lunedì 30 settembre 2013

Il governo si riunisce in clausura: segnale di forza o di debolezza


Una prima domanda, reale e sincera anche se potrebbe apparire una provocazione, nasce spontanea: ma se i signori ministri per riunirsi e discutere hanno semplicemente bisogno di un convento, le cui rette vengono pagate di tasca propria, che senso ha mantenere i costosi palazzi romani come centro del potere, che costano ai contribuenti italiani fior di miliardi di Euro?

Detto questo, la strategia adottata da Letta, o chi per lui, conferma quanto dichiarato dalla nostra testata in occasione del suo insediamento, ossia di un governo fortemente orientato verso indirizzi politico–economici molto simili a quello guidato da Mario Monti, tanto che da più parti si parla di un esecutivo “Bilderberg II”; e come da migliore tradizione massonico–lobbystica, la simbologia ha da sempre un significato quasi fondamentale in ogni azione.

Così, la scelta di fare riunioni sullo stesso modello degli incontri del famigerato gruppo Bilderberg, è un segnale molto forte di quali siano gli orientamenti della squadra di governo nata dalla commistione dei due principali partiti italiani, che per circa un ventennio hanno illuso la penisola di essere realmente antagonisti.

Le colline toscane, hanno fatto da sfondo a questo ritiro in convento dei 21 Ministri facenti parte dell’esecutivo, un modo come un altro per decidere il destino e le sorti del Paese lontano dagli sguardi indiscreti che a Roma iniziano a circolare pesantemente, specie con l’avanzare della crisi economica e dopo la sparatoria di palazzo Chigi di due settimane fa circa.

In barba ai principi di trasparenza imposti da un sistema che, non si sa per quale motivo, viene definito democratico ed in barba anche al buon senso che imporrebbe, in questo momento particolare, una classe politica più vicina ai cittadini, ecco che l’esecutivo si chiude dentro un monastero per 48 ore e, guarda caso, le uniche informazioni fatte trapelare riguardano un ipotetico scontro tra il premier Letta ed il vice–premier Angelino Alfano, sulla partecipazione dei ministri ai comizi in occasione delle imminenti amministrative.

Quella di far credere duellanti PD e PDL, come in questa occasione, è un modo come un altro per far distogliere lo sguardo dall’inciucio, far ancora credere che queste due formazioni siano in contrasto e dare l’opportunità alla stampa “tradizionale” di scrivere titoli sul ventennale falso antagonismo tra Berlusconi ed il centro–sinistra.

Dunque, non sorprende che proprio i diverbi, presunti, tra Letta ed Alfano siano le uniche notizie trapelate dal convento, probabilmente anche nei prossimi giorni il teatrino della politica italiana si metterà ancora in moto verso questa direzione, specialmente, come accennato prima, in vista delle elezioni amministrative in cui, è bene ricordarlo, si voterà nella capitale ed in città chiave come Catania e Messina.

Mentre probabilmente, tra nomine, incarichi e quant’altro, i 21 ministri continuavano nell’azione di divisione del potere politico–economico italiano, la popolazione rimasta fuori dal convento si concentrerà su contrasti montati ad arte da parte dei due partiti che hanno condiviso gli ultimi 20 anni di politica italiana.

Il circo politico del bel paese, cambia dunque sede: dal palazzo, si trasferisce al convento e non c’è da sorprendersi tutto sommato, visto che lo stesso premier è abituato a riunioni in clausura grazie alla partecipazione alla riunione Bilderberg del giugno 2012 e tanti altri ministri, chi più o chi meno, sono “chiacchierati” in ambito massonico.

C’è da chiedersi adesso, se la decisione di allontanarsi dal palazzo ed attuare lo stesso metodo di riunione paramassonica, sia un segno di forza da parte dei poteri che tengono in pugno lo stivale, oppure un segno di debolezza e di paura delle piazze centrali della capitale, sempre più piene di gente disperata che vede nei palazzi del potere la fonte di ogni male e la sede in cui si è perpetuato il saccheggio dell’Italia.


di Mauro Indelicato

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