IL DISVALORE DELLO SPRECO. Mentre lentamente cresce la sensibilità rispetto agli sprechi idrici ed energetici, sembra che non ci sia limite allo spreco di generi alimentari. Uno spreco ancora più inaccettabile se si considera il momento di crisi e livello di sottonutrizione di molte aree del mondo. Uno spreco figlio di abitudini errate, pigrizia e indifferenza, specchio di un benessere solo presunto, perchè quantitativo e non qualitativo. Secondo l’indagine infatti, i motivi per cui una mole tale di generi alimentari prende la via del macero, sono: l’eccesso di acquisti (36%), prodotti scaduti o andati a male (25%), eccesso di acquisti a causa di offerte speciali (24%), novità non gradite (8%), prodotti non necessari (7). Sappiamo, insomma, riempire il frigorifero e la dispensa oltre misura ma evidentemente non siamo in grado di scegliere consapevolmente. Su questa ‘carenza’ fa leva la grande distribuzione, sovraccaricando i supermercati di offerte speciali.
RIEDUCAZIONE AL CONSUMO QUALITA’ AL PRIMO POSTO. Gli osservatori come Coldiretti e Legambiente concordano sulla necessità di avviare un processo educativo finalizzato al far acquisire sensibilità e consapevolezza ai consumatori. Coldiretti, in occasione della recente Biodomenica, ha presentato la sua ‘ricetta’ antispreco: una tavola a buon mercato, ricca di alimenti biologici e di filiera corta in cui anche gli avanzi possono recitare un ruolo di primo piano nella preparazione di gustose ricette. Legambiente propone il progetto “Last minute market”, realizzato in collaborazione con la Facoltà di Agraria di Bologna e finalizzato a far luce sugli sprechi e proporre idee attraverso iniziative concrete. Nel mese di ottobre, ad esempio, saranno celebrate le “Giornate europee contro lo spreco”, in collaborazione con il patrocinio della commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo. L’obbiettivo dichiarato è la riduzione del 50% degli sprechi alimentari, attuabile solo coinvolgendo tutti gli ‘attori’ della filiera: agricoltori, distributori, commercianti, consmatori.
OCCORRE SPINGERE QUINDI SU UNA SENSIBILITÀ QUALITATIVA, quella che si acquisisce cominciando a scegliere consapevolmente alimenti più sani, quella che permette di comprendere che non serve il ‘tanto’ ma il ‘giusto’: per arrivare a scoprire che giusto e sano fanno bene alla salute, all’ambiente e…udite udite, al portafoglio! Si, perchè una delle osservazioni che ci si sente fare proponendo un’alimentazione naturale basata su alimenti di provenienza biologica è legata alla percezione di un costo eccessivo di quest’ultima. Questo è un aspetto relativo: se sono abituato a mangiare 5 kg di carne al mese, 10 litri di latte, formaggio, pesce ecc.. e converto semplicemente queste quantità in alimenti identici ma di origine biologica ovviamente spenderò di più, anche molto, e giustamente tra l’altro.. Ma passare a un’alimentazione consapevole non può prescindere dal mettere in discussione i modelli alimentari dominanti (improponibili dal punto di vista nutrizionale e salutare), modificando quindi progressivamente qualità e varietà degli ingredienti, metodi di cottura, quantità. E’ impressionante ad esempio, quando ci si avvicina a una cucina naturale e ci si lascia alle spalle cibi raffinati e conservati, la differenza in termini potere saziante: per sperimentarla è sufficiente mangiare un piatto di riso integrale e uno di pari peso di riso bianco (quello povero, privato del germe, di fibre e nutrienti preziosi). Ridurre le quantità quindi diventa un processo spontaneo e necessario in presenza di nutrienti di qualità superiore.
LA ” RICETTA” AMERICANA. Mentre in Italia si diffondevano i dati sullo spreco, in Texas un gruppo di scienziati dell’Università di Austin ha individuato nella riduzione dello spreco di cibo una risorsa energetica impressionante per il paese e quindi per il pianeta. Secondo questo studio se gli Usa smettessero di sprecare cibo (loro che hanno esportato lo spreco in tutto il mondo…) si potrebbero risparmiare circa 350 milioni di barili di petrolio! Quelli necessari a produrre l’energia necessaria a confezionare, distribuire e smaltire poi come rifiuti le tonnellate di cibo che finisce in pattumiera. Questo immane risparmio andrebbe tutto a beneficio della salute dei cittadini, delle risorse del pianeta e si realizzerebbe a costo zero!
Vi lasciamo con le parole di Antonio Galdo, autore del libro Non sprecare – Einaudi, 2008.
“Lo spreco è la lucida follia del tempo contemporaneo. E’ la protervia dell’uomo opulento che non distingue più tra necessita’ e capriccio, tra essere e apparire. Ma lo spreco è anche il perno di un modello di sviluppo fondato solo su criteri quantitativi: più produzione, più consumi, più benessere”.
>Fonte<
Redatto da Pjmanc http:/ ilfattaccio.org
http://www.ilfattaccio.org/2013/11/21/cibo-italia-il-30-finisce-nella-spazzatura/
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