«Si dice che la crisi e la guerra
servano al sistema capitalista per ridurre le capacità produttive in
eccesso, anche quando si presenta un “eccesso” di capitale umano».
Stefano Porcari, su “Contropiano”, commenta così l’ultimo report del Fmi,
secondo cui la nostra vita media è diventata troppo lunga, e quindi
troppo onerosa: la crescente longevità rende i sistemi pensionistici
sempre più costosi e questo produce un impatto negativo sui conti
pubblici. L’analisi del Fondo Monetario Internazionale è contenuta nel
“Global Financial Stability Report” 2014.
In particolare colpisce
“l’allarme longevità” del Fmi.
Ma la longevità non dovrebbe essere un indicatore positivo, per una
società sviluppata che si rispetti? Non per il Fondo Monetario, secondo
cui i governi dovrebbero affrettarsi ad “adeguare” i loro sistemi di welfare alzando l’età pensionabile e tagliando le pensioni pubbliche.
«Non è la prima volta che torna su questo tasto, e non è certo un bel segnale», scrive Porcari, commentato il rapporto del Fmi. Secondo il Fondo Monetario – uno dei massimi poteri mondiali – l’impatto dell’allungamento delle aspettative di vita sull’economia
e i conti pubblici degli Stati è profondo e occorre provi rimedio. «Se
nel 2050 la vita media si allungasse di tre anni in più rispetto alle
attese attuali (in linea con la media del passato, peraltro
sottostimata) sarebbero necessarie risorse extra pari all’1-2% annuo del
Pil», scrive il report del Fmi.
«Per le economie avanzate, questo significa per il prossimi 40 anni un
costo totale aggiuntivo pari al 50% del Pil del 2010 (per le economie
emergenti, invece, la stima è pari al 25% del Pil 2010)». I
“suggerimenti” del Fmi ovviamente spingono nella direzione della finanziarizzazione della previdenza e dei sistemi pensionistici.
Oltre all’aumento dell’età pensionabile, preferibilmente collegandola
con meccanismi automatici all’aumento delle aspettative di vita, si
raccomanda l’aumento dei contributi pensionistici o la riduzione dei
benefit, lo “stimolo” verso prodotti finanziari (fondi pensione,
assicurazioni) che tengano a loro volta conto dell’aumento delle
aspettative di vita, nonché «un buon bilanciamento del rischio
determinato dall’aumento delle aspettative di vita fra settore pubblico e
privato», anche se questo rischio, sui mercati finanziari, «va
trasferito dai fondi pensione a soggetti che sono più attrezzati per
gestire, appunto, i rischi finanziari, cioè gli squali dei fondi di
investimento», osserva “Contropiano”, che conclude: prima o poi, si
arriverà addirittura a «ridurre le aspettative generali di vita», per
farla finita, una volta per tutte, con «la jattura della longevità».
fonte: http://www.libreidee.org/2014/04/il-fmi-vivete-troppo-a-lungo-la-pensione-sara-un-lusso/
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