Gli
eventi nel sud-est dell’Ucraina indicano un fenomeno molto importante.
Non si tratta solo di un indicatore del fronte della lotta geopolitica
tra l’occidente e il club del mondo multipolare, è anche la frattura
dello Stato ucraino, che negli ultimi tempi è un satellite e cliente di
Washington e Bruxelles; la crescita della coscienza politica dei
cittadini (nel senso dei cittadini che difendono i propri diritti e
libertà con le armi, e non dei soggetti deboli dello Stato weberiano che
non li difende dall’arbitrio degli avversari politici e non adempie
agli obblighi sociali); e anche l’emergere di un nuovo nazionalismo,
unico per caratteristiche e obiettivi. Il nazionalismo di molti popoli
si caratterizza principalmente per la cultura, compresa la lingua (nella
versione tedesca), o per la politica (nella versione francese).
Tuttavia, il nazionalismo ha un’ampia gamma di attributi, che può
includere etnia, solidarietà di gruppo, auto-rappresentazione e
identificazione. Proprio in tal senso, si considerano i continui
processi di disgregazione dello Stato ucraino segnati dal nazionalismo
del Donbas. Il carattere politico del processo, abbastanza evidente a
Lugansk, Donetsk, Slavjansk e altre città, da una chiara dimostrazione
della soggettività politica. Questa soggettività è entrata nella fase
attiva della formazione in periodo conflittuale, come in Abkhazia e
Ossezia del Sud, dove il netto rifiuto della politica sciovinista del
presidente georgiano Gamsakhurdia creò sacche di resistenza e
indipendenza dalla Georgia. Aspirazioni simili, nel conseguire
soggettività politica, possono essere osservate in altre regioni del
mondo connesse al fattore etnico e ai diversi metodi di risoluzione.
In
Gran Bretagna ci sono il nazionalismo irlandese e scozzese, in Spagna
quello basco e catalano. I sostenitori dell’unione e della creazione di
una nazione ucraina unita, spesso volutamente lo dimenticano, anche se
l’appello all’idea nazionale viene appunto citato quale esempio del
movimento nazionalista europeo. E’ ovvio che l’Ucraina sia condannata
dai diversi tipi di etno-nazionalismo, anche sul piano della geografia
politica; in relazione agli altri Paesi europei, la repubblica
ex-sovietica è troppo grande per essere omogenea, nel senso
dell’omogeneizzazione massiccia di cultura nazionale, storia e pratiche
socio-politiche. E’ chiaro che oltre all’artificiale, e in larga misura
teorico, nazionalismo dei banderisti tracimante in Ucraina, ci sono
altre forme d’identità, da quella rutena ad occidente a quella imperiale
russa in Oriente.
Per tipologia, possiamo determinare che il nazionalismo del Donbas è di tipo misto, situazionale, cioè ha una specifica costruttivista indotta dall’azione della giunta Kiev. Insieme a questo è primordiale, cioè ha profonde radici storiche propriamente chiamate conoscenza tacita. L’inferiorità della politica liberal-galiziana ufficiale di Kiev, negli ultimi 10 anni, ha contribuito a far crescere e rafforzare l’embrionale nazionalismo del Donbass, ma in diversi aspetti affonda le radici in una piattaforma completa.
Se la federalizzazione dell’Ucraina fosse stata
attuta all’epoca, l’Ucraina avrebbe evitato la situazione attuale nel
quadro di un nazionalismo di Stato nei vari livelli di lingue e culture;
avremmo visto qualcosa di simile ai lander federali della Germania o ai
cantoni svizzeri (consideriamo tali opzioni, date le frequenti
dichiarazioni sulla scelta europea dell’Ucraina e la direzione delle
diverse forze politiche negli ultimi 10-15 anni), ma questo non è
accaduto. Sugli aspetti primordiali più comunemente posizionati a
supporto dei vari movimenti nazionalisti (e di liberazione), è
necessario considerare in dettaglio tutte le fasi storiche associate ad
esso e il singolo strato di continuità compreso nelle nostra mitologia e
memoria storica. La prima fase è associata alla proto-regione, senza
una specifica condizione contemporanea chiaramente espressa ed associata
al concetto di sovranità. Tuttavia, possiamo trovare tali elementi
interessanti come gli alani (sarmati, sciti) giunti sul Don inferiore
(Tanai nelle fonti greche e latine) e la riva superiore sinistra del
Dnepr e nella riva settentrionale del Mare d’Azov.
Proprio come la
Crimea, questo contesto rientra nella zona del mondo ellenico, il Donbas
diventa parte del circolo culturale alano-sarmato. La seconda fase, che
risale all’epoca della grande migrazione, dimostra che molti popoli
passarono e vissero nel territorio in esame. Oltre a slavi e turchi, vi
furono peceneghi, torchi, kumani e berendi, spesso noti collettivamente
come cappucci neri (Karakalpacchi). Il loro territorio era parte del
khanato khazaro e più tardi entrò a far parte dell’Orda d’Oro. La terza
fase si ebbe quando la regione era contigua alle periferie di diverse
potenze, una sorta di terra nullius, campo selvatico senza uno Stato ma
dove gli interessi degli Stati in conflitto e competizione (impero
russo, regno di Polonia, khanato di Crimea e impero ottomano) erano in
grado di scontrarsi militarmente. E’ sufficiente ricordare la lettera di
Ivan il Terribile al khan di Crimea, dove dice che i cosacchi, che
vivevano nel territorio turbando i tartari, non avevano rapporti con la
Moscovia perché erano un popolo libero.
Ma tali limes non possono
esistere autonomamente a lungo, perché i grandi attori sono costretti a
controllare terre, fiumi, mari e comunicazioni, e anche a creare una
zona cuscinetto che protegga la metropoli da qualsiasi evento
imprevisto. Fu cosi creata Novorossija, quando durante la guerra con
l’impero ottomano, l’area del Mar Nero e regioni viciniori furono
annesse. Si deve sottolineare che la regione del Donbas aveva suoi
fattori culturali, anche se correlati alla generale identità cristiana
ortodossa. Nelle attuali regioni di Lugansk e Donetsk, alla metà del
XVIII secolo, ci fu un’unità militare denominata Serbia slava, chiamata
così per via dei serbi, montenegrini e valacchi trasferitisi durante
l’avanzata dei turchi nei Balcani (un altra unità simile comparve nella
regione di Kirovograd e si chiamava Nuova Serbia).
Per inciso, un
distaccamento di soldati montenegrini già apparve nel territorio slavo,
collocandosi nella fortezza di Tor (sito creato nel 1637). Qui vediamo
una connotazione molto interessante. Il famoso scienziato, viaggiatore
ed esploratore norvegese Thor Heyerdahl, nel tentativo di trovare le
origini della mitologia scandinava, arrivò alla conclusione che la
divinità che dominava il pantheon pagano, Odino, fosse una persona
storica, il capo di una tribù che giunse nel nord Europa proprio dal Don
inferiore. Nel gruppo di Odino, come sappiamo, c’era Thor,
direttamente correlato alla guerra e alle pratiche militari. Thor
sacrificò la propria mano in modo che gli Dei potessero ingannare il
lupo Fenrir, l’incarnazione del male nella mitologia scandinava.
La
fase successiva è l’unità politico-territoriale dell’impero russo
conosciuta come terra delle forze del Don. Il fattore cosacco qui si
mescola con quello religioso, dato che la maggior parte dei cosacchi non
accettò le riforme del patriarca Nikon e aderì alla vecchia credenza.
Seguì il periodo della Rivoluzione d’Ottobre e il tentativo di creare
l’Esercito del Grande Don e la Repubblica di Donetsk-Krivoj Rog.
Tuttavia, il territorio del Donbas fu annesso all’Ucraina. Poi venne
l’epoca della modernizzazione di Stalin, dove nuovi flussi di
popolazione vennero attratti ancora una volta, creando l’industria
regionale. E’ evidente che il carattere del lavoro, le gesta eroiche dei
minatori e metallurgici, le figure dell’opposizione, dei lavoratori,
commercianti e politici (cripto-borghesia) ebbero importanza nel
processo di comprensione della profondità dell’identità del Donbas.
Questa fase si esplica organicamente nel tardo periodo sovietico, quando
si può già sentire la frase “Noi siamo del Donbas” dalla bocca della
gente, non vincolatasi all’Ucraina. Per inciso, il fattore minerario ha
anche un significato definito nella formazione della concezione del
mondo dei residenti del Donbas. Si tratta di una professione pericolosa
che spesso porta alla morte, individuale o di gruppo, formando
corrispondenti percezione ed atteggiamento verso la morte, assente nei
residenti della Polesia o di Lvov. I nazionalisti di Lvov preferiscono
sfuggire alla morte recandosi nell’”Europa illuminata” o cercando una
nuova casa in Nord America, in Canada o a Chicago, come fecero i loro
predecessori poi inclusi nella strategia generale della CIA per
combattere l’Unione Sovietica.
L’attuale resistenza del Donbass
testimonia lo spirito fortemente appassionato degli abitanti di questa
regione. Su appello del primo presidente ucraino Leonid Kravchuk, nel
1991, l’intellighenzia (compresa la diaspora) fu coinvolta nella
formazione del nuovo edificio statale, della nazione ucraina
dall’apparenza eccezionale e corrispondente alla mitopoiesi che parla
dei grandi antenati degli ucraini, gli Ariani (Oryans nella versione di
questi creatori di miti), puntando a gettare le basi primordiali
dell’ideologia ucraina, più che altro dei grevi deliri e allucinazioni
da malati di mente, e non una ricerca scientifica o un programma teorico
per preparare l’élite del nuovo Stato e istruire allo spirito del
patriottismo.
Il nazionalismo banderista per sua natura ha un carattere
esclusivo, e le contraddizioni nel nazionalismo ucraino, anche tra gli
ideologi del XX secolo, hanno un carattere più ripugnante che
interessante (contraddizioni simili sono di solito ben nascoste dai
numerosi intellettuali nazionalisti, anche se la massa principale è
lungi dal conoscere teoricamente le idee di Dontsov, Lipa, Stetsko,
Mikhnovskij e altri apologeti del nazionalismo ucraino). Inoltre, deve
essere ricordato che la regione del Donbas non ha subito l’espansione
greco-cattolica di cui l’Ucraina occidentale ha sofferto e di
conseguenza è la Chiesa ortodossa russa del Patriarcato di Mosca ad
occupare una posizione dominante.
Piccoli gruppi di eretici, che si
definiscono seguaci del patriarca di Kiev (Filarete), successivamente
passati alla chiesa uniate, insieme a varie denominazioni protestanti,
non svolgono un ruolo significativo nella formazione della mentalità
delle regioni di Lugansk e Donetsk, e i loro sostenitori e predicatori
di solito sono respinti. Quindi, abbiamo la comparsa di un nuovo, unico e
interessante evento, il nazionalismo del Donbas. Allo stesso tempo, è
parte integrante del più ampio nazionalismo russo, poiché la sua
struttura ha la stessa base del nazionalismo russo, agendo come fattore
ombrello ed elemento di collegamento con la Russia, soprattutto nelle
regioni meridionali storicamente associate al Donbass. Non dipende
dall’esito dell’attuale battaglia geopolitica tra il Don e il Dnepr,
perché è ovvio che il nazionalismo del Donbas rientra organicamente nel
mondo russo dell’Eurasia.
1.
Il Donbass è il nome del Sud-Est dell’Ucraina contemporaneo (formata da
parti delle regioni di Dneptropetrovsk, Lugansk e Donetsk) e parte
della regione russa di Rostov.
Leonid Savin Open Revolt
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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