Tra Italia ed Unione Europea esiste almeno un minimo comune denominatore: il fatto che chi sbaglia non paga mai. Un salvacondotto si trova per chiunque abbia fallito, dopo essere giunto nella stanza dei bottoni della politica o dell'alta finanza.
In
Italia è un vizietto noto da tempo immemore, ma è un paradosso per le
Istituzione europee, le quali non lesinano mai critiche al Belpaese pur
praticando la medesima penosa abitudine. E di fallimenti l'UE ne ha
incassati parecchi dall'entrata in vigore dell'euro. Non si può non
pensare alla crisi greca, gestita dalla Troika in modo imbarazzante, con
l'annessa cura-avvelenamento i cui effetti vengono oggi pagati a
livello umano dagli ellenici a livello economico da tutti i cittadini
europei (gli italiani sganciano 65,8 miliardi, secondo Exane-Bnp
Paribas).
Naturalmente tutto verrà restituito con i dovuti interessi,
per carità, ma intanto paga Pantalone, come dicono da noi.
Così, gli eurocrati illuminati che ambiscono a sostituirsi alla
sovranità politica dei singoli Stati hanno commesso un grave sbaglio:
proprio nella crisi greca si amplifica tutta la loro presunzione, ad
esempio l'essere stati alla fine degli anni Novanta eccessivamente
ottimisti nel decidere di far entrare nell'euro la debolissima Grecia,
poi l'essere stati colpevolmente incapaci nel prevenirne il crack e
infine il gestirlo senza quel minimo di umanità che si pretenderebbe da
un sistema che vorrebbe chiamarsi federalista.
Negli
ultimi mesi l'errore è aver aderito ai diktat di Obama e dei gruppi
finanziari globali e aver quindi messo la parola fine ai prestiti ponte
verso la Grecia: una scelta folle non solo per l'Europa, che con
altissime probabilità dovrà affrontare un nuovo default greco nei
prossimi anni, ma anche per la stessa Grecia che era a un passo dal
liberarsi da quei vincoli che non si sposano né con le sue tradizioni né
col suo paniere economico.
In un qualsiasi Paese del mondo che non sia
l'Italia, passi falsi di questa entità sarebbero bastati a far mandar
via quei dirigenti che li hanno commessi. E invece in questa fulgida e
moderna Unione Europea sono ancora tutti lì a governare, con la
supponenza di sempre. E facciamo altri esempi. L'economia globale
quest'anno crescerà, secondo World Economic Outlook, redatto
periodicamente dal Fondo Monetario Internazionale: +3,1% a parità di
potere d'acquisto, poi +3,6% nel 2016. La crescita media degli Usa sarà
del 2,5% e per l'Ue dell'1,6%: un differenziale dello 0,9% dagli Stati
Uniti potrebbe rivelarsi davvero una grossa sconfitta per l'Unione.
Vogliamo poi parlare di questi ultimi gloriosi anni di politica estera comunitaria? Per tratteggiare il declino dell'Occidente sia a livello valoriale che militare, basterebbe citare l'appoggio dato alle "primavere" arabe, alla guerra di "liberazione" libica capitanata da Sarkozy, alla gestione della crisi ucraina e all'inerzia di fronte all'avanzata dell'Isis in Sira. Eppure dopo aver contribuito a far diventare una polveriera il Medio Oriente e ad aver quasi innescato una conflitto con la Russia — pericolo per adesso scongiurato grazie alla pazienza e all'acutezza di Putin — si vedono gli stessi personaggi all'interno della Nato e dell'Onu che declamano sentenze morali e politiche a tutti gli altri Paesi del mondo. Forse prima di Internet si potevano ancora biancheggiare a piacimento le pagine di storia, ma oggi in molti aprono gli occhi e comprendono che gli imperi del bene e del male possono scambiarsi i ruoli piuttosto velocemente, anzi forse non sono neanche mai esistiti, perchè luci e ombre ci sono ovunque.
In
un tale contesto di mantenimento del potere nonostante i fallimenti
conclamati di governanti, diplomatici, vertici militari e finanziari
degli appartenenti alla casta dell'Eurocrazia, si innestano poi le
incapacità locali; e in questo l'Italia ha pochi rivali. E' proprio di
queste ore la notizia delle dimissioni dell'ennesimo Commissario per la
Spending Review, che molla l'incarico in dissenso col presidente del
Consiglio Renzi: stavolta è toccato a Roberto Perotti, la scorsa volta
era stato Carlo Cottarelli.
Sono auto-dimissioni da parte di chi ha
ancora la schiena diritta e non ci sta ad essere complice di un Governo
che dichiara una cosa e fa l'esatto opposto. Purtroppo anche questo
esempio dimostra come la casta dei falliti, o comunque la si voglia
definire, riesca ad espellere dal sistema chi cerca di cambiarlo e
migliorarlo. Loro, i campioni del "tarocco", sono sempre lì,
inamovibili, intoccabili, potenti. Alla faccia del diritto di voto e
della sovranità popolare.
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