La
maggioranza ignora il dramma della minaccia imminente di (un altro)
default del debito dell’Argentina. Lungi dall’ennesimo racconto di un
Paese in via di sviluppo corrotto incapace di adempiere ai propri
obblighi sul debito estero, come si vide negli anni ’80 e alla fine
degli anni ’90, il dramma reale del default del debito sovrano
dell’Argentina è infatti un rischioso gioco di potere di Washington e
Wall Street, volto a terrorizzare non solo l’Argentina ma tutte le
nazioni emergenti sulle regole del gioco scritte unicamente da Wall
Street a vantaggio esclusivo delle banche e degli hedge fund di Wall Street.
Il 1° agosto, l’agenzia di rating del credito di Wall Street, Standard & Poors,
la stessa agenzia accusata d’intervenire politicamente per trasformare
la crisi del debito greco in una crisi dell’euro nel 2011, agiva
dichiarando l’Argentina “selective default”. La dichiarazione si è avuta
quando i negoziati tra il governo argentino e gli hedge fund di Wall
Street non risolvevano la disputa sul versamento di 400 milioni di
dollari di debiti. Ma ancor più interessante di quanto appaia,
l’Argentina si rifiuta di pagare l’importo, e non i fondi.
Le ragioni
L’elemento critico da sapere è che la controversia non riguarda la capacità dell’Argentina di rimborsare i debiti esteri, come avvenuto un decennio fa. Nel 2001 il default dell’Argentina fu di quasi 82 miliardi di dollari di debito sovrano. Fu un brutto momento per il Paese mentre le banche di Wall Street e City of London misero con le spalle al muro il governo, che aveva negoziato i termini di ristrutturazione del debito nel 2005 e nel 2010, con circa il 92% dei possessori del debito che accettava i “tagli” o una significativa riduzione del valore delle obbligazioni. Poi, circa l’8% degli obbligazionisti non accettò i termini della ristrutturazione, i cosiddetti “holdouts” per lo più hedge fund speculativi. Gli hedge fund, guidati da NML Capital della Elliott Capital Management di Paul Singer, rifiutarono i termini del taglio offerti dall’Argentina. Chiesero il rimborso integrale delle obbligazioni dall’Argentina più gli interessi.
L’elemento critico da sapere è che la controversia non riguarda la capacità dell’Argentina di rimborsare i debiti esteri, come avvenuto un decennio fa. Nel 2001 il default dell’Argentina fu di quasi 82 miliardi di dollari di debito sovrano. Fu un brutto momento per il Paese mentre le banche di Wall Street e City of London misero con le spalle al muro il governo, che aveva negoziato i termini di ristrutturazione del debito nel 2005 e nel 2010, con circa il 92% dei possessori del debito che accettava i “tagli” o una significativa riduzione del valore delle obbligazioni. Poi, circa l’8% degli obbligazionisti non accettò i termini della ristrutturazione, i cosiddetti “holdouts” per lo più hedge fund speculativi. Gli hedge fund, guidati da NML Capital della Elliott Capital Management di Paul Singer, rifiutarono i termini del taglio offerti dall’Argentina. Chiesero il rimborso integrale delle obbligazioni dall’Argentina più gli interessi.
Le regole del capitalismo predatore
C’è una brutta piega però. NML Capital di Singer non è nemmeno un hedge fund ordinario. Gestisce ciò che viene chiamato “fondo avvoltoio”, un particolare tipo di fondo speculativo. Come suggerisce il nome, come un avvoltoio distrugge il debito dei “cadaveri” per possibili profitti del 1700% sugli investimenti. E’ l’espressione più cinica della pura logica del libero mercato di Gordon Gekko del film Wall Street di Oliver Stone del 1987. Comprano il debito di Paesi poveri e in recupero finanziario per un penny ogni dollaro per poi citarli in giudizio nei tribunali, spesso recuperando fino a dieci volte il prezzo di acquisto, di solito facendo causa presso le corti “filo-mercato” statunitensi ed europee. I fondi avvoltoio sono molto riservati e risiedono in paradisi fiscali offshore come le Isole Cayman. I profitti di Singer provengono dalle cause nelle corti distrettuali degli Stati Uniti vinte. Così, la questione tra Argentina e Singer sull’accordo volontario con il 92% degli altri possessori di debito, che l’Argentina ha rimborsato con grandi sconti e che i giudici statunitensi hanno congelato in attesa della risoluzione delle richieste di Singer, è se può essere sabotato da un grossolano speculatore in combutta con amici giudici per avere un profitto osceno a scapito della stabilità di un’intera nazione.
C’è una brutta piega però. NML Capital di Singer non è nemmeno un hedge fund ordinario. Gestisce ciò che viene chiamato “fondo avvoltoio”, un particolare tipo di fondo speculativo. Come suggerisce il nome, come un avvoltoio distrugge il debito dei “cadaveri” per possibili profitti del 1700% sugli investimenti. E’ l’espressione più cinica della pura logica del libero mercato di Gordon Gekko del film Wall Street di Oliver Stone del 1987. Comprano il debito di Paesi poveri e in recupero finanziario per un penny ogni dollaro per poi citarli in giudizio nei tribunali, spesso recuperando fino a dieci volte il prezzo di acquisto, di solito facendo causa presso le corti “filo-mercato” statunitensi ed europee. I fondi avvoltoio sono molto riservati e risiedono in paradisi fiscali offshore come le Isole Cayman. I profitti di Singer provengono dalle cause nelle corti distrettuali degli Stati Uniti vinte. Così, la questione tra Argentina e Singer sull’accordo volontario con il 92% degli altri possessori di debito, che l’Argentina ha rimborsato con grandi sconti e che i giudici statunitensi hanno congelato in attesa della risoluzione delle richieste di Singer, è se può essere sabotato da un grossolano speculatore in combutta con amici giudici per avere un profitto osceno a scapito della stabilità di un’intera nazione.
La
libertà dei fondi avvoltoio non regolamentati nel comprare debito
sovrano in default nel citare in giudizio per recuperarli, equivarrebbe
al paradosso che, dopo la dissoluzione del 1991 dello Stato sovietico,
gli hedge fund di Wall Street citassero in giudizio la Federazione russa
per recuperare, con gli interessi maturati, il default delle
obbligazioni della Russia zarista del 1916 che avessero acquistato in
qualche mercatino per pochi centesimi. Il punto non è la follia dei
fondi avvoltoio, ma la follia dei tribunale distrettuale federale degli
Stati Uniti di New York e persino della Corte Suprema nel consentire
tali follie. Lo scorso giugno, la Corte Suprema degli Stati Uniti, una
delle più bizzarre nella storia degli Stati Uniti, ha deciso a favore
del fonfo avvoltoio NML Capital, decidendo che non avrebbe
esaminato il ricorso della Argentina contro la sentenza del giudice
Thomas Griesa del tribunale distrettuale federale.
Lasciando da parte il
fatto che il giudice Griesa ha 84 anni e le sue sentenze suggeriscono
possibile senilità, la situazione è più che bizzarra, tanto che anche il
governo degli Stati Uniti e il FMI si oppongono alla sentenza. Il
giudice Griesa ha emesso sentenze contraddittorie nel caso argentino, ma
la Corte Suprema si rifiuta di esaminare il caso. Griesa, utilizzando
un argomento giuridico di parità o para passu, impedisce all’Argentina
qualsiasi pagamento al 92% dei detentori del debito ristrutturato, se
non paga i detentori che l’hanno citata in giudizio. Come ha dichiarato,
le sue sentenze hanno lo scopo di costringere l’Argentina a subire ciò
che ha ripetutamente chiamato i suoi “obblighi”.
Griesa ha deciso che
l’Argentina deve pagare appieno le vecchie obbligazioni ed anche i
prossimi interessi semestrali dei titolari di nuove obbligazioni. E se
non lo fa, qualsiasi banca che aiuta l’Argentina a pagare gli interessi
sui nuovi titoli violerebbe l’ordine. Tale sentenza è stata confermata
dalla Corte d’Appello del Secondo Circuito, e a giugno la Corte Suprema
ha rifiutato di ascoltare l’appello finale dell’Argentina. Il giudice
Griesa cerca di controllare le azioni di un governo sovrano emettendo
sentenze vincolanti su ciò che normalmente non è mai di competenza di un
tribunale statunitense. E’ una follia, se non fosse che la Corte
Suprema degli Stati Uniti, la cui conoscenza dei fondi avvoltoi e delle
complesse offerte finanziarie è forse limitata, s’è rifiutata di
contestare la decisione di Griesa.
La presidentessa argentina Cristina Fernández de Kirchner ha definito la sentenza “estorsione”, e ha detto che il suo Paese continuerà a pagare i detentori del debito ristrutturato. I pagamenti invece sono stati congelati dal giudice Griesa degli Stati Uniti. Per l’Argentina si tratta di un “comma 22″ nucleare. Se versa 1,33 miliardi di dollari al fondo avvoltoio, come preteso dal giudice, gli altri hedge fund detentori, in parte o tutti, la citeranno in giudizio, richiedendo il rimborso totale. Ciò all’Argentina costerebbe 28 miliardi di dollari, esaurendone le riserve valutarie. Ma bloccando il pagamento al 92%, il giudice Griesa impone il default all’Argentina riluttante. La ferocia del fondo avvoltoio di Singer non conosce limiti. Nell’ottobre 2013, nel tentativo di raccogliere il debito argentino, NML Capital chiese a un giudice ghanese di sequestrare una nave argentina, l’ADA Libertad, al largo delle coste del Ghana.
NML Capital vinse la causa e il
Ghana sequestrò la nave. Più tardi, la sentenza fu ribaltata dal
Tribunale delle Nazioni Unite sulle leggi del mare e la nave ritornò in
Argentina. Il 21 giugno 2013, la Corte Suprema del Ghana condannò il
sequestro della nave argentina, indicando la natura da pirata di tali
fondi avvoltoio, non riconosciuti in molti Paesi come la Germania. Joe
Stiglitz, premio Nobel per l’economia, ha preso atto della sentenza
sull’Argentina negli Stati Uniti, “Abbiamo gettato molte bombe nel
mondo, e gli USA lanciano una bomba sul sistema economico globale. Non
sappiamo quanto sarà grande l’esplosione, e non è solo in Argentina“.
F. William Engdahl New Eastern Outlook
F. William Engdahl
è consulente di rischio strategico e docente, ha conseguito la laurea
in politica dalla Princeton University ed è un autore di best-seller su
petrolio e geopolitica, in esclusiva per la rivista online “New Eastern Outlook“.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
http://aurorasito.wordpress.com/2014/08/29/il-default-del-debito-argentino-un-rischioso-poker-degli-usa/
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