giovedì 24 aprile 2014

Crisi ucraina. Le barbe finte del Cremlino

Evidenze fotografiche mostrano la presenza degli uomini di Putin in Ucraina.

ucraina
 Dobbiamo registrare la presenza di Joe Biden, vicepresidente degli Stati Uniti che, in visita in Ucraina, ha portato il completo appoggio al presidente Turčynov. Nella messa cantata di Kiev Biden, con le mani giunte e incurante della complessità della materia, ha enfatizzato la parola geopolitics, negando l’esistenza di questioni del genere nella regione, affermando invece come tutta l’Ucraina aspiri all’unità e all’indipendenza. Biden ha ribadito che il popolo dell’Ucraina ha il diritto di scegliere il proprio futuro, con ciò dimenticando che questo era già avvenuto nel febbraio del 2010 con l’elezione di Janukovyč. Biden, oltre al pieno appoggio all’Ucraina, ha assicurato che gli Stati Uniti non riconosceranno l’annessione della Crimea alla Russia. 

È chiaro invece che la questione ucraina è molto più complicata di quanto non ammetta lo stesso vice di Obama; oltre che costituire un nodo squisitamente geopolitico, in cui si intrecciano questioni militari, economiche, storiche e nazionali, i fatti ucraini sono l’occasione di un grande scontro propagandistico e sembra che l’Amministrazione americana trovi più difficoltà del previsto. 

Sul fronte delle sanzioni il Financial Times riporta lo scollamento fra le posizioni statunitensi e quelle europee, mentre comincia a serpeggiare sempre maggior delusione fra i supporters dell’Unione Europea a causa dell’inefficacia delle pressioni usate su Putin. Tony Barber, commentatore del FT, spiega come la resistenza autonomista delle zone russofone e l’incapacità di Kiev di portare la calma nelle regioni dell’Est giustifichino proprio le richieste russe di un aggiustamento in senso federale dello stato ucraino.

Nella situazione di stallo generale il piatto forte è la notizia che tutti aspettavano: finalmente gli uomini della Casa Bianca hanno trovato le prove del coinvolgimento diretto delle forze speciali russe nei disordini separatisti ucraini. L’amministrazione Obama ha diffuso le foto che dimostrerebbero la presenza di alcuni soldati di Putin in Georgia nel 2008 e ora in Ucraina. Le foto sono di scarsa qualità e durante la conferenza stampa del Dipartimento di Stato americano la portavoce sembrava non aver convinto i giornalisti della bontà delle proprie informazioni mentre la stessa BBC cautamente informa di non aver potuto controllarne l’autenticità. 

I commenti dei lettori britannici in fondo a queste ultime notizie non mancano di registrare la contraddizione tra il chiedere ai russi di smettere di destabilizzare la regione, togliendo il sostegno agli uomini di Donetsk, e le candide parole di Victoria Nuland – diplomatica americana già nota per aver mandato a quel paese l’Unione Europea durante i fatti di Piazza Maidan. Nei video linkati ai post si vede Nuland informare che dal 1991 gli Stati Uniti hanno speso 5 miliardi di dollari al fine di promuovere la democrazia in Ucraina. È evidente a tutti cosa significhi per gli americani promuovere la democrazia, lo sanno bene anche i venezuelani e non solo.

Silvestro Tucciarone – corrispondente da Cardiff –

fonte: http://www.articolotre.com/2014/04/crisi-ucraina-le-barbe-finte-del-cremlino/

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