In questi giorni l’attenzione di tutti i media è concentrata a Roma
nei palazzi della politica dove continuano le sceneggiate tra Renzi,
Cuperlo, Fassina e gli altri dirigenti del PD (mi dimetto, non ci
sto…..Fassina chi? Sono offeso e me ne vado, ciao!…,ecc.), dove si
discute e ci si divide sulla nuova legge elettorale, in pratica si deve
decidere come si eleggerà e come sarà composto il nuovo governo dei
“camerieri” della grande finanza e, fra Letta e Renzi, ci si contenderà
il posto di “capo cameriere”, di colui cioè che andrà a prendere le
direttive dei piatti da servire in tavola dai “grandi cuochi” di
Bruxelles e di Francoforte.
Sappiamo già che sarà un “piatto unico” a prescindere da chi lo servirà,
composto da “pietanze molto amare” per gli italiani quali tagli alla
spesa pubblica, tagli ai servizi sociali, ai salari dei dipendenti
pubblici, insegnanti, infermieri, dipendenti trasporto, ospedali, ecc.
(con l’eccezione delle caste e corporazioni garantite), limiti alle
spese per pensioni ed assistenza, imposte e tasse sul risparmio dei
cittadini.
Un piatto che sarà condito con le ricette obbligatorie della BCE e
del FMI che dovranno intervenire per consentire allo Stato italiano di
versare altri 75 miliardi nel fondo salva banche (MS/ESM) e tagliare di
50 miliardi all’anno la spesa pubblica per rientrare nei vincoli imposti
dal “Fiscal Compact”. Risorse che saranno date a prestito dietro
interessi allo Stato italiano per ulteriormente indebitare questo e
renderlo totalmente dipendente dalle centrali della grande finanza. Una
forma di “cappio al collo” dello stesso tipo che sta sperimentando la
Grecia.
Stranamente in Italia si discute di tutto, dei massimi sistemi, di leggi
e di bizantinismi, di quale sia il più adatto ma non sembra che ci sia
interesse sostanziale a verificare quali siano le ricette economiche
che saranno adottate, a prescindere dai risultati elettorali. Sembra
quasi che alle discussioni si avverta la presenza di un “convitato di
pietra” che non parla, non si esprime ma rimane a guardare il tanto
affanno dei politici italiani dal volto nuovo, sicuro di dover presto
intervenire e rimettere tutti “all’ordine”.
Il che significa che arriverà il momento del “basta con le
chiacchiere”,ci diranno, “adottate pure il sistema che meglio vi pare ma
le ricette del menù ve le diamo noi e siete obbligati a rispettarle”.
Il tutto detto con l’inflessibile accento germanico che i nostri padri e
nonni avevano già conosciuto negli anni dal ’43 al ’45.
Intanto a poca distanza dalle nostre coste,
gli avvenimenti intorno a noi dovrebbero aprire gli occhi degli italiani
su quale sarà il prossimo drammatico futuro di questo paese.
Al largo delle coste della Calabria arrivano gli effetti del conflitto
in Siria, quel conflitto che non aveva molto spazio sui media se non per
far credere che ci fosse anche lì una “primavera siriana”, un conflitto
che la maggior parte dei cittadini italiani sentiva come un qualche
cosa di lontano ed estraneo ai nostri interessi. Gli effetti di questo
si manifestano adesso sotto forma di navi cariche del gas letale
prelevato dai magazzini siriani del regime di Assad e caricato su navi
internazionali, che attraccheranno nel porto calabrese di Gioia Tauro.
Una operazione decisa sulle teste di sindaci ed amministratori calabresi
in totale disprezzo della possibilità di dissenso. D’altra parte anche
in Albania, dove in un primo tempo era destinato il carico, avevano
rifiutato di farsi carico del problema. Si sa che l’Italia, essendo un
sub colonia, conta meno e dell’Albania ed il comando USA dell’operazione
non ha esitato a servirsi delle infrastrutture italiane, comode e
facilmente raggiungibili.
Cosa volete che contino le proteste di qualche sindaco calabrese
preoccupato per le possibili conseguenze di queste operazioni di carico e
scarico di gas velenosi.
Facile pensare che Obama abbia ordinato di andare ad insabbiare in tutto
al largo della Calabria, una zona fuori da ogni controllo dove già sono
state scaricate in mare varie navi di veleni, come accaduto anni fa al
largo di Amantea senza che ci siano state proteste e prese di posizione
da parte di esponenti politici italiani.
Dall’altra parte della penisola, quasi di fronte alle coste pugliesi,
poco più in là nel Mediterraneo, dalla Grecia, mitica terra di antiche
civiltà, non si possono sentire le grida di disperazione dei cittadini
greci stretti nella crisi e privi di riscaldamento, combustibile e
trasporto locale, causa la stretta attuata dalla inflessibile Troika
europea, non si possono vedere gli svenimenti di molti bambini greci in
classe, nelle loro scuole, per debolezza e denutrizione, nemmeno si
possono contare i tanti malati deceduti negli ospedali e fuori per
carenza di medicinali non più forniti agli ospedali visto che non pagano
i conti delle case farmaceutiche. Queste cattive notizie i giornali
italiani e le TV preferiscono non trasmetterle forse per non turbare i
sogni “europeisti” di coloro che hanno prestato ascolto ai tribuni di
casa nostra che ci parlavano dell’Europa della “solidarietà e delle
comuni risorse”.
I cittadini greci avrebbero voluto tanto conoscere questa “solidarietà” e
“comunanza di risorse” da parte della Germania e dalla Troika di
Bruxelles ma non gli è stato possibile sperimentarla. Forse con noi
italiani, se dovessimo trovarci a mal partito, le cose saranno diverse,
saremo certo meglio considerati, soprattutto dai tedeschi, non siamo
forse quelli che li abbiamo aiutati e sostenuti a suo tempo nella
riunificazione delle due Germanie? Il vecchio Giulio Andreotti,
contrario alla riunificazione, lo avevo detto: “amo così tanto la
Germania che preferisco che ve ne siano due”.
Noi italiani siamo anche quelli dell’8 Settembre che, in piena guerra,
cambiammo il fronte voltando le spalle alla Germania e passando armi e
bagagli con gli alleati. In fondo noi italiani avevamo indicato loro la
strada da percorrere ma loro, si è visto, per la loro cocciutaggine, non
ci hanno voluto seguire.
I nostri alleati e soci germanici non si scordano e, quando sarà il
momento, sapranno certo come ripagare l’Italia per la comune
solidarietà europea, non ne dubitiamo.
Nel frattempo da Lampedusa, nonostante la cattiva stagione, arrivano a
frotte le masse di immigrati, speranzosi di trovare casa e lavoro in
Italia, almeno quelli onesti, gli altri facili prede e case da
svaligiare. Lo ha promesso la Kyenge, che ci sarà accoglienza, case e lavoro per tutti. Lo aveva confermato la Boldrini che l’accoglienza
sarebbe stata incondizionata, la stessa Commissione Europea ce lo
ricorda di continuo: dovete accogliere ancora almeno altri 550.000
rifugiati.
Per facilitare le cose si è abolito il reato di “clandestinità”, quello
della famigerata legge Bossi Fini e questo significherà frontiere aperte
a tutti senza distinzione. In arrivo molti dal Nord Africa dove, le
tanto strombazzate “primavere arabe”, non hanno dato gli effetti sperati
ma hanno consentito in alcuni casi un cambio di regime più favorevole
agli interessi occidentali.
Perché ostacolare questo flusso quando l’interesse delle grandi centrali
di potere è proprio quello di rendere il mercato italiano sempre più
omologato, abolire ogni identità culturale e creare una popolazione
sempre più “meticcia”, adattabile come mano d’opera a basso costo,base
di consenso elettorale per i partiti collegati con la finanza e l’Europa
di Bruxelles e Francoforte.
Si è trovata la brillante soluzione di inviare le navi della Marina
Militare a prelevare i barconi dei migranti anche in acque libiche,
perché non mettere direttamente un servizio di traghetti? Letta e la
Kyenge sembra che ci stiano già pensando.
Una volta risolto il rebus della legge elettorale anche a questo problema verrà data soluzione.
Luciano Lago
Fonte: Controinformazione.info
http://www.stampalibera.com/?p=70569
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