Il Cafodos è
un additivo chimico che si trova facilmente in vendita su internet e la
cui commercializzazione è legale in molti paesi europei (ad esempio in
Spagna), ma non in Italia.
A differenza degli additivi alimentari di
cui abbiamo tante volte discusso in questo sito il suo utilizzo in
Italia presuppone sempre, ed a qualunque dosaggio, la sofisticazione
alimentare.
Il Cafodos infatti ha la straordinaria capacità di
far apparire fresco il pesce anche se internamente esso è in fase
avanzata di deterioramento. In genere viene "spruzzato" (è venduto
spesso come spray) sul ghiaccio con cui è conservato il pesce e questo
prende di incanto un nuovo "colorito". Apparirà fresco e "lucido" per
almeno un paio di giorni.
Ma chimicamente cos'è il Cafodos?
E' una miscela di alcuni composti chimici non particolarmente
aggressivi: perossidi e correttori dell'acidità. Sostanze che, una volta
sciolte in acqua, diventano difficili da rilevare con certezza anche
con analisi chimiche approfondite.
Di per sè non è una miscela tossica quindi, se non
ad alte concentrazioni, ed infatti gli effetti (nefasti) sulla salute
dei consumatori sinora riscontrati non sono connessi alla sua diretta
ingestione bensì a quella del pesce marcio che il cafodos sprona a
mangiare in totale fiducia.
Infatti il pesce, come tutti gli alimenti a composizione proteica, deteriorandosi sviluppa istamina: ciò succede in particola modo per le tipologie di pesce con un alto contenuto di proteine, quali, ad esempio, tonno, sardine, alici e più in generale il pesce azzurro.
Nel caso di utilizzo del Cafodos può essere messo in commercio un pesce molto vecchio che ha quindi sviluppato altissime quantità di istamina. Quantità tali da essere potenzialmente anche molto tossiche per l' uomo e che possono provocare avvelenamento o forti reazioni allergiche con effetti particolarmente acuti nel caso dei cardiopatici.
Nello stesso tempo i batteri cominciano ad aggredire l'alimento, proliferando ed aumentando i rischi di intossicazione: dalla "sindrome sgombroide" sino a nausea, vomito, vertigini, cefalea, dissenteria.
Un motivo in più per stare molto attenti quando
consumiamo pesce fresco: quando mangiamo per esempio un pezzo di tonno
crudo, che ora va di gran moda nel sushi bar o nei
ristoranti, nonostante sia buono al sapore, è anche possibile che
all'interno la carne sia vecchia e abbia già cominciato a rilasciare
quantità sproporzionate e quindi potenzialmente dannose di istamina
(nonchè una consistente carica batterica).
Nell'estate del 2010 i Carabinieri del Nucleo antisofisticazione (Nas) avevano scovato un deposito con alcuni bidoni di cafodos (400 litri arrivati dalla Spagna). Accadde a Bisceglie, in Puglia, ma tutto era cominciato un anno prima a Bari, quando una ventina di persone erano finite in ospedale dopo aver mangiato alici acquistate all’ex mercato di via Montegrappa, al quartiere Carrassi.
La diagnosi: sindrome sgombroide. Da allora i controlli sono aumentati,
ma il fatto è che scovare il cafodos è tutt’altro che una cosa
semplice, proprio perchè, sciolto in acqua, praticamente scompare non
solo alla vista ma anche ai controlli chimici più raffinati.
Insomma adesso non solo dobbiamo temere che ci vendano il pangasio del Mekong come fosse cernia, l'halibut dell’Atlantico al posto del baccalà, le vongole e polpi vietnamiti o cozze turche come locali e, persino squalo proposto come pesce spada..... ma ora saranno resi fintamente freschissimi da una spruzzata di Cafodos!
Nessun commento:
Posta un commento