Come
si sopravvive in una dittatura? Come si può dare seguito alla nostra
esistenza
limitando i danni, dando al contempo una chance al nostro futuro?
Occorre doverosamente guardarsi addietro e fare riferimento ai periodi
più cupi passati senza smettere di interrogarsi
sull’origine artefatta dei cosiddetti ‘moti della storia’. Che parte
ne ha avuto infatti il singolo individuo?
Che
l’oggi abbia i connotati di una dittatura non dovrebbe più stupire. La
possibilità
che un individuo od un gruppo di individui vi possa incidere in
qualche maniera, modificando il corso delle direttive imposte dall’alto,
è praticamente nulla. Dobbiamo purtroppo prendere atto ci
ciò con grande freddezza. Il potere si è costituito (perlomeno nel
nostro grottesco paese) per evitare qualsiasi interferenza con lo
svolgimento delle sue ‘linee guida’ da parte di chicchessia.
Sono convinto infatti che la politica non abbia peso alcuno nella vita collettiva
e che le decisioni su quanto debba accadere vengano prese in ben altri
lidi a noi inaccessibili.
Eppure
anche in quell’inquinatissimo contesto non si può entrare senza
possedere un solido ‘passi’ esoterico, una sorta di lasciapassare
elargito solo a chi si sottomette ai voleri alti e promette di
non incidere sulle direttive ultime del gioco in corso. Ogni
movimento ‘politico’ infatti o è supportato direttamente dai poteri
occulti oppure viene annichilito, infiltrato, disperso o depistato
e reindirizzato altrove.
Lasciando
stare quindi i lidi politici, l’attenzione si sposta verso l’attivismo
di base,
spontaneo ed intraprendente. In quel caso la situazione è più
sfuggente ma l’apparato di controllo continua comunque a svolgere il suo
lavoro ed io credo che ogni gruppo spontaneo che superi i
dieci elementi sia sottoposto d’ufficio ad una azione di
infiltrazione ed attenzione. Un tempo si definiva ciò come ‘riunione
sediziosa’.
Le comunicazioni vengono monitorate, le relazioni interne ed esterne pure. Ogni gruppo fa
paura al potere occulto sia in termini pratici ed immediati che in quelli più propriamente ‘spirituali’, e deve quindi essere monitorato.
Durante il fascismo si poteva scegliere la via delle montagne
oppure la
dissidenza silenziosa ed individuale. Se si era fortunati c’era il
confino in qualche cittadina dell’entroterra in cui si poteva svolgere
una vita relativamente tranquilla con relazioni umane
soddisfacenti. La dissidenza attiva comportava invece dei rischi
elevati ed inevitabilmente si rischiava di essere inglobati in
meccanismi piramidali di stampo militaresco, sebbene creati per
fini comprensibili di sicurezza.
Tornando
all’oggi, resistere e sopravvivere sembra l’opzione percorribile più
per
necessità che per altro. Alcuni raffinati intellettuali ben vigili
si sono già ritirati da decenni in piccolissime realtà umane dalle quali
continuano la loro attività di ricerca e denuncia
indiretta. Ragioniamo infatti con lucidità: il MUOS si farà? Si
faranno la TAV e le Scie Chimiche? Si continueranno a creare gli eventi
artificiali? Si proseguirà con l’imposizione dei
protocolli sanitari ufficiali? Si continuerà a tassare brutalmente
l’individuo? Certo che si!
Il
MUOS è già stato installato. La TAV va a gonfie vele grazie alla legge
marziale. Le
Scie Chimiche continuano allegramente a lordare cieli, terra ed
acqua. Gli eventi possiedono un loro imprinting artificiale ormai
francamente nauseante. La sanità pubblica, impoverita dai tagli
finanziari, non ha la forza di rigenerarsi anche se volesse. La
tassazione e la burocràzia hanno ormai annichilito qualsiasi iniziativa
economica o produttiva.
Non ci resta che la nausea?
La libertà di provarla e denunciarne l’esistenza? Oppure altre vie sono
percorribili? Lascio questi interrogativi a chi legge queste
righe, immaginando che se li sia già posti anni addietro. Non
possiamo smettere però di pensare, riflettere e ricercare almeno fino a
quando le nostre capacità intellettive siano ancora
parzialmente integre, cercando così di contrastare l’impatto
neurodegenerativo di massa delle operazioni di avvelenamento
multilivello che osserviamo.
Una prospettiva entropica ci attende ma
forse ci sfugge ancora una chiave di lettura essenziale a cui si può
giungere, immagino, grazie all’azione di ricerca e diffusione delle
informazioni che alcuni individui svolgono esemplarmente
da sempre, ben oltre il loro personale tornaconto, a cui deve essere
indirizzata quindi la nostra gratitudine, nel presente come nel
passato, condividendo liberamente il tutto con gli scampoli di
alta umanità superstiti. A questo proposito vorrei ricordare che
alle dittature hanno fatto sempre molta paura l’ironia e la creatività,
le ‘armi’ del libero pensiero difficilmente confinabili e
prevedibili.
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