Nel carrer de Sardenya di Barcellona, vicino alla Sagrada Familia, tre anni fa si era stabilita la Cooperativa Integral Catalana (CIC), nel centro Aurea Social. In un edificio di tre piani, con una tettoia e con un nuovo giardino urbano, si sono coordinati e si sono svolti varie attività come doposcuola, centri sanitari e alloggi, oltre a laboratori e corsi per tutte le età.
Apre il primo CAPS
Il CAPS, per i membri della cooperativa, non è un ambulatorio ma un Centro de Autogestiòn Primaria de Salud. Vi si possono trovare persone “facilitadores de salud” che accompagnano i pazienti nel cercare soluzioni ai problemi di salute con la medicina generale. Non vi è gerarchia e e se vi sono problemi come fratture agli arti e cose del genere, “andiamo al pronto soccorso”, spiega Xavier Borrás, uno dei primi soci della Cooperativa.
In una delle camere spaziose e moderne del palazzo, si trova un asilo nido per i bambini di età compresa tra gli zero e i tre anni. I genitori si sono organizzati nel prendersi cura ed educare i figli. Oltre ai 30 € per registrarsi nella cooperativa (somma che viene ritornata qualora il partner lasciasse la cooperativa), non si dovranno pagare altri soldi. Si può pagare con le ore di lavoro o con l’ “ecos”, una moneta propria.
Si tratta di una “moneta libera”, che non è stampata e che serve per qualsiasi commercio che si vuole fare all’interno della rete o anche a coloro che forniscono servizi esterni alla rete, come per esempio da un’oculista o dagli agricoltori. Il CIC utilizza il sistema comunitario di scambio (Community Exchange System, CES), un software online per la gestione della moneta.
L’ “ecos” è la “moneta libera”, adottata dalla Cooperativa, dall’Ecoxarxes, Núcleos de Autogestión Local e Proyectos Autónomos de Iniciativa Colectivizada. Essa serve per acquistare prodotti 100% ecologici, oltre a pagare il dentista, parte del canone di locazione sociale o l’asilo per i bambini. Ogni eco è equivalente ad un euro circa. Un membro attivo della Cooperativa spiega che si può vivere con circa 150 ecos-base al mese. Col termine “base” si definiscono i prodotti che si vogliono condividere quel mese. Con questo contributo, si paga il cibo e si da un contributo volontario al sistema sanitario pubblico autogestito.
Tra queste caratteristiche, vi è anche un ufficio per la casa, dove si consigliano le azioni da usare a coloro che rischiano lo sfratto. Essi vengono informati delle lacune esistenti nel sistema in modo da trarne beneficio. Si sta incoraggiando l’affitto sociale e le “masoveries urbanes”, una formula che viene a recuperare la figura catalana del “Masover”, una persona o una famiglia che vive e gestisce una casa di campagna che è di proprietà di un altro.
In conclusione
“Non cerchiamo di andare contro il sistema, ma di andare fuori dal sistema”, spiega Borras. Dopo anni di proteste, “ora è il momento di agire”, continua a chiarire questo storico membro del CIC, che era nato con un centinaio di membri e che è aumentato di 12 volte. L’organizzazione ha ricevuto impulso dall’attivista Enric Duran, il Robin Hood delle banche.
Questo sistema è in espansione in tutta la Catalogna e nella penisola, oltre che in Italia e in Francia.
Nuria Bonet Icart
Fonte http://www.20minutos.es
- Traduzione di NexusCo
http://www.dionidream.com/almeno-1200-catalani-si-autogestiscono-con-moneta-educazione-e-sanita-propria/
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