mercoledì 18 settembre 2013

Armi chimiche in Siria: inquinata la scena del crimine

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Foto: EPA

Il rapporto dell’Onu ha confermato che nell’attacco del 21 agosto a Damasco e’ stato stato usato il gas sarin. Il che, in linea di massima, era chiaro anche prima che arrivasse la conclusione degli esperti. Nessuna risposta pero’ alla domanda clou: chi e’ stato?

Cio’ nonostante Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia hanno interpretato a modo loro questo documento, annunciando che esso proverebbe la responsabilita’ dell’esercito siriano.

Nelle quaranta pagine del rapporto, non si trova nemmeno un cenno al fatto che proprio il regime di Assad avrebbe usato il gas contro l’opposizione e contro la popolazione civile.

Pero’ – ed e’ quello che suscita parecchie preoccupazioni – viene sottolineato che gli ispettori sono stati portati in luoghi che sono passati di mano piu’ di una volta, per cui e’ impossibile arrivare con tutta la certezza alla verita’. Nel linguaggio poliziesco potremmo dire che la scena del crimine e’ stata inquinata.

Ad esempio, leggiamo che evidentemente le scheggi degli ordigni esplosi insieme ad altre prove materiali, erano stati spostati prima dell’arrivo degli ispettori e che i razzi M14 potevano avere sia ogive originali che rudimentali.

La conclusione degli ispettori infatti non dimostra la colpevolezza dell’Assad. Per tutto il periodo che siamo stati sul luogo, si legge nel documento, sono arrivate varie persone con nuove prove, il che fa supporre che siano state spostate e probilimente, manomesse e manipolate.
Nel presentare il rapporto Ban Ki–moon non ha tratto conclusioni univoche. Ha soltanto definito l’uso delle armi chimiche un crimine di guerra.

Invece di cercare il colpevole, l’obiettivo della missione degli ispettori era capire se erano state usate e meno le armi chimiche e come erano state usate. Sara’ compito di altri decidere se e’ necessario portare avanti l’inchiesta per accertare la responsabilita’ di chi ha usato le sostanze tossiche. Ognuno di noi ha il proprio parere. Io posso dire soltanto che questo e’ stato un crimine molto grave.

Gli esperti dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche e dell’Organizzazione mondiale della sanita’ hanno svolto l’inchiesta a partire dal 26 agosto. E’ stato stabilito che nell’attacco erano stati usati i sistemi lanciarazzi di produzione sovietica RPU-14 che erano stati forniti alla Siria prima del 1969 e poi dismessi. Pero’, secondo informazioni del 2010, razzi del genere sono stati in dotazione degli eserciti in Afghanistan, in Egitto e nello Yemen. In tutti questi paesi sono forti i gruppi di al-Qaeda che partecipano al conflitto siriano. Era facile quindi fornire questi ordigni in Siria perche’ diventassero “prove”.

La Russia piu’ volte aveva invitato i partner a non trarre conclusioni affrettate e concentrarsi sulla consegna degli arsenali chimici siriani sotto controllo internazionale.
In un incontro a Mosca con il ministro degli esteri egiziano Serghej Lavrov ha annunciato che bisogna rispettare gli accordi fra Mosca e Washington del 14 settembre.
 
E’ necessario renderci conto che se veramente vogliamo risolvare il problema della distruzione delle armi chimiche in Siria, la road map russo-americana apre una nuova strada attuabile, reale, concreta, pratica e professionale. Se qualcuno ritiene piu’ importante minacciare ed intimorire di continuo con vari prestesti, deve sapere che in questo modo si spinge l’opposizione ad organizzare nuove provocazioni.
 
 

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