venerdì 24 gennaio 2014

In attesa del “Piatto Unico” ci sollazziamo con le riforme elettorali

In questi giorni l’attenzione di tutti i media è concentrata   a Roma nei palazzi della politica dove  continuano le sceneggiate tra Renzi, Cuperlo, Fassina   e gli altri dirigenti del PD  (mi dimetto, non ci sto…..Fassina chi?  Sono offeso e me ne vado, ciao!…,ecc.),  dove si discute  e ci si divide sulla nuova legge elettorale, in pratica si deve decidere come si eleggerà e come sarà composto il nuovo governo dei “camerieri” della grande finanza e, fra Letta e Renzi,  ci si contenderà il posto di “capo cameriere”, di colui cioè che andrà a prendere le direttive dei  piatti da servire in tavola dai “grandi cuochi” di Bruxelles e di Francoforte.

Sappiamo già che sarà un “piatto unico” a prescindere da chi lo servirà, composto da “pietanze molto amare” per gli italiani quali tagli alla spesa pubblica, tagli ai servizi sociali, ai salari dei dipendenti pubblici, insegnanti, infermieri, dipendenti trasporto, ospedali, ecc. (con l’eccezione delle caste e corporazioni garantite), limiti alle spese per pensioni ed assistenza, imposte e tasse sul risparmio dei cittadini.



Un piatto che sarà condito con le ricette obbligatorie della BCE e del FMI che dovranno intervenire per  consentire allo Stato italiano di versare altri 75 miliardi nel fondo salva banche (MS/ESM) e tagliare di 50 miliardi all’anno la spesa pubblica per rientrare nei vincoli imposti dal “Fiscal Compact”. Risorse che saranno date a prestito dietro interessi allo Stato italiano per ulteriormente indebitare questo e renderlo totalmente  dipendente dalle centrali della grande finanza. Una forma di “cappio al collo” dello stesso tipo che sta sperimentando la Grecia.

Stranamente in Italia si discute di tutto, dei massimi sistemi, di leggi e di bizantinismi, di quale sia il più adatto  ma non sembra che ci sia interesse sostanziale  a verificare quali siano le ricette economiche che saranno adottate, a prescindere dai risultati elettorali. Sembra quasi che alle discussioni si avverta la presenza di un “convitato di pietra” che non parla, non si esprime ma rimane a guardare  il tanto affanno dei politici italiani dal volto nuovo, sicuro di dover presto intervenire e rimettere tutti “all’ordine”.

Il che significa che arriverà il momento del “basta con le chiacchiere”,ci diranno, “adottate pure il sistema che meglio vi pare ma le ricette del menù ve le diamo noi e siete obbligati a rispettarle”. Il tutto detto con l’inflessibile accento germanico che i nostri padri e nonni avevano già  conosciuto negli anni dal ’43 al ’45.

Intanto a poca distanza dalle nostre coste, gli avvenimenti intorno a noi dovrebbero aprire gli occhi degli italiani su quale sarà il prossimo  drammatico futuro di questo paese.

Al largo delle coste della Calabria arrivano gli effetti del conflitto in Siria, quel conflitto che non aveva molto spazio sui media se non per far credere che ci fosse anche lì una “primavera siriana”, un conflitto che la maggior parte dei cittadini italiani sentiva come un  qualche cosa di lontano ed estraneo ai nostri interessi. Gli effetti  di questo  si manifestano adesso sotto forma di navi cariche del gas letale prelevato dai magazzini siriani  del regime di Assad e caricato su navi internazionali, che attraccheranno nel porto calabrese di Gioia Tauro. Una operazione decisa sulle teste di sindaci ed amministratori calabresi in totale disprezzo della possibilità di dissenso. D’altra parte anche in Albania, dove in un primo tempo era destinato il carico, avevano rifiutato di farsi carico del problema.  Si sa che l’Italia, essendo un sub colonia, conta meno e dell’Albania ed il comando USA dell’operazione non ha esitato a servirsi delle infrastrutture italiane, comode e facilmente raggiungibili.

Cosa volete che contino le proteste di qualche sindaco calabrese preoccupato per le possibili conseguenze di queste operazioni di carico e scarico di gas velenosi.

Facile pensare che Obama abbia ordinato di andare ad insabbiare in tutto al largo della Calabria, una zona fuori da ogni controllo dove già sono state scaricate in mare varie navi di veleni, come accaduto anni fa al largo di Amantea senza che ci siano state proteste e prese di posizione da parte di esponenti politici italiani.

Dall’altra parte della penisola, quasi di fronte alle coste pugliesi, poco più in là nel Mediterraneo,  dalla Grecia, mitica terra di antiche civiltà,  non si possono sentire le grida di disperazione dei cittadini greci stretti nella crisi e privi di riscaldamento, combustibile  e trasporto locale, causa la stretta attuata dalla inflessibile Troika europea, non si possono vedere gli svenimenti di molti bambini greci in classe, nelle loro scuole, per debolezza e denutrizione, nemmeno si possono contare i tanti malati deceduti negli ospedali e fuori per carenza di medicinali non più forniti agli ospedali visto che non pagano i conti delle case farmaceutiche. Queste cattive notizie i giornali italiani e le TV preferiscono non trasmetterle forse per non turbare i sogni “europeisti” di coloro che hanno prestato ascolto ai tribuni di casa nostra che ci parlavano dell’Europa della “solidarietà e delle comuni risorse”.

I cittadini greci avrebbero voluto tanto conoscere questa “solidarietà” e “comunanza di risorse”  da parte della Germania e dalla Troika di Bruxelles ma non gli è stato possibile sperimentarla. Forse con noi italiani, se dovessimo trovarci a mal partito, le cose saranno diverse, saremo certo meglio considerati, soprattutto dai tedeschi, non siamo forse quelli che li abbiamo aiutati e sostenuti a suo tempo nella riunificazione delle due Germanie? Il vecchio Giulio Andreotti, contrario alla riunificazione, lo avevo detto: “amo così tanto la Germania che preferisco che ve ne siano due”.

Noi italiani siamo anche quelli dell’8 Settembre che, in piena guerra, cambiammo il fronte voltando le spalle alla Germania e passando armi e bagagli con gli alleati. In fondo noi italiani avevamo indicato loro la strada da percorrere ma loro, si è visto, per la loro cocciutaggine, non ci hanno voluto seguire.
I nostri alleati e soci germanici  non si scordano e, quando sarà il momento, sapranno certo  come ripagare l’Italia per la comune solidarietà europea, non ne dubitiamo.

Nel frattempo da Lampedusa, nonostante la cattiva stagione, arrivano a frotte le masse di immigrati, speranzosi di trovare casa e lavoro in Italia, almeno quelli onesti, gli altri facili prede e case da svaligiare. Lo ha promesso la Kyenge, che ci sarà accoglienza, case e lavoro per tutti. Lo aveva confermato la Boldrini che l’accoglienza sarebbe stata incondizionata, la stessa Commissione Europea ce lo ricorda di continuo: dovete accogliere ancora almeno altri 550.000 rifugiati.

Per facilitare le cose si è abolito il reato di “clandestinità”, quello della famigerata legge Bossi Fini e questo significherà frontiere aperte a tutti senza distinzione. In arrivo molti dal Nord Africa dove, le tanto strombazzate “primavere arabe”, non hanno dato gli effetti sperati ma hanno consentito in alcuni casi un cambio di regime più favorevole agli interessi occidentali.

Perché ostacolare questo flusso quando l’interesse delle grandi centrali di potere è proprio quello di rendere il mercato italiano sempre più omologato, abolire ogni identità culturale e creare una popolazione sempre più “meticcia”, adattabile  come mano d’opera a basso costo,base di consenso elettorale per i partiti collegati con la finanza e l’Europa di Bruxelles e Francoforte.

Si è trovata la brillante soluzione di inviare le navi della Marina Militare a prelevare i barconi dei migranti anche in acque libiche, perché non mettere direttamente un servizio di traghetti? Letta e la Kyenge sembra che ci stiano già pensando.

Una volta risolto il rebus della legge elettorale anche a questo problema verrà data soluzione.


Luciano Lago


Fonte: Controinformazione.info
http://www.stampalibera.com/?p=70569

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