Hillary
Clinton s’appassiona nel cambiare la storia in modo da mettersi nella
miglior luce possibile. Da First Lady affermò nel 1996 di aver schivato
il fuoco dei cecchini durante una visita a Sarajevo, capitale lacerata
dalla guerra civile di Bosnia-Erzegovina. Fu una buona trovata ed
inizialmente fu elogiata per il suo “eroismo sotto il fuoco” da un
comunicato tipicamente servile. Tuttavia, la storia era falsa. La
signora Clinton non è mai finita sotto il fuoco dei cecchini. Aveva
mentito. E le bugie dell’ex e potenziale candidata presidenziale non si
fermano in Bosnia. Secondo una persona vicina all’ex-First Lady, il suo
primo libro importante, “Living History”, era pieno di così
tante bugie e mezze verità che dovrebbe essere venduto nella collana
“fiction”.
La signora Clinton rifiuta l’accusa che la sua politica
destabilizzasse Libia e Siria, comportando la nascita dello Stato
Islamico dell’Iraq e Levante (o, com’è anche chiamato, Stato Islamico
d’Iraq e Sham (SIIS) o Stato islamico (“al-Dawlah”). Tirapiedi
idolatri di Clinton e falchi neo-conservatori definiscono tali accuse
“teoria del complotto”, il dispregiativo favorito da coloro che soffrono
per il fallimento fattuale. Infatti, Clinton si vanta dell’esecuzione
extragiudiziale del leader libico Muammar Gheddafi, di cui ridacchiò
“Siamo venuti, abbiamo visto ed è morto”, insieme alla sua promessa di
spodestare il presidente siriano Bashar al-Assad, dopo averlo lodato
pubblicamente nel marzo 2011, fornendo la prova delle sue continue
menzogne, modificando i fatti per soddisfare i propri scopi.
L’intervento di Clinton in Siria e Libia, era volto a sostituire dei governi unitari con regimi deboli afflitti dalla guerra civile, così come da movimenti separatisti e emirati islamici e califfati in lotta per il controllo politico, a vantaggio degli interessi d’Israele. Da quando Israele ha sviluppato la strategia delle “Rottura Netta” nei primi anni ’90, la frattura degli Stati arabi con guerre civili, movimenti secessionisti e tumulti religiosi e fratricide è l’obiettivo degli israeliani ultra-sionisti e dei capi politici di destra, come il primo ministro Binyamin Netanyahu. Buon amico della signora Clinton e candidato alla vicepresidenza, il spesso citato ex-comandante generale della NATO Wesley Clark, fece trambusto nel 2007 quando rivelò in un programma televisivo, in parte finanziato dal magnate degli hedge fund George Soros, di aver visto un memorandum classificato del Pentagono che dichiarava che sette Paesi sarebbero stati “eliminati” dagli Stati Uniti in cinque anni. Clark disse di aver visto l’appunto il 20 settembre 2001, appena una settimana dopo l’attacco dell’11 settembre agli Stati Uniti.
Dopo gli Stati Uniti invasero e occuparono l’Iraq, i
successivi sei Paesi sulla “hit list” degli USA erano Siria, Libano,
Libia, Somalia, Sudan e, infine, Iran. Anche se ci sono voluti più di
cinque anni per colpire Siria e Libia, Hillary Clinton avviò
l’operazione “responsabilità di proteggere” (R2P) aizzando i gruppi di
opposizione islamici contro Gheddafi in Libia, Assad in Siria, Hosni
Mubaraq in Egitto e Zin al-Abidin Ben Ali in Tunisia. Clark ha scritto
il libro della NATO sui Paesi da destabilizzare e aizzare militarmente
contro la Russia.
Le sue operazioni nei Balcani da comandante della NATO
permisero che l’ex-Jugoslavia venisse frammentata in sette Paesi
diversi, tra cui Montenegro e Kosovo. Clark non condannò il piano del
2001 per colpire sette Paesi in cinque anni, si limitò a dire che la
forza militare dovrebbe essere usata come ultima risorsa. Ma Clark
sembra assai a suo agio con le operazioni R2P che portarono il SIIL a
prendere il controllo di vaste aree di Siria e Iraq e gli altri ribelli
islamici a prendere il controllo della maggior parte della Libia.
Clark
ha inoltre approvato l’azione israeliana che demolì la sede del
presidente dell’Autorità palestinese Yasser Arafat a Ramallah nel 2002;
Clark sostiene la politica interventista di Clinton in Medio Oriente, in
linea con la strategia d’Israele della “Rottura Netta” demolendo ogni
accordo di pace con i palestinesi, da Madrid a Oslo, e ciò non dovrebbe
sorprendere se si considera il contesto familiare di Clark. Anche se
appare un cattolico romano, Clark è il figlio di Benjamin Kanne, un “kohen”
(sacerdote) discendente da una vecchia famiglia di rabbini talmudici
armati bielorussi. Il disprezzo di Clark per i russi apparve a pieno
nella crisi del Kosovo. Considerando le sue radici, non sorprende che
Clark condivida la difesa di Clinton d’Israele. Il tandem Clinton e
Clark nel 2016 potrebbe ulteriormente minacciare Medio Oriente, Europa
orientale, Balcani e in altre parti del mondo.
Considerando il fatto che Mossad e Forze di difesa israeliane hanno coordinato congiuntamente gli attacchi alle forze di Assad in Siria con Jabhat al-Nusra, alleato del SIIL, e che i capi di Mossad e Muqabarat, l’intelligence generale saudita, ebbero una serie di incontri segreti, non v’è dubbio che il piano di Clinton sia creare un califfato islamico dai resti di quelle che erano le forti e unite repubbliche laiche e socialiste arabe di Siria, Iraq e Libia. Quando il SIIL, alleato di Jabhat al-Nusra, occupò il valico di frontiera siriano-israeliano di Qunaytra nel Golan, l’esercito israeliano coordinò il suo tiro sulle posizioni del governo siriano in modo d’aiutare i radicali islamici. Allo stesso modo, li legami israeliani con una cellula del SIIL a Gaza furono utilizzati dagli israeliani per suggerire che Hamas stesse perdendo il controllo sull’enclave palestinese. Israele fu anche colto in flagrante ad assistere gruppi filo-SIIL in Libano che attaccarono Hezbollah.
Tutte le azioni d’Israele sono in linea con la politica di “rottura” 2.0. Infatti, Mossad, Muqabarat
saudita e in misura minore CIA degli Stati Uniti e Secret Intelligence
Service MI-5 inglese, sono collegati soprattutto, se non del tutto, ai
vari rami di al-Qaida in Medio Oriente e Nord Africa. Oltre a Jabhat al-Nusra e SIIL, vi sono Jabhat al-Islamiya fil-Muqawama al-Iraqiya (Fronte Islamico della Resistenza Irachena), Jaysh al-Islami fil-Iraq (Esercito islamico in Iraq), Haraqat al-Muqawama al-Islamiya fil-Iraq (Movimento di Resistenza Islamico in Iraq), Jaysh al-Iraq al-Islami (Esercito Islamico dell’Iraq), Jaysh al-Jihad al-Islami (Esercito della Jihad islamica), Jaysh al-Mujahidin (Esercito dei Mujahidin), Jaysh al-Taifa al-Mansura (Esercito del gruppo vittorioso), Jaysh Ansar al-Sunna (Esercito dei partigiani della Sunna), Tanzim al-Qaidah fi Jazirat al-Arab, (al-Qaida nella penisola araba) e Tandhim al-Qa’ida fi Bilad al-Rafidayn (Organizzazione di al-Qaida in Mesopotamia).
Il SIIL ha già sequestrato grandi porzioni della provincia del
possibile califfato di Sham, composto di parti dell’Iraq occidentale e
della Siria. Altre parti del Sham che il SIIL intende “liberare” sono
Libano e Giordania. In Nord Africa, l’islamista Ansar al-Sharia
e altri gruppi islamici alleati hanno sequestrato la maggior parte
della Cirenaica orientale e gran parte della Tripolitania, tra cui
Tripoli stessa. Tali gruppi intendono collegarsi con Boko Haram in Nigeria, che ha già dichiarato il califfato nella città nigeriana di Gwoza nello Stato di Borno. Il califfato di Boko Haram
comprende anche Damboa a Borno, Buni Yadi nello Stato di Yobe, e
Madagali nello Stato di Adamawa. Il tanto sbandierato US Africa Command
non ha intrapreso alcuna azione per sopprimere l’avanzata del califfato
in Nigeria e nel vicino Camerun.
Come le acquisizioni militari del SIIL
in Siria e in Iraq, Boko Haram ha catturato almeno una base militare,
insieme ad attrezzature, in Nigeria. Boko Haram, insieme ad al-Qaida
nel Maghreb Islamico e Ansar al-Din in Mali, intende allargare il
califfato in Tunisia, Algeria, Mali, Marocco, Mauritania, Burkina Faso,
Ghana, Costa d’Avorio e resto dell’Africa occidentale come califfato
della “Provincia di Maghreb”. I salafiti alleati del SIIL in Cirenaica,
Egitto, Sudan settentrionale e Darfur prevedono l’istituzione del
califfato della “Provincia di Alqinana”. Il califfato del SIIL comprende
anche Corno d’Africa, tra cui le cristiane Etiopia e Kenya, così come
Repubblica Centrafricana, Ciad, Camerun, Ruanda, e Sud Sudan come “Terra
di Habasha”.
I guerriglieri di al-Shabaab hanno stabilito un califfato,
l’”Emirato islamico della Somalia” nelle aree dello Stato fallito che
controllano. L’area dell’Africa che il SIIL intende conquistare ha visto
la sua quota di genocidi, ma che sarà nulla in confronto a ciò che
l’attende con il califfato. Il SIIL ha detto che intende conquistare
Spagna e Portogallo, e ripristinare “al-Andalus” come parte del “Grande
Califfato”. I piani del SIIL per trasformare Arabia meridionale nella
provincia di “Yaman” avverrà a spese sanguinose degli Houthis Zaidi
dello Yemen del Nord e del movimento di indipendenza del Sud per la
restaurazione dello Yemen laico. In ogni caso, i Saud continueranno a
governare il loro regno, che si chiami Saudita o “Hijaz”. Il SIIL,
generato con il sostegno saudita, sarà centurione ed esecutore della
Casa dei Saud e dei loro alleati israeliani. Al-Qaida nella penisola
arabica ha già creato un califfato satellite, l’emirato di Waqar nello
Yemen.
Le migliaia di ceceni che combattono per il SIIL in Siria e in
Iraq possono aspettarsi aiuto nel minacciare il Caucaso, dopo le
vittorie previste in Sham, Iraq, “Kordistan” e Iran. Il SIIL si
riferisce alla regione del Caucaso, comprese Cecenia, Daghestan, Crimea,
Ucraina meridionale (anche Odessa), come “Qoqzaz”, e ai califfati
Anatolico, attuale Turchia, e Orobpa, i Balcani oltre a Ungheria,
Moldavia e Austria. Forse non viene compreso dall’amministrazione Obama e
dai suoi alleati dell’Unione Europea e della NATO che la
destabilizzazione dell’Ucraina, operata dal regime fascista a Kiev, va a
vantaggio dei piani del SIIL per prendere il controllo dell’Ucraina
meridionale e della Crimea con l’aiuto dei simpatizzanti musulmani
caucasici, turchi e tartari della Crimea.
Il califfato minaccia grandi porzioni di Asia centrale e Cina occidentale, Tibet, Nepal, l’India (tranne il Sikkim e gli Stati nord-orientali, dove il popolo auto-descrittosi ebraico B’nei Menashe vive negli Stati di Mizoram e Manipur), Sri Lanka, Maldive, Pakistan (dove un emirato islamico fedele al califfato è già stato creato in Waziristan), Afghanistan (dove i taliban chiamano le zone sotto controllo “Emirato islamico dell’Afghanistan”), e in Russia (dove l’Emirato del Caucaso tenta di guadagnare terreno), sotto il controllo del “Khurasan”, adattandosi perfettamente ai piani occidentali per spezzare i BRICS e la Shanghai Cooperation Organization (SCO). BRICS e SCO sono la salda base che contrasta l’imperialismo politico ed economico occidentale. Inoltre, centinaia di islamisti del Sud-Est asiatico combatterebbero nei ranghi del SIIL in Iraq e Siria. Hanno annunciato piani per tornare in Indonesia, Malesia, Bangladesh, Stato di Rakhin della Birmania, Thailandia meridionale e Mindanao nelle Filippine, per incorporare tali Paesi e regioni al califfato.
La signora Clinton e la sua banda di falchi di guerra e amici israeliani hanno creato le condizioni che permettono a un gruppo come il SIIL di massacrare sciiti, curdi, assiri cristiani, alawiti, yazidi, turcomanni, tribù sunnite, druse e altri da Aleppo a Qunaytra, da Mosul a Kirkuk alla periferia di Erbil e Baghdad. Se finiranno sulla sua strada, il SIIL crocifiggerà e decapiterà copti in Egitto, cristiani e sciiti in Libano, zoroastriani e sciiti in Iran, sciiti in Tagikistan, e indù, sikh, giainisti e buddisti in India. La signora Clinton, l’attuale “nonna del SIIL”, ha lasciato al presidente Obama una situazione estremamente instabile che intende utilizzare contro di lui e la sua politica estera nelle elezioni del 2016. Dall’11 settembre, l’occidente è sempre più spesso preda di temi e schemi da guerra psicologica ideati in Israele e nei pensatoi e rimuginatoi neocon di Washington DC. Se il SIIL sarà eliminato come minaccia, come deve essere, i suoi veri sponsor saranno smascherati ed eliminati.
Wayne Madsen Strategic Culture Foundation
La ripubblicazione è gradita in riferimento al giornale on-line della Strategic Culture Foundation.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
http://aurorasito.wordpress.com/2014/09/02/hillary-clinton-e-la-nonna-del-califfato-islamico/
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