Mentre la Prima guerra mondiale effettivamente ha colto
alla sprovvista la schiacciante maggioranza degli europei, ciò non si
può dire della Seconda guerra mondiale. Durante gli anni 1930 in Europa
imperversavano i conflitti e il loro vettore globale è stato del tutto
chiaro.
A dire il vero, come è risultato, non era chiaro
per tutti. Risolvendo i propri problemi separati, la Gran Bretagna e la
Francia, sopravissute allo shock della Prima guerra mondiale, hanno
permesso a Hitler di rinunciare agli accordi di Versailles e poi gli
hanno consegnato per lo sbranamento la loro stessa alleata – la
Cecoslovacchia. Anche la Polonia stava risolvendo i suoi problemi
separatamente, aspettando che l'unione con la Germania in qualche tappa
le permetterebbe di mantenere il proprio stato indipendente. Anche la
leadership dell'URSS stava risolvendo i suoi compiti separati mentre
firmava il Patto Molotov-Ribbentrop con protocolli segreti che tuttora
fanno vergognare.
Così alla fine degli anni 1930 è stata
persa l'ultima reale possibilità per costituire preventiva coalizione
antihitleriana. Al posto di ciò l'Europa è diventata testimone dei patti
vergognosi con la partecipazione, tra l'altro, di quelli stati che
erano destinati di diventare ennesime vittime della Germania nazista.
Anziché sopprimere sul nascere il rafforzamento della potenza
politico-militare, a Hitler sono state consegnate l'Austria, i Sudeti, e
poi il resto della Cecoslovacchia, chiudendo gli occhi sulla comparsa
dei campi di concentramento e dell'ascesa dell'antisemitismo cavernicolo
nel paese. Alcuni degli attuali attivi critici della Russia invece – in
particolare, la Polonia – hanno partecipato loro stessi allo
smembramento della Cecoslovacchia, non dimenticando nel frattempo
indirizzare le accuse a Mosca che ha offerto gli aiuti militari a Praga.
Negli
annali della diplomazia è stata conservata la dichiarazione pronunciata
nel maggio del 1938 dall'ambasciatore polacco a Parigi. Lui ha
rassicurato il suo collega americano che la Polonia dichiarerebbe
immediatamente la guerra all'Unione Sovietica qualora Mosca tentasse di
trasferire le proprie truppe in Cecoslovacchia attraverso il territorio
polacco. Allora il ministro degli Esteri della Francia ha comunicato
alla parte polacca che "Il piano di Hermann Göring sulla spartizione
della Cecoslovacchia tra la Germania e l'Ungheria con il trasferimento
delle Slesia Teschin alla Polonia non era un segreto". Nella Slesia
Teschin in quel momento vivevano 80 mila polacchi e 120 mila cechi.
Ancora
più cinica era la posizione dei leader della Gran Bretagna di allora,
compreso il primo - ministro Neville Chamberlain. Secondo la
testimonianza del vice-ministro degli Esteri della Gran Bretagna
Alexander Cadogan, il capo del gabinetto, ha dichiarato in quei giorni
che "piuttosto rassegnerà le dimissioni anziché firmare l'alleanza con i
Soviet". Il 10 settembre del 1938, alla vigilia dell'incontro decisivo
di Chamberlaine con Hitler sulla Cecoslovacchia, il più stretto
consigliere del primo - ministro per le questioni politiche sir Horace
Wilson ha proposto a Chamberlaine di confermare che "la Germania e
l'Inghilterra sono due pilastri che sostengono il mondo dell'ordine
contro lo slancio devastante del bolscevismo".
Anche
Stalin curava i propri interessi quando l'URSS ha firmato il Patto
Molotov-Ribbentrop. Il prezzo di una simile connivenza è ben noto: il 1
settembre del 1939 Hitler non si è abbattuto con tutta la sua potenza
militare sull'URSS, ma sulla Polonia. Poi è toccato anche agli altri
paesi dell'Europa Occidentale. Il fascismo tedesco rafforzato ha
calpestato tutti gli accordi e ha iniziato a ridisegnare la mappa
dell'Europa secondo i propri interessi.
Tuttavia anche
dopo la conclusione della Seconda guerra mondiale le capitali
occidentali non si sono affrettate a cambiare i propri approcci agli
affari internazionale, addossando abitualmente la responsabilità per
tutti i problemi a Mosca. Già nel 1946 l'amministrazione del presidente
USA Harry Truman ha deliberato che la stessa esistenza dell'URSS era
incompatibile con gli interessi della sicurezza nazionale americana, –
ha fatto ricordare in un'intervista concessa a La Voce della Russia il
professor Valentin Falin, diplomatico, dottore in scienze storiche:
La stessa cosa diceva il premier britannico Chamberlaine: per far vivere la Gran Bretagna l'Unione Sovietica deve scomparire. Anche oggi l'Occidente professa un simile approccio. Che "la Russia deve scomparire" nel 1996 ha dichiarato l'allora presidente degli USA Bill Clinton. Secondo la sua stessa confessione, con l'attiva partecipazione americana è stata smembrata Yugoslavia. E ora il nostro prossimo compito è quello di smembrare la Federazione Russa – ha promesso Clinton.
Oggi
in Europa, in Ucraina, su iniziativa degli USA e di alcuni leader
dell'Europa Occidentale di nuovo si gioca uno scenario geopolitico
antirusso. La popolazione di Donbass è sacrificata a favore dei piani
per "punire" la Russia, ridisegnare le sfere d'influenza e rafforzare le
proprie posizioni. "Noi non ci troviamo in stato di una nuova Guerra
Fredda, ma le pubbliche accuse, richieste e minacce da parte dei nostri
leader evidentemente contribuiscono al ripristino di una tale atmosfera"
- ha segnalato in modo del tutto corretto sulle pagine dell'edizione
americana The National Interest l'ex ambasciatore degli USA in Russia
Jack Matlock, Jr..
Sarà ascoltato a Washington e Bruxelles?
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