Alla luce dei sempre più frequenti abusi del Trattamento Sanitario Obbligatorio per fini politici e di convenienza, sono in molti a chiederne a gran voce l’abolizione
L’infelice dichiarazione (da molti ingenuamente interpretata come una battuta) pronunciata da Matteo Renzi a Ballarò nella puntata del 10 Dicembre, quella con cui l’homo massonicus auspicava un Trattamento Sanitario Obbligatorio per tutti coloro che denunciano il problema delle scie chimiche, non può non farci riflettere su un problema serio e drammatico, su quello che, di fatto, è divenuto uno dei più comuni strumenti di repressione del libero pensiero nelle mani del potere.
Alcuni commentatori hanno ipotizzato che Renzi, nel tentativo di legittimarsi agli occhi del proprio elettorato come leader di quello che molti si dimenticano essere l’erede del più grande partito comunista dell’Occidente, abbia voluto senz’altro rievocare, con questa sua uscita, il modello sovietico degli anni più bui, quando tutti i dissidenti in Russia venivano internati nelle strutture psichiatriche (se non direttamente nei gulag) in quanto “nemici del popolo”.
Ma, a prescindere dalle reali intenzioni del pupazzo della Mc Kinsey, quello del TSO è e resta uno dei problemi più seri e sottovalutati dall’opinione pubblica nel nostro Paese. Anche molti autorevoli psichiatri riengono infatti che esso abbia perso da tempo la sua presunta valenza “terapeutica”, per trasformarsi con sempre maggiore frequenza in uno strumento di coercizione e di deliberata repressione del dissenso. Tanto che, nonostante il totale disinteressamento della nostra classe politica, ci sono associazioni di medici e organizzazioni per la tutela dei diritti civili che ne chiedono a gran voce l’abolizione, denunciandone, oltre agli aspetti inumani e coercitivi, i sempre più frequenti abusi per motivi tutt’altro che “psichiatrici”. Esistono infatti a riguardo migliaia di denunce e cause penali in corso.
Il T.S.O. è regolamentato in Italia dal II° comma della Legge 180 (Legge Basaglia). In applicazione di tale comma, il progetto-obiettivo 1994-96 attribuisce alla figura del Sindaco la facoltà di emanare il provvedimento, cioè di decretare che una persona sia sottoposta a cure psichiatriche contro la sua volontа, normalmente attraverso il ricovero presso i reparti di Psichiatria degli ospedali generali (SPDC, Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura).
In alcune zone del nostro Paese è uso consolidato attuare il T.S.O., oltre che nei reparti psichiatrici, anche presso il domicilio della persona. Ma in linea generale e nella stragrande maggioranza dei casi il provvedimento di T.S.O. si risolve nell’accompagnamento coatto, tramite i vigili urbani, presso i reparti psichiatrici.
La legge regola due diversi provvedimenti di coercizione: l’A.S.O. (Accertamento Sanitario Obbligatorio) e il T.S.O. (trattamento sanitario obbligatorio).
Il Sindaco può emanare l'ordinanza di T.S.O. nei confronti di un libero cittadino in presenza di due certificazioni mediche che attestino che:
- 1. la persona si trova in una situazione di alterazione tale da necessitare urgenti interventi terapeutici;
- 2. gli interventi proposti vengono rifiutati;
- 3. non è possibile adottare tempestive misure extraospedaliere.
Secondo quanto denunciato da Marco Della Luna e Paolo Cioni nel loro saggio Euroschiavi, “La Legge Basaglia, con tutta la campagna “culturale” e politica che l’ha preparata e accompagnata, è stata una operazione propagandistica in favore dei pubblici amministratori, dei burocrati, dei tecnici, dei politici e della partitocrazia nella sanità, soggetti che essa ha, in buona parte, deresponsabilizzato rispetto al loro fallimento”.
Come denunciano sempre Cioni e Della Luna, la situazione dei manicomi prima della riforma Basaglia era notoriamente deplorevole, ma, se andiamo a esaminare tecnicamente la normativa vigente allora e quella vigente oggi, scopriremo che le cause di quel degrado e di quegli eccessi non sono assolutamente da attribuire alla normativa previgente. Essa era, infatti, una normativa assai precisa e garantista, molto più della Legge Basaglia. La soluzione più logica avrebbe dovuto essere una moralizzazione ed una riorganizzazione dell’apparato amministrativo e burocratico, vero responsabile del diffuso degrado e degli abusi, al fine di far applicare meglio le normative vigenti. Non quindi l’abolire i manicomi e mettere fuori da essi persone sovente pericolose per sé o per gli altri, oppure incapaci di badare a sé stesse. E soprattutto non si doveva scaricarle sulla collettività e sulle famiglie, affidandole alla gestione di un apparato amministrativo che già aveva dato prova di sé e che si sapeva essere del tutto impreparato e inadeguato.
Ma, pur vedendo che la burocrazia, gli amministratori ed i politici gestivano in modo pessimo ed indecente la problematica psichiatrica e che questo problema diveniva scottante, anziché intervenire correttamente sull’apparato politico-burocratico-amministrativo della Psichiatria, per far sì che essa svolgesse correttamente il proprio compito, si è fatto l’opposto: lo si è sgravato da ogni responsabilità giuridica (“non c’è più il compito, quindi non c’è più il fallimento; non c’è più la follia, quindi tutto deve rientrare nel sociale, tutti sono colpevoli”), chiudendo le strutture e dando la colpa della situazione alle leggi. In Italia, infatti, ha sempre fatto comodo pensare che la colpa sia delle leggi in sé piuttosto di chi non le applica. Ed è per questo che le leggi nel nostro Paese vengono cambiate con estrema facilità e disinvoltura. È infatti più comodo e conveniente per i politici cambiare una legge, con interminabili sedute parlamentari, piuttosto che adoperarsi affinché i vari apparati dello Stato la facciano applicare.
Ma il fatto ancor più grave è che la Legge Basaglia non è stata, come ha voluto far credere, un’operazione di garantismo a tutela della libertà dei malati. Come dimostrano sempre Cioni e Della Luna, infatti, la legge precedente era assai più garantista, prescrivendo requisiti più precisi e procedure più attente per il ricovero coatto del malato di mente. Essa aveva infatti un preciso e limitativo criterio, previsto dal suo art. 1: “Debbono essere custodite e curate nei manicomi le persone affette per qualunque causa da alienazione mentale quando siano pericolose a sé o agli altri o riescano di pubblico scandalo e non siano e non possano essere convenientemente custodite e curate fuorché nei manicomi”.
Era quindi prescritta l’indicazione analitica, specifica e asseverata dei comportamenti pericolosi e delle ragioni per cui si riteneva necessario il ricovero, con garanzie di indipendenza del medico proponente.
Per contro, la Legge 180 oggi in vigore si accontenta, vagamente, di “alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici”, lasciando tutto alla descrizione e all’improvvisazione del Sindaco e degli psichiatri delle ASL, senza responsabilizzarli circa il serio accertamento dei presupposti.
I riformatori si vantano di aver tolto dalla legge il concetto di “pericolosità”, ma nessuno rileva mai quanto abbiano ampliato il potere politico in questa materia, esentando al contempo i soggetti decisori dalle loro responsabilità.
In sintesi, data la vaghezza della legge e dei requisiti da essa previsti, nel contesto normativo attuale chiunque potrebbe essere sottoposto ad un T.S.O.!!!
E i fatti (e le migliaia di denunce) dimostrano come questa pratica venga sempre più spesso utilizzata per neutralizzare e screditare persone scomode e non allineate, mettendo ancor più la Psichiatria al servizio del potere politico ed economico.
Il T.S.O., già di per sé definito da Thomas Szasz (studioso di Psichiatria e Scienze Umane, professore emerito di Psichiatria all’Università di New York e autore di opere fondamentali per la moderna Psichiatria) “un crimine contro l’umanità”, nelle mani del potere politico è oggi a tutti gli effetti un sequestro di persona legalizzato che impone a chi lo subisce l’assunzione coatta di farmaci gravemente dannosi per il fisico e per la psiche, spesso somministrati a esseri umani legati al letto di contenzione.
Potrei citare centinaia di casi di abuso del T.S.O. da parte di Sindaci o di psichiatri collusi con gli interessi politici ed affaristici delle amministrazioni. Basti ricordare il caso, finito nel 2008 su tutti i giornali, di un pensionato settantenne di Scandicci (perfettamente lucido e mai stato affetto da alcun disturbo mentale) costretto al T.S.O. perché si opponeva allo sgombero della propria casa, che il Sindaco aveva deciso di demolire per far posto al passaggio di un’autostrada.
Oppure il caso di quel biologo, responsabile del laboratorio del centro trapianti di un’importante ASL della Toscana, che aveva denunciato il Presidente della suastessa ASL per reati contro la pubblica amministrazione. Due giorni dopo la sua denuncia è stato prelevato a forza e costretto a un T.S.O. d’urgenza nell’ospedale di un’altra ASL nel cui ambito non risiedeva, e tutto questo per limitare i problemi politici posti dalla sua denuncia.
Per non parlare di episodi, molto più recenti, di T.S.O. applicati nei confronti di persone che avevano denunciato altre gravi irregolarità della politica e del sistema bancario. Tutti casi ben noti e documentati.
Ecco perchè non prendo alla leggera e non sottovaluto le gravi affermazioni che un Sindaco come Matteo Renzi si prende la libertà di fare nel contesto di un programma televisivo seguito da milioni di telespettatori. Residendo malauguratamente nel Comune da questo soggetto amministrato, piuttosto che rischiare un T.S.O. da costui, preferirei emigrare sulle montagne dell’Azerbaijan o nelle steppe del Kasakistan!
Nicola Bizzi
fonte: http://www.signoraggio.it/il-t-s-o-unarma-nelle-mani-del-potere-politico-ed-economico/
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