La nostra maledizione? Si chiama euro. «Più che una moneta, è un
metodo di governo occulto, elitario, illegittimo, autoritario e
antidemocratico».
Una minaccia «che divide, anziché unire i popoli
europei, col terrorismo della miseria (fuori dall’euro) e la promessa
della prosperità (dentro l’euro)». Un mito, «falsificato in diverse
varianti, a seconda della realtà socio-economica interna di ciascun
paese». L’inizio della fine? Lo storico divorzio tra governi e banche
centrali, dove queste ultime hanno cessato di fungere da “bancomat”
degli Stati per sostenere la spesa pubblica. Di qui le “riforme
strutturali” che prevedono stangate fiscali e misure recessive,
privatizzazioni dei servizi, devastazione del lavoro con flessibilità,
precarizzazione e licenziamenti facili. Era un piano preciso: togliere
ossigeno agli Stati, azzoppando le economie democratiche a vantaggio
delle élite. Lo spread? «Chiaramente pilotato dalla Bce, come “clava di
ultima istanza” per costringere i governi periferici a imporre l’amara
medicina».
Obiettivo: smantellare lo Stato democratico – garante dei cittadini –
per privatizzare tutto, a beneficio di pochi ricchissimi. E tutto
questo, osserva Alberto Conti su “Megachip”, grazie a un alibi come il «falso dogma dell’indipendenza della politica
monetaria ai fini della stabilità». Così, si è formata
l’euro-burocrazia al servizio delle lobby economico-finanziarie, che di
fatto si arrogano il diritto d’interpretare il processo di unificazione
europea, «falsamente presentato con la persuasiva immagine progressista
dei padri fondatori di un sogno, che in realtà si è trasformato in un
incubo», soprattutto per paesi come l’Italia. Col maturare della crisi,
«l’euro mostra sempre più la sua vera natura di moneta fraudolenta, con
la funzione di idrovora della ricchezza pompata dal basso verso
l’alto». Ma la cosa peggiore è che questi falsi ideologici «alimentano
odio e false contrapposizioni d’interesse tra i popoli, in nome della
“competitività nei liberi mercati”, senza mai specificare se fisici o
finanziari, in una logica di commistione diabolica dove per salvare gli
uni occorre distruggere gli altri».
Che l’euro sia una non-moneta, continua Conti, lo testimonia il suo
disegno strutturale fin dalla nascita (Maastricht, Bundesbank, Deutsche
Bank), i cui esiti nefasti si stanno manifestando dopo poco più di un
decennio dalla sua entrata in vigore, precipitati e aggravati dalla crisi
finanziaria globale che ha il suo epicentro a Wall Street. Basta un
raffronto dell’euro col dollaro – i debiti sovrani europei e quello
federale Usa
– per capire le analogie e le differenze della “nostra” (si fa per
dire) moneta con quella di riferimento globale, cioè il dollaro di
Bretton Woods, dal 1971 divenuto «la principale arma di contrapposizione
ostile e violenta dell’impero col resto del mondo».
Quanto all’euro,
«da promessa di simbolo e motore economico dell’Unione Europea», si è
presto rivelato essere il suo esatto opposto, cioè «strumento di
prevaricazione di pochi sempre più ricchi sulle masse impoverite». Una
vera «forza disgregatrice dell’Unione Europea, dopo i primi illusori
anni». La catastrofe della periferia, però, è di tali proporzioni da
travolgere di seguito anche il centro, che però un risultato lo ha
comunque ottenuto: consolidare l’economia della Germania riunificata, “stabilizzando” un alleato strategico degli Usa.
«Si pronuncia euro, copyright della Bce, ma si legge “potere della finanza
globale neoliberista”», realizzato «attraverso la longa manus di un
sistema bancario privatizzato e asservito agli interessi dell’élite,
come già le corporation che monopolizzano i mercati fisici e il sistema
mediatico che disinforma e addormenta le masse». Dunque, che fare?
Abbattere questo “mostro” o riformarlo, mettendolo al servizio dei
popoli? Per Conti, «la natura non riformabile di questa sovrastruttura
tecno-politica
può pur sempre trasfigurare in positivo semplicemente abrogandone la
sua caratteristica principale, il totalitarismo progressivamente
istituzionalizzato, cioè il fatto di essere una “moneta unica” non nel
senso che è comune (10 paesi dell’Ue non l’hanno mai adottata), ma nel
senso che non ammette altre valute là dove invece è stata introdotta nel
2000».
Tecnicamente basterebbe aggiungere in ogni paese dell’Eurozona
una nuova moneta nazionale (Euro-lira, Euro-marco, Euro-pesetas),
inizialmente nel rapporto 1:1 con l’euro; la nuova moneta sostituirebbe
quella della Bce per la fiscalità e i pagamenti interni al paese,
lasciando all’euro la funzione di pagamento nelle transazioni tra paesi
diversi. Decisivo il rapporto dei cambi: andrebbe aggiornato
periodicamente «sotto il controllo di un nuovo Parlamento Europeo, finalmente dotato della dignità di un vero governo di competenza strettamente confederale, che governa la Bce collegialmente».
Questa misura, per avere il successo sperato e traghettare l’Europa fuori dalla crisi,
dovrebbe essere accompagnata da un decalogo di cambiamento radicale.
Mai più cessioni improprie di sovranità nazionale, a cominciare da
quella monetaria interna. Mai più obbedienza cieca, sotto ricatto, ai
diktat del circo della finanza
globalizzata. Mai più salvataggi pubblici dei crack degli speculatori
privati, grandi o piccoli. Mai più la primazia del profitto privato
sulla difesa del lavoro.
Mai più il contrasto alla recessione con misure
recessive. E mai più libera circolazione di merci e capitali contro gli
equilibri e gli interessi leciti dell’economia
locale. Inoltre, aggiunge Conti, bisognerebbe bloccare gli attacchi
speculativi eterodiretti alla valuta nazionale, impedire che i “debiti
sovrani” finiscano fuori controllo. Mai più interferenze delle lobby, le
grandi mafie che oggi dettano ai governi le misure da infliggere ai
cittadini. Obiettivo possibile, a patto che risorga lo Stato democratico
come “attore dell’economia”, con «funzioni di stimolo e di controllo sistemico». Dalla dignità dello Stato dipende quella dei cittadini, quindi la democrazia: serve «una forte volontà politica» per globalizzare i diritti, verso un futuro di pace che ci liberi dall’incubo.
fonte: http://www.libreidee.org/2013/11/liberarsi-dalleuro-non-moneta-fraudolenta-e-totalitaria/
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