mercoledì 27 gennaio 2016

Netanyahu a Davos confessa il suo nefasto obiettivo di balcanizzare la Siria

Netanyahu e il suo piano di spartizione della Siria

Il premier israeliano a Davos ha fatto conoscere il piano che sta perseguendo con la Siria dall’inizio dell’aggressione contro questo paese arabo,  fin dal febbraio dell’anno 2011: smembrare e balcanizzare questa nazione del levante arabo.
 
Con la sua caratteristica superbia ed incontinenza verbale, il primo ministro dello Stato sionista, Benjamín Netanyahu, ha approfittato dello spazio ottenuto nel Foro Economico Mondiale, celebrato nella località Svizzera di Davos, dove anno per anno si riunisce il fior fiore dei poteri finanziari e politici del mondo occidentale, per dare a conoscere e lasciare allo scoperto il vero piano che si persegue con la Repubblica di Siria.

Nella comodità dei saloni di Davos, lontani dal rumore delle bombe, delle operazioni militari, degli attacchi terroristici e delle  migliaia di morti, Netanyahu ha sostenuto, lo scorso  22 di Gennaio, che  
l’opzione più benigna per la Siria sarebbe una balcanizzazione o frammentazione del paese arabo, che sotto le attuali circostanze è il meglio che si potrebbe ottenere. Questo perchè ho seri dubbi che uno Stato unitario possa tornare a governare il paese
Nell’occasione, Netanyahu ha rivelato, ugualmente che si sta mettendo in campo un aumento dell’aiuto multimilionario finanziario e militare che riceve da parte degli Stati Uniti, per mantenere così lo status di Israele, quale gendarme dell’Occidente in Medio Oriente.

L’opinione del politico sionista, in relazione  alla frammentazione della Siria, dimostra la politica criminale che è stata eseguita da Israele contro la nazione araba ed il suo popolo, che dietro  ansie ed interessi politici ed economici si è concretizzata nell’aggredire, attaccare, bombardare e distruggere un paese con cifre, che da Febbraio dell’anno 2011 alla data di ogi, hanno significato la morte di 280 mila siriani, con sette milioni di sfollati interni, 4,5 milioni di rifugiati – principalmente nei paesi vicini- e la distruzione delle sue infrastrutture energetiche, di servzi, dell’industria, infrastrutture civili e sanitarie.

Dividere per regnare (Divide et Impera)
Le parole di Neatnyahu mettono a nudo quello che era tanto ovvio ma che sembrava invisibile: l’obiettivo perseguito da Washington e dai suoi alleati raggruppati nella triade Rijad-Ankara e Tel Aviv: spartirsi i resti di un paese ed mantenere la loro influenza determinante sulla regione del Medio Oriente. Disintegrare la Siria, dividerla in varie zone di influenza e, nello stesso tempo, produrre con questo una balcanizzazione globale della zona, come si sta verificando anche con l’Iraq. In questo modo raggiungere l’obiettivo di accerchiare l’Iran e contenere l’espansione russa verso quelle che la Federazione Russa considera le sue zone di influenza.

Si tratta di termini geopolitici che danno l’idea della divisione di un territorio (uno Stato) in altre entità più piccole, con l’obiettivo di debilitarle politicamente ed economicamente.

Zone che sorgerebbero in origine, con tali gravi limitazioni che dovrebbero dipendere dalle grandi potenze che eserciterebbero per quello un potere egemonico incontrastabile, creando una dipendenza di stile neo coloniale. Il nome del fenomeno allude ai Balcani, dove il separatismo è stata sempre una costante della loro Storia.

Rovesciare Bashar Al Assad è l’obiettivo perseguito che consente anche di debilitare ed eventualmente destabilizzare il governo dell’Iran, in una politica cieca di fronte ai molteplici esempi che ci offre la Storia rispetto ai pericoli che porta con se il fatto di procurare la nascita e lo sviluppo delle bande terroriste, i cui risultati finiscono con il compromettere la sicurezza dei padri putativi di questi gruppi takfiri. Così era successo con Al Qaeda e così sta accadendo con il Daesh (ISIS). Bande che, nelle analisi dei servizi di intelligence europei, sono considerate una minaccia reale nel contare almeno 15.000 terroristi che combattono nelle file dei movimenti salafiti e provengono da paesi europei.

Gli Stati Uniti ed i loro alleati sembrano mostrare un aspetto erratico nella politica portata a compimento in Medio Oriente: attaccano l’ISIS, lo bombardano – presumibilmente– ma sono anche quelli che lo hanno creato, lo hanno sostenuto e continuano a finanziarlo. Gli USA combattono lo stesso estremismo a cui danno alimento in una specie di zig zag di interventi, ma senza perdere di vista l’obiettivo principale in questa politica, quello di frammentare i paesi del Medio Oriente, accerchiare l’Iran, creare un contorno di regimi che non minaccino la politica aggressiva sionista e che impediscano la presenza russa e cinese nella zona, in tale forma da procurarsi le risorse naturali, petrolio e gas oltre ad un mercato sicuro per il complesso militare industriale statunitense e i loro alleati. Si parlava di una “politica apparentamente erratica”, perchè i piani sono chiaramente definiti.

La Siria non può attendersi niente di buono dalle azioni di una Coalizione Internazionale diretta dagli Stati Uniti il cui piano finale è quello di smembrare la Siria, trasformarla in un paese con zone differenziate dove turchi, statunitensi, israeliti, sauditi ed incluso giordani, intervengano con l’obiettivo di ottenere un riquadro di questo miserabile rompicapo ideato da sionisti e nordamericani. Una Siria che riflette l’immagine di una mappa frammentata allo stile iracheno con zone di controllo divise in tre aree differenziate: La regione del Kurdistan, un’area di presenza sunnita (Sunnistan) dove operano le bande salafite e quello che resta del partito Baas ed una area centrale sotto l’attuale governo iracheno.

Netanyahu a Davos ha detto quale è stato il motivo per cui il governo statunitense ha permesso e sostenuto questo piano, in quanto questo piano, originariamente previsto da Israele, è parte del piano che Washington ed i suoi avevano elaborato per il Medio Oriente.

Una aspirazione ed un progetto  che è stato documentato e concretizzato in un alto numero di documenti elaborati all’interno dei servizi di intelligence e dei suoi Think Tanks, come nel caso del documento gestito dall’esperto di politiche per la sicurezza nazionale e consulente del governo USA, Michael O´Hanlon, analista del Instituto Brookings e Co Direttore del “Center For 21st Century Security and Intelligence” reso pubblico nel Giugno dell’ anno 2015.

In quel piano, in una minima estensione, si definiva il destino di milioni di esseri umani. Il Documento denominato “Desconstructing Syria: a new strategy for Americas´s most hopeless war” – segnala che “l’unico percorso realistico che possano pianificare gli Stati Uniti per la Siria è un nuovo piano dove si creano zone autonome, dove il governo siriano non abbia possibilità di influire”. Di questa idea, nella espressione benigna di Netanyahu, esiste solo un passaggio.

Da questo si comprende la decisione turca di creare, sotto gli ordini di Washington, la denominata “No Fly Zone” . Una fascia di territorio ubicata nella parte settentrionale vicino alla frontiere turco -siriana, tra le località di de Yarablus e Azaz, con il doppio obiettivo di : trattenere l’avanzata delle forze turche nella loro lotta contro l’ISIS , considerato un pericoloso esempio per la popolazione curda, che forma una 20% della popolazione turca e, in secondo luogo, disporre di una base di operazioni, dentro il territorio siriano.

Questo spiega la strategia di creare tensioni nella parte sud della frontiera siriana con Israele e con la Giordania, con un incremento delle azioni di infiltrazione di terrorismo da parte dei gruppi sostenuti dalle potenze occidentali ed il tentativo di creare un “false flag2 (l’uso di un fittizio attacco con il  gas) per giustificare una invasione del paese e la creazione delle zone separate.

In un interessante articolo dell’analista di Global Research, Mahdi Darius Nazemroaya, questi segnala che “quello che sta accadendo in Siria è un segnale di quello che avverrà per tutta le regione. Il cambiamento di regime non è l’unico obiettivo degli USA e dei loro alleati in Siria. Le divisioni religiose ed etniche in Siria non sono demarcate in termini puramente geografici, il processo di balcanizzazione potrebbe giocarsi come un processo di libanizzazione, cosa che significa che la Siria si va a dividere lungo linee di frattura di una violenza settaria, che si affronta in un ristagno politico, come avvenne nel Libano durante la sua guerra civile, senza essere ufficialmente divisa…

Gli avvenimenti nel Medio Oriente e in Africa del Nord stanno vedendo l’agitazione dei movimenti di masse contro tiranni locali, come nel Bahrein, in Giordania, Marocco, ed Arabia Saudita, ma si scorge anche una linea guida del vecchio Piano Yinon di Israele e delle sue ramificazioni. Il piano Yinon, ed altri piani simili, mirano ad una guerra sciita-sunnita tra i mussulmani come pezzi centrali delle divisioni settarie”.

La divisione e smembramento della Repubblica di Siria è uno degli obiettivi della politica di Washington per la Regione del Medio Oriente e in questo piano, per mettere freno a queste intenzioni, si richiede una ferma opposizione politica e militare delle forze della coalizione formate da Russia, Iran, Siria ed Iraq.

Se questo non sarà così, la Siria finirà trasformata in vari “bantustans”, con gli alawiti nella zona est del paese con limite al mediterraneo, i drusi sulle montagne del sud del paese, i curdi con il limite della Turchia, i cristiani, sciiti e sunniti occupando altre zone del territorio. Una Siria smantellata, divisa il cui destino sarebbe tracciato al di fuori dell’ambito della sua sovranità. In Siria si sta giocando oggi non soltanto l’autodeterminazione dei popoli, ma anche gli equilibri politici e militari regionali ed il futuro degli altri paesi della regione che potrebbero cadere sotto il medesimo fuoco balcanizzatore.


Pablo Jofre Leal

Fonte: Hispan Tv

Traduzione: Manuel de Silva
http://www.controinformazione.info/netanyahu-a-davos-confessa-il-suo-nefasto-obiettivo-di-balcanizzare-la-siria/

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