lunedì 5 ottobre 2015

Siria: Occidente incerto, la Russia prende il timone


L’intervento aereo russo in Siria pare convincere molti esperti italiani, anche di ambiente NATO, che è ora per l’Occidente di recuperare il tempo perduto e approfittare dell’occasione per annientare l’ISIS.

È importante che tale punto di vista sia emerso al convegno organizzato il 1° ottobre a Milano dall'Alleanza Atlantica, in particolare dal comando Rapid Deployable Corps che ha sede a Solbiate Olona (Varese). Tanto che il colonnello dell'Aeronautica Italiana Luca Semeraro, esponente del Centro Intelligence Interforze, ha dichiarato:
"Non ho dubbi che USA e Russia troveranno una forma di coordinazione negli attacchi aerei. Putin ha sempre seguito una logica coerente aiutando Assad. Prima faceva arrivare i rifornimenti al porto di Tartus di notte, adesso sa che è venuto il momento di farlo alla luce del sole, per dare un segnale. I russi hanno inoltre dispiegato aeroplani delle più moderne versioni, l'ultimo grido della loro tecnologia".
La Russia, dunque, con le idee chiare fin dall'inizio, esorta gli USA a un maggior impegno contro il terrorismo, purchè in un quadro condiviso. 
Fra i relatori spiccava il giornalista Domenico Quirico, che nel 2013 fu ostaggio di jihadiste vicini ad Al Nusra e che ha ribadito che se per l'Occidente non c'è alternativa fra Assad e l'ISIS, è perché ha perso tempo prezioso:
"In quattro anni l'opposizione laica ad Assad è stata azzerata e sono rimasti ad affrontarsi quasi solo Damasco e il Califfato. Più forti della vecchia Al Qaeda, i seguaci del califfo Al Baghdadi amministrano vasti territori e hanno forze ben addestrate da jihadisti formatisi in Cecenia, Yemen, Iraq. Sono pericolosi, ricordo che anche i miei carcerieri erano sempre pronti a morire da un momento all'altro per Dio. Chi si arruola nelle loro file taglia col suo passato, in certo senso rinasce con una nuova identità, come una pagina bianca. Fenomeno che un po' ricorda le brigate internazionali che nel 1936 affluirono in Spagna contro i franchisti".
Per Quirico, la strategia dello Stato Islamico è ispirata stranamente a tecniche del marxismo rivoluzionario, in particolare del maoismo, fatto finora poco noto:
"Sembra strano, ma mentre ero prigioniero i jihadisti mi mostrarono un libro degli anni Settanta, scritto da un professore islamico dell'università Al Azhar del Cairo, che già allora teorizzava che i rivoluzionari islamisti dovessero copiare strategie e tattiche operative dei marxisti. Soprattutto la strategia delle basi rosse adottata da Mao Zedong in Cina, cioè territori anche sparsi e marginali su cui porre la propria bandiera nell'attesa di ricongiungerli al resto dei domini. È ciò che l'ISIS sta facendo in Libia, nel Sinai e tra i salafiti del Sahara".
È vero infatti che i capisaldi ISIS in Africa sono sottovalutati, mentre perfino la sua roccaforte in Siria e Iraq è stata poco bombardata, in oltre un anno, dalle forze a guida USA, che, ad esempio, compirono nel 1999 un numero di attacchi aerei sestuplo nei soli due mesi e mezzo della campagna contro la Serbia.
 
L'esperto di strategia prof. Vittorio Parsi ha riconosciuto che l'intervento della Russia è stato "coraggioso e rapido" e che "Putin nel ricostruire l'influenza geopolitica russa ha, secondo me, lavorato male in Ucraina, ma sta lavorando meglio in Siria".
Usando una metafora dal gioco del calcio, ricorda: "La Russia ha preso il controllo della palla visto che l'Occidente non stava facendo nulla, ora possiamo solo seguirla. Intanto, la cosiddetta opposizione ad Assad si è ridotta a pochi personaggi che stanno negli alberghi, foraggiati dalle cancellerie occidentali. Ma non dimentichiamo che in questa lunga crisi ha le sue colpe l'Arabia Saudita, che allo scoppio della guerra in Siria si è messa a finanziare un po' tutti i ribelli, in chiave anti-sciita per timore dell'egemonia iraniana che si sta espandendo".

Mirko Molteni 
 
 

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