Una cosa è certa: agli americani non manca la fortuna. Quando il mondo rischia di scoprire che hai appena violato la tregua e dato un’enorme mano all’Isis e ai vari ribelli moderati, bombardando e ammazzando un’ottantina di soldati dell’esercito siriano – con tanto di ammissione del Pentagono, il quale ha parlato come al solito di “errore” -, ecco che ti spunta fuori l’arma di distruzione di massa: la pentola a pressione che terrorizza Manhattan e tutta l’America.
Dunque, un esercito che fa tremare il mondo, super-organizzato e con
capacità da videomaker degne di Hollywood, è così ridotto male da non
riuscire a fornire ai suoi “lupi solitari” nemmeno uno straccio di
indicazione per comprare un fucile d’assalto (merce di non difficile
reperibilità negli Usa) e li costringe a ricorrere a ordigni che nemmeno
l’Ira quando fu messa alla strette dalla Thatcher utilizzava.
Eppure,
tutte le Giovanne Botteri del mondo sono nel panico, i tg rilanciano i
discorsi di Obama, la Clinton e Trump: l’America non si piegherà al
terrore ma reagirà.
Siamo a posto, trattandosi del Paese che ha
attaccato l’Afghanistan come rappresaglia per l’11 settembre il mese
scorso ha varato una legge per poter trascinare in tribunale l’Arabia
Saudita come collaborazionista nell’attacco. Diciamo che vanno un po’ a
spanne con le valutazioni, stavolta potrebbe attaccare la Nuova Zelanda.
Ora, io capisco che la situazione
sia sgradevole da gestire ma occorre chiamare le cose con il loro nome:
malafede. Perché è quantomeno un comportamento bipolare quello di chi
lancia l’allarme per la pentola a pressione assassina nelle mani del
fanatismo islamico e, contemporaneamente, con il fanatismo islamico ci
fa lingua in bocca in mezzo Medio Oriente.
Ma la macchina della
disinformazione si è già messa in moto, visto che la notizia che giunge
dopo la rottura della tregua non è che statunitensi, inglesi,
australiani e canadesi abbiano massacrato soldati del governo legittimo
siriano (sarà stato anche un errore ma come copertura aerea mi pare ben
preparata e fornita) ma che è stato colpito un convoglio umanitario: chi
è stato? I russi, ovviamente.
Le prove? Non ci sono, altrimenti i
network statunitensi le starebbero rilanciando h24 ma l’importante è
instillare il dubbio: per tutto il resto, non c’è Mastercard ma lo
spauracchio della pentola a pressione, versione casalinga delle provette
piene di Gaviscon di Colin Powell. In attesa della griglia malefica e
della casseruola killer, ci sono però i dati di fatto.
Incontrovertibili, perché denunciati da chi fino ad oggi non si è certo
macchiato di propaganda anti-Usa.
Parliamo di Amnesty International, quelli per capirci che coprono le ONG
di Soros in mezzo mondo e denunciano chi le caccia a calci nel sedere
come ha fatto Putin in Russia (splendido, in tal senso, il profluvio di
sarcasmo filo-Usa relativamente alle elezioni russe di domenica e ai
presunti brogli: in effetti, dopo quell’esempio di cristallina
trasparenza della Convention democratica, c’è di che farsi beffe del
Cremlino). Ebbene, la notizia è che gli americani, gli stessi che
tremano di fronte alla pentola a pressione, hanno venduto negli anni e
continuano a vendere a quei galantuomini dei sauditi fosforo bianco,
utilizzato contro i civili in Yemen, come mostra questa foto,
la cui autenticità non è stata smentita da nessuna delle parti in causa.
Per capirci, il fosforo bianco non crea solo uno strato di
impenetrabile gas bianco, inibendo la visuale ma ti brucia la carne fino
all’osso. Roba da stomaci forti, solo a parlarne. Funzionari e
ufficiali Usa hanno confermato che il governo di Washington ha fornito a
Ryad il fosforo bianco negli anni ma hanno posto il veto sulla
possibilità di poter conoscere il quantitativo e quando questo è stato
trasferito nel teatro d guerra.
Quando il reporter del Washington Post
ha mostrato la foto pocanzi pubblicata a un funzionario del Dipartimento
di Stato coperto dall’anonimato, questi ha confermato l’origine
statunitense del materiale ma ha detto di non poter tracciare il
particolare lotto di vendita, visto che “alcuni marchi di riconoscimento
sono oscurati”. E ancora, non temendo lo sprofondo nel ridicolo: “Gli
Stati Uniti si aspettano che chiunque riceva assistenza militare Usa, la
utilizzi in accordo con le leggi internazionali e in base a termini e
condizioni vincolanti della vendita e del trasferimento”. Probabilmente,
Ryad gode di un’esenzione.
Ma la questione non è solo la vendita di armi a regimi totalitari e
finanziatori del terrorismo salafita più estremo, lo stesso che cela il
suo volto dietro le pentole a pressione, c’è dell’altro: ricordate
l’attacco contro l’ospedale yemenita di Medici senza frontiere compiuto
il 15 agosto scorso, il quale ha causato 11 morti e 19 feriti?
Bene,
Amnesty International ha denunciato che per quell’attacco che ha
sventrato l’Abs Rural Hospital, dove sono state curate oltre 4500
persone dall’inizio del conflitto, è stato utilizzato esplosivo di
produzione americana.
Si trattò del quarto attacco contro strutture di Medici senza frontiere
in Yemen negli ultimi 10 mesi: per Amnesty, “è oltraggioso che alcuni
Stati abbiano continuato a fornire armi alla coalizione a guida saudita
che sta operando in Yemen: parliamo di bombe guidate e non, di
artiglieria e questo nonostante ci siano chiare evidenze del fatto che
vengano utilizzate per colpire ospedali e altri obiettivi civili, in
spregio e violazione di tutte le leggi umanitarie al mondo”.
Ben
arrivati e ben svegliati anche a quelli di Amnesty! Ma non basta, perché
il britannico Guardian, non la Pravda, ha scoperto che un terzo degli
8600 raid compiuti in Yemen dalla coalizione pro-Ryad dal marzo 2015 ha
colpito obiettivi civili come ospedali, scuole e moschee.
Ma voi non fatevi abbindolare dalla propaganda russa: il vero pericolo
sono le pentole a pressione. E, fossi in voi, mi fiderei poco anche dei
tostapane.
fonte http://www.rischiocalcolato.it/
http://alfredodecclesia.blogspot.it/2016/09/gli-usa-nascondono-la-verita-dietro-le.html
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