Non bastava
aver inviato due navi da guerra verso le coste libanesi.
Non bastava
neanche aver ribadito il legame transatlantico ricordando implicitamente
che le basi militari USA e Nato in territorio italiano sono a
disposizione di Washington (salvo poi essere smentito dalla ministra
Bonino, ma chi comanda?).
Non bastava neanche aver vigliaccamente
firmato, senza neanche ammetterlo durante la sua conferenza stampa a
margine dei lavori del G20 a
San Pietroburgo, una risoluzione statunitense di condanna della Siria.
Ora pare che il democristiano Letta voglia coinvolgere l’Italia ancora
più a fondo nel meccanismo di aggressione militare contro Damasco. La
notizia viene dal quotidiano di Confindustria.
L’Esercito italiano proteggerà Amman dagli Scud siriani?
di Gianandrea Gaiani - IlSole24Ore del 10 settembre
Dopo l’invio
del cacciatorpediniere Andrea Doria nelle acque libanesi per proteggere i
caschi blu italiani nel sud del Libano, l’Italia potrebbe aumentare
presto il coinvolgimento militare nella crisi siriana pur senza
partecipare ad azioni offensive contro Damasco. Fonti ben informate
hanno riferito a “Il Sole 24 Ore” che due batterie di missili
antimissile Aster (sistema SAMP/T) del 4° reggimento artiglieria
contraerea “Peschiera” di Mantova, potrebbero venire schierate in
Giordania per proteggere Amman da eventuali rappresaglie siriane.
La nuova
missione oltremare non avrebbe ancora avuto il via libera definitivo ma
il rischieramento a difesa della capitale giordana è previsto per fine
settembre e del resto l’Esercito ha stanziato recentemente molto denaro
per approntare le batterie e perfezionare l’addestramento del 4°
reggimento che ha appena acquisito (con alcuni mesi di anticipo sui
tempi previsti) la Full Operational Capability (Foc), cioè la completa
capacità operativa. Attività culminate nel marzo scorso quando militari
francesi e italiani si addestrarono congiuntamente lanciando una serie
di missili Aster-30 simulando l’intercettazione di missili balistici e
velivoli presso il Centro Sperimentazioni Missilistiche di Biscarrosse,
in Francia.
Il sistema antiaereo e antimissile balistico mobile SAMP/T è
stato acquisito dalle forze aeree francesi in 10 batterie e
dall’Esercito italiano in 5 batterie (più una per addestramento)
assegnate al 4° reggimento che si è distinto in un’esercitazione nel
novembre scorso allestendo in soli 21 minuti una batteria pronta al
lancio. I missili Aster 30 (utilizzati anche dal sistema PAAMS impiegato
dalla Marina) sono concepiti per intercettare in un raggio di 100
chilometri missili balistici a corto raggio (come quelli siriani),
missili da crociera e aerei. L’intero programma ha un costo previsto per
l’Italia di 1,7 miliardi di euro ma assicura per la prima volta una
capacità nazionale di difesa contro i missili balistici.
Uno degli
aspetti militari che finora hanno ostacolato un intervento
internazionale in Siria è costituito dalle decine di lanciatori di
missili balistici (Iskander russi, Scud e derivati di origine
nordcoreana e iraniana) di cui dispone il regime di Bashar Assad e che
potrebbero venire impiegati per scatenare rappresaglie contro i Paesi
vicini (Israele, Turchia e Giordania) anche impiegando testate chimiche.
Dall’autunno scorso batterie di missili antimissile Patriot forniti da
Stati Uniti, Olanda e Germania sono stati dislocati, su richiesta di
Ankara, lungo il confine tra Siria e Turchia.
Due batterie di Patriot
americani sono state trasferite in aprile da Kuwait e Qatar in Giordania
dove sono poste a difesa della base di Mafraq (che ospita i jet F-16,
forze speciali e un migliaio di marines) e dei campi d’addestramento nei
quali consiglieri militari statunitensi addestrano i miliziani
dell’esercito Siriano Libero. I giordani hanno manifestato
preoccupazione per le conseguenze di un intervento militare
internazionale in Siria durante il summit dei vertici militari dei Paesi
arabi e Occidentali tenutosi ad Amman a fine agosto. Un incontro
incentrato sulle “questioni legate alla sicurezza nella regione tra cui
la ripercussione della crisi siriana, oltre a mezzi di cooperazione
militare in modo da garantire la sicurezza della Giordania” come ha
riferito un responsabile del governo.
All’incontro ha partecipato anche
il Capo di stato maggiore della Difesa italiana, ammiraglio Luigi
Binelli Mantelli e del resto la cooperazione militare tra Roma e Amman è
solida e vede da alcuni anni la partecipazione di forze speciali
italiane ad esercitazioni negli ampi poligoni giordani. Nell’estate 2005
l’intera brigata aeromobile Friuli si rischierò in Giordania con
truppe, blindati ed elicotteri per un ampio ciclo addestrativo con le
forze del regno Hashemita. Benché il rischieramento degli italiani
avvenga su richiesta giordana e sia previsto esclusivamente a scopo
difensivo, la presenza di truppe e mezzi in un’area che potrebbe presto
diventare calda implica il rischio di coinvolgimento, anche indiretto,
di forze italiane nel conflitto.
Se la missione verrà confermata si può
stimare l’impegno nei dintorni di Amman di almeno 2/300 militari
italiani tra artiglieri, unità logistiche e forze di sicurezza. Oltre al
4° reggimento, per la missione in Giordania sarebbero già state
coinvolte le aziende del consorzio Eurosam (composto in quote uguali da
MBDA Italia, MBDA France e Thales) chiamate a fornire supporto
tecnico-logistico al rischieramento e ovviamente interessate al primo
impiego operativo del SAMP/T, l’unico sistema europeo di difesa contro i
missili balistici,
Nessuna fonte ha saputo precisare se alle batterie
italiane verranno affiancati nella difesa antimissile della Giordania
anche SAMP/T francesi mentre voci non confermate hanno riferito di un
interesse turco a ospitare batterie antimissile italo-francesi.
Al di
là dei suoi eventuali sviluppi bellici la crisi siriana contribuisce a
sottolineare l’esigenza per molti Paesi di disporre di uno “scudo”
mobile contro i missili balistici da utilizzare a difesa di città e
installazioni fisse o di reparti militari. Un mercato che finora è stato
in mano ai Patriot statunitensi prodotti da Raytheon che teme ora le
migliori prestazioni dei missili italo-francesi in gara per la commessa
turca e oggetto di interesse da parte di molti altri Paesi.
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