Quello che sta avvenendo in Ucraina, assomiglia più alla repressione dittatoriale della volontà popolare che ad una decisa intenzione di instaurare la stabilità politica e sociale del paese.
Cos'è successo da un mese a questa parte?
Il Bacino del Donec, noto anche come Donbass o Donbas, una regione storica, economica e culturale corrispondente facente parte dell'odierna Ucraina.
Come la Crimea, ex regione dell'Ucraina ora facente parte della Federazione Russa, questa regione è a maggioranza di origine russa e russofona di conseguenza, a seguito dell'instaurarsi del provvisorio governo di Kiev, la popolazione di questa regione al momento facente ancora parte dell'Ucraina, è insorta chiedendo di indire un referendum come avvenuto in Crimea, per entrare legalmente a far parte della Federazione Russa.
Centinaia di persone a favore della causa tra cui anche le autorità locali si sono mobilitate prendendo in mano la situazione, armandosi in vista del rischio di rappresaglie armate dell'esercito di Kiev, e stanno cercando di difendere la regione in caso di intervento con la forza.
Non solo questa regione si è risvegliata preoccupata per il proprio futuro.
Kharkov, Donetsk, Lugansk, Odessa e Luhansk tutte con una vasta maggioranza russofona si sono alzate in piedi anch'esse mobilitandosi a favore della Federazione Russa di cui vogliono entrare a far parte, questa situazione ormai perdura da oltre un mese, specialmente dopo l'esempio che la Russia ha dato difendendo la regione della Crimea, la cui popolazione è anche qui enormemente in maggioranza russa.
Quello che è nell'interesse della Federazione Russa, è l'incolumità dei suoi cittadini nella regione, esattamente come ha fatto nella regione della Crimea, dopo la strage di Maidan, portata avanti da personaggi a favore dell'Unione Europea, mobilitando una minima parte dell'esercito russo attorno ai confini regionali, per proteggerli da attacchi esterni.
Non così fortunata è stata di recente Slaviansk, dove di recente l'intervento della forze speciali ucraine è sfociato in una strage di 7 russofoni che erano in mobilitazione.
Il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, per la prima volta ha dichiarato apertamente che Mosca prenderà in considerazione gli attacchi contro cittadini russi come un attacco alla Russia.
"Se riceveremo un attacco, ovviamente, risponderemo ad esso. Se hanno violato i nostri interessi legittimi violando gli interessi dei cittadini russi, come è accaduto nell’Ossezia del Sud, non vedo altra scelta che rispondere in conformità con le norme del diritto internazionale.", ha dichiarato Lavrov in un'intervista di oggi al canale russo in lingua inglese Russia Today.Il Ministro degli Esteri Lavrov ha parlato della crisi in Ucraina e delle possibili risposte di Mosca all’escalation da parte dell’amministrazione statunitense.
Sergej Lavrov, inoltre, non ha nascosto il fatto che la pazienza di Mosca è al limite ora che è diventato chiaro che "il protettorato di Kiev" è supervisionato direttamente da Washington.
La Russia "vuole la terza guerra mondiale", sostiene il premier ucraino ad interim, Arseni Iatseniuk, citato da Interfax.
"Tentativi di aggressione militare sul territorio ucraino da parte della Russia - ha detto Iatseniuk - porteranno a un conflitto armato nello spazio europeo. Il mondo non ha dimenticato la seconda guerra mondiale e la Russia vuole già iniziare la terza. Tutta la responsabilità per l'aggressione sul territorio ucraino e per la minaccia alla stabilità e alla sicurezza internazionali - ha concluso il premier ucraino - è della Russia". Poco prima il ministro dell'Interno di Kiev, Arsen Avakov aveva annunciato che l'operazione militare contro i filorussi "prosegue" nel sud-est dell'Ucraina. "I terroristi (così il governo di Kiev definisce gli insorti, ndr) hanno interesse a stare sul chi vive 24 ore su 24 - ha detto Avakov -, la popolazione pacifica non ha nulla da temere".
Sembra che l'attuale provvisorio premier ucraino, non si sia reso conto del fatto che "i terroristi" da lui definiti tali, altro non sono che la mobilitazione della volontà popolare della regione, di conseguenza aprire il fuoco su chi protesta una volontà unanime, come quella di seguire l'esempio della Crimea, altro non è che una repressione nel sangue.
Ulteriore considerazione va fatta alle parole che accusano il presidente russo di volere la Terza Guerra Mondiale, sembra più che l'attuale visione del presidente sia più mossa da pregiudizi e fango nei confronti della Federazione Russa e del suo presidente, che da reali fattori politici, di conseguenza il suo comportamento lo fa apparire in confronto al suo predecessore un incompetente che usa il fango e le armi per mettere a tacere quello che gli chiedono le popolazioni delle regioni a est dell'Ucraina.
Quasi a sottolineare questo fatto sembra che l'Ucraina stessa, sotto la sua influenza condizionata a sua volta dalle visioni politiche di Washington e Unione Europea, si stia frammentando.
Da quando le nuove autorità di Kiev hanno gettato il Paese nel caos, i vicini sempre più insistentemente cominciano a muovere le proprie rivendicazioni territoriali in Ucraina. Ne ha, in particolare, la Romania. Recentemente, i rumeni che vivono in Transcarpazia parlano sempre di più del desiderio di creare un’autonomia all'interno dell'Ucraina. Negli insediamenti della regione di Chernivtsi vengono distribuiti volantini con su scritto "Qui è Romania".
Il Presidente rumeno Traian Basescu non nasconde il fatto che il suo Stato distribuisca passaporti ai residenti della Bucovina e della regione di Odessa. Secondo alcuni rapporti, i passaporti rumeni sono già stati ottenuti da circa l'80% dei residenti ucraini di etnia rumena.
Parliamo di oltre un centinaio di migliaia di persone. La ragione di questo comportamento da parte di Bucarest è la discriminazione delle minoranze nazionali che vivono in Ucraina e perpetrata dalle nuove autorità di Kiev, dice l'Esperto dell'Istituto Internazionale di studi umanistici e politici Vladimir Brueter.
Di conseguenza chi attribuisce la "mano di Mosca" a quanto sta avvenendo nell'est dell'Ucraina è in realtà il vero responsabile diretto o indiretto del danno che ha portato a questo paese.
Dopo la strage perpetrata da Kiev, infatti, l'esercito russo ha cominciato ad avvicinarsi ai confini della regione ad est dando inizio ad esercitazioni militari.
Il governo di Kiev in risposta ha dato alla Russia 48 ore di tempo per spiegare nel dettaglio le esercitazioni militari che sta effettuando vicino al confine con l’Ucraina.
Fa quasi ironia: se in una regione composta in maggioranza da cittadini russi e russofoni manifesta la propria volontà di entrare a far parte della Federazione Russa, succede una strage di questi da parte del governo di cui non vogliono far parte, quale sarà la motivazione di tali esercitazioni se non quella di intervenire per garantire la tutela dei propri concittadini?
Dovrebbe essere il realtà il governo di Kiev che dovrebbe cercare di allentare le tensioni e porgere le proprie scuse e omaggi alle famiglie delle vittime.
Se non venivano mobilitate la forze speciali dell'esercito ucraino per reprimere le manifestazioni tutto questo si sarebbe tranquillamente potuto evitare.
In tal caso se una strage simile si ripetesse e l'esercito russo intervenisse per porre fine alla trincea di sangue, l'unica responsabilità sarebbe dell'attuale governo ucraino che in un certo senso "se la è cercata".
Una ricostruzione interessante, anche se un po vecchia, circa la mentalità della popolazione che abita in queste regioni in maggioranza russofone, ci fa capire quali sono le reali intenzioni di chi come il governo di Kiev vuole reprimere con la forza:
"Nei i villaggi carboniferi russofoni gli echi della protesta di piazza Maidan a Kiev arrivano flebili e non sortiscono risultato alcuno, se non indifferenza e talvolta astio: mai, in oltre vent’anni di indipendenza, è stata così enorme la distanza tra le regioni occidentali e quelle centro- sudorientali dell’Ucraina, tanto da mettere a rischio l’unità stessa del Paese. Da queste parti ormai non è un mistero che se il presidente Yanukovic, che qui ha il suo feudo elettorale, dovesse capitolare e cedere il potere agli “europeisti”, la secessione delle regioni russofone da Kiev sarebbe inevitabile: i movimenti pan-russi di Sebastopoli, di Lushansk, di Donetsk (dove la lingua russa è parlata da oltre il 90 per cento della popolazione) hanno già pronta la dichiarazione di autodeterminazione delle oblast’ centrali e sudorientali ucraine, che confluirebbero nella federazione della Piccola Russia, o Malorossija.
A queste latitudini gli “europeisti” hanno poca voce in capitolo. Sono una minoranza sparuta, e temono per la loro sicurezza quando tengono i loro discorsi sulla democrazia e la libertà. I russofoni sono in maggioranza schiacciante, e l’Europa non la vogliono. Sottolineano come mentre loro stiano a spaccarsi la schiena nelle miniere, gli “europeisti” rimangano a bivaccare per la distruzione dell’Ucraina. “Dovrebbero sgombrare con la forza la piazza Maidan e obbligare quei perditempo a lavorare”, è la frase più ricorrente che capita di sentire in giro. Il lavoro, una merce rara che l’ingresso di Kiev nell’Ue potrebbe rendere ancor più introvabile: gli abitanti di questi villaggi sanno bene che a beneficiare dell’area di libero scambio sarebbero solo le regioni occidentali, quelle al confine con la Polonia, mentre nell’Est del Paese, quello dei bacini carboniferi e degli impianti siderurgici, l’assenza di un apparato produttivo minimamente competitivo significherebbe scivolare ancor di più lungo il crinale della miseria."
Il 25 aprile 2014 dalla Repubblica Popolare di Donetsk, al Direttore della Pravda. Ru è venuto arrivato un'appello al popolo russo ", per l'intera civiltà slava" che abbiamo ritenuto dovere di pubblicare per intero.
"Amici Fratelli Compagni e seguaci.
Dopo aver preso il potere in Ucraina, i neo-nazisti e i loro curatori americani sono entrati contro la regione civile di Donbass e la sua gente in questa guerra, la gente muore ogni giorno - dalle pallottole dei cecchini mercenari stranieri dal bombardamento di elicotteri, per mano di agguati dei militanti del "settore destro," dai carri armati e APC, siamo disarmati che bloccano la strada con attrezzature pesanti nelle città e nei villaggi pacifici del nostro paese - Donbass.
In questa guerra senza pietà vengono sterminati i dissidenti rapiti nelle strade, gettati nei sotterranei della SBU, come è stato nella Gestapo nazista.
Gli attivisti della resistenza di Donbass vengono torturati, picchiati e umiliati.
I loro parenti, madri, padri, sorelle - vengono prelevati dalle loro case come ostaggi al fine di spezzare la volontà di resistere, di intimidire, in ginocchio.
In questa guerra, per noi, il bacino del Don e la sua gente, non ci sarà nessuna pietà. Lo scopo dei nuovi nazisti - questo sterminio indisciplinato e rivolgendosi ad altri schiavi senza diritti.
Contro Donbass, la Repubblica Popolare di Donetsk e la Repubblica popolare di Lugansk è un'operazione punitiva.
Gli occupanti - l'esercito ucraino, mercenari stranieri, forze speciali e del Ministero degli Affari Interni della SBU, eserciti privati oligarchi militanti Bandera - sono in collusione con tutti i parlamentari e politici locali e Kiev.
Donbass sanguina, ma non si arrende.
Slavyansk è diventata la nostra fortezza di Brest.
La persistenza e il coraggio personale a Slavyantsi è un esempio di eroismo per tutto il mondo slavo.
Russia, Bielorussia, Serbia - ascoltate la voce del Donbass. Chiediamo il vostro aiuto. Chiediamo l'intero mondo civilizzato - aprite gli occhi! Mente aperta! Fermate il bagno di sangue! Noi Donbass, vogliamo un referendum, dove ognuno può esprimere le proprie opinioni su come viviamo.
Chiediamo di introdurre le forze di pace per fare la loro scelta senza terrore e violenza perpetrati dai nazisti e dai mercenari, senza la dittatura negli Stati Uniti e l'Europa.
Donbass spera per voi - compagni slavi. La nostra forza - nella fede, verità e l'unità. Da tempo immemorabile, ci siamo ritrovati fianco a fianco contro i nemici comuni. Abbiamo combattuto insieme ed abbiamo vinto. Vinceremo ora. Se siamo uniti e ricordiamo chi siamo. Dio è con noi e la Patria ".Nel frattempo cosa stanno facendo gli Stati Uniti?
Dopo l'ultimatum di Kiev a Mosca, il segretario di Stato americano, John Kerry, interviene nuovamente sulla crisi ucraina, e avverte il Cremlino che "la finestra per la Russia per cambiare corso si sta chiudendo". Il mondo, spiega il capo della diplomazia Usa, "è unito e pronto ad agire contro la Russia sull'Ucraina. Mosca deve ora scegliere".
In realtà come è stato ampiamente spiegato in precedenza ad appoggiare ancora le politiche degli Stati Uniti non sono rimasti più molti stati, (vedi qui) di conseguenza sembra strano a dirlo, ma le minacce di John Kerry sono gli ultimi sussulti di una nazione assai molto indebolita dalla presidenza di Obama e allo stesso modo è necessario condannare chi compie stragi per placare la volontà popolare, ciò sui cui si basa la democrazia, e non chi la favorisce senza finora aver mai sparato un colpo come la Russia sul caso della Crimea.
Sembra strano dirlo ma finora nonostante le ripetute minacce degli Stati Uniti, dell'Unione Europea e del governo di Kiev, la Federazione Russa è l'unica a non aver ancora causato morti nella crisi ucraina.
Fonti:
http://it.wikipedia.org/wiki/Bacino_del_Donec
http://www.lanuovabq.it/mobile/articoli-ucraina-i-primi-fuochi-di-una-guerra-civile-8970.htm#.U1qHXvl_vgM
http://aurorasito.wordpress.com/tag/donbass/
http://vladimirputinitalianfanclub.blogspot.it/2014/04/lavrov-attaccare-i-cittadini-russi.html
http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/europa/2014/04/25/ucraina-kerryrussia-non-mantiene-patti_b024e2e7-6c8b-4a26-8a55-28599ccbc64c.html
http://www.ilnord.it
http://www.imolaoggi.it/2014/04/24/ucraina-ultimatum-a-mosca-48-ore-per-spiegare-esercitazioni/
http://www.pravda.ru/news/world/formerussr/ukraine/25-04-2014/1205775-donetsk-0/
http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/2014/notizia/kerry-avverte-mosca-mondo-unito_2041091.shtml
http://expianetadidio.blogspot.it/2014/04/assassini-e-popoli.html
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