La notizia del sito web della rivista Science sulle responsabilità dell’estrazione di petrolio riguardo il terremoto e le scosse successive che colpirono l’Emilia Romagna nel maggio 2012, ha riaperto le polemiche nate pochi giorni dopo il violento sisma che causò alcuni morti e ingenti danni. All’epoca, di fronte alle teorie che si diffondevano su internet, si è subito negato che ci potesse essere qualche responsabilità della fratturazione idraulica (fracking) nel causare terremoti. Il ministero dello Sviluppo Economico disse che non c’era alcuna autorizzazione per questa tecnica, quindi di conseguenza il terremoto avrebbe avuto cause naturali. In realtà l’assenza di autorizzazioni ufficiali non negherebbe un intervento non documentato di questo tipo.
Fu il fisico e blogger Maria Rita D’Orsogna, in un post di giugno 2012 ospitato perfino sul blog di Beppe Grillo, a studiare l’eventuale connessione tra fracking e sisma, descrivendo come trivellazioni e fratturazioni idrauliche causino terremoti anche di una certa entità, soffermandosi in particolare sul ruolo dei pozzi di re-iniezione, dedicati allo stoccaggio delle sostanze utilizzate per l’attività di estrazione, di solito mantenuti ad alta pressione. Una possibilità ricordata anche dal docente di sismologia applicata all’Università della Basilicata Marco Mucciarelli, che ha invece negato il ruolo del fracking nella drammatica esperienza emiliana. Maria Rita D’Orsogna segnalò inoltre nel suo post come di 69 pozzi in Emilia Romagna, destinati ad altro uso, sette sarebbero di re-iniezione e tre di questi sarebbero prossimi all’area dei terremoti del 2012 (Mirandola, Spilamberto, Minerbio).
Tutte strane coincidenze, compresa quella di un anno dopo che trovò il ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato aprire a questa tecnica di fratturazione idraulica, salvo poi fare un passo indietro.
Comunque anche le trivellazioni petrolifere, come sottolineato dalla Commissione Ichese e riportato da Science, possono provocare terremoti. La riconferma è stata data dall’agenzia Bloomberg nel 2013 (http://www.bloomberg.com/news/2013-03-26/oklahoma-earthquake-in-2011-tied-to-wastewater-wells-in-fracking.html) per il sisma di magnitudo 5,7 Richter che colpì l’Oklaoma nel 2011 (negli Stati Uniti è stato riscontrato un aumento di terremoti in aree dove prima non avvenivano, proprio in corrispondenza dell’aumento delle autorizzazioni di estrazione di idrocarburi).
Tornando in Emilia il collegamento risulta sempre più evidente. «Finale dell’Emilia per esempio si troverebbe proprio all’interno di una concessione mineraria per l’estrazione di petrolio e di gas naturale, la concessione Mirandola, ex ENI ceduta da qualche anno alla controllata di Gas Plus Padania Energia (8 pozzi attivi da 9 anni)” scrisse la testata Savonanews. “Altri permessi di ricerca, ma non ancora di estrazione, circondano l’area dello sciame sismico. Sono le concessioni Fantozza, Grattasassi, Bastiglia, Cento, San Vincenzo. C’è infine un’altra concessione in produzione, Recovato (sempre di Gas Plus), che è però un po’ più lontana a sud di Cento».
La Commissione Ichese fu voluta nel 2012 proprio dalla Protezione Civile e dal commissario Vasco Errani, attuale presidente della Regione Emilia Romagna, per scoprire se vi fosse qualche correlazione tra le attività estrattive e i terremoti emiliani. Eppure i contenuti di quel rapporto sono rimasti celati a noi italiani, riuscendo ad avere qualche notizia solo da una rivista internazionale come Science, nonostante lo studio fosse disponibile già da circa un mese.
I dubbi sull’utilizzo di fracking o tecniche similari però rimangono. Delle foto scattate dopo il terremoto mostrarono fuoriuscite di sabbia dal terreno dove si era creata la faglia sismica (http://www.ilpost.it/2012/05/26/le-crepe-causate-dal-terremoto-in-emilia/579839_389505861100784_172757972775575_1146125_263966668_n/). Alcuni lo hanno spiegato semplicemente con la conformazione geologica del terreno della Pianura Padana, spiegando anche come la formazione di piccoli “vulcani di sabbia” sia causata dalla fuoriuscita congiunta di acqua e sabbia granulosa che porta alla liquefazione del terreno. Sarà ancora una volta solo una coincidenza ma l’estrazione tramite fratturazione idraulica consiste proprio nell’utilizzo di una grande quantità di acqua e di uso di materiali granulosi come la sabbia da inserire nelle fessure create, per evitare che si richiudano in assenza della pressione causata dall’acqua.
Forse ci vorrebbe una nuova “commissione Ichese” anche per stabilire la presenza di attività di fracking, a questo punto non autorizzate, anche in Italia.
Emanuele Rigitano
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