Ogni volta che le cose si fanno spaventose per i siriani, Naram Sargon illumina infondendo coraggio e ottimismo. Leggendolo, si capirà che la tregua rispettata da Siria e Russia dopo, per la prima volta dall’inizio della guerra, gli attacchi mortali della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti sulle posizioni dell’Esercito arabo siriano a Dayr al-Zur, è ora sospesa (1) fino a nuovo avviso, e del rispetto della parola data con la forza… sapendo che 135 soldati siriani sono caduti dall’inizio della tregua, senza contare feriti e civili.
Date
le prove in nostro possesso, sarebbe sprecare tempo prestare attenzione
alle dichiarazioni del segretario della Difesa e del comandante in capo
dell’esercito degli Stati Uniti, insultando la nostra intelligenza
spiegandoci del loro “fuoco amico” a Dayr al-Zur. Sarebbe inutile come
cercare di convincere del chiaro nesso tra SIIL e piani statunitensi:
SIIL, Jabhat al-Nusra ed islamisti sono le truppe dell’esercito degli Stati Uniti in Medio Oriente fin dalla guerra in Afghanistan; l’US Air Force è l’aviazione di SIIL, Jabhat al-Nusra e islamisti…
Poiché la domanda è: cosa indicano gli attacchi aerei della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti sul nord-est della Siria, operazione ovviamente premeditata per consentire alle truppe dello SIIL di avanzare e cambiare le carte, mentre nello stesso tempo l’aviazione israeliana protegge al-Nusra a Qunaytra, nel sud del Paese (2)? E perché la “gaffe area” e il fuoco amico su Dayr al-Zur e le alture del Golan, dopo i fallimenti degli Stati Uniti nel mutare la tregua ad Aleppo in pausa militare e la strada di al-Qastal a collegamento segreto dal centro turco ai gruppi armati di al-Nusra?
Tale operazione
non è un normale messaggio degli Stati Uniti spedito alla casella
postale sul jabal Tharda, ma la prima inconfondibile confessione
d’impotenza verso l’Esercito arabo siriano ed alleati da nord a sud del
Paese; coi loro alleati rantolanti ad Aleppo, Ghuta e Idlib. Tutto ciò
indica che l'”esercito islamico” non ha più peso sul campo e che lo SIIL
non è più la forza invincibile che appariva su qualsiasi fronte, per
piccolo che fosse, senza l’ausilio delle grandi potenze della coalizione
guidata dagli Stati Uniti.
Tutto ciò indica che il presunto errore
degli Stati Uniti sia la risposta all’avanzata dell’Esercito arabo
siriano a Dayr al-Zur, che dmostra i declinanti attacchi dello SIIL e
l’assedio della muta di Jabhat al-Nusra (divenuto con un gioco di parole grottesco, Fatah al-Sham,
approfittando della tregua che l’escludeva in base all’accordo
USA-Russia del 9 settembre) ad Aleppo, dimostrandone l’usura nonostante
mobilitazione ed armamento da oltre due anni in vista della “madre di
tutte le battaglie”. In effetti, le battaglie di Aleppo hanno rivelato
le capacità di manovra limitate di Jabhat al-Nusra, le cui
ondate s’infrangono accumulando perdite in successione, divenendo una
massa molliccia incapace di eseguire qualsiasi attacco nel sud del Paese
senza il sostegno aperto ed esplicito degli israeliani.
Ciò significa
che si è nella fase di ammorbidimento delle coriacee forze islamiste
terroristiche, nate dalla guerra degli Stati Uniti contro l’Afghanistan,
e che ora affrontiamo direttamente le forze che vi si annidavano dietro
manipolando, con mani coperte da guanti terroristici. i burattini
islamici del teatrino dei cosiddetti rivoluzionari siriani. In altre
parole, Israele e Stati Uniti sono usciti allo scoperto dopo che i
turchi sono inciampati trovandosi faccia a faccia con la Russia, e con
gli Stati Uniti che cercano disperatamente di coprire Jabhat al-Nusra
col vestito dei dervisci sufi, mentre l’esercito israeliano gli offre la
cotta di maglia (3) per impedirgli di crepare.
Con l’attacco su Dayr al-Zur, gli Stati Uniti hanno ammesso apertamente di aver capito che la battaglia di Aleppo non va a loro favore e che con tutte le loro tattiche e trucchi umanitari, non hanno più la speranza di salvare le pretese milizie armate su cui hanno puntato. E questo sentendo le loro orazioni funebre, capendo che il crollo ad Aleppo pone fine ai loro piani nel nord della Siria, seguito dalla probabile caduta di Idlib prima di quella di Obama. Da qui la decisione di entrare con il pretesto del “fuoco amico”, proprio per suggerire di cosa sono ancora capaci di fare e che faranno nuovamente, forse. Il piano degli Stati Uniti non è cambiato. Solo l’aspetto dell’approccio è cambiato a causa di difficoltà insolubili.
Se il regime siriano che detiene la “porta del
Mediterraneo” cedesse, divenendo un regime inutile per Russia, Cina,
Iran e loro profondità asiatica, intrappolato tra Mar Mediterraneo ed
Eufrate, si chiuderebbe l’enorme corridoio tra la porta occidentale e la
“porta orientale” già custodita da Sadam Husayn.
Questo perché il piano
degli USA, ora, è che una di queste due porte sia ermeticamente chiusa
dalla serratura degli USA, oppure siano separate da una barriera che gli
Stati Uniti chiaramente cercano d’installare tramite una qualsiasi
debole entità tra Siria e Iraq, in modo che nella regione del Paese sul
confine naturale dell’Eufrate sia occupato da organizzazioni o blocchi
militari ostili allo Stato siriano, promuovendo l’idea dell’inevitabile
partizione della Siria. Una partizione che dovrebbe concretizzarsi con
un “arco di guerra” da Idlib ad Abu Qamal via Aleppo, Raqqa e Dayr
al-Zur, che verrebbe troncato orizzontalmente da un’entità curda fragile
creata nel settentrione.
Perciò gli Stati Uniti avevano piazzato lo
SIIL lungo il fiume Eufrate, brevemente, prima di proteggere l’avanzata
di al-Nusra da Idlib per tentare di raggiungere le coste
completando un’enclave geografica proiettata tra mare e fiume. Perciò, i
presunti rivoluzionari e cosiddetti “moderati” di Jabhat al-Nusra
e parenti, dovevano catturare Aleppo, Idlib e le coste, e poi correre a
Raqqa, Dayr al-Zur e Abu Qamal con il pretesto di liberarle dallo SIIL
che obbediente si ritirava nell’al-Anbar in Iraq senza combattere,
proprio come a Jarablus per far posto ai turchi, a cui entrare in piazza
Taksim ad Istanbul fu molto più difficile e costoso che entrare a
Jarablus, massicciamente occupata dai terroristi suicidi dello SIIL.
Ancora un altro piano per compensare il fallimento del dominio degli Stati Uniti su tutta la Siria o metà della Siria, fallito a sua volta per la resistenza di Dayr al-Zur e Hasaqa, dove l’Esercito arabo siriano veglia. Pertanto, era evidente che l’Esercito arabo siriano non abbandonerà Dayr al-Zur, Stalingrado sull’Eufrate, e la prossima liberazione di Aleppo ha fatto sì che l’arco della guerra tracciato dai pianificatori degli USA e dai loro complici va a pezzi, con le forze siriane che avanzano velocemente per liberare dopo Aleppo, Raqqa e Dayr al-Zur, una rotta tatticamente più vantaggiosa di quella da Raqqa ad Aleppo.
Tuttavia, gli Stati Uniti tentano di tutto per impedire
l’avanzata dell’Esercito arabo siriano sulla linea Aleppo-Raqqa-Dayr
al-Zur, anche istigando curdi e cosiddette Forze democratiche siriane
(SDF) ad estendere il controllo dell'”arco di guerra” su Raqqa, lontana
dall’Eufrate. Ma i curdi erano riluttanti ad avanzare verso sud,
ritrovandosi ad affrontare un ambiente ostile a loro ideologia e
psicologia, e risvegliando il mostro demografico curdo dell’Anatolia del
sud-est, temuto dai turchi che minacciavano di ritirarsi dal piano.
Nel
frattempo, non essendo riusciti a liberare Jabhat al-Nusra
assediato ad Aleppo dall’Esercito arabo siriano, creando una breccia
lungo la via per Ramusyah, a sud della città, e chiusa la via a nord, di
al-Qastal, a qualsiasi aiuto dalla Turchia, gli Stati Uniti decidevano
di affrontare russi e siriani eliminando il blocco di Dayr al-Zur con
l’ignobile operazione del presunto errore, supportata dai turchi che si
sono generosamente offerti di “liberare” Raqqa assieme alla coalizione
internazionale, come recentemente hanno spiegato. Così hanno effettuato
il loro “fuoco amico”, immediatamente seguito dall’assalto dello SIIL su
Dayr al-Zur, che nemmeno badava a scrutare preoccupato gli aerei degli
Stati Uniti che avrebbero dovuto colpire qualsiasi cosa si muovesse ad
ovest delle loro basi in Iraq. Non notate alcun paradosso!
Secondo tale piano, se Dayr al-Zur cadeva, i turchi si sarebbero gettati su Raqqa e Dayr al-Zur, mentre lo SIIL si sarebbe ritirato secondo lo stesso piano di Jarablus, con il pretesto dell’enorme pressione militare; i turchi decisero con gli Stati Uniti che l’Eufrate sia una regione neutrale in quanto zona di guerra contro lo SIIL, che potrebbe riprendersela se la coalizione internazionale si ritirasse.
Ciò
richiedeva che lo SIIL rimanesse assediato in Iraq per impedirne
l’espansione. Quindi la Turchia avrebbe spezzato le reni ai curdi
separandoli in due metà assediate nel nord della Siria,e gli Stati Uniti
avrebbero tagliato la Siria in due lungo l’Eufrate, divenuto confine di
un’entità nata col fatto compiuto come, forse, quella edificata dagli
scagnozzi di al-Julani (fondatore del Jabhat al-Nusra e attuale capo di Fatah al-Sham)
dopo avergli lavato la barba grondante sangue siriano. Così l’immenso
corridoio verso l’Asia sarebbe stato interrotto tra la porta sul
Mediterraneo e quella orientale al confine con l’Iraq.
Per tali ragioni
il “fuoco amico” veniva diretto contro Russia e Siria allo stesso
momento, per imporre il punto di vista degli Stati Uniti su Aleppo, vale
a dire l’apertura della seconda strada per Ramusyah, farvi passare alle
loro condizioni i convogli “umanitari” liberamente e senza controllo,
impedendo ai militari di sfruttare l’accerchiamento di Jabhat al-Nusra
ed aggirando l’accordo USA-Russia su Aleppo, dato che impone di
riconoscere l’organizzazione terroristica come “nemico comune”, proprio
come lo SIIL. Ma nonostante il terribile colpo a Dayr al-Zur, capirne le
ragioni porta a scoprire che il piano degli Stati Uniti vacilla, come i
loro terroristi islamici, con gli Stati Uniti ormai convinti che il
popolo siriano e i suoi alleati potrebbero demolirne piani e terroristi…
Naram Sargon, Reseau International 20 settembre 2016
Naram Sargon, scrittore siriano che vive in Siria, al-Thawra
Note:
[1] Il Comando Generale dell’Esercito: fine del cessate il fuoco in Siria
[2] Velivoli degli USA bombardano le postazioni dell’Esercito arabo siriano a Dayr al-Zur, aprendo la via all’attacco dello SIIL, mentre l’entità sionista bombarda le postazioni a Qunaytra
[3] L’IDF utilizza il sistema di difesa ‘Iron Dome’ nel Golan
[1] Il Comando Generale dell’Esercito: fine del cessate il fuoco in Siria
[2] Velivoli degli USA bombardano le postazioni dell’Esercito arabo siriano a Dayr al-Zur, aprendo la via all’attacco dello SIIL, mentre l’entità sionista bombarda le postazioni a Qunaytra
[3] L’IDF utilizza il sistema di difesa ‘Iron Dome’ nel Golan
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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