha ignorato il fatto che gli accordi
intergovernativi sul South Stream con l’Austria, la Bulgaria, la Grecia e
con altri paesi erano stati conclusi ancora nel 2008. Ossia un anno
prima dell’entrata in vigore del “Terzo pacchetto” a cui Bruxelles, ad
onta della prassi giuridica mondiale, ha conferito il principio del
l'irretroattività della legge.
Inoltre al gas scisto
americano i funzionari europei sperano anche nel proprio progetto di
“corridoio meridionale” che dovrà collegare l’Europa con l’Asia Centrale
evitando la Russia. Solo che per il momento non c'è di che riempire
codesto metanodotto. Si sta mormorando di eventuali forniture dall’Iran a
cui da un momento all’altro potrebbero essere tolte le sanzioni, ma gli
esperti constatano: l’Iran produce 160 miliardi di metri cubi di gas
all’anno e ne consuma quasi tutto nel mercato interno. Teheran riesce
esportare ogni anno in Turchia circa 10 miliardi di metri cubi ma solo
grazie al fatto che ne importa quasi sette miliardi dal Turkmenistan.
Mentre
Bruxelles si sta occupando di mettere i bastoni tra le ruote al South
Stream, nell’Est continua a crescere l’interesse per il gas russo.
L’accordo sul gas di portata storica che hanno recentemente firmato
Mosca e Pechino ha ispirato anche l’India. New Delhi intende avviare
negoziati sulla possibilità di prolungare il gasdotto, che la Russia si è
impegnata a costruire verso la Cina, fino al confine indiano. Insomma, i
potenziali acquirenti sono molti. In tale contesto l’Europa rischia di
rimanere con un palmo di naso.
§§§§§§§§§§
Southstream: Putin in Austria divide l’Europa
Il monopolista statale russo del gas Gazprom firma un accordo con la compagnia energetica austriaca OMV per la realizzazione del gasdotto colpito dalle sanzioni dell’Unione Europea. Il Presidente russo accolto con tutti gli onori da un Capo di Stato UE per la prima volta dopo l’aggressione militare all’Ucraina
Il Southstream si farà ed arriverà in Austria, inondando l’Europa di un’ampia quantità di gas russo destinato solamente a mettere a serio repentaglio la sicurezza nazionale dei Paesi dell’Unione Europea. Nella giornata di martedì, 24 Giugno, il monopolista statale russo del gas Gazprom e la compagnia energetica austriaca OMV hanno firmato un accordo per la realizzazione del Southstream: gasdotto progettato dalla Russia per veicolare in Austria 32 Miliardi di metri cubi di gas attraverso Bulgaria, Serbia, Ungheria e Slovenia.
Oltre al Southstream, su cui l’investimento stimato è pari ad un minimo di 25 Miliardi di Euro, Gazprom e la OMV hanno discusso in merito alla cessione al monopolista russo di una quota considerevole del terminale di Baumgartner: il punto di arrivo del Southstream, destinato a diventare il principale hub del gas russo in Europa.
L’operazione Southstream rappresenta una vittoria geopolitica per la Russia, che con la realizzazione del gasdotto, ed il controllo del terminale di Baumgartner, rafforza la presenza di Mosca nei mercati energetici dei Paesi dell’Europa Centrale, già di per sé fortemente dipendenti dalle forniture di gas russo.
Inoltre, l’asse tra Gazprom e la OMV ha anche una valenza politica, in quanto il Southstream è stato congelato in seguito alle sanzioni applicate dall’Unione Europea alla Russia per l’aggressione militare all’Ucraina.
La firma dell’Accordo per il Southstream tra Gazprom e la OMV è stata infatti l’occasione per il Presidente russo, Vladimir Putin, di rompere l’isolamento internazionale posto nei suoi confronti dai principali Paesi UE, facendosi ricevere con tutti gli onori dal Capo di Stato austriaco, Heinz Fischer.
Putin, che con sé a Vienna ha portato anche Vladimir Yakunin, Capo delle Ferrovie russe colpito dalle sanzioni applicate dall’Occidente, ha dimostrato di essere in grado di rompere il fronte europeo, che nei confronti della Russia si è sempre mosso diviso tra Paesi occidentali filorussi e Paesi dell’Europa Centro-Orientale maggiormente critici nei confronti di Mosca.
Il divide et impera di Putin ha come primo obiettivo la Commissione Europea, che oltre ad avere congelato il Southstream ha anche questionato la conformità del gasdotto con i regolamenti UE in materia di trasparenza e di libera concorrenza.
La Commissione Europea, che sta approntando un progetto di diversificazione delle forniture di gas per decrementare la dipendenza dal carburante russo, ha anche ammonito la OMV sulla cessione a Gazprom di quote del terminale di Baumgartner: una decisione ritenuta pericolosa per l’indipendenza energetica dei Paesi UE.
Infine, l’accordo di Putin con l’Austria rappresenta un colpo inferto a singoli Paesi UE, tra cui l’Italia, che, secondo i progetti iniziali, sarebbe dovuta essere il punto di approdo del Southstream, al posto dell’Austria.
Con l’approdo del gasdotto a Baumgartner, l’Italia è stata così punita dalla Russia per il sostegno dato al Gasdotto Trans Adriatico -TAP- progettato dall’Unione Europea per veicolare 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno proveniente dall’Azerbaijan dalla Grecia attraverso l’Albania direttamente in Salento.
L’accordo Putin-Austria sul Southstream colpisce anche la Slovacchia, che finora è stato il principale Paese UE di transito del gas russo dall’Ucraina all’Europa occidentale.
La Slovacchia, che col Southstream si troverà de facto bypassata, è stata punita dalla Russia per essersi avvalsa dei suoi gasdotti per rifornire l’Ucraina di gas russo da ovest.
Infine, tra i puniti da parte di Putin c’è la Polonia: il Paese che, più di tutti, sta supportando la realizzazione dell’Unione Energetica Europea per dotare l’UE di un’unica politica in materia di energia che porti l’Europa a decrementare la dipendenza dalla Russia.
I polacchi mostrano agli austriaci come si sta in Europa
A commento dell’accordo tra Gazprom e OMV per il Southstream, criticato fin da subito dal Ministro degli Esteri svedese, Carl Bildt, il Presidente austriaco Fischer ha dichiarato che il ruolo geopolitico dell’Austria è quello di costruire ponti tra l’Europa e la Russia, a prescindere dalla posizione assunta dall’Unione Europea.
Più tagliente delle dichiarazioni di stampo eurasista di Fischer sono state le parole del Ministro austriaco dell’Economia, Reinhold Mitterlehner, riportate dall’autorevole Gazeta Wyborcza. “Quando questo inverno mancherà il gas -ha dichiarato- sarà inutile spiegare alla nostra gente che esiste una solidarietà europea”.
A smentire le parole di Mitterlehner sono tuttavia i fatti compiuti dalla Polonia, che, grazie ai finanziamenti europei, sta realizzando nuovi gasdotti per mettere in comunicazione il sistema infrastrutturale energetico polacco con quello di Lituania, Repubblica Ceca, Slovacchia e degli altri Paesi UE.
La Polonia, sempre grazie anche ad investimenti europei, sta inoltre realizzando il rigassificatore di Swinoujscie, in Pomerania, per importare in Europa gas liquefatto proveniente da Qatar, Egitto, Norvegia e Stati Uniti d’America.
“Se tutti i sistemi infrastrutturali energetici dei Paesi UE fossero uniti tra loro l’Europa Centro-Orientale, che è fortemente dipendente dal gas della Russia, potrebbe tranquillamente importare gas dai rigassificatori della Spagna” ha dichiarato il Premier polacco, Donald Tusk, durante una conferenza stampa con il suo collega spagnolo, Mariano Rajoy.
Il progetto di Tusk è avallato dall’Unione Europea, ed è fortemente sostenuto anche da altri Paesi UE che necessitano di diversificare la loro dipendenza dalle forniture di gas della Russia, come la Repubblica Ceca.
Oggi, Praga è legata al gas che la Russia veicola in Germania attraverso il gasdotto Nordstream, ubicato sul fondale del Mar Baltico, e, successivamente, via terra attraverso le condutture OPAL e Gazelle.
Per questa ragione, in seguito alla riunione del Consiglio per la Sicurezza Nazionale, il Ministro dell’Industria ceco, Jan Mladek, ha ritenuto importante per la Repubblica Ceca la realizzazione del Corridoio Nord-Sud, su cui la Polonia sta investendo molto, per importare gas alternativo a quello russo dal terminale di Swinoujscie e dal rigassificatore di Krk, in via di costruzione in Croazia.
Matteo Cazzulani
Analista di Politica dell’Europa Centro-Orientale
Twitter: @MatteoCazzulani
fonte: http://matteocazzulani.wordpress.com/2014/06/25/southstream-putin-in-austria-divide-leuropa/
Nessun commento:
Posta un commento