Non scherzo, Biden si crede davvero un
guru onnisciente sul Vicino Oriente. Oltre a seguire la carriera
discendente dell'”esperto” mediorientale, lo zuccone Raymond Tanter, è
anche un appassionato del bastonato cripto-convertito e tesoruccio della
Cabala neo-con Joshua Landis, che continua a predicare il nonsense che
l’ha portato a questo punto sulla guerra in Siria, cioè: ad essere
completamente suonato. Può ancora essere sentito arringare i sicofanti
ritardati dell’Arkansas o dell’Oklahoma, o i vampiri appesi nei soffitti
argentati degli “stinktanks” di Washington, dire: “Sono sposato con un’alawita! Sono il dottor Scienza. Ne so più di te!”
La scorsa settimana, Biden decideva che avrebbe portato la sua curiosa
combinazione di brio ed onniscienza ad Ankara per rafforzare i rapporti
con un altro scabroso satrapo mediorientaloide, Recep Tayyip Erdoghan.
Ebbene, Erdoghan ne è seccato. Avrebbe visto la venuta di Biden come una
sorta di “limitazione dei danni” dopo il flop del tentato colpo di
Stato della CIA e il successivo rifiuto degli USA di estradare l’unico
che i turco erdoganisti pensano sia dietro il complotto. Biden, come
ogni tipico tristo statunitense, arrivava con delle pessime notizie per
Erdogan: In primo luogo, gli Stati Uniti non gli daranno Fethullah
Gulen, il religioso islamico moderato che presumibilmente guida un
governo ombra in Turchia (dalla sua tana in Pennsylvania), in
opposizione all’attuale governo.
Di fatto, Biden ha detto ai turchi che
incontrava, che Gulen non avrebbe affrontato alcun processo perché non
avevano prodotto alcuna prova concreta contro di lui; potrebbero con la
CIA ma non con Gulen. Inoltre, ancora scosso dalla scene del film “Fuga
di Mezzanotte”, Biden esitava ad inviare qualsiasi statunitense in Asia
Minore a subire sodomia e bastonate in un carcere turco. Ciò davvero
irrita i turchi.
In secondo luogo, e con ancora più cupezza, Biden ha detto ad Erdogan
che voleva che i curdi avanzassero fino alla frontiera turca in modo
che, nella remota possibilità che i curdi del PKK vogliano crearsi un
nuovo Stato ai confini con la Siria, potessero farlo naturalmente con
l’aiuto e la benedizione degli USA! L’hanno fatto davvero. Vedete, Biden
ha detto ad Erdogan che lo Stato curdo, un concetto simile ai dolci per
diabetici, sarebbe un bene per la NATO in quanto finalmente darebbe
alle potenze occidentali il vanto necessario a fronte dei continui
successi russi, sia sul campo in Siria che in diplomazia.
Gli Stati
Uniti hanno un disperato bisogno di qualcosa per distrarre gli storici
dalla conclusione inevitabile che la Casa Bianca ha un programma così
scadente sul Medio Oriente che Obama e il suo entourage, Biden compreso,
andrebbero incriminati da qualche tribunale per negligenza, odiosità o
sostegno al terrorismo. Obama, il cui regime sanitario a prezzi
accessibili e la pretesa immortalità vengono spazzate via da una serie
di sentenze e dal malaffare del Congresso, ora affronta l’ignominia di
lasciare l’incarico a febbraio con nient’altro che una serie di vacanze
nei golf e una moglie che ha speso milioni di dollari dei contribuenti
per fare la sfilata mondiale con abiti solitamente insulsi. Biden non
avrebbe ottenuto nulla da Erdogan, ed ha anche altri problemi.
L’Aeronautica siriana compiva delle sortite su al-Hasaqah proteggendo le
truppe dell’EAS e le milizie dei PDC, dopo essere stati attaccati
dall’Asaayish, ramo paramilitare del PKK noto per i crimini e la finta
guerra. Ciò che causava problemi era la presenza illegale di unità
speciali statunitensi evidentemente minacciate dai bombardieri Su-24
Siriani. Ciò portava alla situazione bizzarra in cui il Pentagono
contattava il Cremlino per lamentarsi dei velivoli siriani che
bombardavano nel nord-est, ad al-Hasaqah, mettendo in pericolo i
“consiglieri” statunitensi.
L’untuosità statunitense fu svelata quando
si lamentarono degli aviogetti siriani che volavano nello spazio aereo
siriano! Una cosa tira l’altra e la SAAF uscì dall’area per tornarvi il
giorno successivo. Presumibilmente temendo una cattiva stampa per via
delle perdite, gli Stati Uniti ritiravano i “consiglieri”
elitrasportandoli in Giordania. La decisione di piazzare “consiglieri”
statunitensi presso i curdi è tutta di Biden. Biden detta oggi la
politica statunitense in Medio Oriente. Obama ha rinunciato ad attuare
le proprie idee liberali ed ha abdicato dal suo destino di Bimbo amato
universalmente e di Premio Nobel della Pace.
Semplicemente non può
succedere. Quindi relega l’intera questione ad altri, controfirmando. La
sua unica linea rossa è creare un nuovo conflitto degli Stati Uniti che
richieda numerosi soldati sul campo. In caso contrario, Obama è solo un
altro ingranaggio della macchina sionista. L’unico scopo della presenza
statunitense ad al-Hasaqah, una città normalmente tranquilla con
divisione dei compiti tra siriani e curdi, priva dell’infestazione dello
SIIL, era espellere il governo siriano e sostenere la federalizzazione
del Paese come preludio a una Repubblica curda obbediente agli Stati
Uniti. Uno dei gravi problemi che affliggono Biden, oltre all’incapacità
congenita d’interpretare la storia, è che i curdi sanno delle gesta
statunitensi in Iraq.
Sanno benissimo come abbandonarono curdi e sciiti
al tribalismo vendicativo di Sadam. Se i curdi consegnano il loro
destino agli statunitensi, cosa gli accadrà quando la Casa Bianca gli
dirà “Sayonara”? È un problema grave. Un altro problema di Biden è che
il PKK ha radici ideologiche nel marxismo/leninismo del genere delle
FARC in Colombia. Deve convincere i coriacei comunisti di PKK e YPG
(entrambi gruppi terroristici per Ankara) che il passato è solo “acqua
passata” e che il presidente Obama è affidabile mentre ne sorveglia lo
sterminio, nel caso le forze statunitensi dovessero intervenire. Tale è
il modo di pensare statunitense/sionista.
Fahman Husayn, il capo militare del PKK (“Bahoz Erdal“).
veniva ucciso il 27 agosto 2016 da un’autobomba mentre si dirigeva ad
al-Hasaqah, nel nord-est della Siria, per calmare i suoi combattenti e
confutare le affermazioni statunitensi sulla complicità dei siriani con
Erdogan. La sua morte poteva significare l’opportunità per gli Stati
Uniti di penetrare PKK e PYG. Il leader del PKK, Jamil Bayik, è visto
come un Casper Milquetoast che potrebbe semplicemente finire nei
tentacoli di Biden e della sua squadra Neo-cons.
La fissazione sulla creazione dello Stato
curdo non è solo di Biden, è anche una macchinazione sionista. Si
ricordi ciò che scrissi sulla visita del Dottor Bashar al-Jafari a
Detroit prima che il dipartimento di Stato americano-sionista ne
limitasse gli spostamenti a un raggio di 10 miglia da New York, quando
disse al pubblico che il sionismo doveva creare altri Stati razzisti e
bigotti basati su religione o etnia per giustificare la propria
esistenza da Judenstaat o Stato Ebraico?
Tale piano per prendere gli
ingenui e vulnerabili curdi e metterli direttamente al centro
dell’esclusivismo ebraico, è un’idea squilibrata la cui origine non sono
altri che le menti criminali dello Stato-Ghetto sionista di Tel Aviv.
Biden, che crede che i sionisti siano davvero “alla moda” quando si
tratta della “loro” regione, gioca al loro gioco da vero proselite, un
evangelico demente e con mezzo cervello dedito alla visione di un Cristo
arrabbiato che tornerà su un carro di fuoco per salvare tutte le anime
dal peccato originale, come è detto nel buon libro o in qualche Stato
della Bible Belt statunitense.
Comunque sia, Biden ha ora a che fare con
un Erdogan furioso che governa non con la logica o il giudizio
spassionato, ma ritenendosi il sultano della Sublime Porta e il
Difensore della Fede su cui Allah veglia proteggendolo dai puzzolenti
infedeli. Come trattare con Erdogan quando Biden sa che la sola menzione
di uno Stato curdo istiga nell’alleato turco una colica renale, o
peggio?
Cosa fare per convincerlo a mettere da parte decenni di odio, la
classificazione del PKK ad organizzazione terroristica, i doveri
inerenti alla Carta della NATO e le umiliazioni continue dell’UE che
snobba il suo Paese e il suo partito relegando la Turchia ancora nel
ruolo del “grande malato d’oriente”, l’uccisione di cittadini turchi
sulla Marmara per mano dei teppisti sionisti…? Perché se Biden non fa
attenzione, potrebbe far sembrare Erdogan sempre più morbido verso il
Dr. Assad.
Gli Stati Uniti sono ossessionati dall’idea di fermare il gasdotto da Iran e Iraq alle coste della Siria. Ne ho scritto fino alla nausea. Gli Stati Uniti vorrebbero anche evitare che la Siria sfrutti i vasti giacimenti di gas del Mediterraneo, che diverranno un asset da miliardi di dollari per la Gazprom, già in fregole attendendo la fine del caos. L’unico modo per mettere la Siria sotto controllo è spezzarla, come Biden voleva fare con l’Iraq.
Con uno Stato curdo che dal confine turco
verso al-Hasaqah abbia le dimensioni di uno Stato che vada oltre i
confini naturali estendendosi sui territori necessari al gasdotto. Con
uno Stato curdo, gli Stati Uniti possono avere proprie basi per
proteggere i curdi dal governo di Damasco. Cercate il primo Paese alle
Nazioni Unite che riconoscerebbe la nuova repubblica curda. Non sarà la
Nigeria. Ma, la situazione ad al-Hasaqah è torbida. I curdi raramente,
se non mai, molestano EAS o PDC in città. L’eruzione di violenze può
essere attribuita solo al desiderio degli statunitensi di fomentare il
conflitto. Le forze speciali degli Stati Uniti avranno avuto il compito
d’innescare qualche evento che agitasse le acque altrimenti placide.
Tale evento, come mi è stato detto, fu la decisione dell’Asayish di
affrontare un’unità dei volontari dei PDC a un loro posto di controllo,
portando i PDC a contattare l’EAS per ricevere l’ordine di non cedere di
un pollice. Quando ciò accadde, l’Asayish aprì il fuoco sui miliziani
siriani con conseguenti diverse vittime e l’aggravarsi della
coesistenza. Le YPG furono chiamate alle armi mentre gli statunitensi
diffondevano la voce infondata che l’Esercito e l’Aeronautica siriani
prevedevano di coordinarsi con le forze armate turche e russe ad
al-Hasaqah. Ciò fu effettivamente creduto dai curdi che vedono il Dr.
Assad come un leader machiavellico disposto a qualsiasi accordo, anche
con il diavolo turco. E il fatto che la SAAF abbia effettuato diverse
sortite in difesa di RAS e PDC confermava ciò che gli statunitensi
spacciavano.
Fahman Husayn, il comandante militare del PKK in Siria si
precipitò ad al-Hasaqah ma fu ucciso con un sospetto IED piazzato da
qualcuno che lavora, apparentemente, per gli Stati Uniti. Gli
statunitensi non volevano che Husayn arrivasse facendo naufragare i loro
piani. Cosi è successo, invece, che il leader del PKK, su forte
pressione dei militari turchi a Manbij e Jarabulus supportati
dall’United States Air Force (soprattutto), decidesse di non continuare a
cooperare con gli Stati Uniti ad al-Hasaqah. Questa è la vera ragione
per cui gli statunitensi lasciarono la città. Non per gli aerei, ma per
il pensiero razionale che uccise la bestia.
Biden continua a fare lo stupido, un ruolo al quale è eminentemente qualificato. Ha effettivamente dato l’ordine di sostenere le truppe di terra turche mentre faceva l’amicone con i curdi, riuscendo soltanto e in modo accurato, a disintegrare completamente la politica estera statunitense cedendola ai troll. Oggi la situazione ad al-Hasaqah è tesa, ma torna all’atmosfera di cooperazione e tolleranza. Come ciò andrà in futuro è da vedere. Prevedo che gli statunitensi continueranno a premere sul pulsante curdo.
Aggressioni, violazioni e massacri commessi dal regime turco vanno condannati: Ministero degli Esteri della Siria
Il Ministero degli Esteri e degli Espatriati ha dichiarato che
violazioni e massacri commessi dal regime turco nei territori siriani
sono un crimine di aggressione e contro l’umanità, aggiungendo che la
lotta al terrorismo sui territori siriani da qualsiasi parte, va
coordinata con il governo della Repubblica araba siriana e l’Esercito
arabo siriano.
“Le forze aeree e l’artiglieria dell’esercito turco, in coordinamento con organizzazioni terroristiche, colpiscono i villaggi di Jub al-Qusa e al-Amarnah a sud di Jarabulus, Aleppo, bombardando in modo casuale, causando un massacro e uccidendo 35 civili, 20 dei quali a Jub al-Qusa e altri 15 nel villaggio di al-Amarnah, oltre a decine di feriti”,
aveva detto il Ministero degli Esteri in due lettere
inviate al Segretario generale e al Presidente del Consiglio di
sicurezza dell’ONU riguardo il sanguinario massacro commesso
dall’esercito turco nel nord della Siria.
“Il governo della Repubblica araba siriana condanna con la massima fermezza i ripetuti crimini, violazioni, aggressioni e massacri perpetrati da più di cinque anni dal regime di Ankara contro il popolo siriano, la sovranità e l’integrità territoriale della Repubblica araba siriana”, affermano le due lettere.
Ziad Fadil, Syrian Perspective
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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