mercoledì 3 settembre 2014

Allarme antidolorifici, aumentano il rischio di ictus e infarto

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L’uso prolungato di antinfiammatori come ad esempio l’ibuprofene aumenta di un terzo la morte per eventi cardiovascolari. In Italia si consumano e si prescrivono come si trattasse di acqua fresca, ma gli antinfiammatori antisteroidei sono una delle famiglie di farmaci più dannose mai prodotte.

Tra i medicinali più diffusi che sfruttano il potere antidolorifico dell’ibuprofene ci sono Brufen, Moment, Algofen, Nurofen, Antalgil, Cibalgina.

 
Voltaren è altrattanto dannoso in quanto contiene il dicloflenac. “E’ chiaro a tutti che migliaia di persone muoiono perché usano il diclofenac”, ha detto David Henry dell’Istituto per le Scienze di Valutazione Clinica a Toronto. “Ma sono vittime invisibili e pertanto non esistono associazioni o lobby che li tutelino”. Dei farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), il Voltaren e’ di gran lunga il piu’ usato al mondo. Le ultime ricerche hanno dimostrato che ha le stesse possibilità di provocare un attacco al cuore di un antidolorifico ritirato dal mercato Usa nel 2004, il Vioxx.

Ecco l’articolo del Corriere della Sera

L’uso prolungato di certi antidolorifici della famiglia dei FANS, farmaci antinfiammatori non steroidei, è associato a un aumento di circa un terzo del rischio di infarto, ictus e morte per eventi cardiovascolari. Alcuni dei principi attivi legati a tale rischio sono il diclofenac e l’ibuprofene, mentre il naprossene non aumenta tale rischio, probabilmente perchè ha effetti protettivi che contrastano la potenziale cardiotossicità. Sono i risultati allarmanti di una importante meta-analisi realizzata da ricercatori del MRC Clinical Trial Service Unit & Epidemiological Studies Unit (CTSU) presso la University of Oxford diretti dal professor Colin Baigent, in collaborazione con il professor Carlo Patrono, Ordinario di farmacologia all’Università Cattolica di Roma e finanziata dal Medical Research Council e dalla British Heart Foundation.

PAZIENTI A RISCHIO 
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista The Lancet e suggerisce che la scelta di una terapia di lunga durata con FANS debba essere fatta in modo ragionato, scegliendo l’antidolorifico giusto, soprattutto se il paziente è già a rischio cardiovascolare, e informando adeguatamente il paziente circa i potenziali rischi legati a questi farmaci. 

Già in passato si era evidenziato un rischio infarto maggiore per soggetti che assumevano alcuni FANS di nuova generazione detti inibitori selettivi dell’enzima COX-2, quali celecoxib e etoricoxib, un dato confermato dal nuovo studio sulla base di tutta l’evidenza oggi disponibile.

LA RICERCA 
Così i ricercatori hanno considerato i risultati di 639 trial clinici per un totale di oltre 300.000 persone coinvolte e analizzato i dati dei singoli pazienti al fine di predire l’entità degli effetti avversi dei diversi FANS in particolari tipi di pazienti, in cura con alte dosi e per un tempo prolungato. Per questi è emerso un rischio più elevato di complicanze vascolari, soprattutto a livello cardiaco, e un rischio da 2 a 4 volte superiore di emorragia gastrointestinale, che tuttavia raramente risulta fatale.

Si calcola che per ogni 1000 soggetti trattati in questo modo si verificano tre infarti in più (che non si verificherebbero se i soggetti non fossero in cura con FANS) di cui uno con esito fatale. Il professor Baigent sottolinea che «questi rischi riguardano le persone con artrosi o artrite che hanno bisogno di alte dosi di FANS e di una terapia prolungata. È verosimile che un breve trattamento con dosi più basse degli stessi farmaci sia relativamente sicuro».


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