In
Italia purtroppo i libri originali passano inosservati. È il caso
di Tolkien e Bach (Galaad Edizioni, pp. 175, euro 13,00),
scritto da chi J.R.R. Tolkien lo studia da una vita, Giovanni
Agnoloni, che – per vivere – traduce, scrive e ha elaborato una
specie di ponte spirituale tra il creatore de Il Signore degli
Anelli e l’inventore della floriterapia, una medicina
alternativa capace di curare il malato mediante i fiori e le loro
virtù terapeutiche: Edward Bach, che iniziò la pratica ospedaliera
subito dopo la laurea....
Siamo nel periodo della Prima Guerra
Mondiale. Bach si trova in Inghilterra, a una breve distanza da
Oxford. Non andrà mai in trincea a causa delle proprie condizioni di
salute. Ebbe però la responsabilità di un gran numero di pazienti
all’ospedale dello University College of London. Nel 1917 gli
diagnosticarono un cancro alla milza e tre mesi di vita. Bach, che
sembrava un valetudinario ma possedeva un’anima di ferro, non si
dette per vinto e mise a frutto i suoi preziosi studi di immunologia
sui vaccini. Guarì. Fu un miracolo ma anche una dimostrazione di
quanto possa fare la volontà unita alla convinzione che il malato
vada curato olisticamente, ossia coinvolgendo tutta la persona.
Scriverà nel 1931 Heal Thyself (Guarisci te stesso) dove
sosterrà che l’origine di tutte le malattie “non è, in
definitiva, materiale, e consiste nella negazione o nel rifiuto della
mente di accettare ciò che l’anima suggerisce”.
In Italia purtroppo i libri originali passano inosservati. È il caso di Tolkien e Bach (Galaad Edizioni, pp. 175, euro 13,00), scritto da chi J.R.R. Tolkien lo studia da una vita, Giovanni Agnoloni, che – per vivere – traduce, scrive e ha elaborato una specie di ponte spirituale tra il creatore de Il Signore degli Anelli e l’inventore della floriterapia, una medicina alternativa capace di curare il malato mediante i fiori e le loro virtù terapeutiche: Edward Bach, che iniziò la pratica ospedaliera subito dopo la laurea. Siamo nel periodo della Prima Guerra Mondiale. Bach si trova in Inghilterra, a una breve distanza da Oxford. Non andrà mai in trincea a causa delle proprie condizioni di salute. Ebbe però la responsabilità di un gran numero di pazienti all’ospedale dello University College of London. Nel 1917 gli diagnosticarono un cancro alla milza e tre mesi di vita. Bach, che sembrava un valetudinario ma possedeva un’anima di ferro, non si dette per vinto e mise a frutto i suoi preziosi studi di immunologia sui vaccini. Guarì. Fu un miracolo ma anche una dimostrazione di quanto possa fare la volontà unita alla convinzione che il malato vada curato olisticamente, ossia coinvolgendo tutta la persona. Scriverà nel 1931 Heal Thyself (Guarisci te stesso) dove sosterrà che l’origine di tutte le malattie “non è, in definitiva, materiale, e consiste nella negazione o nel rifiuto della mente di accettare ciò che l’anima suggerisce”.
In Italia purtroppo i libri originali passano inosservati. È il caso di Tolkien e Bach (Galaad Edizioni, pp. 175, euro 13,00), scritto da chi J.R.R. Tolkien lo studia da una vita, Giovanni Agnoloni, che – per vivere – traduce, scrive e ha elaborato una specie di ponte spirituale tra il creatore de Il Signore degli Anelli e l’inventore della floriterapia, una medicina alternativa capace di curare il malato mediante i fiori e le loro virtù terapeutiche: Edward Bach, che iniziò la pratica ospedaliera subito dopo la laurea. Siamo nel periodo della Prima Guerra Mondiale. Bach si trova in Inghilterra, a una breve distanza da Oxford. Non andrà mai in trincea a causa delle proprie condizioni di salute. Ebbe però la responsabilità di un gran numero di pazienti all’ospedale dello University College of London. Nel 1917 gli diagnosticarono un cancro alla milza e tre mesi di vita. Bach, che sembrava un valetudinario ma possedeva un’anima di ferro, non si dette per vinto e mise a frutto i suoi preziosi studi di immunologia sui vaccini. Guarì. Fu un miracolo ma anche una dimostrazione di quanto possa fare la volontà unita alla convinzione che il malato vada curato olisticamente, ossia coinvolgendo tutta la persona. Scriverà nel 1931 Heal Thyself (Guarisci te stesso) dove sosterrà che l’origine di tutte le malattie “non è, in definitiva, materiale, e consiste nella negazione o nel rifiuto della mente di accettare ciò che l’anima suggerisce”.
L’amore salva Aragorn e lo preserva
dal Male permettendogli di sconfiggere il buio che è la condizione
quasi normale di tutta la storia. Bach riprende in pieno il concetto
della luce che cancella le tenebre. I suoi rimedi, infatti, “aiutano
a sviluppare la qualità opposta al difetto che intendono curare. Il
processo di consapevolezza della disarmonia in cui tale emozione
negativa consiste (ombra) passa attraverso la crescita nell’opposta
vibrazione armoniosa (luce), che è quella veicolata dal rimedio
floreale appropriato”. In realtà anche per Tolkien non esistono
davvero forze negative o contraltari positivi in modo ontologico.
Esistono occhi diversi con cui guardare. In una lettera del 1954 a
Naomi Mitchinson, il Professor Tolkien “dice che, nel Signore
degli Anelli, non c’è niente che sia di per sé buono o cattivo,
ma può rivelarsi nell’uno o nell’altro modo a seconda
dell’intenzione sottostante (e quella peggiore a cui si possa
pensare consiste nel sottomettere la libera volontà degli altri)”.
I due hanno sviluppato delle sincronicità molto affini tra loro.
Sembra che il concetto di vibrazione –
intimamente elaborato da Bach per cui i fiori sono tanto più
efficaci quanto meglio riescono a fare far “passare” le loro
segrete essenze – sia un campanello risuonante anche dentro le
storie di Tolkien. Il Signore degli Anelli è un mare in
continua tempesta ma ognuno dei suoi eroi riesce sempre a trovare la
sua vera natura non nella quiete della Contea, ma nel roveto ardente
delle battaglie più sanguinose perché partono sempre impari, quasi
impossibili. Edward Bach in qualche modo si avvicinò di molto agli
archetipi di Carl Gustav Jung, poi fatti propri anche da James
Hillmann. Uno dei principali è infatti l’Ombra, “ovvero la parte
istintuale/impulsiva che tendiamo a reprimere perché ci spaventa, in
quanto la sentiamo stridente con il nostro Io”. È il ritorno
dell’Ombra che fa scattare la scintilla salvatrice. Un esempio per
tutti. La Fiala di Galadriel – anche se si tratta di un rimedio
“straordinario” – che Frodo e Sam usano per affrontare il
gigantesco e famelico ragno femmina Shelob, è in realtà pura
essenza luminosa capace di perforare le tenebre e tenere a bada
l’aracnide. Non si può fare a meno di paragonare quella fiala
luminosa ad una tintura madre di Bach particolarmente efficace,
chiamataRescue Remedy, una specie di rimedio di emergenza:”un mix
di diversi Fiori creato per lenire i picchi di angoscia dei momenti
di maggiore shock, turbamento o comunque difficoltà in cui ci si può
venire a trovare”.
Agnoloni non si illude. Sa che molti lo
criticheranno come un esponente della new age più
disarmata. Di certo resta una cosa. Sia Bach che Tolkien hanno
tentato di stabilire un contatto tra due dimensioni: il mondo
superficiale e la dimensione profonda, quella costituita dalle
energie sottili. Saranno mica quelle che hanno spinto Jobs dentro un
garage?
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