giovedì 20 febbraio 2014

L'anima e la legge del Logos - L'anima e l'intelligenza

Difficilmente una persona oggi nel corso della propria normale giornata e addirittura nel corso della propria vita si pone delle domande sulla propria esistenza. La domanda "Chi sono io?" è davvero molto rara e quando qualcuno ha intenzione di rovinare la giornata ad un'altra persona basta semplicemente porle questa semplice domanda.

Chi sono io? Nessuno lo sa.
 
Ancora più difficili risultano poi le risposte ad altre domande sull'esistenza. Io qui non intendo rispondere alla domanda su chi siete veramente, a quella potete rispondere soltanto voi, sono qui per cercare di capire e svelare il mistero dell'anima. Affrontare un argomento così delicato non richiede solo impegno e una certa conoscenza,ma esige coraggio e rispetto per la materia trattata. Quando si cerca di comprendere il mistero dell'anima bisogna essere coscienti del fatto che si sta affrontando una tematica non convenzionale e che qualcuno avrà sicuramente da dire qualcosa sulla propria visione delle cose. Questa posizione degli altri non deve spaventare chi intende scendere negli abissi di tali argomenti per ascendere poi alla verità delle cose. Credo sia assurdo affrontare la tematica dell'anima senza aver preso coscienza di sé e del proprio ruolo qui sulla Terra, ma penso che per me sia giunto tale momento.

Sull'anima i più grandi filosofi e saggi di tutti i tempi hanno scritto libri, formulato teorie ed esposto la propria dottrina. Anch'io ora cerco di analizzare tale mistero e non lo faccio per emulare i grandi del passato,ma lo faccio per me e per contribuire al mio percorso di risveglio interiore. Cercare di analizzare le dinamiche sull'anima, ammettendo anche la possibilità di poter sbagliare,mi consentirà la possibilità di crescere e comprendere. Pitagora, Eraclito, Platone e Aristotele hanno colto solo particolari aspetti del fenomeno "anima" e ognuno di loro ha cercato poi di seguire una propria strada personale. Il mio compito invece è stato quello di unire la visione di tali filosofi e quindi individuare un punto di equilibrio. Con l'aiuto del De rerum natura di Lucrezio e del Corpus Hermeticum ripercorro ed espongo la mia teoria sull'anima attraverso la fusione della dottrina occidentale con quella orientale. Nessuno dei grandi del passato hai mai sbagliato circa l'anima eppure nessuno ha mai detto il giusto; io ora, sicuramente non dirò come stanno realmente le cose, ma cercherò di avvicinarmi il più vicino alla realtà dei fatti ...

 
Lucrezio De rerum natura vv.59-61

".. in tal modo abbiamo scoperto soprattutto che la natura dell'animo
consiste in primo luogo d'un corpo soggetto alla nascita,
e non può durare incolume per lungo spazio di tempo"
 
L'anima non può morire per rinascere. E’ la dualità corpo-anima che perisce, né può nascere per morire perché è.

Cos'è che non può durare a lungo, che nasce e quindi è poi destinato a morire nell'idea di lucrezio?
Non e' l'anima ma la dualita' corpo-anima. L'anima possiede due particelle: una di etere caldo e l'altra di etere freddo. La particella di etere caldo partecipa della natura animale dell'uomo, l'altra della sua natura divina.

Ciò che muore non è l'anima, ma una sua componente. eppure,morendo questa particella non scompare definitivamente poiche' la sua presenza ha arricchito quella di etere freddo che ne conserva il ricordo e le esperienze.

L'anima è legata al corpo e il corpo è legato all'anima. non può esserci un corpo senza anima né l'anima può fare esperienza del mondo senza un corpo. Il corpo pur facendo esperienza del mondo non puo' comprendere la natura e la ragione di tutto cio' che esiste senza un'anima. E' quanto accade per gli animali che pur facendo esperienza del mondo e del proprio corpo,non ne comprendono il significato e le leggi. questo punto verra' approfondito meglio piu' avanti.
 
Lucrezio De rerum natura vv.128-133

Come gli alberi non possono nascere in cielo,nè le nubi
nelle acque salmastre, né i pesci vivere nei campi,
né il sangue scorrere nel legno e un liquido sgorgare dai sassi,
ma è fermamente stabilito dove ogni cosa cresca o risieda,
così la natura dell'animo non può sorgere da sola
fuori del corpo, né sussistere distaccata dai nervi e dal sangue
 
L'anima è legata al corpo dai bronchi,non dal cervello, ed entra in noi nel primo atto di respirazione, abbandonandoci all'ultimo respiro. Così come con la morte ciò che ci abbandona è la particella di etere freddo così con la nascita ciò che entra in noi è la stessa particella, mentre quella di etere caldo legata ai processi fisici e fisiologici è sempre con noi dal primo istante.

In questo senso si può affermare che anche gli animali abbiano un'anima, la quale e' solo dotata della particella di etere caldo. Ciò che ho appena scritto non corrisponde esattamente a realtà, approndirò più avanti tale considerazione, per ora basta sapere quanto.

Da questo momento quindi faremo attenzione ai termini: con animo indicheremo la particella di etere caldo, con anima la particella di etere freddo,mentre con spirito l'unione della particella di etere caldo e quella di etere freddo, dunque l'unione tra animo e anima. Per questo motivo lucrezio scrive:

De rerum natura vv.138-143

ma poichè è stabilito e appare predisposto
nel nostro corpo il luogo ove l'anima e l'animo
possono esistere e crescere separati, tanto più si deve negare
che possano sussistere fuori da tutto il corpo e dalla forma vivente,
nelle friabili zolle della terra o nella fiamma del sole,
o nell'acqua oppure nelle alte regioni dell'etere.

L'anima e l'animo che danno vita allo spirito sono legati ai bronchi. Sono uniti e tuttavia possono esistere e crescere separati. L'uomo muore nel senso che il suo corpo fisico ritorna alla terra; la particella di etere caldo sussiste per un certo tempo dopo la morte, poi morirà a sua volta, e sarà questa la seconda morte. Ma la particella di etere freddo è immortale e come era entrata nel corpo fisico così lo abbandona subendo la legge del samsara fino alla sua ascensione finale.
 
Da dove proviene l'anima?
 
Secondo Cicerone, che riprende certe tesi degli antichi, essa deriva dall'anima cosmica, che più avanti chiameremo Paramatma, e si lega al corpo fisico nel quale è discesa,non caduta. L'unione tra anima e animo avviene per mezzo dell'atman che è lo spirito. Torneremo più avanti su questi concetti.

Ma cosa succede quando l'anima si lega all'animo? Abbiamo detto che l'animo è una particella di etere caldo mentre l'anima è una particella di etere freddo. Inoltre l'animo è legato alla dimensione inferiore mentre l'anima è legata alla dimensione superiore, è un frammento ed emanazione del Paramatma. Il conflitto tra queste due forze produce dolore, e il dolore genera la vita, da qui il senso di alcuni frammenti eraclitei:
 
FR.8 "l'opposto concorde e dai discordi si ottiene una bellissima armonia"
 
FR.51 "Non comprendono come, pur discordando in se stesso, è concorde: armonia contrastante, come quella dell'arco e della lira"
 
La particella di etere caldo e quella di etere freddo non si fronteggiano nella loro reciproca estraneità; l'animo manifesta le sue piene funzioni solo perché sussiste l'anima con la quale realizza una complementarietà ontologica che da vita e prende nome di spirito.
 
Tale incontro è traumatico per l'essere vivente. L'anima,proveniente da una dimensione superiore, entra nel corpo, una dimensione inferiore, con il primo atto di respirazione, per questo motivo lucrezio scrive:
 
De rerum natura vv.222-234

Ed ecco il fanciullo, come un naufrago buttato a riva
dalle onde infuriate, giace nudo sul suolo, incapace di parlare,
bisognoso di ogni aiuto vitale appena la natura lo getta
sulle prode della vita, con doglie del grembo materno,
e riempie lo spazio d'un disperato vagire, come è giusto che faccia
colui cui la vita è serbato il passare per tante sventure.
Invece hanno crescita agevole le greggi, gli armenti, le fiere,
e non hanno bisogno di ninnoli, a nessun loro esemplare
si addice che dolce sussurri e balbetti la cara nutrice,
non cercano vesti diverse secondo i climi del cielo,
né infine abbisognano d'armi o di alte muraglie
per proteggere i loro beni, poiché la terra stessa
e la natura creatrice producono tutto in gran copia per tutti.
 
Per questo motivo il cucciolo d'uomo venuto alla luce emette gemiti, per via dell'unione traumatica tra anima ed animo. Tuttavia,nell'animale cio' non avviene. L'animale possiede certamente un animo, ma la sua anima e' di natura differente rispetto a quella dell'uomo. Per questo motivo la venuta al mondo di un animale non costituisce un evento traumatico.
 
Come diceva Aristotele l'anima ha triplice natura:  
  • - vegetativa,che governa le funzioni fisiologiche istintive (nutrizione,crescita,riproduzione). Le piante possiedono la sola anima vegetativa.
  • - sensitiva, che presiede al movimento e all'attivita' sensitiva. Gli animali possiedono un'anima sia vegetativa che sensitiva.
  • - intellettiva, che è la fonte del pensiero razionale e governa la conoscenza,la volontà e il libero arbitrio. L'essere umano possiede un'anima di triplice natura.
La natura dell'anima intellettiva determina un iniziale ma non perenne conflitto con l'animo dando vita allo spirito. Bisogna precisare che l'anima vegetativa non va confusa con l'animo. Anche i sassi hanno un animo ma l'anima vegetativa, pur essendo estremamente debole rispetto all'anima intellettiva, comunque da luogo, in unione con l'animo, allo spirito. 
 
L'animo è presente in ogni corpo fisico ma ciò che distingue i sassi dagli esseri viventi è l'anima, qualunque sia la sua natura.
 
Tutti gli uomini hanno un'anima, ma nel momento in cui entra in noi è più simile ad una tabula rasa. 
Dico simile poiché conserva il ricordo ancestrale o reminiscenza della sua origine e delle sue esperienze passate. Tuttavia, quando l'anima entra in contatto con l'animo dando vita allo spirito questa non rimuove il suo ricordo antico, semplicemente lo dimentica. a tale dimenticanza do il nome di subconscio.
 
L'anima e' cosi' una tela pronta ad essere usata dal pittore che puo' disegnarvi qualsiasi cosa. nel momento in cui l'uomo nasce ha con sé necessariamente l'anima e questa a sua volta è disponibile a farsi memoria e archivio dell'esperienza dell'animo e dello spirito. L'uomo è quindi dotato di spirito, facoltà che unisce appetiti e bisogni fisici ad attributi divini, il quale rende possibile la vita umana così come la conosciamo. Infatti è scritto:
 
Lucrezio De rerum natura vv.556-558

Non vedi che la potenza dell'anima, sebbene oltremodo sottile,
sostiene anche il grande peso del corpo,
poiché è congiunta e creata insieme a esso?
 
L'anima non può essere acquisita mediante qualche processo di concentrazione,o cammino interiore o pratica meditativa,ne' puo'essere strappata da qualche sortilegio o strana forza ed energia. se si ammettesse infatti che l'anima si possa ottenere bisognerebbe ammettere anche che possa essere tolta e chi potrebbe possedere tale facolta' se il dio che ci ha concesso il libero arbitrio!?
 
l'anima e' un numero che si muove per propria virtu' e va e viene da un determinato corpo all'altro seguendo una segreta affinita'. l'anima non discende dal cielo come dono o grazia divina poiche' se cosi' fosse andrebbe ad alterare un equilibrio gia' esistente o se questo equilibrio non fosse presente significherebbe che tale atto di creazione sia carico di un errore,e cio' non puo' essere perche' tutto e' perfetto ed e' come deve essere.
 
l'anima entra a far parte della vita dell'uomo con il suo primo respiro poiche' possa fare esperienza del fenomeno che chiamiamo "vita". la discesa dell'anima nel corpo e' per il suo progresso,per evolversi verso la perfezione e per ritornare un giorno alla sua patria celeste.

Lucrezio scrive:
De rerum natura vv.540-544

come a ogni uomo non pesano le proprie membra,
né il capo sovraccarica il collo, né avvertiamo
che il peso del corpo poggia interamente sui piedi;
mentre ogni peso che venga imposto dall'esterno
ci arreca molestia anche se sovente è minore.

L'anima è per sua natura simbolo di purezza e spiritualità. La particella di etere freddo non ha un inizio essendo ingenerata a differenza dell'animo che ha una nascita e quindi una morte. L'anima quindi è immortale poiché è un frammento ed una emanazione del Paramatma ed indica l'essenza che ogni individuo, Jivatma, contiene nel suo essere. L'anima entra in un corpo materiale ma non può essere contaminata dall'intriseca "malvagita'" della materia stessa poiché è incorporea. Ciò che è divino non può essere macchiato da ciò che non è puro.
Infatti, lo spirito fa esperienza delle dimensioni superiori attraverso l'anima e delle dimensioni inferiori per mezzo dell'animo. L'intriseca "malvagita'" della materia ha influenza solo sull'animo e non sull'anima che resta immacolata e registra solo l'esperienza. Tuttavia, in presenza di questa "malvagita'", l'anima se pur immacolata può restare oscurata poiché lo spirito non ha coscienza della sua parte divina, in questo consiste la dimenticanza.

A differenza di quanto poteva pensare Aristotele, l'anima rappresenta la capacità di realizzare le potenzialità vitali del corpo ma resta comunque separata da questo. Lo abbiamo già dimostrato. La particella di etere freddo si unisce al corpo, ma non crea un legame indissolubile. E' l'animo a fare esperienza della materia, ma senza l'anima tale evento rimarrebbe fine a se stesso e si ridurrebbe a mero evento meccanico o ricordo automatico.
L'elemento di congiunzione tra anima e animo risiede nella mente.
La mente è il catalizzatore di tutte le esperienze dello spirito. Mentre l'anima e l'animo si trovano nei polmoni, lo spirito è localizzato nella mente.

L'anima o atma è simile ad un raggio della luce del Paramatma. Ogni Jivatma è coniugato all'atma di ogni altro Jivatma in quanto qualitativamente appartenenti alla medesima essenza, tutte eguali emanazioni del Paramatma. Ogni Jivatma è anche l'altro poiché costiuiti della stessa essenza. Ogni Jivatma, cioè il sé individuale, è il riflesso della totalità dell'atma o anima come individuo.
Come ogni seme contiene tutte le qualità dell'albero, così l'anima di ogni Jivatma contiene le qualità del Paramatma.

Chuang Tzu FR. "Le diecimila creature ed io siamo l'uno"

Eraclito FR.10 "Intero e non intero, convergente e divergente, consonante e dissonante; e da tutte le cose l'uno e dall'uno tutte le cose"
 
L'anima-atma è ciò che permette ad ogni Jivatma di riflettere la coscienza del Paramatma. Il Paramatma è il Grande Tao. Il Grande Tao non può essere assolutamente palese perché, per esserlo, dovrebbe determinarsi in qualcosa di particolare; non può essere assolutamente nascosto perché, se così fosse, non se ne potrebbe parlare e non si potrebbe nemmeno pensarlo. Il Paramatma è universale-trascendente e individuale-immanente. In quest'ultima caratteristica assume la forma di atma o Tao.
 
Il Tao non è soltanto ciò che fa essere ogni cosa quella che è, ma è anche il modo d'essere di ogni cosa: esso non è soltanto il Grande Tao o Paramatma ma è contemporaneamente il Tao come potenza particolare che unito all'animo da vita allo spirito del Jivatma. ogni cosa, realizzando se stessa, segue il proprio Tao o atma e con ciò realizza il Grande Tao o Paramatma.
 
In questa analisi il concetto di Atma-Tao si accosta a quello di Physis. Physis è la natura di ciascuna cosa che coincide con il proprio modo di divenire. Di Physis Eraclito scrive:
 
FR. "Physys kriptesthai philéi = La natura ama nascondersi"
 
Ciò che la natura nasconde non è la sua essenza universale (Paramatma-Grande Tao), né i suoi modi particolari (animo-Jivatma-Tao particolare), ma il nesso che lega quella a questi come accade per il Tao: ciò che si nasconde non è il Grande Tao né il Tao di ciascuna cosa, ma il nesso tra il Jivatma e il Paramatma cioè l'Atma-anima. Ciò che Eraclito intendeva dire è:
 
Anemos kryptesthai philéi = L'anima (Atma o Tao) ama nascondersi
 
Eraclito FR. 54 "L'armonia nascosta vale più di quella che appare"
 
Alla luce di tutto ciò deduciamo che:

1) il Paramatma è il Grande Tao o padre e forza positiva

2) il Jivatma è il Tao particolare o figlio e forza negativa

3) l'Atma è l'anima o Tao che intesi come Physis indicano lo spirito santo e forza neutrale
 
L'Atma è l'anello di congiunzione, la forza neutrale, la terza forza che congiunge il padre al figlio e il Jivatma al Paramatma.
 
L'esperienza dell'esistenza da parte dell'atma porta maggiore sviluppo laddove non è identificata con i mezzi con i quali il Jivatma esperisce l'essere, ovvero la mente e il corpo fisico. Il cammino del Jivatma consapevole della sua particella di etere freddo è volto a riconoscere ciò che è reale da ciò che non lo è, cioè nell'identificare la Maya e distinguerla dal Paramatma.
 
Solo l'illuminato può arrivare a conoscere il Logos e divenire tutt'uno con Dio. Chi comprende il Logos conosce l'unica vera realtà. Chi comprende il Logos conosce il modo di operare del Tao, dell'Atma, dell'anima e della Physis; chi comprende il Logos conosce il rapporto creatura-creatore poiché il Logos è la conoscenza dell'atma quale ponte tra il Paramatma e il Jivatma, il padre e il figlio. La Legge Divina è quella del Logos.
 
Eraclito FR.50 "Ascoltando non me, ma il Logos, è saggio convenire che tutto è uno"
 
Infine l'anima e l'animo possiedono ciascuna funzioni cognitive proprie. L'animo ha una funzione legata alla memoria fisica e quindi al ricordo di oggetti sensibili e di esperienze terrene; l'anima ha una funzione legata alla reminiscenza e quindi al ricordo ancestrale della sua origine.
 
L'anima e l'intelligenza

L'anima non può essere controllata direttamente, ma può esserlo indirettamente. La particella di etere freddo, pur essendo divina e incorporea,nel momento in cui discende nel corpo fisico diviene oggetto di leggi inferiori. Abbiamo detto che l'anima e l'animo, che si trovano nei polmoni, danno vita allo spirito situato nella mente.
 
Chi controlla la mente controlla lo spirito, quindi controlla l'anima.
 
L'anima-atma è un frammento del paramatma e partecipa delle dimensioni superiori. L'anima-atma è di origine divina. Ciò che è divino si contrappone a ciò che non lo è, la materia. ogni corpo esistente è pieno di materia, ma ciò che distingue un corpo animato da uno inanimato è l'anima. 
 
Abbiamo detto che anche i sassi hanno un animo, ma solo piante,animali e uomini possiedono un'anima, cioè partecipano delle dimensioni superiori.
 
Il fatto che i sassi non abbiano un'anima non implica che non siano comunque divini, ma ritorneremo più avanti su questo punto. In quanto prodotto della creazione da parte di uno stesso paramatma, anche i sassi sono divini. Tuttavia i sassi non possiedono un'anima e quindi non possono partecipare delle dimensioni superiori. Anche le piante e gli animali partecipano delle dimensioni superiori, ma solo l'uomo può fare esperienza di dio divenendo egli stesso un dio.
 
L'anima umana, di triplice costituzione, non manca di nulla. Tra atma e paramatma non c'è alcuna sostanziale differenza. Il jivatma o bhikshu, colui che cerca, ha bisogno solo di svegliarsi e riconoscere la propria immortalità.
 
Ma perché i sassi o gli oggetti inanimati non sono in grado di muoversi? ...


Nel trattato B del Corpus Hermeticum è scritto:
 
"tutto ciò che si muove, o Asclepio, non si muove in qualcosa e per opera di qualcosa?"
"certamente"
"e non è frutto di necessità che ciò in cui l'essere in movimento si muove sia più grande di questo?"
"si è necessariamente così"
"di conseguenza non è forse più potente ciò che muove di ciò che è mosso?"
"infatti,è più potente"
"ed è necessario che ciò in cui l'essere in movimento si muove abbia una natura opposta a quello?"
"si, assolutamente"

 
Ciò che è mosso non può che essere contingente, poiché non ha in sé la causa del movimento. L'atma non ha natura semplicemente più forte rispetto alla materia, ma opposta, cioè divina nella sua origine per avere la capacità che il corpo mosso non ha, quella di imprimere il movimento.
 
In cosa si manifesta il movimento impresso dall'anima al corpo?
 
L'oggetto inanimato possiede solo l'animo, mentre gli esseri viventi usufruiscono anche dell'anima. Ciò che distingue l'oggetto inanimato da quello animato è la capacità di procreare o creare qualcosa o qualcuno a sé simile, e come potrebbe avvenire tale creazione senza movimento?
 
Due corpi umani inanimati non potrebbero generare nulla, sarebbero come due sassi. L'anima imprime nel corpo un'energia vitale che da compimento al movimento. Per quanto l'anima vegetativa sia debole rispetto a quella sensitiva e intellettiva, intendendo per debole non un'intensità di forza ma l'incapacità di partecipare delle dimensioni superiori, conserva al suo interno le funzioni fisiche fisiologiche tra le quali nutrizione, crescita e riproduzione.
 
Tutti gli esseri viventi possiedono un'anima vegetativa che consente loro di riprodursi. l'anima produce movimento inteso non solo nel senso dell'attività fisica di un corpo ma quale principio fecondatore.
 
Pimandro 18 : "crescete aumentando e moltiplicatevi in moltitudine, voi tutti che siete stati creati e forgiati;e colui che è dotato di intelletto si riconosca come immortale, sappia che la causa della morte è l'amore e conosca tutti gli esseri"
 
L'anima è principio fecondatore e l'amore non è causa di morte. Ciò che è causa di morte è la dimenticanza dell'anima, ossia il non essere coscienti della sua presenza. Ciò che è causa di morte è l'ignoranza dell'anima e una vita vissuta solo attraverso l'attaccamento alla materia. L'anima è di origine divina e i suoi attributi sono anch'essi divini. La volontà di generare non è causa di morte poiché figli di uno stesso dio che ha generato tutto ciò che esiste.
 
Non esiste l'eros ma solo l'agape che per sua natura esclude l'idea di desiderio e indica l'amore divino. 
Ciò che viene chiamato eros è un irrefrenabile desiderio fisico e chi lo prova non fa esperienza delle dimensioni superiori ma solo della dimensione inferiore. Nell'eros l'atma, pur essendo presente nel corpo, non svolge alcuna funzione attiva oscurata dalla mente colma di desideri e dal corpo ricco di appetiti.
 
Quindi diremo che l'eros è causa di morte, poiché nell'atto sessuale non c'è alcuna consapevolezza di sé e di Dio, c'è solo il corpo, mentre l'agape è l'origine della conoscenza di dio e di sé stessi. Non si può usare il termine amore pur sapendo che questi può contenere due attribuzioni di significato.
 
Abbiamo detto che l'anima entra nel corpo dell'uomo con il suo primo atto di respirazione e non può essere né acquisita per meriti né strappata per "cattiva condotta", se così fosse oggi giorno nessuno avrebbe un'anima e come abbiamo dimostrato, senz'anima i corpi sarebbero simili più a sassi che ad esseri viventi. L'anima ha in sé il principio del movimento e un corpo animato, cioè vivente, non può darsi senz'anima.
 
L'anima quindi è sempre presente nel corpo umano e lo abbandona solo con la morte, infatti quel corpo senz'anima resta privo di movimento. Il movimento quindi non viene da qualcosa di esterno all'essere vivente, ma interno, appunto dall'atma. Questo movimento così perfetto da essere generato da un'entità incorporea, l'atma, non può essere originato che da un ente spirituale e divino.
 
Nel trattato B del Corpus Hermeticum è scritto:
 
"Il movimento del mondo e di ogni essere vivente corporeo non è generato da qualcosa di esterno rispetto al corpo, ma da qualcosa che agisce dall'interno verso l'esterno, cioè dagli intellegibili come l'anima e lo spirito o da qualcos'altro di incorporeo. Infatti il corpo non muove un corpo animato e, in generale ,nessun corpo, neanche inanimato"
"Come puoi dire questo, o Trismegisto? Non sono forse i corpi a muovere il legno, le pietre e tutti gli esseri inanimati?"
"Per niente, Asclepio; poiché è ciò che è dentro il corpo, e non il corpo stesso, che muove l'essere inanimato e che muove entrambi: il corpo di quello che porta e il corpo di quello che è portato. Perciò un essere inanimato non può muovere un altro essere inanimato"

 
Qual è lo scopo dell'atma?
 
Non può esserci un uomo senza un'anima intellettiva, né qualsiasi tipologia di anima (vegetativa, sensitiva, intellettiva) può fare esperienza del mondo senza un corpo. Il corpo pur facendo esperienza del mondo e di se stesso non può comprendere la natura e la ragione di tutto ciò che esiste senza un'anima.
Abbiamo definito l'atma una tabula rasa che registra ogni esperienza del corpo, della mente e delle sensazioni o emozioni. Il senso proprio dell'atma tuttavia può essere compreso solo attraverso la comprensione dell'anima intellettiva. L'anima intellettiva è la fonte del pensiero razionale e dell'attività della conoscenza e per questo motivo è l'unica a poter comprendere la natura di Dio e le leggi dell'universo.
 
Nel "discorso sacro di Ermete" è scritto:

"…e dal moto degli dei che ruotano nei cieli nacque ogni anima nella carne [...],per la contemplazione del cielo, del moto degli dei celesti, delle opere divine e dell'attività della natura [...], per la conoscenza del potere divino; per conoscere in ogni aspetto [...] le cose buone e le cattive e scoprire le arti di produrre il bene"
 
Il paramatma non potrebbe darsi conoscenza senza un essere razionale, cioè l'uomo. L'anima intellettiva è l'anello di congiunzione tra il paramatma e il jivatma. Il paramatma (a) è necessario per il jivatma (b) e questi è necessario all'altro. Non potrebbe darsi uno senza l'esistenza o presenza dell'altro. Finché ci sarà l'uomo ci sarà Dio e finché ci sarà Dio l'uomo esisterà.
 
Ora se ammettiamo che a partire dal XX sec. l'uomo ha ottenuto la capacità di auto-distruggersi e che Dio è eterno dobbiamo concludere che l'esistenza di Dio è determinata da altri esseri razionali dotati di un'atma o anima intellettiva e poiché l'uomo non è eterno, ma ha iniziato ad esistere, cioè ha avuto un inizio, possiamo anche dedurre che ci sia stato un essere vivente razionale prima della comparsa dell'uomo sulla terra che abbia potuto conoscere il mistero di Dio.
 
Tuttavia Dio è eterno e il mondo è immortale, ma comunque ha avuto un inizio pur non potendo avere una fine poiché eterno. Se ammettiamo che al momento della creazione del mondo ci fosse stato un essere razionale in grado di conoscere il paramatma allora tutto quello fin qui scritto sarebbe giusto, ma Dio è eterno e non può darsi senza conoscere sé stesso per cui dobbiamo concludere che o il paramatma può darsi conoscenza di sé senza altri da sé o che il mondo sia anch'esso eterno poiché il mondo è Dio stesso che si auto-conosce.
 
Ora, poiché l'anima intellettiva dell'uomo ha impiegato millenni per giungere a piena conoscenza di sé e del paramatma, cosa possiamo concludere?
 
Nonostante l'anima intellettiva abbia impiegato millenni per tale processo di consapevolezza e comprensione, nell'istante stesso in cui l'atma si è dato, Dio ha potuto avere conoscenza di sé e poiché Dio è eterno e non può darsi senza conoscere, dobbiamo concludere che il mondo e l'atma siano eterni.
Non poteva esserci un paramatma senza un'atma e non poteva darsi un'atma senza un bhikshu che la ricevesse e il jivatma non poteva darsi senza uno spazio o un mondo in cui poter conoscere il paramatma. Paramatma, atma, jivatma e visva (mondo) sono della stessa sostanza o essenza, quindi eterni. Con mondo intendo uno spazio X e non necessariamente un corpo fisico.
 
Nel discorso di Ermes a Tat è scritto:
 
"Dio dunque distribuì la ragione, o Tat, a tutti gli uomini, ma non l'intelletto. E non perché fosse invidioso di qualcuno: l'invidia infatti non viene dall'alto, ma si forma quaggiù, nelle anime che non possiedono l'intelletto"
"Perché duque, o padre, Dio non distribuì a tutti l'intelletto?"
"Poiché egli volle, o figlio, che questo prendesse dimora nelle anime come premio da conquistare"

 
Non c'è nessun premio da conquistare. L'intelletto non è un premio da conquistare. Nello stato di dimenticanza confondo l'intelletto, ossia il pensiero che funziona indipendentemente dal sentimento, con l'intelligenza che comprende la capacità di sentire ciò che si sta pensando. La ragione di cui parla Ermes è l'intelletto.
 
L'intelletto è proprio di tutti gli uomini, l'intelligenza è anch'essa propria di tutti gli uomini, solo si manifesta in proporzioni e dosi differenti. L'intelligenza non ha nulla a che vedere con le funzioni logiche-analitiche, che costituiscono appunto la ragione, ma consiste nel riuscire a sentire ciò che si sta pensando liberi da ogni condizionamento esterno, come diceva Krishnamurti.

 
L'intelligenza è anche il bagaglio d'esperienza dell'atma acquisito nel suo processo di trasmigrazione da un corpo all'altro. Per questo motivo tutto è perfettamente così come deve essere, ogni jivatma è esattamente dove dovrebbe essere, poiché l'atma è così in quel momento e non può essere cambiata. Non si può forzare in modo negativo o positivo il processo di evoluzione dell'atma poiché l'atma assorbe tutto quello che deve assorbire e ignora tutto quello che deve ignorare.
 
Tuttavia una scala si sale un gradino alla volta e cercare di salirne due o tre alla volta può creare qualche piccolo problema infatti, potremmo cadere. Per questo motivo ogni jivatma possiede un'intelligenza sua propria particolare che non ha nulla a che fare con la ragione. L'anima intellettiva è la fonte del pensiero razionale e governa la ragione ma non equivale a dire che l'anima intellettiva sia il pensiero razionale o la ragione.
 
Nel trattato IX del Corpus Hermeticum si può individuare la natura dell'intelligenza:
 
"…quando entrambe queste parti della percezione (sensazione e conoscenza intellettiva) si accordano l'una all'altra,allora il pensiero è espresso dalla parola,dopo essere stato generato dall'intelletto"
 
La parola è intelligenza e ha un valore sacro, ma noi ogni giorno la rendiamo vana e la consideriamo una facoltà innata, come se ci fosse sempre stata. La parola dell'uomo ordinario è solo un insieme di suoni o lettere mentre la parola dell'uomo aperto all'intelligenza non è mai banale, è il verbo di cui parlava Gesù, emanazione del paramatma.
 
Dal trattato IX del Corpus Hermeticum:
 
"...ma vi sono due tipi di uomo, quello materiale e quello essenziale. Come ho già detto, l'uno, quello materiale, è con il male e ha ricevuto i semi del pensiero dai demoni; mentre gli altri,che sono secondo l'essenza con il bene, sono salvati da dio. Dio infatti, creatore di tutte le cose, quando crea il tutto, lo fa simile a se stesso, ma le cose create buone si trasformano in base all'uso della loro energia."
 
L'uomo materiale è l'uomo non cosciente della propria anima intellettiva che resta oscurata come abbiamo detto prima dal corpo e dalla mente. L'uomo materiale è legato principalmente all'emozione e al movimento meccanico del proprio corpo. Questo tipo di uomo è più simile ad un animale, con proprie abitudini, che non agisce ma reagisce a stimoli interni ed esterni.
 
L'atma pur essendo presente non esercita alcuna spinta poiché l'anima non è invadente, è li fissa ed immobile. Questo tipo di uomo ha ricevuto i semi del pensiero dai demoni. L'uomo non cosciente della propria anima intellettiva è un uomo addormentato ed è controllato da una particolare entità, l'ego.
L'ego opera in modo meccanico e abbiamo discusso già in passato la sua natura, ma cosa significa "pensieri ricevuti dai demoni?"
 
Tale affermazione è ciò che possiamo ricondurre all'"oligarchia egoica", infatti in Marco 5,8-10 è scritto:
 
"Gli diceva infatti: esci, spirito immondo, da quest'uomo! E gli domandò: come ti chiami? L'altro: mi chiamo legione, perchè siamo in molti. e prese a scongiurarlo con insistenza perché non lo cacciasse fuori da quella ragione"
 
Prima di poter indagare la natura del paramatma e quindi comprendere il mistero dell'atma è necessario prima realizzare la natura della mente umana in cui risiede lo spirito. Lo spirito è dato dall'unione di animo e anima e non si può prendere consapevolezza dell'anima se prima non si è preso coscienza dello spirito.
 
Tuttavia, lo spirito risulta imbottigliato da quelli che in passato ho definito aggregati psichici quindi dall'ego, e l'ego ha il suo centro operativo nella mente. La conoscenza dell'atma passa dalla comprensione della mente umana.
 
Per questo motivo è scritto : "le cose buone si trasformano in base all'uso della loro energia"
 
La mente è lo strumento più potente di tutti e può essere messo a servizio dell'atma-anima o del corpo e delle dimensioni inferiori. Ma l'uomo vive in uno stato di sonno e non è cosciente della propria anima intellettiva. Per questo motivo non sa quello che fa, o che dice, non sa quello che è poiché non conosce la sua natura.
 
"Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno!"
 
La comprensione della propria mente e della natura dell'atma conducono l'uomo al risveglio, all'illuminazione e il jivatma diventa egli stesso paramatma.
 
Quella che abbiamo definito physis o tao è la chiave per unire il jivatma al paramatma, ma il jivatma ha necessità di conoscere la natura del tao. Ogni essere vivente è legato al paramatma poiché il paramatma è proprio in quegli esseri viventi. Tuttavia Dio è immanente e si trova in tutto ciò che esiste ed è per questo motivo che l'animo è presente in tutte le cose che sono.
 
Nel discorso di Ermete Trismegisto è scritto:
   
"il termine natura, infatti, si dice di ciò che cresce e si trova nelle cose che mutano e si muovono mentre il termine energia riguarda anche le cose immobili, quelle divine come quelle umane"

L'animo è energia.
 
 
Leon Moksha - Nicola Capuzzolo




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