Obama all'ONU
NEW YORK – Il “premio Nobel” si è presentato all’ONU con un discorso a favore della globalizzazione, che però deve essere corretta, contro gli “uomini forti” e contro il populismo. Contro la Russia di Vladimir Putin, che “cerca di ottenere la gloria perduta con l’uso della forza”.
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è salito per l’ultima volta sul podio dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, dove è arrivato in ritardo, scegliendo di parlare dei risultati ottenuti in otto anni e, al tempo stesso, delle incertezze e dei conflitti che agitano il mondo, a causa anche delle disuguaglianze sociali. ‘Dobbiamo respingere qualsiasi forma di razzismo – ha proseguito – fondamentalismo e di idee superiorita’ di razza. Bisogna abbracciare la tolleranza e il rispetto di tutti gli esseri umani e di tutte le culture’. “La diplomazia e’ la vera chiave per fermare la violenza”: ha precisato Obama, facendo l’esempio di Israele. “Non si puo’ affermare la propria leadership sminuendo gli altri. Israele sa che non puo’ occupare in via permanente la terra palestinese”. (Pars Today)
Nonostante queste riserve su Israele, risulta che Obama ha sottoscritto il più grande pacchetto di aiuti militari nella storia degli Stati Uniti: 38 miliardi di dollari in dieci anni. Aiuti che verranno versati a Israele grazie all’accordo record raggiunto dopo dieci mesi di durissime trattative tra l’amministrazione Obama e il governo Netanyahu. Con tanto di ringraziamenti ufficiali da parte del premier israeliano, premier di un paese che occupa illegalmente le terre palestinesi e da 9 anni mantiene sotto blocco la popolazione di Gaza (un milione e 700 mila abitanti).
Obama, nel suo discorso “trionfale” occulta il vero bilancio della sua presidenza: il fatto incontrovertibile che i conflitti durante la sua presidenza si sono susseguiti senza sosta, mentre l’utilizzo dei droni, i sistemi a pilotaggio remoto (i droni) con cui condurre attacchi aerei, si è addirittura sestuplicato rispetto al periodo Bush, con un record di civili assassinati nei vari paesi.
Gli interventi fatti da Obama sono ben diversi dalle “guerre classiche”. Si tratta di azioni di destabilizzazione, manipolazione dell’opinione pubblica, finanziamento di gruppi eversivi e invio massiccio di contractors, cioè mercenari, attraverso le quali tentare di favorire il regime-change nei paesi di interesse geopolitico. Su questo tipo di azioni, gli States hanno una lunga tradizione, di cui le “rivoluzioni colorate” sono la parte più nota.
Si potrebbe fare la Storia di questi interventi: questi vanno dalle “primavere arabe” (2011), sobillazione di rivolte popolari che sono state provocate con interventi di agitatori al servizio dell’intelligence anglo USA.
Con il pretesto della democrazia, della libertà e diritti umani, gli USA hanno contribuito alla destabilizzazione delle realtà statuali esistenti, spianando la strada al fondamentalismo islamico e gettando nel caos l’intero Nord Africa.
La Libia è stata il caso esemplare: appoggiando Inghilterra e Francia, Obama ha detto che uccidere Gheddafi significava stare dalla «parte giusta della storia».
Si sono visti i risultati di quella operazione in termini di guerra, caos e terrorismo islamico.
Ugualmente grave l’intervento provocato in Ucraina (2014) per ottenere un cambio di regime. Anche qui, le proteste popolari contro l’allora governo di Kiev sono sfociate nella guerra civile, mentre gli USA soffiavano sul fuoco. McCain e una serie impressionante di ONG (con Soros in prima fila) i simboli della pesante ingerenza, per completare l’accerchiamento NATO ai danni della Russia.
Risultato ottenuto: destabilizzazione del paese, guerra civile con grandi rischi di coinvolgimento della Russia.
Ancor peggiore lo scenario siriano, dove gli USA, con il pretesto della lotta al terrorismo dell’ISIS (di cui si sono dimostrati complici) si sono prodigati in appoggio ai gruppi terroristi, da loro definiti “ribelli moderati” per rovesciare il governo di Bashar al-Assad. Con l’appoggio dell’Arabia Saudita e delle petromonarchie del Golfo nonchè della Turchia, tradizionali partners americani, aprendo la strada ai fanatici miliziani islamisti provenienti da oltre 80 paesi nell’intento di rovesciare il governo laico della Siria.
L’intervento degli USA di Obama si è registrato anche in Iraq, sempre all’insegna dell’ambiguità, per combattere l’ISIS ma anche per ostacolare l’avanzata delle forze sciite influenzate dall’Iran e con l’obiettivo dichiarato di dividere il paese.
All’Arabia Saudita, in nome della realpolitik, Obama ha accordato assistenza ed aiuto militare per l’aggressione allo Yemen, senza remore per la strage di civili prodotta in quel paese. Si potrebbero enumerare gli interventi fatti dagli USA ed interferenze in altri paesi, dal Sudan alla Nigeria, dall’Honduras al Venezuela, ecc.. Questi però non fanno testo perchè sempre svoltisi in forma occulta e mascherata.
Si tratta di una strategia ispirata alla “geopolitica del caos”, per impedire l’ascesa di egemonie regionali, per fronteggiare in particolare l’Iran e la Russia e la crescente potenza della Cina in Asia.
In sostanza quindi, il disastro dell’estremismo islamico e dell’ondata di profughi che agita l’Europa è in gran parte responsabilità delle disastrose politiche di Obama e della sua Amministrazione che sarà catalogato dalla Storia come uno dei più dannosi presidenti USA per tutti i paesi toccati dalle “attenzioni” di Washington.
Manuel De Silva
fonte: http://www.controinformazione.info/delirio-di-obama-allonu-si-scaglia-contro-putin-e-populisti/
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