Forse
qualcuno si potrebbe stupire del fatto che spesso fortezze e
quadrilateri all’interno delle città non servissero alla difesa contro
un qualche nemico, ma alla difesa contro la popolazione, avvertita dal
potere come virtualmente avversaria.
Tempi passati si dirà.
Ed vero, ma solo nel senso che le fortezze non ci sono più perché inutili, il resto rimane valido, anzi è ridiventato più che mai valido man mano che la democrazia si è fatta più evanescente forse a causa della sua esportazione.
Così, con l’invio di altri 200 militari in Val Susa, deciso ieri in appoggio ai 215 già presenti, abbiamo un soldato ogni 289 abitanti della valle, mentre in Afganistan ce ne sono uno ogni 517 abitanti della provincia di Herat che è affidata al nostro controllo.
Alle volte basta far caso ai numeri per scoprire inquietanti realtà inconsce che ci mostrano abissi e che le parole non dicono. Ma badate bene, mentre per l’Afganistan si parla con arrogante ostinazione di missione di pace, per la Val Susa abbiamo spesso sentito parlare di “guerra” da parte dei vari irresponsabili politici. Anche se, bisogna dirlo, sempre più spesso si ricorre allo stereotipo di “terrorismo” per designare l’opposizione alla Tav, creando così un saldo legame tra due situazioni così diverse.
Del resto i cantieri dell’inutile ferrovia ad alta capacità di far incazzare sono diventate delle cittadelle fortificate non diversamente da come succede in Afganistan per le basi delle nostre truppe costrette a pattugliare inutilmente una regione dove tutti – compreso l’esercito fantasma di Karzai – ci sono ostili.
E anche il linguaggio non è poi molto diverso da quello usato dai comandi militari: “ il Comitato, nell’evidenziare la necessità di tenere alto il livello di attenzione e vigilanza, ha deliberato, attraverso una rimodulazione del Piano di impiego dei militari nel controllo degli obiettivi a rischio, l’invio di ulteriori 200 unità per le esigenze di sicurezza”.
Basta sostituire stato maggiore a comitato per avere una perfetta sovrapposizione della Val Susa ad Herat.
Con una sola differenza: qui nessuno si illude che la missione sia di pace.
fonte: http://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2013/09/20/piu-soldati-in-val-susa-che-in-afganistan/
«Mentre vengono arrestati esponenti di un noto partito di maggioranza per gli appalti legati alla Tav fiorentina, mentre cresce il dissenso in Italia e in Francia sull’anacronistica Torino-Lione, il governo Letta/Alfano non trova di meglio che spedire altri 200 militari in Val di Susa».
Inizia così la denuncia del Movimento Cinque Stelle alla decisione del Ministero dell’Interno di rimpinguare il già nutrito schieramento militare in Valsusa affinché non ci siano intoppi nella realizzazione della grande opera.
«Dopo un’approfondita analisi delle manifestazioni di protesta e dei recenti episodi di danneggiamento a carico di alcune imprese, legati alla realizzazione del Tav Torino-Lione – si legge in una nota del Viminale diffusa dopo la riunione del Comitato Nazionale per l’Ordine e la Sicurezza e il Capo di Stato Maggiore con Alfano – il Comitato, nell’evidenziare la necessità di tenere alto il livello di attenzione e vigilanza, ha deliberato, attraverso una rimodulazione del Piano di impiego dei militari nel controllo degli obiettivi a rischio, l’invio di ulteriori 200 unità per le esigenze di sicurezza del cantiere Tav in Val di Susa». Duecento uomini, altri duecento per la “sicurezza” del cantiere.
Intanto il M5s parla di «scelta insensata, un uso anomalo delle nostre Forze Armate che se rassicura i signori delle tangenti da un lato rischia di esasperare gli animi dei cittadini dall’altro».
La decisione odierna è uno schiaffo alla democrazia, «avvilisce i compiti che la Costituzione affida alle nostre Forze Armate. Tra quei compiti infatti non c’è quello di arginare il dissenso e le manifestazioni popolari contro una inutile grande opera che devasta l’ambiente».
Ma soprattutto alimenta quell’idea di scontro, di avversità tra militari e cittadini, «un fatto gravissimo».
E cosa ancora più ovvia è che «La val di Susa non è l’Afghanistan per questo chiediamo con forza l’immediata revoca del provvedimento».
«Il governo la deve smettere di militarizzare la valle e di trattare il Tav come un problema di ordine pubblico», tuona il segretario del Partito di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero.
-di Marta Tondo-
http://www.informarexresistere.fr/2013/09/24/tav-il-viminale-invia-altri-200-militari-m5s-la-valsusa-non-e-lafghanistan/
Tempi passati si dirà.
Ed vero, ma solo nel senso che le fortezze non ci sono più perché inutili, il resto rimane valido, anzi è ridiventato più che mai valido man mano che la democrazia si è fatta più evanescente forse a causa della sua esportazione.
Così, con l’invio di altri 200 militari in Val Susa, deciso ieri in appoggio ai 215 già presenti, abbiamo un soldato ogni 289 abitanti della valle, mentre in Afganistan ce ne sono uno ogni 517 abitanti della provincia di Herat che è affidata al nostro controllo.
Alle volte basta far caso ai numeri per scoprire inquietanti realtà inconsce che ci mostrano abissi e che le parole non dicono. Ma badate bene, mentre per l’Afganistan si parla con arrogante ostinazione di missione di pace, per la Val Susa abbiamo spesso sentito parlare di “guerra” da parte dei vari irresponsabili politici. Anche se, bisogna dirlo, sempre più spesso si ricorre allo stereotipo di “terrorismo” per designare l’opposizione alla Tav, creando così un saldo legame tra due situazioni così diverse.
Del resto i cantieri dell’inutile ferrovia ad alta capacità di far incazzare sono diventate delle cittadelle fortificate non diversamente da come succede in Afganistan per le basi delle nostre truppe costrette a pattugliare inutilmente una regione dove tutti – compreso l’esercito fantasma di Karzai – ci sono ostili.
E anche il linguaggio non è poi molto diverso da quello usato dai comandi militari: “ il Comitato, nell’evidenziare la necessità di tenere alto il livello di attenzione e vigilanza, ha deliberato, attraverso una rimodulazione del Piano di impiego dei militari nel controllo degli obiettivi a rischio, l’invio di ulteriori 200 unità per le esigenze di sicurezza”.
Basta sostituire stato maggiore a comitato per avere una perfetta sovrapposizione della Val Susa ad Herat.
Con una sola differenza: qui nessuno si illude che la missione sia di pace.
fonte: http://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2013/09/20/piu-soldati-in-val-susa-che-in-afganistan/
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Tav, il Viminale invia altri 200 militari.
M5s: “La Valsusa non è l’Afghanistan”
«Mentre vengono arrestati esponenti di un noto partito di maggioranza per gli appalti legati alla Tav fiorentina, mentre cresce il dissenso in Italia e in Francia sull’anacronistica Torino-Lione, il governo Letta/Alfano non trova di meglio che spedire altri 200 militari in Val di Susa».
Inizia così la denuncia del Movimento Cinque Stelle alla decisione del Ministero dell’Interno di rimpinguare il già nutrito schieramento militare in Valsusa affinché non ci siano intoppi nella realizzazione della grande opera.
«Dopo un’approfondita analisi delle manifestazioni di protesta e dei recenti episodi di danneggiamento a carico di alcune imprese, legati alla realizzazione del Tav Torino-Lione – si legge in una nota del Viminale diffusa dopo la riunione del Comitato Nazionale per l’Ordine e la Sicurezza e il Capo di Stato Maggiore con Alfano – il Comitato, nell’evidenziare la necessità di tenere alto il livello di attenzione e vigilanza, ha deliberato, attraverso una rimodulazione del Piano di impiego dei militari nel controllo degli obiettivi a rischio, l’invio di ulteriori 200 unità per le esigenze di sicurezza del cantiere Tav in Val di Susa». Duecento uomini, altri duecento per la “sicurezza” del cantiere.
Intanto il M5s parla di «scelta insensata, un uso anomalo delle nostre Forze Armate che se rassicura i signori delle tangenti da un lato rischia di esasperare gli animi dei cittadini dall’altro».
La decisione odierna è uno schiaffo alla democrazia, «avvilisce i compiti che la Costituzione affida alle nostre Forze Armate. Tra quei compiti infatti non c’è quello di arginare il dissenso e le manifestazioni popolari contro una inutile grande opera che devasta l’ambiente».
Ma soprattutto alimenta quell’idea di scontro, di avversità tra militari e cittadini, «un fatto gravissimo».
E cosa ancora più ovvia è che «La val di Susa non è l’Afghanistan per questo chiediamo con forza l’immediata revoca del provvedimento».
«Il governo la deve smettere di militarizzare la valle e di trattare il Tav come un problema di ordine pubblico», tuona il segretario del Partito di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero.
-di Marta Tondo-
http://www.informarexresistere.fr/2013/09/24/tav-il-viminale-invia-altri-200-militari-m5s-la-valsusa-non-e-lafghanistan/
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