E’ del rapporto tra Walt Disney e l’esoterismo massonico che si vuole in questo articolo discutere.
Ma non sarò io ad argomentare e disquisire circa il costante rapporto tra le produzioni della Disney e la massoneria statunitense. Saranno niente di meno che due membri stessi della massoneria a parlarci di questi rapporti e della presenza di ampi e vasti riferimenti all’esoterismo massonico all’interno delle produzioni Disney. Infatti, qui di seguito riporterò per intero una tavola massonica (elaborato scritto che gli iniziati leggono in loggia durante i lavori rituali) che tratta proprio del tema sopra accennato. Il titolo di questa tavola massonica è “La massoneria nelle opere di Walt Disney”, il cui autore è l’anonimo Fr. E. D., iniziato alla loggia Hocma n° 182 di Trapani.
Successivamente ad aver riportato la suddetta tavola massonica, riporterò per intero anche un articolo apparso sul sito Ritosimbolico.net ad opera del massone Giovanni Lombardo, per dovere di cronaca va rammentato che il Lombardo fu colui che denunziò il Gran Maestro Gustavo Raffi, come potete leggere QUI. L’articolo di Giovanni Lombardi, massone ribelle, ovviamente tratta dei rapporti tra l’esoterismo massonico e le opere di Walt Disney.
Giusto per metterci anche del mio in questo articolo, vi invito a visitare il sito ufficiale del Disney Club 33, un club privato con sede nel parco divertimenti di Disneyland riservato ai finanziatori della Disney. QUI il sito ufficiale e QUI la pagina Wikipedia. Ritengo inutile argomentare il fatto che nel mondo, anche in Italia, esistano decine di associazioni para massoniche il cui nome è “Club 33″, le quali, beninteso, non hanno nulla a che fare con la Disney. Cercare per credere.
Qui di seguito il link alla tavola massonica: http://www.hochma182.com/walt.pdf
Qui di seguito il link del sito della loggia Hocma n° 182 di Trapani: http://www.hochma182.com/eventi.html
Qui di seguito l’articolo di Giovanni Lombardi: http://www.ritosimbolico.net/studi2/studi2_08.html
Qui di seguito riporto per intero il testo della tavola massonica:
“La Massoneria nelle opere di Walt Disney
Walt Disney ha sicuramente aderito alla Massoneria agli inizi degli anni ‘20, anche se non esiste alcun documento che provi la sua appartenenza ad un’Obbedienza, se non all’Ordine DeMolay, un Ordine che negli Stati Uniti si può considerare l’anticamera della Massoneria, in quanto finalizzato ad avvicinare i giovani tra i 12 ed i 21 anni alla Massoneria, nel quale Disney fu iniziato nel Capitolo “Mather” nel 1923; ad esso, ad esempio, aderì Bill Clinton e l’Ordine ha una rappresentanza anche in Italia..
Tuttavia egli non ha mai nemmeno smentito la sua appartenenza; e la testimonianza inconfutabile di essere un Fratello si ha nelle sue stesse opere – sia i disegni che i film o le produzioni televisive – in cui numerosissimi sono i riferimenti ai principi ed alla simbologia massonica.
La prima testimonianza massonica nelle strip di Walt Disney risale al 1938 con il titolo “Mickey Mouse Chapter”; pubblicata proprio su l’ “International DeMolay Cordon”, il bollettino ufficiale dell’Ordine, propone Topolino che, assieme ad alcuni amici, tra cui Orazio, fonda egli stesso una “Chapter”, cioè una Loggia; della striscia però rimangono solo 3 tavole: la prima è proprio la Fondazione della Loggia, le altre due si svolgono durante una Tornata.
Ma nelle strisce di Walt Disney spesso compaiono chiari simboli massonici, quali Squadra e Compasso oppure il Pentacolo, spesso in bella vista, talvolta più defilati; Squadra e compasso sono chiaramente visibili in una strip di Topolino del 19 febbraio 2002.
Ma le stesse “Giovani Marmotte” a cui appartengono i nipotini di Paperino Qui, Quo, Qua, hanno una struttura più massonica che da Boys Scout, con a capo un Gran Mogol (normalmente chiamato G.M., come Gran Maestro; ricordiamo, in ogni caso, che anche i Boys Scout sono stati fondati da Baden Powell, anch’egli Massone).
Ma dove Walt Disney ha lasciato più marcata la sua impronta massonica è stata la sua produzione cinematografica, sia nei film d’animazione che in quelli a tecnica mista; ricordiamo che Walt Disney dava indicazioni ben precise sulla sceneggiatura dei film, e controllava i disegni dei suoi operatori fotogramma per fotogramma prima di dare il via libera; nessun simbolo poteva nascere senza un suo ordine e la sua approvazione.
Tra i suoi cortometraggi, nel 1959 “Paperino nel mondo della matematica” è un vero e proprio manifesto della cultura massonica ed esoterica: in esso Paperino viene iniziato in una Accademia Pitagorica, e lì gli vengono spiegati i simboli della numerologia, nonché i segreti della geometria e della matematica ed i loro rapporti “magici” con la musica e l’architettura; i segreti del Pentacolo ed i segreti del suo rapporto con la Sezione Aurea; un bambino non ne può non rimanere affascinato ed incuriosito, e da adulto probabilmente farà di tutto farà di tutto per avvicinarsi a questa “visione diversa” delle scienze esatte.
Ovviamente, è nei film che troviamo le maggiori tracce: tal di là dei buoni sentimenti – che sono caratteristici delle produzioni per l’infanzia – tutti hanno come fil rouge l’iniziazione ad una nuova vita, l’abbandono dei vecchi valori materiali per risorgere ad una nuova vita, fatta di valori più alti.
Fin dal suo primo lungometraggio – “Biancaneve e i sette nani” (1937) – Biancaneve muore (per la Regina e per tutti è morta, uccisa dal cacciatore) per rinascere in una nuova comunità composta da sette Fratelli; e lo fa dopo avere superato tre prove: un corso d’acqua, un turbinio di vento, gli occhi di fuoco delle belve: vi entra al buio, e tutto sembra terribile; ma poi arriva la luce (del giorno) e l’ambiente diventa confortevole ed ospitale.
Anche Cenerentola (1950) muore come serva e rinasce come Principessa quando abbandona i metalli, cioè perde la scarpina di cristallo.
Ed è superfluo sottolineare i valori massonici di cui sono intrisi film come “Alice nel Paese delle Meraviglie” (1951) – il labirinto, la scacchiera, lo specchio – o “Le avventure di Peter Pan” (1953) – gli eterni valori dell’Isola che non c’è -, “Pinocchio” (1940), “La spada nella roccia” (1963), che riporta il mito di Camelot, Re Artù e Mago Merlino, e dove il giovane Artù muore e rinasce Cavaliere dopo essere stato trasformato in scoiattolo (terra), pesce (acqua) e uccello (aria).
Fortemente simbolico è “La Bella Addormentata nel bosco”; qui il Principe fa letteralmente ritornare alla vita Rosaspina grazie alle Tre Fatine – Tre Luci – che materialmente non intervengono nella rinascita, ma forniscono al Principe i mezzi per compiere l’atto (una “spada di verità” e uno “scudo di virtù”).
Ma altri riferimenti li troviamo in “La Bella e la Bestia” (1991) ed in maniera lapalissiana
in “Alla ricerca di Nemo” (2003), dove l’iniziazione alla Massoneria viene raccontata in maniera palese.
Un’intera tavola meriterebbe “Mary Poppins” (1964); possiamo solo citare le colonne che adornano l’ingresso della (sola) casa in cui arriva Mary Poppins con il vento dell’Est (Oriente), la “medicina” di sapore diverso secondo i gusti dei bambini, la “parola” – Supercalifragilisticespiralidoso – che ti introduce in un mondo “diverso”, l’iniziazione di Banks che, con un preciso rituale e per mezzo della parola magica, muore come essere legato ai metalli per rinascere con nuovi valori, come padre, come marito e soprattutto come “uomo”.
Ma anche in Televisione Walt Disney non manca di lanciare messaggi di origine massonica: tra il 1957 ed il 1959 produce 78 episodi di Zorro, della cui origine massonica si è molto parlato: massone era l’autore del personaggio – Johnston Mc-Culley -, alchimista era il reale personaggio storico che lo aveva ispirato – Guillèn Lombardo de Quzman – condannato a morte dal Tribunale dell’Inquisizione come eretico; ed infine il 4° Grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato – Maestro Segreto – ha come divisa il mantello nero e come lettera simbolica la “Z”; e se non bastasse, Zorro è accompagnato da un servitore (apprendista) che non può non rispettare l’obbligo del silenzio: infatti è muto.
Ma Walt Disney non si è limitato ad inviare messaggi simbolicamente massonici: ha firmato massonicamente il suo film forse più esplicito: “L’Apprendista Stregone”; in questo film, Topolino è convinto di potersi appropriare delle arti magiche anche senza l’aiuto dello Stregone (il Maestro); ma combina solo caos, finche non interviene lo Stregone (il Maestro) a mettere ordine.
E sapete come si chiama lo Stregone ? si chiama YEN SID ! Leggetelo al rovescio: DISNEY !
Alla Gloria del G.A.D.U.
Fr. E. D.”
Qui di seguito potete leggere il suddetto articolo del massone Giovanni Lombardi:
“Quando ho appreso che anche il celebre Walt Disney apparteneva alla nostra Famiglia confesso di avere provato un senso di stupore e pure di gioia: avevo finalmente trovato la giustificazione del sentimento di gratificazione provata da ragazzo – e mai del tutto scomparsa – quando leggevo le sue storie, i cui personaggi ho sempre considerato come esseri veri, reali e a me vicini. Da adulto, in compagnia delle mie bambine, ho spesso rivisitato le sue opere cinematografiche più famose, che oggi considero a ragione vere e proprie “tavole architettoniche”, essendo peraltro del tutto accidentale, e d’importanza affatto secondaria, la circostanza che esse siano tramandate attraverso il linguaggio ‘mitico’ e mediante lo strumento del cartone animato.
Di queste opere, la più famosa è senz’altro Biancaneve e i sette Nani, ma anche le altre, quali La Bella Addormentata nel Bosco, Cenerentola, Dumbo, La Sirenetta, per citare soltanto le più famose, si svolgono attraverso un comune filo conduttore: la sconfitta del Male e l’affermazione dell’Amore. A tanto il protagonista arriva attraverso una vera e propria iniziazione, nella duplice accezione di ingresso in una comunità esoterica, nonché di trasformazione dell’Io per effetto di una rinascita spirituale che si verifica a seguito di varie vicissitudini, o prove iniziatiche.
La vicenda di Biancaneve è paradigmatica: la ragazza è costretta dalla malvagia matrigna ad abbandonare la casa paterna, simbolo dei valori pertinenti alla vita vissuta fino ad allora, e a trovare rifugio in un bosco fitto ed oscuro, che ricorda così da vicino il gabinetto di riflessione. Dopo aver superato un corso d’acqua, resistito a un turbinìo di vento e vinta infine la paura suscitata dalla visione degli occhi degli animali, occhi fosforescenti simili a fiamme lampeggianti, la fanciulla giunge presso una capanna, la casa dei nani. Rammento che nella lingua tedesca hütte significa tanto capanna, rifugio, quanto loggia, e ciò non è casuale: invito voi tutti, carissimi Fratelli, a riflettere quante volte nella Storia la loggia massonica è stata l’ultimo rifugio per idealisti, eretici o scismatici, colti e incliti, disparati e disperati, accomunati tutti dall’essere perseguitati dal Potere. A costoro la Massoneria ha generosamente aperto le porte dei suoi templi, chiedendogli non già da dove venissero, ma piuttosto dove volessero andare.
In questa capanna accade un fatto apparentemente banale ma in realtà importante: Biancaneve, anziché lasciarsi sopraffare da un ambiente nuovo e, probabilmente, ostile, lo esplora e fa amicizia con gli animali del bosco, che vede adesso, alla luce del giorno, in una dimensione totalmente nuova da quella, erronea e terrifica, della sera precedente. Si parva licet… questo episodio mi fa venire in mente l’insegnamento di Platone, secondo il quale l’iniziato deve essere, anzitutto, “desideroso di conoscere”, e anche di Dante, esaltatore della curiosità di Ulisse, mosso a varcare i confini dell’ignoto per soddisfare il proprio desiderio di “virtude e conoscenza”.
Ma non basta. In uno slancio di generosità la fanciulla decide di pulire la casa dei nani, mettendo al lavoro pure gli animaletti di cui è frattanto diventata amica. Sottolineo questo episodio perché esalta sia il valore dell’amicizia fra i diversi che l’importanza del lavoro in comune. Questi temi sono evidentemente cari al Fr. Disney, dal momento che li ritroviamo in quasi tutte le sue opere.
Esemplare è, a tal riguardo, la vicenda dell’elefantino Dumbo, schernito dai suoi stessi consimili perché afflitto da due orecchie abnormi, mostruose: ebbene, sarà un topo – questa bestia, nella realtà, è invisa agli elefanti – a rassicurarlo e infondergli il coraggio necessario per affrontare le difficoltà della vita. E, guarda caso, le figure da cui il protagonista riceve aiuto sono quasi sempre le creature più umili, volendo così sottolineare la perenne antinomia fra Essere e Divenire: i valori del mondo della Manifestazione sono profondamente diversi da quelli del mondo dell’Essere e chi è ‘ultimo’ nell’uno sovente è ‘primo’ nell’altro.
La disponibilità ad accettare il prossimo, ancorché diverso e quindi lontano dai propri modelli paradigmatici, a rimettersi in discussione, è condizione necessaria ma non ancora sufficiente perché l’opera di catarsi possa dirsi compiuta: occorre superare varie prove, che riecheggiano molto da vicino le “prove” iniziatiche che ciascuno di noi ha subito prima di essere proclamato “fratello”.
Sfacciatamente simili a quelle massoniche sono le prove che dovrà affrontare il giovane Artù nella Spada nella Roccia: accompagnato dal Mago Merlino, sarà trasformato dapprima in scoiattolo, poi in pesce, quindi in uccello. Supererà così la prova di terra, di acqua e di aria prima di affrontare l’ultima, la più impegnativa, quella del fuoco, nella fattispecie, tirare la spada magica fuori dalla roccia in cui era incagliata. Ci avevano provato in tanti, cavalieri e non, ed il suo cimentarsi è giudicato follia: ma, talvolta, solo un “puro folle” può arrivare ai recessi negati invece alla razionalità farisaica e conformista.
La spada è un simbolo ‘assiale’, riecheggia cioè l’axis mundi, il filo a piombo del Grande Architetto che mette in comunicazione fra loro gli stati molteplici dell’Essere, microcosmo e macrocosmo, ma è anche un simbolo solare perché riflette la Luce: emblematica è a tal proposito la scena del combattimento fra il principe e il drago nella Bella Addormentata nel Bosco.
Le fate, tre come le Luci, hanno appena liberato dai ceppi il giovane principe, affinché a sua volta egli liberi Rosaspina dal sortilegio della strega. La quale, nel tentativo di fermare il giovane, si trasforma in un drago fiammeggiante. Per gli studiosi di psicoanalisi il riferimento è chiarissimo: “vincere il drago” è infatti l’equivalente di “scavare oscure e profonde prigioni al vizio”, lottare cioè contro noi stessi per liberare il proprio Io dalle tensioni e dalle passioni che lo ancorano alla materialità cagionandogli frustrazioni e sofferenze. Le fate non possono più aiutare attivamente il Nostro, ma solo assisterlo in forma totemica; tuttavia gli offrono, prima del combattimento, una “spada di verità” e uno “scudo di virtù”.
Al momento di colpire la bestia la spada si illumina, riflettendo una luce abbagliante, quindi, vinto il drago, esaurisce la sua funzione e perde così tutto il suo splendore, ritornando ad essere un semplice oggetto privo di qualsivoglia valore. Personalmente ho ravvisato in questa scena anche un’esortazione a considerare i ‘metalli’ per quello che sono: uno strumento, un aiuto per l’uomo, del quale però egli può e deve fare a meno se realizza che gli sono d’intoppo per la sua crescita spirituale. Ricordate il Discorso della Montagna? Beati i poveri di spirito, perché di essi è il Regno dei Cieli. Ma cosa vuol dire essere poveri di spirito? Difettare forse di spiritualità? Se però così fosse, come si potrebbe aspirare al Regno dei Cieli?
Osservo che nel testo greco la locuzione di spirito è tradotta tò pnéumati, cioè è espressa con il caso del dativo-ablativo, che è, per antonomasia, il caso corrispondente al complemento di causa efficiente. Credo allora che si possa – e si debba – tradurre: beati coloro che, deliberatamente, hanno optato per la semplicità, che per libera scelta hanno privilegiato la dimensione dell’Essere piuttosto che quella dell’Avere, e ancora, che se chiamati a posizioni di responsabilità, si sforzano di lavorare per il perfezionamento che prelude all’elevazione di quella porzione di umanità, più o meno grande, destinataria del loro servizio.
Questo tema è sviluppato assai chiaramente nella Sirenetta. Il vecchio Re del Mare aveva ceduto alla strega il suo tridente d’oro – simbolo della regalità, del potere indissolubilmente legato alla saggezza, alla luce – barattandolo con la vita della figlia. In quel preciso istante tutte le creature marine sono trasformate in vermi. Dopo che la strega sarà stata uccisa dal principe Erik, l’umano innamoratosi della sirena Ariel, il tridente, lasciato cadere dalla strega moribonda, torna ai piedi del vecchio re che, impugnatolo, ritrova le antiche fattezze, e assieme a lui tutti i suoi sudditi. Se da ciò possiamo ricavare un insegnamento, mi pare che esso sia il seguente: la Luce, intesa anche come potestà di comando, non può essere affidata a mani che non sono degne di riceverla, e di tanto ognuno di noi dovrebbe ricordarsi in tutte le occasioni della vita, anche e soprattutto in quelle ‘profane’. Alla fine sarà poi proprio il re Tritone, dapprima così diffidente verso gli umani, a trasformare in donna la sirenetta sua figlia e concederla in sposa al principe, rammentandoci così che amare una creatura non significa tenerla perennemente legata a sé, bensì favorire l’armonioso sviluppo della sua personalità per metterla in condizione di scegliere con cognizione di causa.
Ci sia infine permessa un’ultima considerazione, sulla magia. L’argomento meriterebbe uno studio più approfondito, ma non è questo il momento per una trattazione esauriente. Mi limiterò, perciò, a un breve accenno sul tema, sperando che le seguenti riflessioni siano di stimolo a chi voglia approfondirlo.
Dal latino magis - di più, maggiormente - magus è, in ambito esoterico, colui che lavora alla trasformazione del proprio io interiore, non già chi si avvale dei poteri segreti della Natura per trasformare bastoni in serpenti e suscitare ammirazione fra gli increduli, come faceva Simon Mago.
Per gli alchimisti, la trasmutazione del piombo in oro era essenzialmente simbolica: in realtà essi miravano a un’altra metamorfosi, ben più impegnativa ma tanto più feconda: il disvelamento del divino che è in ciascuno di noi. Chi riesce in questa impresa consegue la Bellezza nell’accezione archetipa del termine. Così la Sirenetta, oppure la stessa Biancaneve, a trasformazione avvenuta, estasiate dalla bellezza che le circonda, provano una gioia prima sconosciuta, laddove Grimilde, la malvagia regina che, accecata dall’invidia, prepara la mela avvelenata con la quale uccidere Biancaneve, è costretta a perdere la propria bellezza esteriore e a diventare una vecchia deforme e ributtante sol per sperare di riuscire nell’impresa.
Siamo così giunti alla fine della pellicola e, con essa, delle nostre riflessioni. Resta da esaminare il tema della trasformazione, o meglio, più specificamente, della rinascita, eloquentemente descritto inBiancaneve. La fanciulla, in sonno, dunque in condizione di profanità, è adagiata in una bara di cristallo e di oro, simboli alchemici, rispettivamente, di purezza e di eternità. Nani e bestie la piangono, accomunati dal dolore. La risveglierà il Principe, con un bacio di Vero Amore, e insieme si dirigeranno a ‘oriente’ dove si staglia, confusa fra le nubi, una costruzione dai caratteri non ben definiti, dunque ‘imperfetta’, ma dalla quale ogni spettatore si sente nondimeno attratto, affascinato dal suo fulgore di Luce.”
Simone
fonte: http://www.losai.eu/walt-disney-e-la-massoneria/#
http://www.signoraggio.it/walt-disney-e-la-massoneria/
Nessun commento:
Posta un commento