Nell’ottobre
del 2003, negli Stati Uniti, fece clamore la pubblicazione di un
rapporto di due ricercatori, Peter Schwartz e Doug Randall, dal
titolo «Uno scenario di bruschi cambiamenti climatici e le sue
implicazioni per la sicurezza degli Stati Uniti — Immaginando l’impensabile».
Questo
rapporto che doveva restare segreto, commissionato da Andrew Marshall,
un dirigente d el Pentagono, era finito nelle mani dell’Observer. LEGGI QUI
Dopo questo rapporto ne sono seguiti altri, uno del 2007 era del Center for Strategic and International Studies (CSIS)
di Washington sullo stato della sicurezza del mondo in scenari
climatici futuri. Maurizio Ricci su La Repubblica ne offre una sintesi
(1).
‘Il clima uccide la libertà’ è la sfida del nuovo secolo
Archivio La Repubblica.it 21.1.2008
Inondazioni,
epidemie, siccità, carestie. Il catalogo degli orrori che l’effetto
serra può riservare al pianeta nei prossimi decenni è lungo,
circostanziato e, ormai, largamente noto. Ma cosa succederà di noi,
della nostra società, attraverso i disastri e le convulsioni.
Il
lavoro degli storici, dei sociologi, degli economisti è anche più
difficile di quello degli scienziati nell’elaborare previsioni. Ma ne
viene fuori che i rischi sono altrettanto tremendi. Un mondo soffocato e
sconvolto dall’effetto serra sarà meno illuminato, tollerante,
liberale. Rassegnato ad una lotta per la sopravvivenza, in cui i singoli
governi saranno costretti a scelte durissime, spesso impossibili. «La
fine della civiltà, come la conosciamo» nelle parole disperate di uno
scienziato. Il caos, anche in uno scenario che non è il più pessimista,
potrebbe inghiottire la globalizzazione e fare implodere organizzazioni
come le Nazioni Unite.
Sullo
sfondo, lo spettro della guerra atomica per il controllo delle risorse.
Limitata, certo. Ma, con gli arsenali di oggi, bastano i missili
caricati su un solo sommergibile per distruggere un paese. E’ questo il
XXI secolo che ci aspetta? Forse no, ma il quadro disegnato è
«plausibile», verosimile, secondo un recente rapporto, che prova ad
individuare le implicazioni dell’ effetto serra sulla politica estera e
la sicurezza nazionale.
Sponsorizzato
dal Center for Strategic and International Studies di Washington, uno
dei più autorevoli think tanks americani, si intitola «L’era delle
conseguenze» ed è stato preparato da un gruppo di lavoro a cui
partecipavano, fra gli altri, John Podesta, ex braccio destro di Clinton
alla Casa Bianca e James Woolsey, ex capo della Cia. Il rapporto segue
tre scenari, nel ventaglio fra le proiezioni più ottimistiche e più
pessimistiche avanzate dal panel di scienziati dell’ Onu sugli sviluppi
dell’effetto serra. In quello intermedio, la temperatura aumenta, nei
prossimi 30 anni, di 2,6 gradi e il livello dei mari si alza di circa
mezzo metro.
L’effetto complessivo è quello della scarsità d’acqua e del declino
dell’agricoltura nelle fertili regioni dei delta, come nelle regioni
aride, impossibili da irrigare. Sotto il profilo economico-sociale, ciò
che più conta, sottolinea il rapporto, è che questi mutamenti non
avvengono gradualmente, ma attraverso bruschi e improvvisi
peggioramenti, alternati a periodi di stabilità: l’accumularsi di una
catena di crisi sempre più gravi, che rendono sempre più difficile,
anche in questo scenario intermedio, una risposta organizzata, fino a
mettere a rischio le strutture economiche, politiche, anche giuridiche
della società.
EUROPA.
L’Europa rischia di disintegrarsi e, anche, di perdere l’anima
faticosamente costruita nell’ultimo mezzo secolo. L’innalzamento del
livello del mare minaccerà praticamente ogni porto del continente, con
un costo economico probabilmente superiore alle risorse economiche e
politiche dell’Unione europea. Ma la vera croce sarà la questione
olandese. A quale prezzo e con le risorse di chi, ridisegnare un paese,
centrale nella cultura europea, che si trova in buona parte sotto il
livello del mare e rischia ogni giorno che le onde superino le sue
dighe? Decisivo per il futuro dell’ Europa sarà, tuttavia, quello che
avviene al di fuori dei suoi confini, in particolare nel Nord Africa,
dove l’effetto serra desertificherà le zone aride e inonderà quelle
fertili lungo le coste.
Il rapporto prevede ondate di emigrazione sempre
più massicce, che diventerà impossibile frenare, se non con un vero e
proprio blocco. La richiesta generalizzata di azioni efficaci per
fermare la marea può travolgere i tradizionali concetti liberali di
apertura e tolleranza. Gli sforzi per integrare le comunità mussulmane
collasseranno e faranno posto ad un’aspra divisione. Il rapporto evoca
qui ombre sinistre. E’ verosimile, infatti, che il disordine civile
possa portare alla sospensione dei normali diritti civili e legali. «I
precedenti per trattare il problema di vaste, sgradite minoranze sono
già stati posti, nel continente, dal fascismo e dal comunismo. In
condizioni di alto livello di confusione civile e di paura, emergeranno
movimenti e leader politici che potrebbero non resistere a queste
soluzioni».
STATI UNITI.
Anche
la stessa coesione degli Usa, secondo il rapporto, è a rischio. L’effetto serra avrà un impatto pesantissimo sull’ approvvigionamento
idrico della costa occidentale, dove già il problema acqua è acuto. La
diminuzione delle piogge e il rarefarsi delle nevi nei ghiacciai che
alimentano i fiumi mineranno le fondamenta dell’economia della West
Coast, mentre precipiteranno nella crisi l’agricoltura delle regioni
aride del Middle West, legate all’irrigazione. Ma, in generale, saranno
direttamente minacciate dall’ innalzarsi del mare tutte i grandi centri
costieri, Golfo del Messico in testa. Il rapporto prevede che
inizialmente si tenterà di reagire con gigantesche infrastrutture a
protezione delle coste e delle grandi città minacciate: Boston, New
York, Washington, Miami, New Orleans, Houston, Los Angeles, San
Francisco e Seattle sono tutte, di fatto, sul mare.
Ma questi sforzi
appariranno via via vani e non ci sarà altra strada che quella della
ritirata, con l’abbandono delle aree più esposte. Il tentativo di
reagire all’effetto serra, nota il rapporto, può travolgere le
strutture e le risorse federali: i singoli Stati impareranno sempre più a
fare da soli, spesso in competizione fra loro. Mentre gli Usa si
troveranno sempre più isolati. A Sud, verso il Messico da cui
proverranno ondate di immigranti. Verso il Nord, dove la crisi idrica
creerà conflitti con il Canada sull’utilizzo del bacino dei Grandi
Laghi.
AMERICA LATINA.
E’
probabile che l’effetto serra suoni la campana a morto per i governi
democratici latinoamericani. In un continente sempre più impoverito, il
rapporto prevede il proliferare di populisti alla Chavez, ma anche l’abbandono di intere regioni ai cartelli della droga o semplicemente all’anarchia, come già oggi in Colombia.
MEDIO ORIENTE.
Focolai
di conflitto già esistono oggi fra Israele, Giordania (e Palestina) per
le acque del Giordano e fra Turchia, Siria e Iraq per quelle del Tigri e
dell’Eufrate. Ma lo sviluppo più inquietante potrebbe essere il
diffondersi dell’energia nucleare, nei paesi del Golfo, per
desalinizzare l’acqua. Un passo che potrebbe facilmente portare alla
proliferazione di armi atomiche per difendersi dai vicini in un mondo
sempre più ostile.
INDIA.
Il
subcontinente indiano è l’altra regione in cui il pericolo atomico è
più acuto. L’innalzamento del mare creerà un’ondata di emigrazione dal
Bangladesh verso l’India (il governo indiano sta già oggi costruendo
un muro per fermarla). Ma i rischi maggiori sono dall’altra parte, nel
bacino dell’Indo, le cui acque sono condivise da Bangladesh, Nepal e,
soprattutto, India e Pakistan. Il riscaldamento globale creerà
inizialmente inondazioni, ma, successivamente siccità e la necessità di
spartire risorse sempre più scarse.
India e Pakistan dispongono già oggi
dell’atomica. In questo baratro di imbarbarimento potrebbe scomparire
ogni capacità decisionale dell’Onu e inabissarsi la rete di
integrazione dell’economia e della finanza mondiali. La stessa
globalizzazione potrebbe diventare poco più che lo strapotere di poche
multinazionali, assai meglio attrezzate dei deboli Stati-nazione a
navigare nelle crisi, mentre, all’ interno dei singoli paesi, la
spartizione delle risorse fra molti poveri e pochi ricchi potrebbe
riesumare scampoli di lotta di classe.
Sulla
scia di rapporti precedenti (quello del Pentagono del 2004, quello di
un gruppo di ex generali americani, un anno fa) lo studio del Csis
spazza via ogni tentazione di considerare l’effetto serra un affare da
ambientalisti. «Dai tempi della Guerra Fredda, il mondo non si trova ad
affrontare un problema così complesso» ha detto recentemente un alto
funzionario del Foreign Office britannico. Il rapporto del Csis è molto
più brutale: «Potenzialmente – è la conclusione – è una delle minacce
più gravi che questa, o qualsiasi altra generazione di politici, possa
trovarsi ad affrontare».
FONTE http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/01/21/il-clima-uccide-la-liberta-la-sfida.html
(1) Rapporto originale
Mentre ci si preoccupa del fatto che i cambiamenti climatici possano portare a tensioni, conflitti e distruzione, si tace sulla causa: è IN ATTO una guerra meteorologica e ambientale che mira a controllare il tempo, il clima, il Pianeta intero.
fonte: http://www.nogeoingegneria.com/timeline/storia-del-controllo-climatico/il-clima-uccide-la-liberta-e-la-sfida-del-nuovo-secolo/
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