lunedì 30 settembre 2013

Ogm: l’Efsa boccia la richiesta dell’Italia. Nessun rischio per salute, ambiente e agricoltura?

Ogm in Italia. Non esistono evidenze scientifiche che dimostrino che la coltivazione di mais MON 810 comporterebbe rischi per la salute alimentare e per l'ambiente. Lo afferma l'EFSA nella sua risposta alla richiesta del Governo Italiano che puntava a bloccare le semine. Secondo l'Autorità non ci sono i presupposti per la notifica delle misure di emergenza richieste dall'Italia.


Il parere tecnico sulla documentazione sottoposta dall'Italia a sostegno della sua richiesta di proibire l'immissione sul mercato del mais geneticamente modificato Mon810, in base all'articolo 34 del regolamento (Ce) 1829/2003, parla chiaro: "tutte le preoccupazioni legate alla salute umana e animale o all'ambiente sollevate dall'Italia sono già state affrontate in precedenti pareri scientifici sul mais Mon810 del panel sugli ogm dell'Efsa, mentre altre riguardano la coesistenza e perciò non ricadono nel mandato dell'Agenzia", si legge nel documento.

Per questo motivo, il panel ogm dell'Efsa conclude che, sulla base della documentazione sottoposta dall'Italia, non emergono specifiche prove scientifiche, in termini di rischio per la salute umana o animale e per l'ambiente che giustifichino la notifica di una misura di emergenza in base all'articolo 34 del regolamento (Ce) 1829/2003 e che invalidino le sue precedenti valutazioni del rischio del mais Mon810.

Ma è davvero così? Futuragra, che prosegue la sua campagna di raccolta fondi "Una spiga per la ricerca" per adottare simbolicamente una spiga di mais del campo di Vivaro di Dalla Libera, e Assobiotec si scontrano con i detrattori degli OGM, uniti nella denuncia di una coltura altamente intensiva anche in termini di fertilizzanti, pesticidi e diserbanti specifici, che introduce perlatro un circolo vizioso di dipendenza commerciale dalle multinazionali che ne detengono i brevetti.

Alessandro Sidoli, presidente Assobiotec. "Siamo di fronte all'ennesima smentita di un modo di procedere senza fondamento scientifico e affidato al puro arbitrio. Nel suo rapporto l'EFSA, l'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare afferma esplicitamente che non ci sono minacce di sorta per l'ambiente e per la salute nella coltivazione del mais OGM, quindi, secondo l'Autorità Tecnica competente per l'UE, le misure di emergenza adottate dall'Italia non hanno alcuna giustificazione e non smentiscono le valutazioni di sicurezza già condotte in sede europea. Di fronte ad una tecnologia collaudata e sicura, che farebbe risparmiare milioni di euro agli agricoltori italiani, che perdono centinaia di migliaia di tonnellate di produzione ogni anno a causa di parassiti e contaminazioni da micotossine, le autorità italiane non sanno far altro che prendere provvedimenti che non superano nemmeno il primo esame di coerenza con le norme europee e le recenti sentenze della Corte di Giustizia. Sarebbe ora di cambiare rotta, di ricominciare dalla sperimentazione, interrotta altrettanto arbitrariamente da più di un decennio, di ridare fiato alla sperimentazione pubblica sulle biotecnologie in agricoltura, di rimuovere gli ostacoli all'innovazione che rendono solo meno competitiva l'agricoltura nazionale e le filiere del "made in Italy" che da essa dipendono direttamente".

Duilio Campagnolo, presidente Futuragra. "L'EFSA ha smentito in maniera secca, perentoria e categorica le autorità italiane, così come aveva già fatto per tutte le richieste di clausola di salvaguardia presentate dagli altri paesi europei. Il no all'Italia era scontato visto che il contenuto del dossier italiano era lo stesso di quello presentato dalla Francia alla quale l'EFSA aveva dato la stessa risposta. Sfuma così l'ultima carta giocata dalla nostra politica per tentare di porre un freno alle semine legittime di organismi geneticamente migliorati. È l'ennesima sconfitta per le nostre istituzioni, che hanno scelto la strada dell'oscurantismo becero e hanno rifiutato di dare ascolto alla scienza".

Andrea Nesi coordinatore nazionale della commissione ambiente di AICS. "Qualità, diversità, specialità, tradizione, trasformazione, artigianato, lavoro. Mi fermo qui. L'Italia è disseminata di giacimenti gastronomici, tutti connessi direttamente o indirettamente con l'agricoltura. E sono quelli che dobbiamo rafforzare e valorizzare se vogliamo che la seconda industria nazionale resista e si rilanci difendendo, anche, la 'salute' dell'economia. Con il Biologico che cresce a due cifre nelle condizioni di mercato che conosciamo, il turismo ambientale che tra i turisti stranieri arriva al 9,4% ed in Italia supera il 5% (Osservatorio nazionale turismo, Customer Care. Rapporto annuale 2012, marzo 2013), non si sente il bisogno di OGM. Anche sul fronte del lavoro, fatti salvi tutti i valori suindicati, aumentare la produttività per ettaro su prodotti ad alto livello di competizione di mercato, non aiuta, anzi. L'agricoltura di qualità, può rappresentare una delle opportunità di sviluppo e di lavoro per i giovani che può avere senso solo con premesse legate appunto alla qualità, al territorio ed a quei valori che esaltano il made in Italy migliore. Pensate che l'industria dei pelati dell'Agro Nocerino Sarnese che esporta il proprio rinomato prodotto in tutto il Mondo avrebbe lo stesso valore con una semente OGM sempre uguale in tutto il pianeta?".

Francesco Ferrante, esponente di Green Italia. "Al di là dei rischi di carattere ambientale e sanitario legati all'uso degli OGM, la scelta degli organismi transgenici è in evidente contraddizione con la missione dell'Italia, che è legata alla qualità. Il futuro dell'agricoltura è legato al territorio, alle tipicità, alla tracciabilità dei prodotti. Tanto più tenuto conto dei caratteri distintivi dell'agricoltura italiana: un settore cresciuto nel segno dell'eccellenza, che vanta il primato europeo di produzioni di qualità e prodotti riconosciuti. Quanto sta accadendo in Friuli Venezia Giulia con la coltivazione dei campi con OGM rappresenta un grave vulnus per la legalità nel nostro Paese. L'opinione pubblica, i consumatori e le stesse rappresentanze degli agricoltori hanno espresso una posizione negativa sulla questione. La Regione Friuli Venezia Giulia sia parte attiva contro queste attività illegali, mentre il Governo e il Parlamento si impegnino per arrivare all'approvazione di strumenti normativi che prevedano il bando definitivo della coltivazione di OGM su tutto il territorio nazionale, applicando pienamente ,come fatto in altri Paesi europei, il principio di precauzione e la clausola di salvaguardia".

Vincenzo Vizioli, neo eletto presidente AIAB. "Il Governo ha emanato un decreto contro gli OGM, ma ora è tempo di agire, non vogliamo più assistere a dichiarazioni e atti giuridici imbelli che lasciano i campi coltivati a OGM liberi di inquinare produzioni, agrobiodiversità e immagine dell'agroalimentare italiano. Proprio per questo chiediamo al Governo la clausola di salvaguardia sulle coltivazioni transgeniche che esprima la volontà di mantenere l'intero territorio nazionale libero da OGM e non rischiare di vedere azzerare le produzioni biologiche a rischio contaminazione, come successo al mais bio spagnolo".

Roberta Ragni


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