martedì 22 aprile 2014

Obama, Erdogan, i ribelli siriani e la linea rossa


 

Nel 2011, Barack Obama decise l’intervento militare alleato in Libia senza consultare il Congresso. Ad agosto, dopo l’attacco con il gas sarin su Ghuta, sobborgo di Damasco, era pronto a lanciare una nuova compagnia aerea alleata, questa volta per punire il governo siriano per aver attraversato la “linea rossa” che aveva tracciato nel 2012 sull’uso di armi chimiche. Poi, due giorni prima degli attacchi annunciò che avrebbe cercato l’approvazione del Congresso. L’attacco fu rinviato mentre il Congresso si preparava per le audizioni, solo per essere annullate quando Obama accettò l’offerta di Assad di cedere l’arsenale chimico a seguito di un accordo negoziato dalla Russia. 

Perché Obama ritardò e poi mollò l’attacco alla Siria quando non esitò in Libia? La risposta è nello scontro tra coloro che nell’amministrazione erano determinati a far rispettare la linea rossa e i capi militari che pensavano che una guerra fosse ingiustificata e potenzialmente disastrosa. Il motivo del ripensamento di Obama si trova a Porton Down, un laboratorio della difesa nel Wiltshire. I servizi segreti inglesi avevano ricevuto un campione del gas sarin usato dell’attacco del 21 agosto e le analisi dimostrarono che il gas utilizzato non corrispondeva a quello dell’arsenale chimico dell’esercito siriano. Venne rapidamente detto ai capi di Stato maggiore degli Stati Uniti che le le accuse contro la Siria non avrebbero retto. 

La relazione dal Regno Unito confermava i dubbi del Pentagono; i capi di stato maggiore già si preparavano a mettere in guardia Obama sui piani d’attacco su larga scala, con bombardamenti e missile sulle infrastrutture in Siria, che avrebbero causato una grande guerra in Medio Oriente. Perciò, gli ufficiali statunitensi avvertirono all’ultimo minuto il Presidente del loro avviso, infine portand alla cancellazione dell’attacco. Per mesi ci fu grande preoccupazione tra i militari e i capi della comunità d’intelligence, sul ruolo svolto nella guerra dai vicini della Siria, in particolare dalla Turchia. Il primo ministro Recep Erdogan era noto per il suo sostegno ad al-Nusra, una fazione jihadista della ribellione, e ad altri gruppi di insorti islamisti. 
“Sapevamo che c’erano alcuni, nel governo turco“, ha detto un ex-alto ufficiale dell’intelligence statunitense, che ha accesso ai documenti, “che credevano di poter agguantare per le palle Assad coinvolgendolo nell’uso del gas sarin in Siria, costringendo Obama a rispondere“. 

I Capi di Stato Maggiore sapevano anche che le accuse dell’amministrazione Obama, secondo cui solo l’esercito siriano aveva accesso al sarin, erano false. I servizi d’intelligence statunitensi e inglesi sapevano fin dalla primavera 2013 che certe unità ribelli in Siria avevano prodotto armi chimiche. Il 20 giugno, gli analisti della Defense Intelligence Agency (DIA – servizi d’intelligence delle forze armate statunitensi) pubblicarono un rapporto di cinque pagine, altamente classificato, sui “punti discussi” in una riunione informativa del vicedirettore della DIA, David Shedd, secondo cui al-Nusra aveva prodotto del sarin: il suo programma, dice il rapporto, erano “sforzi più avanzati della cospirazione sul sarin di al-Qaida, già prima del 9/11“. (Secondo un consulente del dipartimento della Difesa, l’intelligence statunitense da tempo sapeva che al-Qaida aveva sperimentato armi chimiche, ed è in possesso di un video di tali esperimenti sui cani). 

Il documento della DIA continua: 
Finora, l’attenzione dei servizi d’intelligence s’è concentrata quasi esclusivamente sulle armi chimiche siriane; ora vediamo che al-Nusra tenta di fabbricare le stesse armi… la relativamente grande libertà di manovra di al-Nusra in Siria ci porta a credere che il gruppo creerà difficoltà in futuro“. Il documento cita numerose informazioni classificate di molte organizzazioni. “Con l’intermediazione turca e saudita“, dice, “ha tentato di avere decine di chili di componenti per il sarin, probabilmente per avviarne la produzione su vasta scala in Siria“. (Alla domanda sul documento DIA, un portavoce del direttore della National Intelligence dichiarava: “Nessun rapporto è mai stato richiesto o prodotto dagli analisti dell’intelligence“).
A maggio, più di dieci membri del Fronte al-Nusra furono arrestati nel sud della Turchia, per quello che la polizia locale riferì alla stampa essere due chili di sarin. Nell’accusa di 130 pagine, il gruppo fu accusato di cercare di comprare detonatori, tubi per mortai e prodotti chimici per il sarin. Cinque degli arrestati furono rilasciati dopo una breve detenzione. Gli altri, tra cui il capo Haytham Qasab, per il quale il pubblico ministero chiese una pena di 25 anni, furono rilasciati in attesa di giudizio. Nel frattempo, la stampa turca diffuse la speculazione secondo cui l’amministrazione Erdogan avesse occultato la propria complicità con i ribelli. In una conferenza stampa della scorsa estate, Aydin Sezgin, ambasciatore della Turchia a Mosca, minimizzava gli arresti e disse ai giornalisti che il “sarin” fornito era semplicemente “antigelo”. 

Il documento della DIA dice che gli arresti sono la prova che al-Nusra aveva accesso alle armi chimiche. Dice che Qasab s’era “auto-identificato” come membro di al-Nusra direttamente correlato ad Abd al-Ghani, “l’emiro del Fronte addetto alla produzione militare.” Qasab e il suo partner Usta Qalid lavoravano con Halit Unalkaya, dipendente della società turca Zirve Export, che fornì i “preventivi per grosse quantità di componenti del sarin“. 

Il piano di Abd al-Ghani era che i due soci 
perfezionassero la produzione del sarin, per poi recarsi in Siria ad addestrare altri nella produzione su larga scala, in un laboratorio non identificato in Siria”. Il documento della DIA afferma che uno dei suoi agenti aveva comprato un componente sul “mercato dei prodotti chimici di Baghdad“, “presidendo ad almeno sette tentativi di produrre armi chimiche, dal 2004“. 
Una serie di attacchi con armi chimiche, a marzo e aprile 2013, venne studiato nel mese successivo da una speciale missione delle Nazioni Unite in Siria. Una persona con conoscenza specifica delle attività delle Nazioni Unite in Siria, mi ha detto che c’erano prove che collegano l’opposizione siriana al primo attacco con il gas del 19 marzo a Qan Al-Asal, un villaggio nei pressi di Aleppo. Nella sua relazione finale di dicembre, la missione affermò che almeno 19 civili e un soldato siriano furono uccisi e decine feriti. 

La missione non era autorizzata ad indicare il responsabile dell’attacco, ma la persona a conoscenza delle attività delle Nazioni Unite mi ha detto: 
Gli investigatori hanno intervistato le persone presenti, compresi i medici che curarono le vittime. Era chiaro che furono i ribelli ad usare il gas. L’informazione non fu resa pubblica perché nessuno avrebbe ascoltato“. 
Nei mesi precedenti gli attentati, mi ha detto un ex-alto funzionario del dipartimento della Difesa, la DIA diffuse un rapporto classificato, noto come SYRUP, su tutte le informazioni relative al conflitto siriano, tra cui le armi chimiche. Ma in primavera, la distribuzione di una parte del rapporto sulle armi chimiche fu gravemente ridotta su ordine di Denis McDonough, capo dello staff della Casa Bianca. 
C’era qualcosa che innescò il nervosismo di McDonough“, ha detto l’ex-funzionario del ministero della Difesa. “A un certo punto, divenne un’enormità e poi, dopo gli attacchi con il sarin di marzo e aprile, schioccò le dita e puf, tutto finì“.  
La decisione di limitare la distribuzione del rapporto fu presa mentre i capi di Stato Maggiore ordinavano la pianificazione dettagliata ed urgente della possibile invasione via terra della Siria, con l’obiettivo principale di eliminare le armi chimiche. L’ex funzionario dell’intelligence ha detto che molti della sicurezza nazionale degli Stati Uniti furono a lungo turbati dalla linea rossa del presidente: 
I Joint Chiefs of Staff chiesero alla Casa Bianca “Cos’è la linea rossa? Che significa in termini militari? Truppe di terra? Attacchi massicci? Attacchi limitati?” Assegnarono uno studio all’intelligence militare su come attuare le minacce. Non seppero altro delle intenzioni del presidente“.
All’indomani dell’attacco del 21 agosto, Obama ordinò al Pentagono di redigere un elenco degli obiettivi da bombardare. All’inizio, ha detto l’ex-agente dell’intelligence, “la Casa Bianca respinse 35 elenchi forniti dai Capi di Stato Maggiore, per il fatto che non erano sufficientemente “dolorosi” per il regime di Assad”. Gli obiettivi iniziali includevano solo siti militari e non infrastrutture civili. Sotto la pressione della Casa Bianca, il piano di attacco degli Stati Uniti divenne una “mostruosità” e due flotte di bombardieri B-52 furono trasferite in basi aeree vicine alla Siria e sottomarini e navi armati di missili Tomahawk furono schierati. 
Ogni giorno, l’elenco degli obiettivi si allungava“, ha detto l’ex-funzionario dell’intelligence. “I pianificatori del Pentagono dissero che non potevamo usare solo i Tomahawk per colpire i siti missilistici in Siria, perché le strutture erano troppo profonde, perciò i B-52 ebbero tale missione venendo dotati di bombe da una tonnellata. In secondo luogo, c’era bisogno di squadre di soccorso per recuperare i piloti abbattuti e di droni per gli obiettivi selezionati. Divenne una cosa enorme“. 
Il nuovo elenco dei bersagli fu progettato per “sradicare totalmente la capacità militare di Assad“, ha detto l’ex-funzionario dell’intelligence. L’elenco dei principali obiettivi includeva le reti elettriche ad alta tensione, giacimenti di petrolio e gas, tutti i depositi logistici e di armi, i posti di comando e di controllo, e tutti gli edifici militari e dell’intelligence noti. Gran Bretagna e Francia avrebbero svolto un ruolo. Il 29 agosto, giorno in cui il Parlamento (inglese) votò contro la proposta di Cameron di aderire all’attacco, The Guardian riferì  che Cameron aveva già ordinato il dispiegamento di sei caccia Typhoon a Cipro, e inviò un sottomarino in grado di lanciare missili Tomahawk

L’aviazione francese, attore chiave durante l’attacco del 2011 alla Libia, venne profondamente impegnata, secondo un articolo di Le Nouvel Observateur; François Hollande aveva ordinato a diversi caccia-bombardieri Rafale di partecipare all’attacco statunitense. I loro obiettivi furono localizzati nella Siria occidentale. A fine agosto, il presidente diede ai Capi di Stato Maggiore un termine per l’inizio delle operazioni. 
L’ora zero doveva andare non oltre la mattina del 2 settembre, per un attacco massiccio volto a neutralizzare Assad“, ha detto l’ex-agente dell’intelligence. 
Quindi, fu per molti una sorpresa  quando in un discorso alla Casa Bianca nel Giardino delle Rose, il 31 agosto, Obama dichiarò che l’attacco veniva respinto e che si rivolgeva al Congresso per un voto. A questo punto, la supposizione di Obama secondo cui solo l’esercito siriano poteva usare il sarin, si disintegrò. Pochi giorni dopo l’attacco del 21 agosto, ha detto l’ex-capo dei servizi segreti, gli ufficiali dei servizi segreti militari russi aveva recuperato dei campioni dell’agente chimico di Ghuta. L’analizzarono e l’inviarono al servizio d’intelligence militare inglese; era il materiale inviato a Porton Down. (Un portavoce di Porton Down disse: 
La maggior parte dei campioni analizzati nel Regno Unito risultò l’agente nervino sarin“, l’MI6 disse di non commentare gli affari dell’intelligence). L’ex funzionario dell’intelligence ha detto che il russo che diede il campione era “una fonte affidabile. Una persona che aveva accesso, conoscenze e fiducia”  
Dopo la prima notizia sull’utilizzo di armi chimiche in Siria, lo scorso anno, le agenzie d’intelligence degli Stati Uniti e degli alleati “tentarono di scoprire cosa fosse stato utilizzato e la sua origine“, ha detto l’ex-funzionario dell’intelligence. 
Usiamo i dati scambiati nel quadro della Convenzione sulle armi chimiche. La procedura della DIA è conoscere la composizione di ogni arma chimica di produzione sovietica. Ma non sapevamo che tipo di scorte avesse l’arsenale siriano. Nei giorni che seguirono l’incidente di Damasco, abbiamo chiesto a una fonte del governo siriano di darci un elenco delle scorte di proprietà del governo. Ecco perché siamo arrivati così rapidamente alla conclusione“. 
La procedura non operò così a primavera, ha detto l’ex-capo dei servizi segreti, perché gli studi dei servizi d’intelligence occidentali “non furono conclusivi sul tipo di gas utilizzato. La parola “sarin” non fu pronunciata. Ci fu molta discussione su ciò, ma dato che nessuno poteva decidere la natura del gas, non potemmo dire che Assad aveva attraversato la linea rossa del presidente“. Il 21 agosto, secondo l’ex-capo dell’intelligence, “l’opposizione siriana aveva chiaramente appreso la lezione e annunciò che il “sarin” dell’esercito siriano era stato utilizzato prima delle analisi, e la stampa e la Casa Bianca colsero al volo l’occasione. Per cui il sarin “doveva essere stato usato da Assad“. 

I militari del Regno Unito che trasmisero i risultati di Porton Down ai Capi di Stato Maggiore degli Stati Uniti inviarono un messaggio agli statunitensi, ha detto l’ex-ufficiale dell’intelligence: “Ve lo faremo avere” (ciò dà senso al messaggio laconico di fine agosto di un agente della CIA: “Non è opera del regime, Regno Unito e Stati Uniti lo sanno“). Si era a un paio di giorni dall’assalto e aerei, navi e sottomarini statunitensi, inglesi e francesi erano pronti.
 
Il responsabile per la pianificazione e l’esecuzione dell’attacco era il Generale Martin Dempsey, presidente del Joint Chiefs of Staff. Fin dall’inizio della crisi, ha detto l’ex funzionario dell’intelligence, i Capi di Stato Maggiore erano scettici sugli argomenti addotti dall’amministrazione per sostenere la colpevolezza di Assad. Esortarono DIA e altre agenzie a fornire  dati più conclusivi. “Pensarono che fosse impossibile che la Siria utilizzasse il gas in quella fase, perché Assad stava vincendo la guerra“, ha detto l’ex-funzionario dell’intelligence. 

Dempsey aveva fatto arrabbiare molte persone nell’amministrazione Obama durante l’estate, e avvertì ripetutamente il Congresso sul pericolo del coinvolgimento militare degli Stati Uniti in Siria. Lo scorso aprile, dopo una valutazione ottimistica dei progressi dei ribelli da parte del segretario di Stato John Kerry, davanti alla Commissione Esteri della Camera dei Rappresentanti, Dempsey disse alla Commissione Forze Armate del Senato che “è possibile che questo conflitto sia entrato in una fase di stallo”. L’ex-funzionario dell’intelligence ha detto che la prima idea di Dempsey dopo il 21 agosto, fu che l’attacco degli Stati Uniti alla Siria, nel caso in cui il governo di Assad fosse responsabile dell’attacco con il sarin, sarebbe stato un errore militare. La relazione di Porton Down spinse il Joint Chiefs of Staff a confidare al presidente la preoccupazione ancora più grave che il desiderio dell’attacco della Casa Bianca costituisse un atto di aggressione ingiustificata. Così i capi di Stato Maggiore fecero cambiare rotta ad Obama. 

La spiegazione ufficiale della Casa Bianca sul voltafaccia, secondo i media, fu che il presidente durante una passeggiata nel Giardino delle Rose con Denis McDonough, suo capo dello staff, improvvisamente decidesse di chiedere l’approvazione da un Congresso profondamente diviso, con cui era in conflitto da anni. L’ex-capo del dipartimento della Difesa ha detto che la Casa Bianca diede una spiegazione diversa ai membri della leadership civile del Pentagono: l’attacco era stato annullato a causa di informazioni secondo cui, in caso di attacco, “il Medio Oriente sarebbe andato in fumo“. La decisione del presidente di rivolgersi al Congresso fu inizialmente considerata dai vertici dalla Casa Bianca, ha detto l’ex-agente dell’intelligence, un recupero della tattica di George W. Bush nell’autunno del 2002, prima dell’invasione dell’Iraq: 
Quando apparve chiaro che non c’erano ADM (armi di distruzione di massa) in Iraq, il Congresso, che aveva approvato la guerra in Iraq, e la Casa Bianca, condivisero le responsabilità invocando ripetutamente la disinformazione. Se l’attuale Congresso avesse votato a favore dell’attacco, la Casa Bianca poteva ancora vincere su due tavoli, colpendo la Siria con un attacco massiccio e confermando l’impegno della linea rossa del presidente, mentre poteva condividerne la colpa con il Congresso se si fosse scoperto che l’esercito siriano non era responsabile dell’attacco“. 
L’inversione fu una sorpresa anche per i capi democratici del Congresso. 

A settembre, il Wall Street Journal riportò che tre giorni prima del suo discorso al Giardino delle Rose, Obama telefonò a Nancy Pelosi, capo democratico alla Camera dei Rappresentanti, “per discutere le varie opzioni“. Poi disse ai colleghi, secondo il giornale, che non chiese al presidente di presentare un voto sul bombardamento al Congresso. La manovra di Obama per avere l’approvazione del Congresso entrò rapidamente in stallo. “Al Congresso non sarebbe passato“, ha detto l’ex-funzionario dell’intelligence. 
Il Congresso indicò che, contrariamente all’autorizzazione della guerra in Iraq, ci sarebbero state ampie udienze. In quel momento c’era un senso di disperazione alla Casa Bianca“, ha detto l’ex-funzionario dell’intelligence. “E improvvisamente apparve il piano B. Si annullavano gli attacchi ad Assad se accettava di firmare unilateralmente il trattato sulle armi chimiche e di distruggere tutte le armi chimiche sotto il controllo delle Nazioni Unite“. 
Nel corso di una conferenza stampa a Londra, il 9 settembre, Kerry parlava ancora d’intervento: “il rischio di non agire è maggiore del rischio di agire“. Ma quando un giornalista gli chiese se c’era qualcosa che Assad poteva fare per fermare i bombardamenti, Kerry disse: 
Certo. Potrebbe cedere tutte le sue armi chimiche alla comunità internazionale entro la prossima settimana… Ma lui non intende farlo, non può farlo ovviamente“. 
 Secondo il New York Times del giorno dopo, l’accordo negoziato dai russi apparso subito dopo, era già stato negoziato da Obama e Putin nell’estate 2012. Anche se erano stati esclusi i piani d’attacco, l’amministrazione non cambiò la tesi ufficiale per giustificare la guerra. “A quel punto non c’è alcuna tolleranza per gli errori“, ha detto l’ex-funzionario dell’intelligence, parlando dei vertici della Casa Bianca. “Non potevano permettersi di dire: “Abbiamo sbagliato”.” (Il portavoce del DNI  dichiarò: “E’ solo il regime di Assad responsabile dell’attacco chimico del 21 agosto”).

L’estensione della cooperazione degli Stati Uniti con Turchia, Arabia Saudita e Qatar nel sostenere l’opposizione dei ribelli in Siria, è ancora da scoprire. L’amministrazione Obama non ha mai ammesso pubblicamente il suo ruolo nella creazione di ciò che la CIA definisce “linea dei ratti: linea di esfiltrazione/infiltrazione” clandestina in Siria. La “linea dei ratti” autorizzata nei primi mesi del 2012 fu utilizzata per inviare all’opposizione armi e munizioni dalla Libia alla Siria passando dal sud della Turchia. 

Molti di quelli che in Siria ricevettero le armi erano jihadisti, alcuni affiliati ad al-Qaida. (Il portavoce della DNI ha detto: “L’idea che gli Stati Uniti diano a chiunque le armi della Libia è falsa“). A gennaio, il comitato per l’intelligence del Senato degli Stati Uniti pubblicò un rapporto sull’attacco del settembre 2012 di una milizia locale contro il Consolato degli Stati Uniti e il centro clandestino della la CIA di Bengasi, che provocò la morte dell’ambasciatore Christopher Stevens e di altri tre. 

Le critiche nella relazione al dipartimento di Stato erano che non avesse fornito adeguata protezione al consolato e che i servizi segreti non avevano allertato l’esercito degli Stati Uniti sulla presenza dell’avamposto della CIA nella regione. Ciò fece sensazione e creò animosità a Washington, con i repubblicani che accusavano Obama e Hillary Clinton di cercare di coprirlo. Un allegato altamente classificato alla relazione, mai reso pubblico, descrive l’accordo segreto d’inizio 2012 tra Obama e il governo Erdogan sulla “linea dei ratti”. Secondo i termini dell’accordo, il finanziamento proveniva da Turchia, Arabia Saudita e Qatar; la CIA, con il sostegno dell’MI6 inglese, era responsabile dell’invio di armi dall’arsenale di Gheddafi alla Siria. Un certo numero di società di copertura fu creato in Libia, alcuni sotto la copertura di enti australiani. Gli ex-militari statunitensi, spesso ignari su chi fosse il loro vero datore di lavoro, furono assunti per gestire approvvigionamento e trasporto. 

L’operazione era guidata da David Petraeus, il direttore della CIA che presto si sarebbe dimesso dopo la rivelazione della sua relazione con l’autrice della sua biografia. (Un portavoce di Petraeus ha negato l’esistenza di tali operazioni). L’accordo non fu comunicato alle commissioni sull’intelligence e ai capi del Congresso, in violazione delle leggi dal 1970. Il coinvolgimento dell’MI6 permise alla CIA di evitare la legge classificando la missione come operazione di collegamento. L’ex-agente dell’intelligence mi ha detto che per anni fu riconosciuta una legge che consente alla CIA di non dichiarare le proprie operazioni di collegamento al Congresso (Tutte le operazioni segrete della CIA devono essere descritte sui documenti e approvate dai vertici del Congresso). 

La diffusione delle dichiarazioni fu limitata agli assistenti che prepararono la relazione e agli otto massimi dirigenti del Congresso, i capi democratici e repubblicani della Camera dei Rappresentanti e del Senato, e i capi democratici e repubblicani delle commissioni sull’intelligence di Camera e Senato. Questa misura non può essere considerata una volontà di controllo, dato che questi otto capi in realtà non hanno l’abitudine di porre domande o discutere le informazioni segrete che ricevono. L’allegato non dice nulla di ciò che successe a Bengasi prima dell’attacco, e non spiega perché il consolato degli Stati Uniti fu attaccato. “L’unica missione del Consolato era fornire la copertura per l’invio delle armi“, ha detto l’ex-agente dell’intelligence che lesse il programma. “Non ebbe alcun reale ruolo politico“. 

Dopo l’attacco al consolato, Washington interruppe bruscamente la partecipazione della CIA nel trasferimento di armi dalla Libia, ma la “linea dei ratti” fu mantenuta. “Gli Stati Uniti non controllavano più ciò che i turchi inviavano ai jihadisti“, ha detto l’ex-funzionario dell’intelligence. In poche settimane, non meno di quaranta lanciamissili portatili antiaerei, comunemente chiamati MANPADS, finirono nelle mani dei ribelli siriani. Il 28 novembre 2012, Joby Warrick del Washington Post riferì che i ribelli vicini ad Aleppo usarono il giorno prima, quasi certamente, un Manpad per abbattere un elicottero da trasporto siriano. “L’amministrazione Obama“, ha scritto Warrick, “si era sempre rifiutata di armare le forze di opposizione siriane con tali missili, avvertendo che queste armi potrebbero cadere nelle mani dei terroristi ed essere utilizzate per abbattere aerei civili“. 

Due agenti dell’intelligence in Medio Oriente indicarono il Qatar come fonte, e un ex-analista dell’intelligence negli Stati Uniti ipotizzò che i MANPADS potrebbero essere recuperati dagli avamposti militari siriani investiti dai ribelli. Non c’era alcuna indicazione che il possesso di MANPADS dei ribelli fosse l’involontaria conseguenza del programma illegale degli Stati Uniti, poi sfuggito al controllo.

Alla fine del 2012, l’opinione generale dominante nella comunità d’intelligence degli Stati Uniti era che i ribelli stavano perdendo la guerra. “Erdogan era arrabbiato“, ha detto l’ex-capo dei servizi segreti, “e si sentì abbandonato come un vecchio calzino. Aveva speso il suo denaro e vide la rottura come un tradimento“. Nella primavera del 2013, l’intelligence degli Stati Uniti apprese che il governo turco, attraverso elementi del MIT, l’agenzia di intelligence nazionale, e la gendarmeria, organizzazione per la repressione militare, lavoravano direttamente con al-Nusra e i suoi alleati per produrre armi chimiche.
Il MIT aveva legami politici con i capi dei ribelli, e la gendarmeria forniva logistica, consulenza e addestramento militare, anche per la guerra chimica“, ha detto l’ex-agente dell’intelligence. “Il rafforzamento del ruolo della Turchia nella primavera del 2013 fu visto come una soluzione ai problemi. Erdogan sapeva che se fermava il sostegno ai jihadisti, sarebbe finito. I sauditi non potevano sostenere la guerra a causa dei problemi logistici, la distanza e la difficoltà d’inviare armi. La speranza di Erdogan era creare un evento che permettesse agli Stati Uniti di attraversare la linea rossa. Ma Obama non rispose a marzo e aprile“. 
Non c’era alcun segno di discordia pubblica quando Erdogan e Obama s’incontrarono il 16 maggio 2013 alla Casa Bianca. Nel corso della conferenza stampa seguente, Obama disse di aver convenuto che Assad “deve andarsene”. Alla domanda se pensava che la Siria avesse varcato la linea, Obama riconobbe che non vi era la prova che fossero state utilizzate tali armi, ma aggiunse “è importante avere informazioni più precise su quanto accade esattamente”. 

La linea rossa era ancora intonsa. Un esperto di politica estera statunitense, che incontra regolarmente funzionari di Washington e Ankara, mi ha parlato di una cena di lavoro ospitata da Obama per Erdogan, durante la sua visita di maggio. Il pasto fu dominato dall’insistenza dei turchi secondo cui  la Siria aveva attraversato la linea e dalla loro richiesta d’intervenire verso cui Obama era riluttante. Obama era accompagnato da John Kerry e Tom Donilon, consigliere per la sicurezza nazionale uscente. Erdogan fu raggiunto da Ahmet Davutoglu, ministro degli Esteri della Turchia e da Hakan Fidan a capo del MIT. Fidan è noto essere un prossimo di Erdogan e un regolare finanziatore dell’opposizione dei ribelli radicali in Siria. L’esperto di politica estera mi ha detto che la relazione su questa riunione fu fatta da Donilon. (Fu poi confermato da un ex-funzionario statunitense, che l’aveva appreso da un alto diplomatico turco). 

Secondo l’esperto, Erdogan chiese una riunione per dimostrare a Obama che la linea rossa era stata attraversata, e s’era portato Fidan per perorare tale causa. Quando Erdogan cercò di far condurre la conversazione a Fidan, appena iniziò Obama lo fermò dicendo: “Sappiamo“. Erdogan provò una seconda volta a condurre la conversazione a Fidan e Obama ancora tagliò corto dicendo: “Lo sappiamo“. A questo punto, Erdogan esasperato disse: “Ma la tua linea rossa è stata superata!” E mi ha detto l’esperto, “secondo Donilon, Erdogan agitò il dito medio al Presidente, alla Casa Bianca”. Obama puntò il suo di dito su Fidan e disse: “Sappiamo cosa fate con gli estremisti in Siria“. (Donilon, che entrò al Council on Foreign Relations a luglio, non ha risposto alle nostre domande su questa storia. Il ministero degli Esteri turco non ha risposto alle domande sulla cena. Un portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale ha confermato che la cena ha avuto luogo e mi diede una foto che mostra Obama, Kerry, Donilon, Erdogan, Davutoglu e Fidan seduti intorno a un tavolo. “Oltre a ciò“, disse, “Non voglio dirvi i dettagli della discussione“). 

Ma Erdogan non se ne andò a mani vuote. Obama acconsentì ancora alla Turchia di continuare a sfruttare la vulnerabilità di un decreto presidenziale che vietava l’esportazione di oro in Iran, una delle sanzioni degli Stati Uniti contro quel Paese. Nel marzo 2012, in risposta alle sanzioni contro le banche iraniane dell’UE, il sistema di pagamento elettronico SWIFT, che facilita i pagamenti transfrontalieri, espulse decine di istituti finanziari iraniani, limitando gravemente il Paese nel commercio internazionale. 

Gli Stati Uniti le perpetuarono con un decreto a luglio, ma lasciarono ciò che in seguito fu noto come “scappatoia d’oro” permettendo di far continuare il traffico di oro a singoli privati iraniani. La Turchia è un importante acquirente di petrolio e gas iraniani, e ne approfittò depositando i versamenti in moneta turca in un conto iraniano in Turchia; questi fondi furono poi utilizzati per comprare oro turco da esportare in Iran. Oro per 13 miliardi dollari fu trasferito in Iran tra marzo 2012 e luglio 2013. Il programma divenne rapidamente una vacca da mungere per i politici e gli affaristi corrotti di Turchia, Iran ed Emirati Arabi Uniti. “Gli intermediari fecero quello che fanno sempre“, ha detto l’ex-agente dell’intelligence. “Con una tangente del 15 per cento, la CIA ha stimato che ben due miliardi di dollari furono scremati. Oro e lire turche scorrevano“. 

La cresta illegale fu svelata, suscitando lo scandalo “sulla benzina contro oro” in Turchia, a dicembre, e portando all’arresto di venti persone, tra cui uomini d’affari e funzionari governativi di primo piano, e alle dimissioni di tre ministri, tra cui uno invitato da Erdogan a dimettersi. Il direttore esecutivo della banca controllata dallo Stato turco, al centro dello scandalo, insistette sul fatto che gli oltre 4,5 milioni di dollari in contanti, trovati dalla polizia nelle scatole delle scarpe durante una perquisizione della casa, erano destinati alla beneficenza. L’anno scorso, Jonathan Schanzer e Mark Dubowitz scrissero sulla rivista Foreign Policy che l’amministrazione Obama aveva chiuso la scappatoia dell’oro nel gennaio 2013, ma “fece pressione per garantirsi che la legislazione non… entrasse in vigore prima di sei mesi”. Ipotizzarono che l’amministrazione volesse utilizzare il tempo come incentivo per portare l’Iran al tavolo dei negoziati sul suo programma nucleare, o per placare l’alleato turco sulla guerra civile siriana. Il ritardo permise all’Iran “di raccogliere miliardi di dollari supplementari in oro, minando ulteriormente il regime delle sanzioni“.

La decisione degli Stati Uniti di porre fine al sostegno della CIA all’invio di armi in Siria, espose Erdogan politicamente e militarmente. “Uno dei temi al vertice di maggio fu che la Turchia era l’unica via per rifornire i ribelli in Siria“, ha detto l’ex-agente dell’intelligence. “Non possiamo passare dalla Giordania, dato che il campo a sud è scoperto e i siriani sono ovunque. E non può passare attraverso le valli e le colline del Libano, non possiamo mai essere sicuri che non finiscano dall’altra parte“. Senza il sostegno militare degli Stati Uniti ai ribelli, ha detto l’ex-agente dell’intelligence, “il sogno di Erdogan di assoggettare lo Stato siriano evaporerà, e penserà che è stata colpa nostra. Quando la Siria vincerà la guerra, sa che i ribelli potranno perfettamente prendersela con lui, dove possono andare? A quel punto, avrà migliaia di estremisti a casa“. 

Il consulente del’intelligence degli Stati Uniti mi ha detto che un paio di settimane prima del 21 agosto, visionò informazioni altamente riservate preparate per Dempsey e il segretario della Difesa Chuck Hagel, che descrivevano l’”acuta preoccupazione” dell’amministrazione Erdogan sul tetro futuro dei ribelli. L’analisi avvertiva che i capi turchi avevano espresso “la necessità di fare qualcosa che potesse precipitare l’intervento militare degli Stati Uniti“. Alla fine dell’estate, l’esercito siriano era in vantaggio sui ribelli, ha detto l’ex-capo dei servizi segreti, e la potenza degli attacchi aerei degli Stati Uniti poteva invertire la tendenza. In autunno, ha continuato l’ex-capo dei servizi segreti, gli analisti dell’intelligence degli Stati Uniti continuavano a lavorare sugli eventi del 21 agosto “capendo che la Siria non era l’autrice dell’attacco con i gas. Ma la grande domanda era, chi? Abbiamo subito sospettato dei turchi, perché avevano tutti gli elementi per farlo“. 

Mentre furono raccolti informazioni e frammenti di dati sugli attacchi del 21 agosto, la comunità d’intelligence ebbe le prove dei propri sospetti. 
Ora sappiamo che si trattava di una operazione segreta progettata dalla gente di Erdogan per spingere Obama ad attraversare la linea rossa“, ha detto l’ex-agente dell’intelligence. 
Bisognava alzare la posta e scatenare un attacco con i gas nella zona di Damasco, mentre gli ispettori dell’ONU, arrivati il 18 agosto per indagare sugli attacchi dei gas precedenti, erano ancora presenti. Il piano era creare un’operazione spettacolare. I nostri alti ufficiali seppero da DIA e altre fonti d’intelligence che il sarin proveniva dalla Turchia, e non poteva arrivare senza il sostegno della Turchia. I turchi hanno anche addestrato alla produzione e alla manipolazione del gas. Gran parte delle conferme a questa versione proviene dagli stessi turchi, tramite le intercettazioni all’indomani dell’attacco. La prova principale proviene dalle molte intercettazioni con saluti e complimenti reciproci dopo l’attacco. Le operazioni sono sempre un grande segreto, durante la fase di preparazione, ma tutto crolla quando si tratta di congratularsene dopo. La maggiore vulnerabilità di tali operazioni sono gli autori che se ne vantano“. 
I problemi di Erdogan in Siria si sarebbero presto risolti. “Si invia il gas, e Obama dirà che la linea rossa è stata attraversata, e gli USA attaccheranno la Siria, almeno questo era il piano. Ma il piano non andò come previsto“. Le informazioni furono raccolte dopo l’attacco mancato della Casa Bianca. “Nessuno vuole parlarne“, ha detto l’ex-agente dell’intelligence. “C’è grande riluttanza nel contraddire il presidente, anche se le analisi dei servizi d’intelligence non supportano le sue conclusioni. Non ci sono mai state prove del coinvolgimento siriano nell’attacco con il sarin da quando la Casa Bianca ha annullato la rappresaglia. Il mio governo non può dirlo, perché abbiamo agito in modo totalmente irresponsabile. E poiché abbiamo accusato Assad, non possiamo tornare indietro e accusare Erdogan“.
 
La volontà della Turchia di manipolare gli eventi in Siria per i propri interessi sembra essere stata confermata alla fine del mese scorso, pochi giorni prima delle elezioni comunali, quando una registrazione tra Erdogan e i suoi assistenti è stata postata su Youtube. Sentiamo la conversazione su un’operazione sotto falsa bandiera (false flag) per giustificare l’incursione dell’esercito turco in Siria. Si parla di bombardare la tomba di Sulayman Shah, nonno di Osman primo venerato fondatore dell’impero ottomano che si trova vicino Aleppo, ceduta alla Turchia nel 1921 quando la Siria era sotto dominio francese. Una fazione dei ribelli islamici minacciava di distruggere la tomba, ai loro occhi simbolo d’idolatria, e il governo Erdogan minacciava pubblicamente ritorsioni. Secondo un articolo della Reuters su questa conversazione, una voce, apparentemente quella di Fidan, dice come creare una provocazione: 
Guardate, mio comandante (Erdogan), se serve una giustificazione, inviamo quattro uomini dall’altra parte. Gli faccio sparare otto razzi su un campo vuoto (vicino alla tomba). Non è un problema. Una giustificazione si può trovare“. 
Il governo turco ha riconosciuto che la riunione della sicurezza nazionale riguardò le minacce provenienti dalla Siria, ma disse che la registrazione era manomessa. Il governo turco improvvisamente bloccò l’accesso a Youtube. A meno di un cambiamento importante nella politica di Obama, l’interferenza della Turchia nella guerra civile siriana è destinata a continuare.
 “Ho chiesto ai miei colleghi se ci sia un modo per fermare Erdogan nel continuare a sostenere i ribelli, soprattutto ora che va così male“,
 ha detto l’ex-agente dell’intelligence. La risposta è stata: 
Siamo fottuti. Se fosse stato qualcuno di diverso da Erdogan, avremmo potuto rivelare tutto, ma la Turchia è un caso speciale, è un membro della NATO. I turchi non si fidano dell’occidente. Non rimarranno con noi se agiamo contro i loro interessi. Se rivelassimo ciò che sappiamo sul ruolo di Erdogan con il gas, sarebbe un disastro. I turchi ci dicono “Odiamo sentirci dire cosa possiamo e non possiamo fare“.
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Seymour M. Hersh Global Research, London Review of Books
Copyright © 2014 Global Research
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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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