lunedì 3 febbraio 2014

CACCIABOMBARDIERE F 35: UN BIDONE ALL’ITALIA BOCCIATO DAL PENTAGONO, MA SPONSORIZZATO DAL MINISTRO MAURO

Mario Mauro: ministro pro tempore della difesa
 
«Per amare la pace bisogna armare la pace. L’ F-35 risponde a questa esigenza» aveva dichiarato pubblicamente il ministro della difesa Mario Mauro (nato San Giovanni Rotondo, ma originario di Peschici nel Gargano): una “dichiarazione d’amore” al jet da guerra utilizzata da Lockheed Martin per “l’F 35 show” di New York.
 
Doveva essere il cacciabombardiere del futuro. Invece l'F35 targato Lockheed, dopo la piena adesione del governo eterodiretto Letta al dispendioso ed inutile programma di riarmo bellico in violazione dell’articolo 11 della Costituzione, rischia di diventare un boomerang. Specie ora che il Pentagono lo marchia come un aereo difettoso e inaffidabile, con problemi strutturali e di gestione dei software. Il tutto all'interno di un rapporto in cui, beffa ulteriore, si stimano nettamente al ribasso i livelli occupazionali promessi dal programma stesso.


Secondo il nuovo rapporto del Pentagono (il sesto della serie) - Director of Operational Test and Evaluation (DOT&E), recapitato al Congresso venerdì 24 gennaio ma anticipato due giorni prima da una nota dell’agenzia giornalistica Reuters - «le prestazioni sull’operatività complessiva continuano ad essere immature e rendono necessarie  soluzioni industriali con assistenza e lavori inaccettabili per operazioni di combattimento».  
 
E' il DOT&E a definire “inaccettabili” le prestazioni del software, ponendo l’accento su altri due problemi particolarmente critici, già denunciati a più riprese: la continua scarsa affidabilità del sistema logistico ALIS, del cui “terminale di ingresso” italiano il sito di Cameri dovrebbe presto cominciare a equipaggiarsi, e la altrettanto perdurante mancanza di adeguati margini di crescita del peso del velivolo, fattore-chiave per ogni sviluppo ulteriore di cellula, sistemi e quant’altro. La fusoliera, in particolare, è soggetta a crepe che richiedono continua assistenza, circostanza che - in caso di guerra o conflitto - rischierebbe di comprometterne in modo pesante l’operatività. E sempre sul fronte dell’affidabilità della fusoliera, già un anno fa la Difesa statunitense aveva sottolineato come, nel tentativo di ridurre il peso del velivolo (è stato infatti quasi raggiunto il peso massimo prima di compromettere le capacità tecniche previste per contratto) lo si era reso talmente fragile che - se colpito da un fulmine - poteva esplodere. Risultato: il cacciabombardiere non può volare a meno di 45 chilometri da un temporale. Per non parlare della scarsa visibilità posteriore e del sistema radar incapace di inquadrare gli obiettivi.
 
Beffardamente sarebbero proprio gli F-35 nella versione a decollo verticale su pista corta  ad avere il software più difettoso. L’Italia ha già finanziato l’acquisto di 90 caccia F-35 (inizialmente erano 131) per l’aviazione e per la Marina: due terzi sono modelli ‘tradizionali’ Lightning 2; un terzo invece F-35B a decollo corto ed atterraggio verticale.
L’intera operazione costa attualmente circa 12 miliardi di euro, ma il prezzo finale, quando il velivolo sarà già obsoleto, è destinato aumentare notevolmente. L’adesione al programma JSF è stata siglata per la prima volta dall'Italia nel 1998 (con la firma dell'allora ministro Massimo D'Alema). Scelta poi confermata nel 2002 - senza ratifica parlamentare - dall’allora esecutivo di mister Silvio Berlusconi (tessera P 2 numero 1816); una decisione confermata infine nel 2012 dal governo Monti.  Secondo il Consiglio supremo di Difesa, presieduto da Giorgio Napolitano, la prescrizione voluta dalla maggioranza non è attuabile. Il Consiglio supremo di Difesa ha ribadito che la titolarità delle scelte sull'ammodernamento delle forze armate, quindi anche sugli F-35, spetta al governo. 
 
La polemica sul programma di acquisto degli F-35 (Joint Strike Fighters) si è recentemente riaccesa dopo la notizia che il Governo si appresta a dimezzare il parco dei velivoli Canadair anti-incendio, per mancanza di fondi. Eppure i lavori per l'assemblaggio del primo F-35 destinato all'Italia sono già cominciati (lo ha attestato Il Sole 24 Ore) e il cacciabombardiere dovrebbe essere completato nel secondo semestre del 2015.
 

Gianni Lannes

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