venerdì 29 novembre 2013

Vivere nell’illusione

123 Quante volte, sia da piccoli che da grandi, ci siamo sentiti dire “smettila di sognare e torna alla reltà!”.

La realtà? 

Quale? 

Dove?

A quanto pare qualcuno ha “scoperto” che la realtà, questa realtà, non esiste. E’ solo un’illusione, creata da qualcuno.

Ma da chi? 

Perché?

Mauro Cecot ci spiega, in questo articolo, gli studi del professor Alan Aspect su questa nostra pseudo realtà. 
  
LA REALTÀ ?  NON ESISTE   

Le religioni e le filosofie orientali, da lungo tempo sostengono che il mondo materiale è una illusione, e che noi stessi non saremmo delle entità fisiche che si muovono in un mondo fisico, ma che in realtà tutto l’universo come noi lo intendiamo farebbe parte del campo della pura illusione.

Siamo quindi realmente come gli uomini della caverna Platonica che, costretti in catene in un luogo chiuso dove scorgono solo le ombre del mondo reale proiettate su di un muro, credono che la realtà sia solo quella che riescono a vedere direttamente? Vediamo cosa ci dice a proposito la pseudoscienza. 

Partiamo però (oibò) da un vero esperimento scientifico famosissimo, del 1982, quando un’équipe di ricerca dell’Università di Parigi, diretta dal fisico Alan Aspect, scoprì che, sottoponendo a determinate condizioni delle particelle subatomiche, come gli elettroni, esse sono capaci di comunicare istantaneamente una con l’altra indipendentemente dalla distanza che le separa, sia che si tratti di 10 metri o di 10 miliardi di chilometri.

Dopo lo sbigottimento iniziale furono formulate due sole possibili spiegazioni: o la teoria di Einstein che esclude la possibilità di comunicazioni più veloci della luce era da considerarsi errata, oppure le particelle subatomiche sono connesse non localmente.

Poiché la maggior parte dei fisici nega la possibilità di fenomeni che oltrepassino la velocità della luce, l’ipotesi più accreditata è che l’esperimento di Aspect sia la prova che il legame tra le particelle subatomiche sia effettivamente di tipo non-locale.

In seguito a questo esperimento, David Bohm, noto fisico dell’Università di Londra, recentemente scomparso, sostenne che le scoperte di Aspect implicavano che la realtà oggettiva non esiste. Nonostante la sua apparente solidità, l’universo è in realtà un fantasma, un ologramma gigantesco e splendidamente dettagliato. Per capire come mai il Prof. Bohm abbia fatto questa sbalorditiva affermazione, spieghiamo cosa è un ologramma. 

Un ologramma è una fotografia tridimensionale prodotta con l’aiuto di un laser, dove l’oggetto da fotografare viene prima immerso nella luce di un raggio laser, poi un secondo raggio laser viene fatto rimbalzare sulla luce riflessa del primo e lo schema risultante dalla zona di interferenza dove i due raggi si incontrano viene impresso sulla pellicola fotografica. Quando la pellicola viene sviluppata, illuminandola con un altro raggio laser, ecco apparire il soggetto originale.

La tridimensionalità di tali immagini non è l’unica caratteristica interessante degli ologrammi, difatti se l’ologramma di una rosa viene tagliato a metà e poi illuminato da un laser, si scoprirà che ciascuna metà contiene ancora l’intera immagine della rosa.

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Anche continuando a dividere le due metà, vedremo che ogni minuscolo frammento di pellicola conterrà sempre una versione più piccola, ma praticamente intatta, della stessa immagine.

Tornando all’esperimento di Aspect, Bohm si convinse che il motivo per cui le particelle subatomiche restano in contatto indipendentemente dalla distanza che le separa, risiede nel fatto che la loro separazione è un’illusione.

Ecco la sua spiegazione in un esempio: “Immaginate un acquario contenente un pesce. Immaginate anche che l’acquario sia visibile solo attraverso due telecamere, una posizionata frontalmente e l’altra lateralmente rispetto all’acquario. Mentre guardiamo possiamo pensare che i pesci visibili sui monitor siano due entità separate, ma continuando ad osservare i due pesci, alla fine ci accorgeremo che vi è un certo legame tra di loro: quando uno si gira, anche l’altro si girerà; quando uno guarda di fronte a sé, l’altro guarderà lateralmente. Potremmo arrivare a credere che i due pesci stiano comunicando tra di loro, istantaneamente e misteriosamente.”.

Secondo Bohm quindi il comportamento delle particelle subatomiche indica chiaramente che vi è un livello di realtà del quale non siamo minimamente consapevoli, una dimensione che oltrepassa la nostra. Se le particelle subatomiche ci appaiono separate è perché siamo capaci di vedere solo una porzione della loro realtà, ma in realtà sarebbero l’immagine di qualcosa di sottostante, unitario, un super-ologramma che si estende attraverso tutto l’universo fisico che percepiamo.

E poiché ogni cosa nella realtà fisica è costituita da queste “immagini”, ne consegue che l’universo stesso è una proiezione, un ologramma appunto. Ogni cosa animata e inanimata, noi stessi, saremmo un ologramma. Come come?

Il nostro corpo un ologramma? Ma è assurdo, potrebbe obiettare qualcuno, questo significherebbe per la proprietà olografica descritta pocanzi che ogni singolo organo del corpo umano, conterrebbe l’informazione dell’intero corpo.

Ed infatti sembra proprio essere così, vediamo perché.

Le terapie relative alla riflessologia, conosciute da migliaia di anni, utilizzano proprio questo principio e oltre alla arcinota riflessologia plantare, che usa vari punti del piede per agire sull’intero corpo, abbiamo una riflessologia della mano, una dei denti, una iridologia che usa gli occhi, una auricoloterapia per l’orecchio, e anche una idrocolonterapia che si basa su lavaggi incrementali dell’intestino, solo per citarne alcune.

Ma la domanda a questo punto è: chi mantiene vivo l’ologramma? Semplice, noi stessi, o meglio la nostra mente, non il cervello, (anch’esso un ologramma) ma la nostra Coscienza: cogito ergo sum, mai frase più azzeccata. E invece cosa resta della realtà oggettiva? Per dirla in parole povere: non esiste.”

Libri consigliati:
Michael Talbot “Tutto è uno – L’ipotesi della scienza olografica“ (1997)
William Arntz, Betsy Chasse, Mark Vicente “Che Caspita Sappiamo Veramente? What the Bleep do We Know?” (previsto novembre 2006 )
David Icke “L’Amore Infinito è l’Unica Verità Tutto il Resto è Illusione
Smascherare il mondo dei sogni che crediamo reale” (2006)

Mauro Cecot


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ddyl6Quindi è la nostra mente a creare questa realtà! Ma perché la nostra mente ha deciso di creare una realtà di questo tipo? Scusate tanto ma se la mia mente creasse una realtà, seppur illusoria, di sua spontanea iniziativa non sarebbe certo una realtà così squallida e invivibile, ma sarebbe un giardino fiorito dove poter saltellare qua e là col sorriso stampato sulle labbra!.

Per questo mi chiedo se la nostra mente non sia “manipolata” da qualcuno o qualcosa che vuole farci vivere, tutti, in questa orribile realtà. Un vero e proprio ologramma sociale.
Dunque il fatto di sentirci liberi di pensare, desiderare e immaginare quello che vogliamo è solo un apparenza? In realtà tutta la nostra vita mentale è confinata dentro un “sogno”?

A quanto pare si!

Infatti quando nasciamo la nostra mente sarebbe una pianura dove il flusso delle percezioni inizia a scorrere liberamente come un fiume che scavi da solo il proprio letto.

Ma il “fiume che scava” non è uno solo ma centinaia, migliaia, che ad ogni passaggio lasciano solchi, modificando la nostra mente.

La formazione della nostra mente, della nostra pianura del suo paesaggio, dovrebbe essere una cosa naturale, invece qualcosa fa in modo che vengano gettati paletti, innalzati muri, in modo che la nostra mente si amalgami all’illusione che ci circonda. Alla fine, quando la nostra pianura è stata disegnata secondo uno schema ben preciso sarà difficile portare dentro di noi nuovi pensieri perchè a loro volta saranno obbligati a seguire le “strade” già tracciate.

Viviamo, quindi, in una sorta di prigione trasparente, molto più potente di una fatta di mattoni, proprio perché non ne siamo consapevoli?

E questa prigione la potremmo chiamare, che ne so, Velo di Maya??

Ed ecco che ci riscopriamo intricati in una ragnatela, fatta di vie, viuzze, stradine psicologiche che ci fanno girare come tante piccole trottole, come fossimo dentro ad un labirinto dove al centro non ci trovi nulla e, forse, se ti svegli in tempo, ti rendi conto che girando intorno stai solo sprecando vita ed energia, in quanto alla fine non concluderai mai nulla di ciò che desideravi veramente.

Ma hai vissuto e realizzato ciò che volevano coloro che hanno tessuto il Velo di Maya.

Si può uscire da tutto ciò? È possibile riprendere le redini della Nostra Vita?

Perché quella che dovremmo vivere non dovrebbe essere un copione scritto, e pure male, da chissà chi, ma dovrebbe essere tutto ciò che siamo noi. I nostri veri desideri, i nostri veri sogni, le nostre vere aspettative.

Noi dovremmo vivere ciò che ci appartiene. Quindi sarebbe ora di tagliare i fili e lasciare che le “marionette” prendano in mano la propria vita e se il burattinaio non si diverte più…beh…non sarà certo un problema nostro!

 Angel


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