1) …di aver bisogno di avere sempre ragione.
Ognuno di noi ha una mappa personale della realtà, un film che proietta nel cinema della sua mente, delle storie che si racconta e che per lui sono la verità. Il fatto è che dietro ogni comportamento c’è un’intenzione positiva.
A volte, queste intenzioni rispondono a dei bisogni dell’infanzia, a volte cessano di essere utili, o potrebbero venire svolte in modi più efficaci.
A volte queste intenzioni positive sono paradossali. A volte i risultati non sono per niente positivi. Quanto tempo ed energie sprechiamo per litigare su chi ha ragione? Ma preferiamo avere ragione o essere felici? Abbiamo per forza bisogno di dimostrare alle persone che hanno torto invece che permettere loro di essere diverse da noi? Anziché lottare per la ragione, non è meglio ricordarci che abbiamo entrambi ragione e focalizzarci su come trovare una soluzione che tenga conto di entrambe le mappe mentali?
Ecco perché è così importante cercare di comprendere la realtà dell’altro. Pensa a un recente conflitto con un’altra persona. Cosa deve essere vero per quella persona per comportarsi in quel modo? Quali potrebbero essere le intenzioni positive per quel comportamento? Come cambiano le cose se guardi la situazione dal punto di vista dell’altro?
2) … di cercare di controllare tutto.
Ci sono diversi motivi per cui siamo spinti a cadere nella trappola del controllo. Quello di prevenire i possibili problemi (o catastrofi) è uno, ma potremmo farlo anche spinti dalla ricerca di perfezione, perché crediamo che per essere amati dobbiamo essere perfetti e non fare errori. Oppure possiamo essere convinti che ciò che occorre controllare siano le nostre emozioni.
Per uscire da questa trappola, prova a fare questo semplice esercizio. Pensa alla tua vita nelle varie aree: il lavoro, le relazioni, la salute, le amicizie.
In ogni area scrivi le tue ansie, le tue pre-occupazioni, ciò che stai cercando di tenere sotto controllo.
Per ciascuna definisci a quale delle tre zone appartiene (zona di pre-occupazione, zona di influenza o zona di potere) e cosa puoi fare.
Ognuno di noi ha una mappa personale della realtà, un film che proietta nel cinema della sua mente, delle storie che si racconta e che per lui sono la verità. Il fatto è che dietro ogni comportamento c’è un’intenzione positiva.
A volte, queste intenzioni rispondono a dei bisogni dell’infanzia, a volte cessano di essere utili, o potrebbero venire svolte in modi più efficaci.
A volte queste intenzioni positive sono paradossali. A volte i risultati non sono per niente positivi. Quanto tempo ed energie sprechiamo per litigare su chi ha ragione? Ma preferiamo avere ragione o essere felici? Abbiamo per forza bisogno di dimostrare alle persone che hanno torto invece che permettere loro di essere diverse da noi? Anziché lottare per la ragione, non è meglio ricordarci che abbiamo entrambi ragione e focalizzarci su come trovare una soluzione che tenga conto di entrambe le mappe mentali?
Ecco perché è così importante cercare di comprendere la realtà dell’altro. Pensa a un recente conflitto con un’altra persona. Cosa deve essere vero per quella persona per comportarsi in quel modo? Quali potrebbero essere le intenzioni positive per quel comportamento? Come cambiano le cose se guardi la situazione dal punto di vista dell’altro?
2) … di cercare di controllare tutto.
Ci sono diversi motivi per cui siamo spinti a cadere nella trappola del controllo. Quello di prevenire i possibili problemi (o catastrofi) è uno, ma potremmo farlo anche spinti dalla ricerca di perfezione, perché crediamo che per essere amati dobbiamo essere perfetti e non fare errori. Oppure possiamo essere convinti che ciò che occorre controllare siano le nostre emozioni.
Per uscire da questa trappola, prova a fare questo semplice esercizio. Pensa alla tua vita nelle varie aree: il lavoro, le relazioni, la salute, le amicizie.
In ogni area scrivi le tue ansie, le tue pre-occupazioni, ciò che stai cercando di tenere sotto controllo.
Per ciascuna definisci a quale delle tre zone appartiene (zona di pre-occupazione, zona di influenza o zona di potere) e cosa puoi fare.
3) …di incolpare gli altri
Anche quella del commissario é una trappola in cui tendiamo a cadere molto spesso, un atteggiamento che ci porta a non prenderci la respons-abilità delle nostre azioni (cioé abilità a dare risposte). E così rifiutiamo di assumerci la responsabilità di cambiare. E il primo passo per farlo é proprio assumere consapevolezza di questo comportamento.
Come cambierebbe se invece che sprecare tempo ed energia a criticare, li dedicassimo a risolvere i problemi indipendentemente da chi è il colpevole?
Appena sentiamo l’impulso di puntare il dito, chiediamoci: A cosa mi serve? In che modo mi aiuta a risolvere le cose? Non sto dicendo che non sia mai utile, soprattutto a livello lavorativo, capire chi effettivamente è responsabile di un disguido. Ma, se siamo onesti con noi stessi, sappiamo quando cadiamo nel versante malsano di questo comportamento.
In questo caso, trasformiamo interiormente la domanda: Di chi è la colpa? In: Cosa posso/possiamo fare per risolvere il problema? Oppure: Cosa posso/possiamo fare per evitare che accada di nuovo?
4)… di dare retta alle tue credenze auto-limitanti.
Pensa alle reazioni/credenze/comportamenti che limitano la tua felicità. Dove hai imparato a comportarti e a pensare in quel modo? Da chi l’hai imparato? Quali istruzioni ti sono state date dai tuoi genitori o dai tuoi famigliari su di te, sulla vita, sugli altri? Queste istruzioni sono utili, ecologiche, sane, in equilibrio? Queste istruzioni sono potenzianti per te? Vorresti dare ai tuoi figli queste stesse istruzioni?
Anche quella del commissario é una trappola in cui tendiamo a cadere molto spesso, un atteggiamento che ci porta a non prenderci la respons-abilità delle nostre azioni (cioé abilità a dare risposte). E così rifiutiamo di assumerci la responsabilità di cambiare. E il primo passo per farlo é proprio assumere consapevolezza di questo comportamento.
Come cambierebbe se invece che sprecare tempo ed energia a criticare, li dedicassimo a risolvere i problemi indipendentemente da chi è il colpevole?
Appena sentiamo l’impulso di puntare il dito, chiediamoci: A cosa mi serve? In che modo mi aiuta a risolvere le cose? Non sto dicendo che non sia mai utile, soprattutto a livello lavorativo, capire chi effettivamente è responsabile di un disguido. Ma, se siamo onesti con noi stessi, sappiamo quando cadiamo nel versante malsano di questo comportamento.
In questo caso, trasformiamo interiormente la domanda: Di chi è la colpa? In: Cosa posso/possiamo fare per risolvere il problema? Oppure: Cosa posso/possiamo fare per evitare che accada di nuovo?
4)… di dare retta alle tue credenze auto-limitanti.
Pensa alle reazioni/credenze/comportamenti che limitano la tua felicità. Dove hai imparato a comportarti e a pensare in quel modo? Da chi l’hai imparato? Quali istruzioni ti sono state date dai tuoi genitori o dai tuoi famigliari su di te, sulla vita, sugli altri? Queste istruzioni sono utili, ecologiche, sane, in equilibrio? Queste istruzioni sono potenzianti per te? Vorresti dare ai tuoi figli queste stesse istruzioni?
5) …di lamentarti.La
negativitá attira solo piú negativitá e ci spinge a fare azioni
negative…non sorprendiamoci poi se “ci va tutto male”. Anche in questo
caso, cambiare il punto di vista ti aiuterá ad uscire da questa
trappola.
Quando ti ritrovi in una situazione che ti mette a disagio, chiediti: cosa posso fare per migliorare la situazione adesso?
6) …di criticare te stesso e gli altri.
La critica é positiva quando é costruttiva ed é uno stimolo a migliorarci. Diventa negativa quando é distruttiva e ci paralizza invece di spronarci ad andare avanti.
Fai attenzione a come parli a te stesso: che parole usi? Sono parole severe, dure, colpevolizzanti o parole di comprensione, accettazione e fiducia? Accettati esattamente per quello che sei, un essere umano con le tue forze e debolezze, e proprio per questo perfetto cosí com’é.
E ricordate: ogni volta che esprimete un giudizio o una critica, inviate qualcosa che poi tornerà indietro a voi.
7) … di resistere al cambiamento.
Tutto cambia, tutto passa. Oggi non siamo gli stessi di ieri e anche in questo momento stiamo cambiando. Se c’é una certezza e una costante nella vita, quella é proprio il cambiamento.
Non cercare di resistere al cambiamento, fluisci con esso. Il cambiamento é vita e la vita é cambiamento.
Quando ti ritrovi in una situazione che ti mette a disagio, chiediti: cosa posso fare per migliorare la situazione adesso?
6) …di criticare te stesso e gli altri.
La critica é positiva quando é costruttiva ed é uno stimolo a migliorarci. Diventa negativa quando é distruttiva e ci paralizza invece di spronarci ad andare avanti.
Fai attenzione a come parli a te stesso: che parole usi? Sono parole severe, dure, colpevolizzanti o parole di comprensione, accettazione e fiducia? Accettati esattamente per quello che sei, un essere umano con le tue forze e debolezze, e proprio per questo perfetto cosí com’é.
E ricordate: ogni volta che esprimete un giudizio o una critica, inviate qualcosa che poi tornerà indietro a voi.
7) … di resistere al cambiamento.
Tutto cambia, tutto passa. Oggi non siamo gli stessi di ieri e anche in questo momento stiamo cambiando. Se c’é una certezza e una costante nella vita, quella é proprio il cambiamento.
Non cercare di resistere al cambiamento, fluisci con esso. Il cambiamento é vita e la vita é cambiamento.
8) …di restare imprigionato/a nel passato.
La forza é nel momento presente, l’unico che esiste, come sostiene Louise Hay, madre del pensiero positivo. Ieri é passato e non puó essere cambiato, il futuro non é certo. Assapora il qui e ora! La vita accade in questo momento, proprio adesso!
9) …di avere delle aspettative su di te e sugli altri.
Le aspettative sono l’anticamera dell’infelicitá, un meccanismo subdolo che ci fa rimanere schiacciati tra passato e futuro e ci impedisce di godere del presente serenamente. Sono quelle che provocano ansia e agitazione. Sono quelle che inducono attaccamenti eccessivi al risultato. Sono quelle che ci tagliano fuori dal flusso della vita, ci portano lontano dal momento presente e ci fanno dire: Sarò felice solo quando…
Lascia andare ogni aspettativa su te stesso e sugli altri e apprezza quello che hai adesso, in questo momento.
10) …di inventare delle scuse.
A volte siamo cosí bravi a trovare mille scuse per non agire, rimandare delle cose che dovremmo fare per pigrizia, mancanza di motivazione o paura. Ma cosí facendo sprechiamo un sacco di energie che potremmo utilizzare per creare qualcosa di positivo per noi e per gli altri. Agisci ora!
La forza é nel momento presente, l’unico che esiste, come sostiene Louise Hay, madre del pensiero positivo. Ieri é passato e non puó essere cambiato, il futuro non é certo. Assapora il qui e ora! La vita accade in questo momento, proprio adesso!
9) …di avere delle aspettative su di te e sugli altri.
Le aspettative sono l’anticamera dell’infelicitá, un meccanismo subdolo che ci fa rimanere schiacciati tra passato e futuro e ci impedisce di godere del presente serenamente. Sono quelle che provocano ansia e agitazione. Sono quelle che inducono attaccamenti eccessivi al risultato. Sono quelle che ci tagliano fuori dal flusso della vita, ci portano lontano dal momento presente e ci fanno dire: Sarò felice solo quando…
Lascia andare ogni aspettativa su te stesso e sugli altri e apprezza quello che hai adesso, in questo momento.
10) …di inventare delle scuse.
A volte siamo cosí bravi a trovare mille scuse per non agire, rimandare delle cose che dovremmo fare per pigrizia, mancanza di motivazione o paura. Ma cosí facendo sprechiamo un sacco di energie che potremmo utilizzare per creare qualcosa di positivo per noi e per gli altri. Agisci ora!
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