I giornalisti internazionali hanno predetto un’ archetipica
“situazione Sarajevo” per quest’anno. Una scintilla che potrebbe causare
una detonazione come quella che circa un secolo fa vedeva protagonista
l’arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo. Difficilmente accadrà anche
quest’anno che un nazionalista radicale spari al successore al trono
dell’impero, nonostante ciò esistono oggi una serie di sconvolgimenti
potenziali in Europa e altrove.
Esaminiamo la situazione. La
Germania, “fortezza economica” dell’Europa, sembra essere entrata in un
periodo di incertezze, proprio come prima dello scoppio della “grande
guerra”. All’inizio del nuovo anno, la caduta improvvisa della
cancelliera tedesca (forse un presagio della rottura dell’eurozona?) è
stato un evento infausto. La Sig.ra Merkel, che appariva come una figura
politica indebolita (anche a causa delle stampelle), è riuscita ad
assemblare una “grande collazione”, la cui durata è incerta.
La
diseguaglianza sociale ed economica nel paese è peggiorata con la
Merkel. Ma anche prima del piccolo incidente sportivo, la cancelliera
non sembrava disposta a fare grandi passi (come spesso accade nella
miglior tradizione autoritaria ereditata da Guglielmo di Prussia e
Germania) e aveva già indicato un “erede al trono”(1), per assicurare
stabilità e continuità anche nel periodo post-Merkel. In altre parole,
le politiche economiche neoliberali probabilmente continueranno ad
essere applicate in Germania e in Europa per ancora un po’ di tempo.
Il 2014 ripropone la situazione del 1914: una possibile
Germania imperialista del XXI secolo; il declino della monarchia
spagnola e una repubblica italiana fatiscente….
Con la
sua “volontà d’acciaio”, nel suo terzo mandato (2), la cancelliera
sembra determinata a proseguire le politiche draconiane di austerity
(distruggendo ulteriormente la crescita economica e favorendo la
disoccupazione). Questa scelta implica più fatica e meno guadagni per le
milioni di persone che riceveranno questo trattamento, come ad esempio
gli spagnoli. A differenza di Berlino e della sua calma apparente, la
capitale spagnola si trova ad assistere a continue proteste. Nel
frattempo, un vecchio re (a sua volta zoppo per una brutta caduta e
costretto ad usare le stampelle per camminare) sta affrontando una
“crisi della fiducia in se stesso”. Il re di Spagna Juan Carlos, la cui
popolarità un tempo era il simbolo del ritorno alla democrazia dopo il
regime franchista, sta assistendo ad una crescente ondata di proteste
popolari. Il crescente dissenso della popolazione è fomentato da
interminabili scandali dovuti ad episodi di corruzione. La figlia è
attualmente coinvolta in uno scandalo per truffa e riciclaggio di denaro
(3). Nel calderone, anche una costante crisi economica. La Spagna
riuscì a rimanere neutrale allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Nel
2014, il paese è ancora in prima linea nella lotta contro l’austerity
in Europa. Il futuro della monarchia resta incerto.
In tutto il
Mediterraneo, il 2013 si è concluso con le strade invase da proteste,
come ad esempio in Italia (una repubblica decrepita, se mai è stata una
repubblica) con la “protesta dei forconi”. Come la Spagna, l’Italia è
contaminata da una profonda corruzione, instabilità sociale, sistematica
instabilità istituzionale (a causa delle associazioni criminali), che
ostacolano il processo democratico. Ne consegue una diffusione di
movimenti demagogici o clownesco-populistici e la crescente xenofobia.
Il movimento anti-politico da quelle parti, sta sfruttando l’ondata di
rabbia contro Roma e Bruxelles (il quartier generale dell’Unione
Europea). I Balcani, storica polveriera d’Europa, sono nuovamente pronti
ad esplodere.
Non ci saranno omicidi in programma forse per il
prossimo anno nei Balcani ma sicuramente troverete sul menù, un radicale
cambiamento politico. Gli scioperi di massa e i movimenti di protesta
che sono scoppiati in Grecia nel 2008, si sono estesi agli stati del sud
dei Balcani. Le proteste di massa contro l’aumento del costo della
vita, che ha raggiunto livelli usurari (sull’onda della privatizzazione
di massa), e contro il costo dell’energia imposto ai consumatori locali,
stavano per rovesciare il governo in Bulgaria. Nella vicina Romania, la
corruzione dilagante e la lotta epica tra il movimento civile sociale e
un’azienda mineraria canadese, sono quasi riusciti a scuotere le
fondamenta del governo rumeno (5). Nonostante quest’elenco di situazioni
esplosive, Bruxelles rifiuta ostinatamente di allentare le restrizioni
connesse alla libertà di movimento imposta ai cittadini di questi due
stati. Il loro ingresso nella “zona Schengen” è stato nuovamente
rimandato a data da definirsi. Sicuramente una politica di contenimento
di questo tipo sarà pericolosa nel 2014.
Possiamo ancora una volta dire che la Turchia sia “la pecora nera” d’Europa ?
Oltre
ai confini meridionali d’Europa, troviamo ancora forti instabilità nel
2014, che ricordano misteriosamente le tensioni del 1914, quando stava
per iniziare la guerra. La promessa di una benigna “primavera araba” si
è trasformata in un incubo terribile. In Egitto, Tunisia, Libia, Yemen
e, più recentemente, in Libano, si stanno sviluppando conflitti
somiglianti a guerre civili. Nel caso della Siria, non è una somiglianza
ma una tragica realtà. Questa instabilità regionale rischia di
contagiare la Turchia (gli Stati Uniti chiudono le alleanze nella
regione). A quei tempi la Turchia era senza dubbio il fulcro dell’Impero
Ottomano che governava sulla maggior parte del Medio Oriente. Circa un
secolo fa entrò sfortunatamente, già distrutta, nella “grande guerra”.
Questo accelerò la sua rovina e condusse al genocidio armeno del 1915.
Per quanto tempo ancora Ankara potrà stare a guardare prima di essere
risucchiata nel più ampio conflitto dei suoi vicini? Il 2014
probabilmente sarà determinante.
Internamente la Turchia è
afflitta da forti dissensi e scossa da continue proteste dal giugno
scorso. Il dissenso popolare nei confronti dell’autoritarismo del Primo
Ministro Ergodan non si è placato. La continua lotta tra il movimento
laico (Kemalista) e quello neo—islamico (e all’interno del partito AKP
stesso, Adalet ve Kalkınma Partisi, il Partito per la Giustizia e lo
Sviluppo turco, n.d.t.) rischia di distruggere lo stato turco nel 2014,
con le modalità già sperimentate un secolo fa dall’Impero Ottomano.
Il
potere del governo ha inoltre subito un ulteriore indebolimento negli
ultimi tempi a causa degli scandali per corruzione che hanno interessato
i vertici dello stesso (6). La conseguente epurazione dei corpi di
polizia e di pubblica sicurezza ha inasprito la situazione. La tregua
con i ribelli curdi nelle zone orientali del paese rimane instabile. In
ultimo, il tentativo della Turchia, ormai vecchio di decenni, di
diventare un membro dell’Unione Europea, è essenzialmente congelato a
causa della repressione contro attivisti e giornalisti locali. Quindi,
come nel 2014, il paese è un calderone che galleggia nel mare di
instabilità che caratterizza la regione.
Le ripercussioni asiatiche della rivoluzione messicana
Passando
all’Asia, troviamo crescenti movimenti di protesta in Tailandia,
Cambogia e Bangladesh, o rivolte in corso contro le trincerate e
corrotte oligarchie locali. Fino ad ora questi sollevamenti sono stati
brutalmente repressi con l’ausilio delle forze militari. Chissà se gli
eventi attuali saranno la scintilla di un’esplosione simile a quella del
1914? Probabilmente no. Tuttavia questi paesi emergenti sembrano essere
nel mezzo di quella che io chiamo “situazione pre-rivoluzionaria”.
Quello che vedremo accadere da queste parti nel 2014 somiglia moltissimo
allo scenario della rivoluzione messicana (1910-1920), un decennio di
dure lotte per liberarsi di quel regime corrotto conosciuto come
“Porfiriato”.
Se aggiungiamo a quanto detto il rischio di uno scontro militare tra i
“grandi poteri” locali, siano essi in crescita o in crisi, così come
accadeva nel 1914 (lo dimostra l’attuale ostentazione militare sulle
contese Diaoyu e Tiaoyutai nel lontano oriente), si ha realmente
l’impressione che la storia si ripeta ancora una volta.
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Note:
(1) 'Heir to Angela Merkel' appointed Germany's first female defence minister, The Telegraph.
(2) Angela Merkel chairs first cabinet meeting of third term, Zeenews.
(3) A scandal for a king is no menace to Spanish democracy, Financial Times.
(4) Bulgarian Students Intensify Effort To Topple Government, Radio Free Europe.
(5) Romania rejects Rosia Montana gold mine, The Ecologist.
(6) Turkish Government, Shaking Up Police, Now Seeks More Power Over Judiciary, The New York Times.
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Michael Werbowski
Fonte: www.globalresearch.ca
Link: http://www.globalresearch.ca/historical-powder-keg-is-2014-going-be-a-1914-redux-for-europe-and-the-world/5364428
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=12857
Traduzione (del 2014) per www.comedonchisciotte.org a cura di CRISTINA REYMONDET FOCHIRA
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