giovedì 9 gennaio 2014

Il gioco delle valute vale la candela

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© Foto: Flickr.com/wbeem/cc-by-nc

La guerra mondiale delle valute, come hanno mostrato gli eventi del 2013, è ancora in pieno svolgimento. Le banche centrali stanno usando l' “artiglieria pesante”, sotto forma di nuovi programmi di riduzione quantitativa: questo permette loro di trattenere la crescita delle loro valute, che incide negativamente sulle economie nazionali.

Il termine “guerra delle valute” è stato introdotto nel 2010 dal ministro delle finanze brasiliano Guido Mantega, due mesi dopo che i leader dei paesi del G20 si sono esortati a vicenda ad “astenersi dalla svalutazione competitiva”.

Il fatto che il mondo sia sull'orlo di un nuovo ciclo scontri valutari lo dimostrano le recenti azioni delle banche centrali del mondo. La Banca Centrale Europea, per esempio, ai primi di novembre ha abbassato il tasso di sconto. Molti credono che la crescita dell’euro fino al suo massimo nel 2011 abbia giocato in questo un ruolo significativo. Poi, le autorità monetarie ceche hanno annunciato un intervento nel mercato dei cambi per svalutare la corona, per la prima volta negli ultimi undici anni. In Nuova Zelanda, sono pronti a rialzare i tassi per frenare la crescita del dollaro neozelandese, e il capo della Banca Centrale Australiana ha dichiarato che è necessario ridurre il tasso del dollaro australiano per contribuire a equilibrare la crescita economica del paese.

In prima linea tra i paesi belligeranti per il tasso di cambio c’è il Giappone. La sua Banca centrale nel 2013 ha indebolito lo yen rispetto al dollaro di quasi il 25%, e lo yen giapponese ha raggiunto i valori del 2008. Così, le autorità monetarie del paese, ovviamente, negando con forza il fatto di stare conducendo una guerra valutaria, hanno notevolmente aumentato l'attrattiva delle proprie esportazioni, e la capitalizzazione delle proprie aziende leader.

Tuttavia, dare la colpa a Tokyo della sua condotta non è un gioco onesto, non è corretto. 

Tutte le principali banche centrali del mondo influenzano comunque il corso delle loro monete nazionali, spiega il direttore del dipartimento di analisi della “BANCA NOMOS”, Kirill Tremasov:
Per i paesi del “G8”, in questo argomento mi sembra meno doloroso. In generale, il Giappone sta facendo le stesse cose che fanno anche gli altri principali paesi. In queste circostanze, fare pressione sul Giappone sembra che non sarebbe del tutto corretto, da parte degli Stati Uniti e dell’Europa.
Una nuova ondata di scontri valutari può portare al rischio di un’inflazione globale, avverte il direttore del dipartimento di analisi degli investimenti della società finanziaria “Metropol”, Mark Rubinstein:
Assistiamo costantemente all'emergere di guerre straniere. Queste scoppiano in diverse parti del globo, e sono associate principalmente ai vari squilibri interni che sorgono nelle diverse regioni economiche. Questo metodo è sempre stato applicato, viene tutt’ora applicato, e continuerà ad esserlo. Ma ha un lato negativo: se la valuta si indebolisce bruscamente e rapidamente, questo può portare a un’inflazione elevata, che ha un effetto negativo sull'economia.
Gli analisti ritengono che i giochi aggressivi sul tasso di cambio possono portare anche ad altre conseguenze negative a livello globale. In particolare, a delle lotte politiche. Tuttavia, la gravità di tali dichiarazioni si sta gradualmente erodendo. Le banche centrali continuano a fare il loro lavoro per il bene di economie di interi continenti. 

Gli esperti dicono che questa pratica di influenza sui tassi di fissaggio delle valute continuerà anche nel 2014. Ad esempio, l’euro a buon mercato potrebbe quasi diventare il principale motore della crescita europea. Allora l'economia del Vecchio Continente, il principale partner economico della Russia, potrà iniziare a crescere lentamente, ma inesorabilmente.


Kirill Griscin


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