giovedì 24 aprile 2014

Fronte unico contro il gas russo?

Fronte unico contro il gas russo?

Giorni fa il premier polacco Donald Tusk ha fatto una dichiarazione dalle pagine di “Financial Times”. Nell’articolo, scritto appositamente per il quotidiano britannico, il capo del governo polacco ha proposto di creare nell’ambito dell’Unione europea una specie di unione energetica, tipo quella bancaria, per ridurre la dipendenza dal gas russo.
 
L’idea dei fornitori alternativi non è nuova. Si ripropone periodicamente e con vario grado di intensità, a seconda dello stato dei rapporti. Certo, gli europei hanno diritto a scegliere i fornitori più convenienti, e Mosca l’ha confermato in diverse occasioni, ribadendo immancabilmente la sua disponibilità a continuare le forniture nel rispetto degli obblighi contrattuali.

Tuttavia oggi, alla luce della situazione in Ucraina, la tensione nei rapporti nei rapporti tra i due più grandi partner economici del continente ha raggiunto livelli altissimi. Su questo sfondo il premier polacco, a qanto pare, ha deciso non solo di risollevare il tema delle forniture alternative, ma di proporre anche la una specie fronte antirusso nel settore del gas. “Qualunque seguito possa avere la crisi in Ucraina, una lezione è chiara: troppa dipendenza dall’energia russa rende l’Europa più debole”, - scrive Tusk.

Una delle proposte del premier polacco prevede la creazione di una struttura europea preposta agli acquisti di gas, alla costruzione dei depositi e allo sviluppo della relativa infrastruttura. Secondo Tusk, l’Unione europea potrebbe finanziare fino al 75% delle spese per la costruzione dei depositi e dei gasdotti nei paesi che più dipendono dalla Russia. Tali paesi sarebbero almeno 10. A proposito, anche la Polonia riceve dalla Russia la maggior parte del gas che consuma. Nel suo articolo Tusk scrive inoltre dell’estrazione di carbone e di shale gas in Europa, e della necessità di cercare i fornitori di gas liquefatto fuori del continente europeo, per esempio, negli USA e in Australia.

Un suo contributo alla costituzione del “blocco antirusso” ha voluto dare anche la Spagna, 
proponendo all’Unione europea di comprare, al posto del gas russo, il metano dell’Algeria che la Spagna compra da parecchi anni. Secondo Salvador Gabarrò Serra, capo della società “Gas Natural Fenosa”, la crisi in Ucraina dà alla Spagna la possibilità di diventare un “portale” del gas. L’idea è attraente, manca solo una piccola cosa: il consenso dell’Algeria e la sua disponibilità ad aumentare le esportazioni e a costruire una rete di gasdotti verso l’Europa attraverso il territorio spagnolo. Da sola la Spagna, stretta nella morsa della crisi finanziaria, non è in grado di finanziare la costruzione dell’infrastruttura. Come anche Varsavia, Madrid fa capire che Bruxelles potrebbe assumersi le spese per la soluzione dei problemi tecnici.

I promotori di queste iniziative sperano che le risposte possano essere date dal vertice UE che si terrà alla fine di giugno a Bruxelles. È previsto che durante il vertice si parlerà della strategia di lungo termine nel settore dell’energia invocata dal Commissario per l’energia Günther Oettinger. Sarà affrontato anche il tema delle forniture alternative e dei depositi di gas. Per quanto riguarda le iniziative di Varsavia e Madrid, l’analista del gruppo finanziario “Brokercreditservice“, Maxim Shein, è abbastana scettico:
In questo caso non si può ragionare in categorie politiche: oggi la Russia ci piace e domani non ci piace, oggi giochiamo con Mosca e domani no. Bisogna pensare alle cose strategiche. Certo, la Spagna può proporre il gas algerino, ma come potrebbe arrivare in Europa? Bisogna stare con i piedi per terra. Una cosa è lanciare idee audaci, e un’altra cosa è tradurle in realtà.
Il professore Max Otte dell’Università di Graz, in Austria, ha una vsione più ampia:
Non si tratta solo del gas, di mezzo c’è il clima in Europa che potrebbe deteriorare sino a trasformarsi in confronto. Le conseguenze potrebbero essere di vario tipo: meno fiducia per l’economia, calo degli investimenti, incertezza del futuro. Questi rischi, congiunturali ed emotivi, sono molto pericolosi.
Sullo sfondo delle iniziative che esortano a creare un’unione energetica contro la Russia, Gazprom ha dichiarato che è disposta ad amentare le forniture di gas in Europa. Ma nel clima di “psicosi russofoba collettiva” – parole di una recente dichiarazione del ministero degli Esteri di Mosca – la voce di Gazprom sarà sentita?

Oleg Severghin 


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