martedì 17 giugno 2014

Francesco è un gesuita. Non dimentichiamolo mai...


La chiesa, intesa come curia romana, ha dovuto, obtorto collo, mandare un esponente dell'ordine nero (i gesuiti, non amati ma temuti) al soglio, nel tentativo di tappare le falle, di raddrizzare la malandata navicella, in balia di tempeste pedofile, di uragani finanziari, di cicloni collusivi, di grandinate di abbandono, e via maltempo infierente.

E, per nulla stupido né impreparato, il gesuita ha dato immediatamente la misura di se stesso, scegliendo un nome, Francesco, mai usato prima. San Francesco fu fatto santo dalla curia romana: altrimenti si sarebbero trovati un secondo Gesù fra i piedi. Già il primo fu ingombrante, per papi e cardinaloni.......

Poi, il Francesco papa, ha cominciato ad assumere una figura di pauperismo militante, di attivismo evangelico, come da anni non si vedeva. 

In verità era e resta l'unica strada percorribile. 

Ma.

Ma il diavolo  (benemerito, nel caso specifico) fa le pentole, ma non ha mai imparato a fare i coperchi. Pressapochismo diabolico e luciferino, deo gratias.

E il Francesco papa l'altro giorno ha spadellato: ha tuonato (la voce era melliflua, more solito, ma gli occhi fiammeggiavano) che la solidarietà è una parola esistente ed una "categoria" cristiana. Il che, tradotto dal papese, vuol dire che deve essere adottata come stile di vita. Una volta, nell'800, vigeva la "english rule", la regola inglese, che, depurata dall'ipocrisia anglosassone, significava che mezzo mondo doveva assoggettarsi alla legge albionica. Altrimenti ..... cannoniere!

Oggi c'è la "curia rule"......

Vorrei dire una cosetta al Francesco: la solidarietà, più o meno condivisa, più o meno pelosa, più o meno spontanea, è una facoltà. E come tale deve essere libera e non imposta, in alcun modo. Quando viene imposta per legge, morale o scritta, ha la brutta abitudine di cambiare veste e nome. Diventa assistenzialismo, con tutti gli sfracelli sociali, storici, politici e morali che tale maledetta parola ha portato con sé nei secoli.

Stiamo attenti: il gesuita è pericoloso.


Fabrizio Belloni
 
 

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