Questo è uno dei principali indicatori economici. In
questo contesto ancora più dubbie risultano le aggressive dichiarazioni
anti russe a latere del vertice della NATO.
Nell'Unione
Europea temono di spiegare l’effetto della “guerra delle sanzioni” sulla
crisi condotte da Washington e Bruxelles contro la Russia, ma la realtà
è questa. L'impatto principale della virata sulle sanzioni riguarda il
settore alimentare. È stato lì che si è registrato il più grande calo
delle attività di trading, più evidente a Malta, in Polonia, Austria e
Belgio. Ancora più rivelatrice è la dinamica. In precedenza, gli esperti
avevano previsto una crescita delle vendite al dettaglio nel settore
alimentare anno dopo anno, ora le previsioni sono state riviste al
ribasso. Eurostat prevede che il volume delle vendite dei prodotti
alimentari nel 2014 diminuirà dello 0,2% nella zona euro e nell'UE nel
suo complesso. Sembrerebbe, in conclusione, che per cercare “fattori di
crescita” occorre riconsiderare la loro politica miope e provare a
tornare sul mercato russo, ma i loro concorrenti arrivano da altri
continenti.
Tuttavia, la debolezza geopolitica e la
mancanza di indipendenza di Bruxelles è tale che continueremo a vedere
una tendenza opposta. Mentre gli esperti dell'UE contano le perdite,
molti leader europei stanno tendendo una mano ai "falchi" militari. Alla
vigilia del vertice della NATO nella gallese Newport le aggressive
iniziative anti russe dell’occidente sono abbondanti. Si prevede la
dislocazione di uno squadrone delle forze aeree degli USA presso la base
navale in Estonia e il riorientamento del sistema di difesa antimissile
americano in Romania finalizzato al tracciamento missilistico russo, la
fornitura diretta di armi a Kiev, la creazione di una squadra di
risposta rapida della NATO, la creazione in Europa orientale di cinque
nuove basi militari della NATO e molti altri progetti militari che non
sono a buon mercato. A Washington e Bruxelles, si parla anche di una
possibile revisione del Consiglio Russia-NATO. Anche se è proprio sulla
base di questo consiglio che si possono affrontare le principali
questioni internazionali, tra cui la risoluzione del conflitto in
Afganistan e la lotta contro il terrorismo globale.
La
maggior parte di questi progetti è di origine americana. La loro logica
economica è chiara: rafforzare la posizione degli Stati Uniti nella
regione strategicamente importante, costringendo gli europei a
sopportarne delle spese. Nel frattempo la loro economia si sviluppa,
contrariamente a quella europea.
La crescita economica negli Stati Uniti ha raggiunto un livello che permette alla Federal Reserve di completare il programma di riduzione del debito e prevedere il passaggio a tassi di interesse più elevati. Situazione opposta nella zona euro, dove la banca centrale sta prendendo in considerazione misure aggiuntive per “avviare” l'economia
ha
detto a questo proposito, l’analista di CMC Markets a Singapore Desmond
Chua. L'UE dovrebbe adattarsi alle nuove tendenze dell'economia mondiale
e per questo ha bisogno di nuovi modelli e soprattutto di nuove
persone, ha detto a "Russiya Segodnya" il Presidente della società di
consulenza economica russa "Neocon" Mikhail Khazin:
Per attuare un cambiamento efficace occorre prima cambiare il modello stesso. Ma il vecchio establishment non può farlo perché, come in questo caso, i suoi rappresentanti hanno troppo da perdere. Inoltre essi non possono abbandonare i loro approcci. Oggi i cambiamenti in economia sono troppo seri e per essere affrontati necessitano di persone nuove.
Con
regolarità si manifesta oggi una "linea di demarcazione" in Europa e in
particolare l'insoddisfazione della regione dell'Europa orientale come
ci dice il direttore dell'Istituto russo sui problemi della
globalizzazione Mikhail Delyagin:
La crisi attuale è un fatto obiettivo e globale. Superarla con le forze della sola Europa è impossibile. Ma l'Europa deve adottare le misure necessarie per abbandonare il carattere "coloniale" di "sviluppo" meridionale e orientale dei Paesi della regione per consentire il normale sviluppo delle proprie imprese (anche se per competere con le imprese dei Paesi sviluppati), ciò per consentire loro di esportare al di fuori dell'UE almeno un po’ più del 50%. Tutto questo ha contribuito allo sviluppo di tutta l'economia europea.
E
mentre la NATO e l'UE si esercitano in una retorica bellicosa, le loro
posizioni economiche e commerciali in Russia vengono attaccate dai
concorrenti di altri continenti. Prima o poi la crisi ucraina sarà
risolta, ma con che cosa rimarrà l’UE? Con i compratori americani?
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