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Con il termine
alchimia si fa riferimento all’insieme dei sistemi esoterici volti
all’evoluzione dell’uomo attraverso una conoscenza superiore tramandata
segretamente ai soli iniziati. Esso riguarda sia gli esperimenti di laboratorio
propriamente detti, volti a ricavare oro dai metalli vili quali il piombo, sia
l’insieme degli studi fatti dall’iniziato su di sé e volti alla propria
evoluzione attraverso una conoscenza superiore tramandata.
Poiché l’alchimia ha origini molto
antiche si evince come l’uomo, sia nei tempi antichi che nell’era moderna,
abbia da sempre cercato gli strumenti per evolvere sia sul piano fisico che su
quello spirituale. L’alchimia è nata molto prima della chimica ed ha avuto come
oggetto lo studio sia degli elementi chimici presenti in natura che quello dei
metalli.
In realtà non è stato mai scoperto dall’alchimia,
come dalla scienza, alcun elisir di lunga Vita né, tantomeno, alcuna pietra
filosofale. Ciò che, in ogni caso, gli alchimisti hanno avuto il merito di
scoprire è sicuramente legato all’evoluzione umana. In alchimia, infatti, sono
presenti diversi significati analogici che si possono applicare direttamente
all’uomo per la sua evoluzione.
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Quando l’alchimista parla della
trasmutazione del piombo, o altro metallo vile, in oro, esso fa riferimento,
oltre al significato propriamente detto, anche alla trasmutazione della consapevolezza
umana in senso evolutivo superiore. Se prendiamo in considerazione il clima
d’inconsapevolezza diffusa che si osserva in giro, si può capire come questo stato
di coscienza di livello inferiore possa essere analogicamente paragonato al
piombo.
Quando, invece, un soggetto decide
di seguire un percorso evolutivo, volto alla conoscenza di sé e delle leggi che
governano l’universo, ecco che, in tal caso, una volta raggiunta la consapevolezza
che lo libera dall’ego disfunzionale, questo nuovo stato dell’essere da lui
raggiunto potrà essere paragonato analogicamente all’oro.
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Ma le analogie, secondo me, non
finiscono qui. Essendo l’uomo formato da elementi chimici, come si può evincere
da qualsiasi testo di fisiologia, ecco che l’opera di trasformazione potrà e
dovrà avvenire anche a livello fisiologico. Ciò come diretta conseguenza del
processo che porterà al raggiungimento di un grado di consapevolezza superiore.
Qui, cari amici, entra in gioco il
nostro DNA, non potrebbe essere altrimenti! Ma vediamo come. Secondo la nuova
branca della biologia che va sotto il nome di epigenetica, il nostro DNA non
muta perché, un bel giorno, le nostre cellule decidono casualmente di mutare
l’ordine naturale esistente al nostro interno.
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Se avviene una mutazione di carattere
genetico, ciò è dovuto al fatto che il nostro cervello, durante una delle
nostre interazioni con il mondo esterno, ha interpretato in maniera errata un
qualsivoglia stimolo proveniente dall’ambiente, percependolo, in ragione di
ciò, come minaccioso per la nostra incolumità.
Possiamo
dire, quindi, che l’epigenetica si basa su concetti simili a quelli dell’alchimia,
ma si sviluppa attraverso conoscenze ricavate dallo studio diretto della
biologia e non mediante studi di tipo esoterico, come invece fa l’alchimia. Va
ricordato che l’epigenetica ha scoperto il legame intercorrente tra le
alterazioni del DNA e l’ambiente. Il nostro cervello, infatti, è la centralina
che smista poi le informazioni tramite il sistema nervoso, che funge da
messaggero, alle cellule del nostro corpo.
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Di
conseguenza, se il nostro livello di consapevolezza sarà basso, avremo molte
più possibilità di codificare in maniera errata gli stimoli provenienti
dall’ambiente esterno che porteranno, come conseguenza diretta, ad un cattivo funzionamento
della nostra fisiologia e ad un potenziale danneggiamento strutturale a carico
del nostro DNA. In questa prima ipotesi, alchemicamente parlando, il DNA sarà
trasformato da noi in piombo.
Qualora,
invece, a seguito di un cammino evolutivo, avremo conseguito un grado di
consapevolezza superiore che ci consenta di interpretare correttamente gli
accadimenti del mondo esterno, in questo caso il nostro cervello trasmetterà,
attraverso gli impulsi nervosi, buone notizie alle nostre cellule. In questa seconda
ipotesi, sempre alchemicamente parlando, il nostro DNA sarà trasformato da noi
in oro.
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Ecco
che l’epigenetica, secondo me, può essere paragonata all’alchimia in quanto, al
pari di essa, va alla ricerca di quell’elisir di lunga Vita, del quale fino ad
oggi non si è mai scoperto nulla, forse perché ci si è troppo spesso
concentrati nel ricercarlo attraverso le nuove formule chimiche che consentono
di scoprire farmaci sempre più elaborati
ma che accorciano la Vita invece di donare l’immortalità, una caratteristica
tipica della medicina convenzionale.
Come
insegna l’epigenetica ormai da diverso tempo, se vogliamo davvero migliorare la
nostra Vita e diventare padroni del nostro destino, dobbiamo solo cambiare il
nostro sistema di credenze eliminando, al contempo, le convinzioni limitanti. Una
volta cambiato il nostro modo di pensare potremo finalmente cambiare il nostro
corpo e le nostre cellule attraverso le corrette informazioni derivanti
dall’interscambio cervello-ambiente.
(La copertina del mio libro) |
Da
quel momento in poi, quando avremo il pieno controllo su noi stessi attraverso
la conoscenza superiore, potremo trovare finalmente l’immortalità al nostro
interno: essa risiede, infatti, nell’anima.
Vincenzo Bilotta
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