La Cassazione rigetta il ricorso dell'avvocatura dello Stato per conto del ministero della Difesa e conferma il sequestro del MUOS di Niscemi, il sistema di telecomunicazioni satellitare della Marina militare statunitense.
La
Cassazione rigetta il ricorso dell'avvocatura dello Stato per conto del
ministero della Difesa e conferma il sequestro del MUOS di Niscemi, il
sistema di telecomunicazioni satellitare della Marina militare
statunitense.
Nel frattempo, il Consiglio di giustizia amministrativa ha disposto
una verifica della pericolosità delle emissioni dell'impianto per la
salute dei cittadini, per l'ambiente e per il traffico aereo. La
prossima udienza è fissata per il 3 febbraio.
Un primo sequestro del Muos era già stato adottato nell'ottobre del 2012 su richiesta dell'allora procuratore Francesco Paolo Giordano, che aveva ritenuto illegittime le autorizzazioni concesse dalla Regione Siciliana.
Quel sequestro era stato poi annullato dal Riesame di Catania che invece valutava validi gli atti del governo dell'isola. Nel febbraio 2015 il Tar di Palermo ha accolto un ricorso del Comune di Niscemi, annullando le autorizzazioni delle Regione e imponendo il blocco dei lavori. Su questo fronte è ancora pendente un ricorso al Consiglio di giustizia amministrativo di Palermo, ma per la Procura di Caltagirone non si pone più il problema sulla legittimità delle autorizzazioni perché cancellate e quindi, per l'accusa, il Muos è semplicemente abusivo.
Il Muos è un sistema globale di comunicazioni militari, che ha l'obiettivo di coprire tutto il pianeta. Tre strutture sono già attive: una in Virginia, una alle Hawaii e una in Australia. Per completare la rete, manca solo l'impianto italiano, proprio nel cuore della regione più calda. L'uso del Muos non sarebbe esclusivo per gli americani, che lo metterebbero a disposizione di tutti gli alleati della Nato.
Washington è sorpresa: a colpire è il fatto che un accordo internazionale siglato da un governo possa essere paralizzato da istanze regionali. Gli Stati uniti si aspettano quindi che l'esecutivo italiano risolva le questioni interne con le autorità giudiziarie, affinchè non sia compromessa la credibilità e l'affidabilità internazionale di un alleato su un progetto che servirebbe — secondo Washington — anche a Roma e a tutti i membri della Nato al fine di garantire stabilità della regione mediterranea.
Nel 2013 il governo italiano aveva dichiarato il Muos "sito d'interesse strategico nazionale per la difesa militare". Resta da chiedersi, quale sia la nazione che questi interessi tutela, a un passo da un secondo intervento militare in Libia. Il primo non è bastato, secondo le intelligence militari, a gettare abbastanza caos nel Mediterraneo.
"I lavori del MUOS sono stati eseguiti senza la prescritta autorizzazione assunta legittimamente o in difformità di essa, e insistono su beni paesaggistici, all'interno della riserva naturale orientata di Niscemi in zona A, d'inedificabilità assoluta, in violazione delle prescrizioni del decreto istitutivo e del regolamento inerente", scrivono i giudici di Caltagirone nell'ordinanza di sequestro.
Un primo sequestro del Muos era già stato adottato nell'ottobre del 2012 su richiesta dell'allora procuratore Francesco Paolo Giordano, che aveva ritenuto illegittime le autorizzazioni concesse dalla Regione Siciliana.
Quel sequestro era stato poi annullato dal Riesame di Catania che invece valutava validi gli atti del governo dell'isola. Nel febbraio 2015 il Tar di Palermo ha accolto un ricorso del Comune di Niscemi, annullando le autorizzazioni delle Regione e imponendo il blocco dei lavori. Su questo fronte è ancora pendente un ricorso al Consiglio di giustizia amministrativo di Palermo, ma per la Procura di Caltagirone non si pone più il problema sulla legittimità delle autorizzazioni perché cancellate e quindi, per l'accusa, il Muos è semplicemente abusivo.
Il Muos è un sistema globale di comunicazioni militari, che ha l'obiettivo di coprire tutto il pianeta. Tre strutture sono già attive: una in Virginia, una alle Hawaii e una in Australia. Per completare la rete, manca solo l'impianto italiano, proprio nel cuore della regione più calda. L'uso del Muos non sarebbe esclusivo per gli americani, che lo metterebbero a disposizione di tutti gli alleati della Nato.
Secondo una parte dell'opinione pubblica italiana, sostenuta anche dal Movimento 5 Stelle, oltre che dal movimento pacifista No Muos, "questo modernissimo strumento di morte è un sistema che viola i principi di sovranità nazionale ed è l'emblema della crisi profonda della democrazia in Italia".
Washington è sorpresa: a colpire è il fatto che un accordo internazionale siglato da un governo possa essere paralizzato da istanze regionali. Gli Stati uniti si aspettano quindi che l'esecutivo italiano risolva le questioni interne con le autorità giudiziarie, affinchè non sia compromessa la credibilità e l'affidabilità internazionale di un alleato su un progetto che servirebbe — secondo Washington — anche a Roma e a tutti i membri della Nato al fine di garantire stabilità della regione mediterranea.
Nel 2013 il governo italiano aveva dichiarato il Muos "sito d'interesse strategico nazionale per la difesa militare". Resta da chiedersi, quale sia la nazione che questi interessi tutela, a un passo da un secondo intervento militare in Libia. Il primo non è bastato, secondo le intelligence militari, a gettare abbastanza caos nel Mediterraneo.
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