È chiaro il motivo della fretta con
cui è stato rovesciato Letta e messo al suo posto Renzi senza passare per il
voto popolare: l’ennesimo colpetto di Stato condotto con febbrile accelerazione.
C’è bisogno di un «giovane» per applicare l’amarissima medicina ideata dai geni
eurocratici. È così che ci verrà gabellata la confisca: contribuirete alla
tanto attesa ripresa! Se ne avete, spendetene adesso un po’, anche in spese
pazze. Sempre meglio che darli al Fisco.
«I risparmi dei 500 milioni di cittadini dell’Unione Europea saranno
usati per finanziare investimenti a lungo termine per stimolare l’economia e
contribuire a riempire il vuoto lasciato dalle banche dall’inizio della crisi
finanziaria». Così si legge in un documento riservato della Commissione
Europea, che però la Reuters ha potuto leggere.
Tradotto dalla lingua di legno, significa questo: la confisca dei
risparmi depositati in banca. Ossia la «cura» usata per Cipro a danno dei
depositanti, estesa all’Europa. Ma non alla Germania, ovviamente: soltanto a
quella parte dell’Europa dove i privati hanno tanti soldi da parte, eppure non
li investono nelle loro economie reali (perché le banche preferiscono mettere i
soldi in titoli di Stato senza rischio); Paesi che, inoltre, nonostante questo
tesoro in cassa, sono in stato di indebitamento astronomico.
Indovinate a quali paesi si alluda.
Naturalmente, non è una novità. Da tempo Angela
Merkel ripete che gli italiani, in banca e in case, hanno più patrimonio
dei suoi tedeschi. Eugenio Scalfari
deve aver avuto più di qualche sentore di quel che si prepara, perché giusto
qualche giorno fa – atteggiandosi a profeta o a manovratore – ha proposto «un’imposta
patrimoniale sui beni immobili e anche mobili. Ma si dovrebbe applicare non
solo ai ricchi ma anche agli agiati; per intendersi, non solo a chi ha
redditi al di sopra della soglia di mezzo milione l'anno ma a partire dalla
soglia di 70 mila euro e cioè alla ricchezza patrimoniale della quale questi
redditi sono il segnale. È possibile socialmente ed anche economicamente e
politicamente tassare uno strato di questo genere senza provocare una fuga
spettacolare di capitali ... ».
Senza?
Sarà, ma nelle zone alte della finanza USA ci si prepara da giorni ad
un’inondazione di capitali sul mercato azionario americano, in fuga e in cerca
di un porto sicuro di fronte alla «bank deposit confiscation in Europe».
Che Matteo Renzi farà proprio
questo, e su indicazioni di poteri forti vari, ormai lo dicono in molti.
Soprattutto, il prelievo sui patrimoni è la proposta-chiave per il risanamento
d’Italia ideata da Davide Serra, il
finanziere del fondo Algebris, suggeritore economico – o manovratore – di
Renzi. Ha scritto: «Il primo problema è il debito sbilanciato: troppo debito
pubblico, poco privato e poco delle aziende. Questo blocca la crescita».
Serra propone anche l’abolizione del contante e il ricalcolo di tutte le
pensioni in essere, oggi calcolate col grasso sistema retributivo, per
rimetterle al magrissimo sistema contributivo (1). Per dare poi
tutti i soldi in più ricavati così alle imprese. In qualche modo, una
redistribuzione forzosa dai vecchi ai giovani. Dalla numerosa generazione dei
baby boomers vissuti in tempi di miracolo economico, che oggi (con le sue
pensioni) grava sulla scarsa generazione dei giovani che crescono in tempi di
magra epocale.
Sulla base di questo progetto, si capisce meglio la fretta con cui è stato
rovesciato Letta, messo al suo posto Renzi il decisionista senza passare per il
voto popolare, l’ennesimo colpetto di Stato, condotto con febbrile
accelerazione. C’è bisogno di un «giovane» per applicare l’amarissima medicina
ideata dai geni eurocratici: il prelievo sui tutti i depositi oltre i 70 mila,
magari anche sotto. Ce lo chiede l’Europa, dirà Renzi ... Ciò spiega anche la
fretta con cui il golpista precedente, Enrico
Letta-in-Napolitano, ha regalato alle banche private la Banca d’Italia,
privatizzandola totalmente: è la preparazione a quelle misure, che dovranno
danneggiare i risparmiatori depositanti, ma facendo profittare le banche.
Il documento della Commissione
Tanto vale vedere meglio il documento segreto europoide, che però Reuters
ha letto e in America conoscono benissimo. Cosa precisamente «ci chiede»
l’Europa?
Ufficialmente, la Commissione vuole «svezzare» (sic) le economie dei 28
Paesi sudditi «dalla loro pesante dipendenza dai prestiti bancari, e trovare
altri mezzi di finanziare le piccole imprese, i progetti infrastrutturali, ed
altri investimenti». Le nostre economie si attaccano alla mammella di
mamma-banca: basta, bamboccione! A questo proposito: spero non vi sarà sfuggito
che Mario Draghi da qualche
settimana lamenta che le banche non diano prestiti alle imprese: come fosse una
novità assoluta. È sceso dal pero, come se il banchiere centrale non si fosse
accorto che – dal 2009 almeno – le nostre banche hanno ristretto il credito
all’economia reale per dedicare tutti i depositi, e gli immani capitali avuti
in prestito dalla BCE all’1%, a comprare debito pubblico italiano ... e
sostenere i governi golpisti e il loro apparato di parassiti; nonché,
beninteso, salvare a tutti costi l’euro dalla sua esplosione.
Il sostegno è avvenuto ad un prezzo caro: il guasto del motore di creazione di
credito in Europa, opera dello stesso Mario Draghi. Ma lui per anni non se ne è
accorto, non ha sentito le urla di sofferenza che venivano dalle economie «periferiche»
tenute a regime di austerità da fame, mentre si avvitavano nell’abisso della
Depressione. Infatti saprete (spero) che la moneta oggi è creata dalle banche
che la creano indebitandoci: ebbene, la massa monetaria più ampia (M3) s’è
ridotta all’1,5 per cento annuo, ben sotto al target del 4,5% a cui fa
riferimento la stessa BCE per mantenere l’inflazione al 2%, come detta il suo
mandato. Eppure Draghi non se ne è accorto.
Poi, finalmente, i suoi padroni di Goldman Sachs devono avergli presentato la
seguente tabella:
La mancata creazione di prestiti s’è aggravata da novembre, ed ha raggiunto una
entità abissale in Italia. Peggio persino della Spagna. Soprattutto, il ritmo
dei prestiti cala a quasi nulla anche in Germania: ai tedeschi non piace, e
dunque possono accedere all’idea che la BCE debba «fare qualcosa».
Il «qualcosa» che accetterà la Merkel non è stampare a manetta come la FED,
inflazionando il carico dei debitori, visto che il creditore è la Germania. La
«soluzione» è mettere le mani nelle tasche degli italiani, che hanno «troppi»
risparmi dormienti. Naturalmente, l’altra via può essere per l’Italia di
ripudiare parte del debito e farlo pagare al creditore, che ci ha guadagnato
già abbastanza in interessi. Persino uno studio di Nomisma ( cioè Prodi, il
volpone in agguato per il Quirinale) lo riconosce implicitamente.
«Nei rapporti tra creditore e debitore (vi si legge) il primo è tanto
responsabile quanto il secondo nell’alimentare situazioni insostenibili»
(2). Esatto: le banche tedesche hanno prestato malissimo e troppo,
stra-indebitando paesi come Grecia o Irlanda o Portogallo, a fino a poco fa
anche l’Italia, che non avrebbero mai potuto onorare i debiti.
Ma per imporre il default in sede europea (pardon, «ristrutturazione»)
occorrono gli attributi (3). Il Governo italiano preferisce
fare default sì, ma verso i propri cittadini: non pagando i suoi debiti
verso le imprese italiane, e adesso confiscando le pensioni, ossia mangiandosi
l’impegno assunto (del resto, insostenibile) con loro.
Il tragico credit crunch testé aggravatosi può essere colpa delle banche
che non vogliono rischi? Ma no, cosa andate a pensare. Nel documento segreto
della Commissione, ci dicono che «le banche», poverette, «sono intralciate dal
prestare all’economia dalle normative post-crisi che le obbligano tenere un
cuscinetto di sicurezza in capitale e liquidità più ampio». Loro vorrebbero,
meschine, ma non possono ... e sì che Montepaschi prestava largamente agli
amici dissipatori con tessera del noto Partito, Mediobanca ha dato miliardi ai Ligresti; ma non riuscivano a prestare
alle imprese produttive, perché c’è troppa regolamentazione ... E la
Commissione gli dà pure ragione (le banche l’hanno sempre): avvertendo che «la
appropriatezza (sic) delle regole UE riguardo a capitale e liquidità per i
finanziamenti a lungo termine sarà riveduto nei prossimi due anni, ma sarà
probabilmente osservato dagli Stati Uniti ed altri perché le banche UE non
abbiano un vantaggio sleale» ... la lealtà sopra tutto, gli Stati Uniti ce lo
chiedono. Siate morali come siamo morali noi, ci intimano a Washington e Wall Street.
La Commissione vorrebbe, ma ha le mani legate. L’America la sorveglia perché
non falsi la competitività ... Dunque la Commissione suggerirà agli stati
membri, con un disegno-bozza di legge, di «mobilitare più risparmi personali
per pensioni allo scopo di finanziare a lungo termine» progetti produttivi. È
così che ci verrà gabellata la confisca: contribuirete al rilancio! Alla tanto
attesa ripresa!
Quando? Nella seconda metà dell’anno, ipotizza Reuters.
Personalmente, mi aspetto una sorpresa molto prima. Queste cose avvengono a
sorpresa. Un giorno vi sveglierete scoprendo che dai vostri 70 mila euro di
risparmi (se ne avete tanti) ve ne hanno presi 10 mila per finanziare il
rilancio. Meglio, se ne avete, di spendervene adesso un po’, anche in spese
pazze. Sempre meglio che darli al Fisco.
Per indorarci la pillola, la Commissione inventerà un «fondo risparmio UE
aperto ad individui i cui fondi possono essere accomunati e investiti nelle
piccole imprese». Suona bene, benissimo. Oltre al prelievo involontario
(confisca) ci proporranno la partecipazione «volontaria» a questo
fondo-risparmio: si tratta di aiutare le piccole imprese, può essere perfino un
buon affare ...
Il punto che resta oscuro è: «chi» deciderà a quali
imprese, a quali progetti e infrastrutture, per quale
rilancio, destinare i miliardi confiscati e quelli dati volontariamente dai
risparmiatori italiani che ne hanno «troppi». Il punto non è tenuto oscuro per
caso: è che questo, non ce lo vogliono dire. Chi sono i progettisti autorizzati:
Germania? Goldman Sachs? Commissari? L’OCSE [Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, in
inglese OECD, Organisation for Economic Co-operation and Development], il think
tank mondialista autorevolissimo, affollato di «tecnici» rispettatissimi,
che ultimamente ha ammesso di aver sbagliato «tutte», proprio tutte, le
previsioni sulla profondità e durata della crisi dal 2008 ad oggi,
sistematicamente sottovalutandone l’abissalità, e sopravvalutandone i sintomi
di ripresa? (Economic crisis provides lessons for new approaches to
forecasting, says OECD)
Io ipotizzo: tutti insieme i marpioni di cui sopra, uniti fraternamente
con le banche private (specie le tedesche, che nascondono buchi neri da far
sembrare Montepaschi una stella luminosa) da un solo scopo: anzitutto salvare
l’euro (scopo supremo), e contemporaneamente salvare se stessi come autori del
disastro, a prezzo della nostra pelle.
È questa la magagna, l’immondo trucco. Anzi le magagne sono due:
1)
Una tale confisca generale di
patrimoni medi equivale ad una epocale redistribuzione di ricchezza dai
«vecchi» che l’hanno accumulata ai «giovani» che hanno bisogno di capitali per
imprendere, e a cui le banche li fanno mancare. Come medicina eroica in caso di
assoluta e tragica emergenza, può essere perfino giustificata.
2)
Il problema è che tale
redistribuzione è forzata, i «vecchi» sono obbligati per legge a contribuire;
ebbene, una redistribuzione dall’alto, in base a un progetto autoritario
confezionato da «tecnici» anonimi negli uffici chiusi di una eurocrazia
non-eletta, ed eseguito da un capo di governo mai passato al vaglio elettorale
come Renzi, configura l’antica «politica di Piano» sovietica,
l’industrializzazione forzata dei tempi di Stalin,
il Grande Balzo in Avanti di Mao
Tse-Tung. Insomma, la UE diventa così definitivamente l’entità preconizzata
dall’ex dissidente Vladimir Bukovski:
EURSS, l’Unione Europea delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.
Si poteva fare altrimenti? Ovviamente. Di solito queste epocali
redistribuzioni si sono sempre effettuate producendo inflazione, la
quale danneggia e impoverisce i rentiers (vecchi ricchi che vivono di
rendite, ossia di interessi percepiti sui propri capitali) a favore dei
giovani, che possono indebitarsi più facilmente, e i debitori in genere, che
vedono diluito il loro debito; allo Stato italiano converrebbe moltissimo,
essendo il massimo debitore d’Europa. Ma questa soluzione è vietata dalla
Germania: l’inflazione danneggia i creditori, e la Germania (le sue banche) è
il creditore massimo. Inoltre, l’inflazione svaluterebbe l’euro, e la Germania
– il creditore che vuole mantenere il valore integrale dei suoi crediti – vuole
l’euro forte, anche perché la sua forza lo libera del concorrente (l’industria
esportatrice italica).
Naturalmente la confisca dei risparmi avrà effetti recessivi durissimi, i
«vecchi» consumeranno ancor meno di quanto facciano (per questo la Germania non
la applicherà a se stessa); tanto più, se – secondo il programma di Davide
Serra – contemporaneamente si vedranno tagliate le pensioni, e vietato l’uso
del contante. Privati simultaneamente dei mezzi di sussistenza e dei risparmi,
significa ridurli alla fame ed alla più assurda spilorceria.
Ora, si dà il caso che in Italia i «vecchi» siano anche quelli che conferiscono
la pensione, ossia danno la loro parte ai giovani, figli o nipoti disoccupati,
nella sola rete di sopravvivenza sociale ancora (per poco) funzionante in
Italia, la famiglia. Se quindi il Piano Quinquennale e il relativo «rilancio
forzato» falliscono, è il precipizio senza rete: per vecchi e per giovani.
I Piani Quinquennali staliniani funzionarono? Così così, diciamo: in mezzo a
sprechi enormi, a produzioni fuori mercato (il mercato era abolito), con
repressioni spaventose e soprattutto, a totali spese dei contadini. Quando poi
i contadini non furono più in grado di contribuire e resistettero a farsi
confiscare l’ultimo chilo d’orzo, «furono eliminati come classe»: il
genocidio dei kulaki. Risultato: i giovani baldanzosi operai marxisti
producevano acciaio e macchinari pesanti, ma non trovavano da mangiare. I
vecchi italiani saranno «eliminati come classe»? Se va male, loro moriranno
come da progetto, ma i giovani avranno fame.
Quindi è importante sapere chi sono i «tecnici» che cucinano il
Piano di Rilancio Forzato dell’EURSS, e in base a quali mentalità, quali
«filosofie» e a quali scelte; quali piccole e medie industrie saranno favorite?
Quali saranno lasciate senza prestiti? Yoram
Gutgel e David Serra: i loro nomi sono già un programma.
Naturalmente, vi rassicureranno: suvvia, mica siamo davvero come l’URSS,
l’Unione Europea ha la libertà di mercato come dogma centrale ... ecco, questo
è il secondo guaio, la seconda magagna. Perché quando nella nov-lingua
eurocratica si parla di «mercato», si deve tradurre: «interessi delle banche
private». L’abbiamo visto: il costoso meccanismo «di stabilità», che ci hanno
gabellato col nome orwelliano di Fondo Salva-Stati, va definito Fondo
Salva-Banche: e precisamente Salva-Banche-Tedesche. È infatti un fondo a cui
l’Italia contribuisce con decine di miliardi, e che i gestori del Fondo
«investono» in bond con tripla A; ossia esclusivamente in titoli germanici.
Sicché la povera Italia vi finanzia la Germania ... (Fondo Salva Stati)
Ma gli esempi di come «mercato» significa «salvare le banche dai loro errori o
crimini», ne abbiamo a iosa. Montepaschi è uno. Ma Deusche Bank, la gigantesca,
è peggio: sottocapitalizzata, perdite per miliardi (si dice: 50, e ne ha
nascosti 12 con trucchi contabili e speculazioni sui derivati): ma qui tutto
tace, nella pesante omertà tedesca per le sue banche. Le loro Landesbanken sono
nidi di politici locali che dirigono i fondi ad interessi locali molto
maleodoranti; sono in perdita e forse andrebbero chiuse. Ma la Cancelliera fa
fare i controlli alla sua banca centrale, invece che alla BCE; ma, come ha
scritto Davide Giacalone, «No,
le indagini non deve farle la Bundesbank, la banca centrale tedesca, perché una
roba di questo tipo ha rilievo sistemico e continentale, quindi, se si ha a
cuore lo spazio della moneta comune, dovrebbero fare capo alla Banca centrale
europea . E no, nel far partire la vigilanza europea, indispensabile per avere
un sistema bancario europeo, – senza il quale non regge un’area monetaria
comune –, non è possibile che le Landesbank restino immuni a quei controlli.
Angela Merkel vorrebbe così, ma non si può concederlo. Né ai tedeschi né a
nessun altro».
Già: ma la Corte di Karllsruhe ha messo sotto schiaffo la BCE, appunto con lo
scopo segreto di impedire che qualche attore terzo guardi dentro il porcaio
Landesbanken e Deutsche Bank, i suoi (si ritiene) falsi in bilancio e i suoi
trucchi contabili: trucchi, fra l’altro, a cui il debito tedesco deve se viene
considerato dai «mercati» più sicuro di quello italiano, e dunque la Germania
può indebitarsi a tasso minore del nostro. Se si scopre che questa valutazione
dei mercati più favorevole deriva da falsi di bilancio, è la Germania che deve
pagare? Sono i correntisti di Deutsche Bank a dover subire la «cura Cipro», ossia
il prelievo dai loro depositi? Berlino ha imposto la «cura Cipro» per non dover
essere chiamata a pagare il conto delle sue banche creditrici (all’Irlanda,
hanno prestato tre-quattro volte il Pil irlandese) , e la sta applicando
all’Italia imponendo il prelievo forzato. Ma ha la forza per impedire che la
cura sia applicata a sé.
Persino Davide Serra, il manovratore economico di Renzi, lo sa bene. Se gli stress
test saranno fatti sul serio, ha detto al Telegraph, «mi aspetto
cattive notizie dalla Germania. Il più forte panzer tedesco era imbattibile, ma
c'è solo un problema — hanno uno dei peggiori sistemi bancari in tutto il
mondo. ( ... ). Mi aspetto che almeno tre o quattro Landesbanken
regionali siano messe in modalità run-off. Il regolatore tedesco, BaFin,
è uno dei più deboli. È sempre stato influenzato dai politici locali». Serra
spera che i nuovi revisori assunti dalla BCE ottengano «il pezzo di carta
legale per cui possano andare alle locali Landesbanken e dire: scusate,
il gioco è finito». E mica basta: Serra dice: «In Germania, ogni Landesbank
ha un consiglio di sorveglianza e un consiglio di gestione. Quindici persone
ciascuno, 30 Mercedes, 30 autisti, e emolumenti di € 100.000 ciascuno».
Insomma, una situazione italiota, bisognosa di ripulitura.
Bene, ma Serra è un banchiere, e un banchiere d’affari, gestore di un
aggressivo fondo speculativo britannico. Infatti, nella stessa intervista
sostiene: «Il Regno Unito è sostanzialmente pulito», intendendo le sue banche.
Insomma, il Piano Quinquennale dell’EURSS è concepito da «tecnici» burocrati Di
BruxellGrad e da banchieri, con la testa da banchieri e gli interessi di
banchieri – banchieri d’affari.
E c’è di questo un indizio preciso di questa egemonia dei finanzieri, proprio
nel testo segreto della Commissione che Reuters ha letto, quello che impone la
confisca a scopo di rilancio. Quale rilancio? «Nel documento si legge – scrive Reuters
– che la Commissione “terrà in conto la futura crescita della liquidità di una
quantità di prodotti cartolarizzati” ... Ciò segnala un possibile allentamento
della definizione di asset che possono essere cartolarizzati secondo il
regolatore bancario».
Traduciamo dalla neo-lingua: la Commissione si propone di ridar vita al mercato
dei «prodotti finanziari» costituiti da mucchi di debiti, mescolati assieme e
poi affettati, e venduti a fette a risparmiatori.
Più chiaro ancora: è il «mercato» dei mutui-coriandolizzati (cartolarizzati,
securitizzati) che è culminato nello spaccio dei mutui sub-prime americani, fatti
di mutui a gente che non poteva onorarne le rate: la causa della crisi che ci
perseguita dal 2008, e il motivo stesso per cui le banche europee sono oggi
insolventi: «I titoli che Goldman Sachs e simili spacciarono, per mezzo di
venditori persuasivi e di venditrici sexy, a idiotissimi banchieri europei, che
in questi investimenti gettarono i risparmi della vedova e dell’orfano,
cioè dei clienti ignari, per vederli volatilizzarsi». Così dice Zero Hedge,
e così è stato.
Adesso, la Commissione (o i suoi suggeritori banchieri) vogliono lanciare un
altro giro di debiti subprime, da spacciare a vagonate a una nuova
generazione di «vedove ed orfani» da fregare. Infatti, il documento segreto
allude all’allentamento della definizione degli assets: significa, traduce
Zero Hedge, che potranno essere venduti «titoli coperti dalla produzione
di formaggio Feta» o altri solidi debitori del genere.
Concludendo: i vecchi dovranno forzatamente farsi prelevare i risparmi per
aiutare i «giovani» banchieri, i cartolarizzatori di ogni tipo di «certificato»
dubbio, subprime o insolvente. Un altro giro di speculazione selvaggia,
sotto forma di Piano Quinquennale.
Pensate forse che l’opposizione in Parlamento lo impedirà? Che Silvio Berlusconi, il secondo partito,
lotterà per attenuare l’esproprio e contro l’abolizione del contante? Quello ha
già tradito il ceto medio, i suoi elettori, mille volte. Lo farà ancora. Già
abbraccia Renzi.
Non è difficile prevedere un bicolore Berlusconi-Renzi, per il Grande
Saccheggio.
I politici sono ormai pronti a tutto, pur di pagarsi gli emolumenti. Lo
dimostra l’ultima trappola messa in atto dal governo Letta: su ogni somma che
venga pagata dall’estero in Italia, le banche che attuano il bonifico dovranno
prelevare il 20% e darlo al Fisco: si presume insomma la somma sia frutto di
riciclaggio, di evasione fiscale o di profitto di capitale, fino a prova
contraria. Sarete voi a dover provare che la cifra non è frutto di loschi
traffici.
È il rovesciamento de principio fondamentale del diritto: colpevoli fino a
prova contraria, e intanto lo Stato vi prende ciò che non gli spetta – poi,
provate e farveli restituire.
L’astuto provvedimento, intanto, sta producendo il prevedibile: il blocco dei
bonifici dall’estero. Segno che la politica non è solo disperata. La politica,
ha perso la ragione.
Maurizio Blondet 16 Febbraio 2014
1) L’altro
consigliere economico di Renzi, l’israeliano Yoram Gutgeld, ex direttore
di McKinsey, propone del pari il ricalcolo (leggi: taglio) delle pensioni sopra
i 3 mila euro, da cui si promette di recuperare 4 miliardi. e inoltre:
privatizzazioni di Poste, Ferrovie, Rai, municipalizzate e dei campioni
nazionali quotati; Eni Finmeccanica eccetera, abolizione del contante nei
pagamenti fra imprese,
2) Si legga il
rapporto Nomisma qui: ecco il giudizio che ne danno gli amici ed
esperti del gruppo di studio Scenari Economici: « Quanto propone Nomisma
è un libro dei sogni irreale: la Germania da decenni ha una fobia per
l’inflazione e non accetterebbe MAI di fare una politica inflattiva e di
espansione salariale interna, né accetterebbe di trasformare la BCE in una
«tipografia» di valuta ( ... ). I tedeschi l’hanno detto in tutti i modi
possibili, per cui le proposte di Nomisma sono sostanzialmente demagogiche:
Ammettono che «il problema è l’euro, la sua gestione, e gli squilibri
interni conseguenti», ma non se la sentono di proporre un break up dell’euro
stesso. È comunque interessante vedere chele teorie di base
dell’euroscetticismo siano state sostanzialmente riconosciute, ed in parte
sposate da Prodi e soci».
3) Si può ricordare la misura autoritaria con cui il ministro delle finanze
belga Camille Gutt (ver cognome Guttstein),
dopo la liberazione del Belgio dall’occupazione nazista, assorbì l’eccesso di
moneta: eccesso finito nelle mani dei borsaneristi, a cui gli abitanti delle
città si erano rivolti per mangiare, pagando cifre altissime. «Ecco come fece
Gutt: il 9 ottobre 1944, il governo «liberatore» per prima cosa bloccò tutti i
conti bancari; poi annunciò che i franchi belgi correnti non avevano più corso
legale, e dovevano essere sostituiti da nuove banconote (stampate segretamente
già a Londra); bisognava presentarsi coi propri liquidi nelle banche, che
avrebbero cambiato le banconote vecchie con le nuove. Però il cambio era
permesso per un massimo di 2 mila franchi a testa; le somme eccedenti andavano
dichiarate. Chi possedeva titoli al portatore doveva parimenti farli
rimpiazzare, o regolarizzare presso l’Institut Belgo-Luxembourgeois du Change.
( ... ) Si ritiene che il 4% della massa monetaria circolante durante
l’occupazione non sia mai stato dichiarato, i suoi proprietari preferendo
perderli volontariamente piuttosto che dare spiegazioni su come li avevano
avuti». Inoltre, fu posta una tassa spogliatrice (dal 75 al 100%) sui profitti
conseguiti durante l’occupazione. (Perché serve il default simultaneo della zona euro)
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