Il valore supremo e vivificante della “diversita” (che è l’essenza stessa delle ragioni della vita), è stato, di fatto, soppiantato e soppresso da un’opera di omologazione mentale che non trova precedenti nella storia dell’umanità. Non rendersi conto di questa realtà sostanziale e lapalissiana, che ci uniforma in una sorta di appiattimento verso il basso alle tendenze dominanti, propagandate e sdoganate, come opportune, dal Sistema Relativista, la dice lunga sullo stato di narcolessia prodotto negli individui.
Siamo, tutti quanti, l’effetto di un’esperimento perverso di clonazione di massa e di lavaggio del
cervello, risultato di una speciale e inedita forma di schiavitù che, per un assurdo contrasto logico, ci porta a ritenerci liberi. L’omologazione dei comportamenti e dei modi, in un unico pensiero dominante, tende a raggruppare tutte le identità, in una sola, rendendo superflue, nulle e dissonanti, tutte le altre.
Un tempo, la diversità, era Regina di creatività, di tradizione, di storia, di cultura, di immaginazione e di sapere e, ogni essere umano, rappresentava, per unicità, una delle infinite tessere che andavano a comporre l’immagine trascendente di quell’immenso e misterioso puzle, icona del mistero infinito.
I fabbri del passato, per capirci, modellavano e personalizzavano i loro strumenti di lavoro (tenaglie, pinze, martelli, incudini, ecc) a seconda delle loro necessità, della tencica, della forza e della corporatura. Il prodotto della loro fatica, era unico, benedetto e irrepetibile.
Sarti, calzolai, tessitori, tintori, muratori, pittori e scultori, fino al più stupido garzone di bottega, erano gli artefici di quel mondo magico e profumato che risplendeva di diversità e dissetava i bisogni dell’anima.
Cosa è rimasto, oggi, di quel mondo che, con perfetto sincronismo, scandiva le pulsioni e le ragioni di ogni cuore, sospinto dall’armonia danzante dello spirito divino?
L’uomo di quest’ epoca bastarda, non è che la ripetizione in serie, di una eccezionale stupidità, assunta a regola comportamentale. E’ sempre più simile, a quell’infinita serie di tecnologie, ludiche e infantili, con le quali, in forma psicotica, si rapporta con allarmante quotidianità, alimentandone dipendenza, tossicità e spirito di emulazione.
Questo processo di disumanizzazione e di snaturamento, ha avuto inizio alcuni decenni dopo la rivoluzione industriale per attestarsi, in seguito (in un tempo eccezionalmente breve e con un’accelerazione impressionante), in omologazione meccanica. Mai, nella storia del mondo, si era prodotta una tale mutazione degenerativa e in un lasso di tempo così breve!
La vita degli individui, oggi, non ha più alcun valore. Il loro livello di comprensione, di soluzione, la capacità mnemonica e organizzativa, sono tutte variabili, infinitamente al di sotto, delle normali funzioni delle macchine. Quest’uomo, così com’è, non serve più a nulla. Non è di alcuna utilità, ne a questo mondo, ne a se stesso. Roba da rottamare!
Queste, sono le vere ragioni che hanno innescato il processo (ormai alla fine), di omologazione globale, che ci porterà dritti verso l’estinzione dell’umanità.
La mia, non è una tesi pessimista o un’ipotesi catastrofista, ma la proiezione logica, consapevole e scientifica della somma di dati incontrovertibili e inconfutabili.
Se oggi non siamo i grado di percepire il mondo, al di fuori delle nostre esperienze personali, liberandoci da filtri e pregiudizi che ci precludono una analisi oggettiva e disincantata del nostro presente e, più in generale, il significato stesso della vita, non potremo mai misurarci ad armi pari con le forze del male, ne intravedere l’ombra di un futuro.
di Gianni Tirelli
fonte: http://www.oltrelacoltre.com/?p=17536
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