Qualche giorno fa una serie di incendi ha incenerito l’affollato campo-profughi dell’isola di Lesbo.
Incendi dolosi, appiccati dagli ospiti. Pare che all’origine ci sia stata una rissa fra negri dell’Africa e Afghani, che non si sopportano.
Ora, in Europa si sono sviluppate conoscenze sulle particolarità delle culture “altre”. Molte di queste conoscenze si sono sviluppate durante l’epoca del colonialismo: gli inglesi impararono a loro spese che era meglio non dare cartucce unte di grasso di maiale ai Sepoi, la truppa locale musulmana, sikh e indù: tre gruppi che si detestano a forza, ma hanno in comune l’aborrire il porco.
Queste conoscenze degli usi e costumi specifici di tribù, popoli, etnie e religioni hanno dato luogo a scienze, come l’etnologia e l’antropologia culturale, di cui esistono anche cattedre universitarie.
Ma le ONG e i “volontari” che fanno “accoglienza ai profughi” non hanno bisogno di queste conoscenze. Essi sanno di rappresentare la Bontà, la quale come dice papa Francesco, basta e avanza a tutto. Hanno supposto che negri e afghani potessero vivere nello steso affollatissimo accampamento – dove la Germania li ha abbandonati in mani ai greci che la Germania ha ridotto in miseria – d’amore e d’accordo. Grati di essere stati “accolti”, alloggiati e nutriti.
Il campo di Lesbo, prima degli incendi
Hanno un’immagine paradisiaca di questi giovanotti che “cercano una
vita migliore” e “fuggono dalla guerra” e dai “loro dittatori”.
Un’immagine che esula del tutto dalle conoscenze etnologiche – il Bene
non ne ha bisogno, basta il Cuore. L’ipotesi che dei negri nutrano un
feroce razzismo addirittura fra negri, e altrettanto gli afghani che un
negro al loro paese non l’hanno mai visto, è stata dalle ONG e
“volontari” (stipendiati, magari da Soros) esclusa: quelle sono “le
vittime”, dunque sono “buoni”. I “cattivi” sono “i razzisti di Alba
Dorata” che a Lesbo protestano (e qualche volta picchiano) uno o due
“volontari”.
Magari hanno persino pensato che la religione islamica unisse
i negri musulmani e gli afghani, e dovesse facilitare quella che
chiamano “l’integrazione” reciproca. Esiste infatti la solida
convinzione – in quest’Europa della insipienza e inconoscenza – che
l’Islam sia una sola religione in Africa come in Afghanistan o
in Siria, e che sia tutta e solo wahabita. Insomma suppongono nell’Islam
la stessa natura del Cristianesimo-standard ( generico) che vedono in
Europa, dove per esempio gli appelli alla “fratellanza” e alla
“misericordia” universale hanno una qualche eco – almeno nel senso di
colpa collettivo. Ma un antropologo culturale li avrebbe avvertiti che l’Islam praticato in Africa non solo non è la medesima religione
praticata in Afghanistan; in tutte le sue versioni etnologiche, esso
non nutre sensi di colpa per la mancanza di “misericordia” verso
stranieri che
1) parlano lingue sconosciute,
2) sono ‘bianchi’ (per i negri tali sono gli afghani, siriani, mediorientali comunque), o
3) sono”negri” (per gli afghani), ossia per natura e cultura, “schiavi”: tale è il posto che storicamente loro spetta nella società wahabita, o orientale in genere.
Del resto, pensate se avessero seguito il suggerimento dell’ipotetico antropologo culturale, e avessero separato i negri dai medio orientali. Orrore! Discriminazione razziale! I telegiornali avrebbero mandato gli inviati a Lesbo per denunciare lo scandalo, la intollerabile violazione del politicamente corretto. No, è vietato “discriminare”: i profughi cristiani non devono essere favoriti rispetto ai profughi musulmani; lasciati insieme a loro a soffrire dei loro angherie, soprusi e terrore – – che il politicamente corretto impone di non vedere.
Figurarsi una discriminazione basata “sul colore della pelle”! Perché per le giornaliste del Tg3 – e papa Francé – i negri si distinguono da noi “solo per il colore della pelle”.
Il che dovrebbe suggerire serie riflessioni sul contributo del politicamente corretto nella distruzione di preziose conoscenze che l’Europa aveva, e che forse ha ancora – confinate in qualche cattedra universitaria, come “specializzazione” buona per una laurea, ma senza riflessi nella cultura generale corrente – men che meno nella realistica cultura politica che dovrebbe ispirare i governanti. O magari è il contrario? Il politicamente corretto ha potuto assumere la dittatura totalitarie sulle menti europoidi, perché esse sono diventate estranee alla grande cultura europea?
Ciò che ha fatto l’Europa grande ed unica, che l’ha distinta dall’Asia e dagli amerindi, è una cosa precisa: la passione di conoscenza. E questo da tre millenni, da quando certi greci si interrogarono sulla “natura delle cose” e fecero ipotesi sul loro “fondamento ultimo”: Talete di Mileto ipotizzò fosse l’acqua, Pitagora il numero, Parmenide l’Essere unico e ingenerato.
Se sbagliassero o no, non importa: importa che si facevano domande sul “reale”, non davano le loro ipotesi per “credenze di fede”; non obbligavano a crederci: discutevano. Così è stato fino a ieri.
L’Europa d’oggi non è più quella. E’ piena di divieti di discutere e di far domande: in ciò consiste il politicamente corretto.
La stupidità imprevidente, l’ignoranza, l’incapacità di dedurre dalle cause gli effetti, ha oggi il dominio delle menti. L’Europa in mano ai volontari, papi-Francesco e Boldrini, ha rigettato se stessa. Ha rifiutato le idee, il pensiero, e perché è indiscreto e può offendere i negri (o gli invertiti e i trans).
“Mutti” e l’etnologia
Gli effetti sono tragici e comici insieme, in questo periodo di transizione epocale che richiederebbe idee geniali, libere, uno sfavillare di pensiero fuori dagli schemi. Si resta basiti a ripensare a come Angela Merkel ha davvero creduto di poter superare la crisi demografica tedesca aprendo i confini (dell’Ungheria!) a milioni di profughi “siriani” (e invece, si è visto, anche afghani e pakistani), qualche volta terroristi con falsi passaporti: furba, prevedeva che l’economia industriale tedesca si sarebbe rimpolpata di milioni di lavoratori; bastava addestrarli, ed ecco che “siriani” (afghani) avrebbero sostituito i vecchi tedeschi alle “isole di montaggio” robotizzate della VW e BMV.
Invece ecco cosa è accaduto. Lo dice sconsolata la Camera di Commercio di Monaco: “Il 70 per cento dei migranti da Afghanistan, Irak e Siria a cui sono stati offerti corsi di apprendistato non li hanno completati.
Il motivo: i giovani migranti ritengono che l’apprendistato sia al disotto della loro dignità”. Ho letto che la Confindustria tedesca valuta che il 99 per cento dei profughi, in realtà, siano inoccupabili.
Troppo scarto culturale rispetto all’industria moderna e alla società sei servizi avanzati.
Esiste un sito, il Gatestone Institute, coltivatore di anti-islamismo di marca israeliana, che si diverte ad elencare decine di fatti come questi,di fallita “integrazione”, di multiculturalismo” andato a pallino, in Europa e Germania in particolare. L’intento è maligno, ma la lettura è preziosa perché riferisce fatti che i media tacciono, per ordine del governo – e peggio- per comando interiorizzato del Politicamente Corretto, il nostro Dittatore interno.
Uno si domanda: Mutti (e i suoi consiglieri, se ne ha avuti) credevano evidentemente che “gli altri”, i venuti dall’Afghanistan come dall’Eritrea, pakistani o sudanesi, fossero parte della generica “umanità” raccontata nei testi scolastici europei più politicamente corretti, con più o meno le stesse attitudini, la stessa omogeneità culturale, le stesse aspirazioni: fra cui quella di fare gli operai a VW.
Il punto dunque è questo: se la Mutti non sia troppo ignorante per guidare l’Europa di oggi, investita da giganteschi problemi che richiedono conoscenze, indagini sul reale e pensiero?
Domanda che è lecito porsi per altri comandanti. Per Draghi che da anni fa’ un quantiative easing senza ricavare un ragno dal buco. Per Juncker come per Renzi. Per Hollande come per Schulz. La loro stupidità comincia a saltare all’occhio.
Sono all’altezza della cultura europea? Della sua esperienza di pensiero che data da millenni, e delle sue stesse conoscenze d’epoca coloniale? Sembra che tutto sia stato cancellato. Andiamo avanti guidati da inadatti per ignoranza e stupidità a prevedere gli effetti delle cause che hanno messo in moto, la cui “cultura” consiste in ciò che dettano i media più prevedibili e vieti.
A proposito di stupidità: l’Agenzia Internazionale per l’Energia ha rilevato che le compagnie petrolifere stanno smettendo massicciamente di investire nel loro proprio settore. Non conviene più cercare petrolio e gas, a questi prezzi troppo bassi.
Ora, una normale intelligenza governante dovrebbe intuire che ciò preluderà, in un futuro imprevedibile, a repentini rincari di gas e petrolio – divenuti scarsi per mancanza di investimenti. Per questo motivo, ancor ieri, persone intelligenti non abbandonavano gli energetici alle paturnie del “mercato”, né si rallegravano dei prezzi bassi; ma invece stringevano coi paesi produttori contratti a lunga scadenza, con prezzi né troppo bassi e penalizzanti per loro, né troppo alti per noi economie industriali.
Oggi invece l’ideologia totale imperante prescrive di lascia fare “i mercati”; e godere. Significa godere oggi per star male domani. Ma la preveggenza realistica non è più un patrimonio dell’Occidente.
Poco male, direte voi: con la crisi che c’è in Europa, i nostri consumi sono così bassi…. Ma guardate meglio.
Guardate, per esempio, Gazprom. Sì, la malvagia multinazionale petrolifera di Putin, da cui la UE ha giurato di diminuire la nostra “dipendenza”. Per ordine americano. Washington ha infatti decretato che noi europei siamo troppo dipendenti dal petrolio e gas russo, e quindi dobbiamo cercare altre fonti, che ci liberino da questa soggezione politica odiosa.
Per esempio, comprando shale oil americano, che arriverà su apposite navi. O andando a prendere il gas-petrolio suadita e degli Emirati, attraverso l’oleodotto progettato attraverso la Siria, e che sarà pronto non appena Assad sarà cacciato e Daesh farà il Califfato sotto protezione turca ed Usa (sembra strano, ma il motivo principale della guerra in Siria, produttrice di milioni di profughi e migliaia di morti, è questo).
Ebbene: a che punto siamo con l’indipendenza energetica da Gazprom? Andiamo benissimo. “Nei primi otto mesi dell’anno, la Germania ha aumentato le proprie importazioni da Gazprom del 28%, l’Austria del 40%, il Regno Unito del 55%, la Francia del 27%, l’Olanda del 92”. IL 92 per cento, olandesi!
Ma a superare tutti è stata la piccola Danimarca - quella che ha mandato due caccia a sterminare i soldati siriani su ordine americano: ha aumentato le importazioni da Gazprom del 222 per cento.
“I paesi dell’Europa occidentale contano per circa l’82 per cento delle esportazioni della ditta dalla Russia”, ha comunicato Gazprom, “mentre l’Europa centrale ha assorbito il 18%”. Sì,l’Europa centrale che ha tanti conti da regolare con Mosca e sogna di vendicarsi, ma intanto si accaparra di gas russo che è vicino e a buon prezzo. La Polonia ha aumentato le sue importazioni del 20 per cento dall’odiata Russia.
“L’export russo di gas via i gasdotti in Europa e Turchia è cresciuto del 9,4% rispetto all’anno scorso”, comunica Gazprom.
Qualcuno faccia la spia alla Mogherini, che farà la spia agli americani: gli stati europei sono più dipendenti di prima dalla Russia.
Zitti zitti, continuano a consumare petrolio e pregiato gas comorandolo dal Nemico. E le fonti alternative!?, strilleranno gli ecologisti. Le fonti alternative, stupidi, non servono a paesi con industrie moderne.
Non è che “ci vuole più Europa”: Ci vogliono, urgentemente, meno idioti e ignoranti, inadatti a guidarla.
Maurizio Blondet
fonte: http://www.maurizioblondet.it/6590-2/
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