Foto: EPA
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Il rapporto dell’Onu ha confermato che nell’attacco del 21 agosto a Damasco e’ stato stato usato il gas sarin. Il che, in linea di massima, era chiaro anche prima che arrivasse la conclusione degli esperti. Nessuna risposta pero’ alla domanda clou: chi e’ stato?
Nelle
quaranta pagine del rapporto, non si trova nemmeno un cenno al fatto
che proprio il regime di Assad avrebbe usato il gas contro l’opposizione
e contro la popolazione civile.
Pero’ – ed e’ quello che suscita parecchie preoccupazioni – viene
sottolineato che gli ispettori sono stati portati in luoghi che sono
passati di mano piu’ di una volta, per cui e’ impossibile arrivare con
tutta la certezza alla verita’. Nel linguaggio poliziesco potremmo dire
che la scena del crimine e’ stata inquinata.
Ad esempio, leggiamo che evidentemente le scheggi degli ordigni esplosi
insieme ad altre prove materiali, erano stati spostati prima
dell’arrivo degli ispettori e che i razzi M14 potevano avere sia ogive
originali che rudimentali.
La
conclusione degli ispettori infatti non dimostra la colpevolezza
dell’Assad. Per tutto il periodo che siamo stati sul luogo, si legge nel
documento, sono arrivate varie persone con nuove prove, il che fa
supporre che siano state spostate e probilimente, manomesse e
manipolate.
Nel presentare il rapporto Ban Ki–moon non ha tratto conclusioni
univoche. Ha soltanto definito l’uso delle armi chimiche un crimine di
guerra.
Invece
di cercare il colpevole, l’obiettivo della missione degli ispettori era
capire se erano state usate e meno le armi chimiche e come erano state
usate. Sara’ compito di altri decidere se e’ necessario portare avanti
l’inchiesta per accertare la responsabilita’ di chi ha usato le sostanze
tossiche. Ognuno di noi ha il proprio parere. Io posso dire soltanto
che questo e’ stato un crimine molto grave.
Gli
esperti dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche e
dell’Organizzazione mondiale della sanita’ hanno svolto l’inchiesta a
partire dal 26 agosto. E’ stato stabilito che nell’attacco erano stati
usati i sistemi lanciarazzi di produzione sovietica RPU-14 che erano
stati forniti alla Siria prima del 1969 e poi dismessi. Pero’, secondo
informazioni del 2010, razzi del genere sono stati in dotazione degli
eserciti in Afghanistan, in Egitto e nello Yemen. In tutti questi paesi
sono forti i gruppi di al-Qaeda che partecipano al conflitto siriano.
Era facile quindi fornire questi ordigni in Siria perche’ diventassero
“prove”.
La Russia piu’ volte aveva invitato i partner a non trarre conclusioni
affrettate e concentrarsi sulla consegna degli arsenali chimici siriani
sotto controllo internazionale.
In un incontro a Mosca con il ministro degli esteri egiziano Serghej
Lavrov ha annunciato che bisogna rispettare gli accordi fra Mosca e
Washington del 14 settembre.
E’
necessario renderci conto che se veramente vogliamo risolvare il
problema della distruzione delle armi chimiche in Siria, la road map
russo-americana apre una nuova strada attuabile, reale, concreta,
pratica e professionale. Se
qualcuno ritiene piu’ importante minacciare ed intimorire di continuo
con vari prestesti, deve sapere che in questo modo si spinge
l’opposizione ad organizzare nuove provocazioni.
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