“Volevate la democrazia? L’avete! La democrazia è la tirannia della maggioranza. Il Partito Diritto e Giustizia (PiS) è sostenuto dalla maggioranza dei polacchi. Ora può fare quello che vuole. Il popolo oppresso ha votato per il PiS perché voleva vedere i membri del precedente governo dietro le sbarre, che si meritano… L’Unione europea va sciolta”,
ha detto
il deputato polacco Janusz Korwin-Mikke rivolgendosi al Parlamento
europeo. Il deputato commentava l’attacco di Bruxelles a Varsavia dopo
che il partito guidato da Jaroslaw Kaczynski ha ottenuto una vittoria
schiacciante emanando la riforma della Corte costituzionale e le leggi
di radiodiffusione pubblica.
Le modifiche hanno spinto l’Unione europea a
fare una decisa pressione sul governo polacco. Molti lo percepiscono
come ennesimo passo della Germania per assicurarsi l’indiscussa
leadership in Europa centrale e orientale. La Polonia è oggetto di un
attacco propagandistico feroce. Herbert Reul, presidente della CDU/CSU
della Baviera, nel gruppo al Parlamento europeo, ha sottolineato la
necessità d’imporre “sanzioni” a Varsavia.
Il Primo ministro ungherese
Viktor Orban l’8 gennaio ha indicato il veto su eventuali sanzioni
dell’Unione europea contro la Polonia, dopo l’ultimo incontro con il
capo del partito di governo della Polonia.
“L’Unione europea non dovrebbe pensare di applicare qualsiasi tipo di sanzioni contro la Polonia, perché richiederebbe la piena unanimità e l’Ungheria non potrà mai sostenere alcun tipo di sanzioni contro la Polonia”,
ha detto
Orban in un’intervista alla radio pubblica.
Petr Mach, consulente
economico del Presidente della Repubblica Ceca Vaclav Klaus nel
2003-2007 e membro del Parlamento europeo, difende la Polonia indossando
un grande distintivo “Sono un polacco”, mentre parlava dal podio del
Parlamento europeo. Il deputato non disse chi minacciava la libertà di
espressione in Polonia. Il ministro degli Esteri ceco Lubomir Zaoralek,
in occasione del recente incontro con l’omologo polacco Witold
Waszczykowski, ha detto che credeva che la libertà di parola vada
conservata in Polonia. Waszczykowski ha sottolineato l’importanza delle
relazioni polacco-ceche e ha detto che la Repubblica ceca è il secondo
maggiore investitore in Polonia dopo la Germania. La questione
dell’influenza della Germania in Polonia è acuta da 30 anni. E presso
l’opinione pubblico è diventato un tema acuto dell’agenda contemporanea.
Nel 2003 la rivista polacca Wprost pubblicò un articolo dal titolo “Stampa tedesca: la Polonia è diventata una colonia dei media tedeschi”.
Le grandi case editrici tedesche dominano il mercato dei media
polacchi. Il numero di media polacchi, anche digitali, controllati da
proprietari tedeschi ha superato il centinaio. In Polonia la necessità
di liberare i media nazionali dal controllo straniero è diventato un
problema pubblico. Fonti tedesche indipendenti sottolineano che le
accuse di soppressione della libertà di stampa in Polonia potrebbero
essere rivolte dai dirigenti del Partito Dritto e Giustizia a
Piattaforma civica filo-tedesca, che fece molto per attrarre
investimenti tedeschi nel mercato dei media polacchi.
L’ex-presidente polacco Bronislaw Komorowski e il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk sono membri di Piattaforma civica. I tedeschi sanno molto bene cos’è la censura mediatica: gli euroscettici sono trattati con scarsa cortesia nel loro Paese. Ad esempio, possono facilmente essere cancellati dalla lista degli ospiti televisivi. Secondo L’Indice della libertà di stampa del 2015 pubblicato da Reporters sans frontières, la Polonia è classificata 18.ma, dietro la Germania, 12.ma.
L’Ungheria è
classificata 65.ma dopo Niger (47), Mauritania (55) e Papua Nuova
Guinea (56). L’Italia (73) e la Grecia (91) sono piuttosto indietro
nella classifica. Non è così difficile capire perché Stati europei come
Italia, Grecia e Ungheria sono posizionati dietro Niger e Papua-Nuova
Guinea da un’organizzazione non governativa che presumibilmente promuove
e difende libertà di informazione e la libertà di stampa. Roma, Atene e
Budapest hanno più volte criticato la burocrazia europea e si sono
opposte alle politiche di Bruxelles.
L’esacerbazione dei rapporti tra
Berlino e Varsavia è un elemento della lotta per la leadership
regionale. Berlino si sforza di neutralizzare l’influenza della Polonia
in Europa centrale e orientale per stroncare sul nascere qualsiasi sfida
alla primazia della Germania nell’Unione europea. E’ importante evitare
che Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria formino un’alleanza, tendenza
che comincia a prendere forma. C’è la possibilità che la Slovacchia
aderisca. Tutti questi Paesi sono membri del Gruppo di Visegrad. La
Repubblica Ceca, l’Ungheria e la Slovacchia hanno già rifiutato di
condividere l’onere dei flussi dei rifugiati.
La politica della Polonia è
piuttosto ambivalente mantenendo teso il conflitto. Berlino può sempre
contare sui suoi agenti d’influenza nel partito Piattaforma civica.
L’ex-ministro degli Esteri polacco Grzegorz Shetina ha detto che
mantenere relazioni con il Primo ministro ungherese Victor Orban è
dannoso agli interessi del Paese. E’ facile prevedere che Varsavia
ricorrerà a Washington per contrastare Berlino. L’Europa
centro-orientale è a un bivio. È il momento giusto per cambiare la rotta
che porta alla scissione tra i Paesi della regione e di cogliere nuove
opportunità, invece. L’Europa centro-orientale dovrebbe scegliere il
proprio futuro.
Vladislav Gulevich Strategic Culture Foundation 25/01/2016
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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