La
rottura dell’alleanza ideologica sino-sovietica fu il brusco taglio di
Kissinger alla Guerra Fredda. Un forte consolidamento socialista avrebbe
potuto sfidare vigorosamente l’egemonia transatlantica. Non solo
Kissinger inflisse lo scisma ai ranghi comunisti, ma fece anche in modo
che India e Giappone, giganti asiatici disincantati dall’occidente,
fossero lontani dalla probabile formazione eurasiatica. La morte di
Stalin e le élite giapponese ed indiana che aderivano alla guerra
anticomunista degli USA, fecero sentire la Cina isolata e vulnerabile.
Nei primi anni ’70 la Cina abbandonò formalmente il blocco comunista per
diventare partner degli USA capitalisti. 25 anni dopo la fine della
guerra fredda, lo spettro dell’alleanza sino-russa ancora una volta
inquieta gli USA, chiaramente preoccupati dall’alleanza post-guerra
fredda tra Russia e Cina, non basata su ‘un rinnovato amore’ per
l’ideologia. I nuovi legami eurasiatici sono costruiti su solide
fondamenta, potere economico e finanziario cinese combinato con
risolutezza e potere militare russo, costruiti nella convinzione comune
che l'”unipolarità è perniciosa” debba essere contestata. La formazione
della banca BRICS, la proposta della Cina della nuova “Via della Seta
economica” che colleghi Germania, Russia e Cina e l’annuncio del
ministro della Difesa russo Sergei Shojgu sulla prospettiva d’estendere
la linea ferroviaria dalla Siberia e Mongolia occidentale ad Urumxi in
Cina, e poi in Pakistan e India, non solo sono audaci, ma sono passi
innovativi.
Il 2014 diventa rapidamente l’anno del passaggio al cambio del corso valutario e dei corridoi di collegamento. Né la Via della Seta, né le idee sul currency swap sono nuove. Tuttavia, le attuali aperture diplomatiche ed economiche cinesi acquisiscono maggiore rilevanza grazie al fatto che la Russia, con un’esportazione di idrocarburi da circa un trilione di dollari l’anno, abbandona il “petro-dollaro” quale unità di negoziazione per le operazioni su petrolio e gas. Assieme a questi sviluppi, la Cina, seconda maggiore economia del mondo ed primo importatore di petrolio, si avvicina sempre più alla Russia e sinceramente “cerca accordi commerciali petroliferi con i suoi principali fornitori, Russia, Arabia Saudita, Iran e Venezuela basati sulle valute nazionali.”
Si dice che entro il 2018, la Russia invierà in Cina 38 miliardi di metri cubi di gas all’anno, le cui “operazioni saranno valutate in rublo, yuan ed eventualmente oro“.
Questi sviluppi hanno già causato nervosismo nei mercati azionari
statunitensi e crescente scetticismo globale sul futuro del dollaro come
valuta di riserva. Le tensioni montano anche nel Mar Nero, dove è stato
recentemente riferito che una nave da guerra statunitense ha
inutilmente indugiato sperando di minacciare il Presidente Putin. La
Russia sa affrontare l’inutile diplomazia delle cannoniere statunitense.
Tali manovre in alto mare erano comuni durante la Guerra Fredda, quando
navi da guerra sovietiche e statunitensi, vincolate dalle regole
d’ingaggio, s’impegnavano in duelli tranquilli solo per molestarsi
vicenda, dimostrando la capacità di guidare una nave o l’addestramento
sui missili.
La domanda è: i mutamenti globali economici e politici comporteranno l’aumento delle dimostrazioni di forza nella diplomazia delle cannoniere dagli Stati Uniti, o il crollo del dollaro inaugurerà la nuova era dell’autentico multipolarismo nell’ordine internazionale. Tuttavia, prima di passare oltre, si deve chiarire che il declino degli Stati Uniti nel 21° secolo non è assoluto. E’ solo relativo alla notevole crescita della Cina. Ciò che accade oggi non è la liquidazione dell’impero degli Stati Uniti, ma il vacillare delle sue basi? L’ascesa della Cina dalla povertà e della Russia dalla passività strategica, riaprono l’ordine internazionale offrendo opportunità ad economie emergenti come l’India.
Questa volta, l’India non deve cadere nella
trappola statunitense e tradire i BRICS e l’emergente formzione
eurasiatica. Si tratta probabilmente della migliore occasione di domare
l’egemonia occidentale. India e Giappone non dovrebbero rigettare questa
opportunità solo per le piccole isole Senkaku e il feticcio di Shinzo
Abe di trasformare Tokyo in una base militare. E’ giunto il momento che
la proposta della nuova “via della seta marittima” non sia vista come
uno stratagemma cinese, un piano ambiguo per ingannare la regione e
imporre l’egemonia, ma come grande strategia per migliorare i legami
dell’Asia, offrendo un nuovo modello per catapultare la regione via
dalla trappola territoriale. I piccoli passi russo-cinesi sono o volti
ad uscire dal sistema di dominio del dollaro statunitense e
dall’insicurezza perpetua nel tracciare il nuovo ordine mondiale.
Atul Bhardwaj (India) Oriental Review
L’autore
è membro del Consiglio indiano di Ricerche Sociali dell’Istituto di
Studi Cinesi. È un alunno del College Reale di Londra.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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