martedì 3 giugno 2014

Il nazionalismo del Donbas

 

Gli eventi nel sud-est dell’Ucraina indicano un fenomeno molto importante. Non si tratta solo di un indicatore del fronte della lotta geopolitica tra l’occidente e il club del mondo multipolare, è anche la frattura dello Stato ucraino, che negli ultimi tempi è un satellite e cliente di Washington e Bruxelles; la crescita della coscienza politica dei cittadini (nel senso dei cittadini che difendono i propri diritti e libertà con le armi, e non dei soggetti deboli dello Stato weberiano che non li difende dall’arbitrio degli avversari politici e non adempie agli obblighi sociali); e anche l’emergere di un nuovo nazionalismo, unico per caratteristiche e obiettivi. Il nazionalismo di molti popoli si caratterizza principalmente per la cultura, compresa la lingua (nella versione tedesca), o per la politica (nella versione francese). 
 
 Tuttavia, il nazionalismo ha un’ampia gamma di attributi, che può includere etnia, solidarietà di gruppo, auto-rappresentazione e identificazione. Proprio in tal senso, si considerano i continui processi di disgregazione dello Stato ucraino segnati dal nazionalismo del Donbas. Il carattere politico del processo, abbastanza evidente a Lugansk, Donetsk, Slavjansk e altre città, da una chiara dimostrazione della soggettività politica. Questa soggettività è entrata nella fase attiva della formazione in periodo conflittuale, come in Abkhazia e Ossezia del Sud, dove il netto rifiuto della politica sciovinista del presidente georgiano Gamsakhurdia creò sacche di resistenza e indipendenza dalla Georgia. Aspirazioni simili, nel conseguire soggettività politica, possono essere osservate in altre regioni del mondo connesse al fattore etnico e ai diversi metodi di risoluzione.

In Gran Bretagna ci sono il nazionalismo irlandese e scozzese, in Spagna quello basco e catalano. I sostenitori dell’unione e della creazione di una nazione ucraina unita, spesso volutamente lo dimenticano, anche se l’appello all’idea nazionale viene appunto citato quale esempio del movimento nazionalista europeo. E’ ovvio che l’Ucraina sia condannata dai diversi tipi di etno-nazionalismo, anche sul piano della geografia politica; in relazione agli altri Paesi europei, la repubblica ex-sovietica è troppo grande per essere omogenea, nel senso dell’omogeneizzazione massiccia di cultura nazionale, storia e pratiche socio-politiche. E’ chiaro che oltre all’artificiale, e in larga misura teorico, nazionalismo dei banderisti tracimante in Ucraina, ci sono altre forme d’identità, da quella rutena ad occidente a quella imperiale russa in Oriente.

Per tipologia, possiamo determinare che il nazionalismo del Donbas è di tipo misto, situazionale, cioè ha una specifica costruttivista indotta dall’azione della giunta Kiev. Insieme a questo è primordiale, cioè ha profonde radici storiche propriamente chiamate conoscenza tacita. L’inferiorità della politica liberal-galiziana ufficiale di Kiev, negli ultimi 10 anni, ha contribuito a far crescere e rafforzare l’embrionale nazionalismo del Donbass, ma in diversi aspetti affonda le radici in una piattaforma completa. 

Se la federalizzazione dell’Ucraina fosse stata attuta all’epoca, l’Ucraina avrebbe evitato la situazione attuale nel quadro di un nazionalismo di Stato nei vari livelli di lingue e culture; avremmo visto qualcosa di simile ai lander federali della Germania o ai cantoni svizzeri (consideriamo tali opzioni, date le frequenti dichiarazioni sulla scelta europea dell’Ucraina e la direzione delle diverse forze politiche negli ultimi 10-15 anni), ma questo non è accaduto. Sugli aspetti primordiali più comunemente posizionati a supporto dei vari movimenti nazionalisti (e di liberazione), è necessario considerare in dettaglio tutte le fasi storiche associate ad esso e il singolo strato di continuità compreso nelle nostra mitologia e memoria storica. La prima fase è associata alla proto-regione, senza una specifica condizione contemporanea chiaramente espressa ed associata al concetto di sovranità. Tuttavia, possiamo trovare tali elementi interessanti come gli alani (sarmati, sciti) giunti sul Don inferiore (Tanai nelle fonti greche e latine) e la riva superiore sinistra del Dnepr e nella riva settentrionale del Mare d’Azov. 

Proprio come la Crimea, questo contesto rientra nella zona del mondo ellenico, il Donbas diventa parte del circolo culturale alano-sarmato. La seconda fase, che risale all’epoca della grande migrazione, dimostra che molti popoli passarono e vissero nel territorio in esame. Oltre a slavi e turchi, vi furono peceneghi, torchi, kumani e berendi, spesso noti collettivamente come cappucci neri (Karakalpacchi). Il loro territorio era parte del khanato khazaro e più tardi entrò a far parte dell’Orda d’Oro. La terza fase si ebbe quando la regione era contigua alle periferie di diverse potenze, una sorta di terra nullius, campo selvatico senza uno Stato ma dove gli interessi degli Stati in conflitto e competizione (impero russo, regno di Polonia, khanato di Crimea e impero ottomano) erano in grado di scontrarsi militarmente. E’ sufficiente ricordare la lettera di Ivan il Terribile al khan di Crimea, dove dice che i cosacchi, che vivevano nel territorio turbando i tartari, non avevano rapporti con la Moscovia perché erano un popolo libero. 

Ma tali limes non possono esistere autonomamente a lungo, perché i grandi attori sono costretti a controllare terre, fiumi, mari e comunicazioni, e anche a creare una zona cuscinetto che protegga la metropoli da qualsiasi evento imprevisto. Fu cosi creata Novorossija, quando durante la guerra con l’impero ottomano, l’area del Mar Nero e regioni viciniori furono annesse. Si deve sottolineare che la regione del Donbas aveva suoi fattori culturali, anche se correlati alla generale identità cristiana ortodossa. Nelle attuali  regioni di Lugansk e Donetsk, alla metà del XVIII secolo, ci fu un’unità militare denominata Serbia slava, chiamata così per via dei serbi, montenegrini e valacchi trasferitisi durante l’avanzata dei turchi nei Balcani (un altra unità simile comparve nella regione di Kirovograd e si chiamava Nuova Serbia). 

Per inciso, un distaccamento di soldati montenegrini già apparve nel territorio slavo, collocandosi nella fortezza di Tor (sito creato nel 1637). Qui vediamo una connotazione molto interessante. Il famoso scienziato, viaggiatore ed esploratore norvegese Thor Heyerdahl, nel tentativo di trovare le origini della mitologia scandinava, arrivò alla conclusione che la divinità che dominava il pantheon pagano, Odino, fosse una persona storica, il capo di una tribù che giunse nel nord Europa proprio dal Don inferiore. Nel gruppo di Odino, come sappiamo, c’era Thor,  direttamente correlato alla guerra e alle pratiche militari. Thor sacrificò la propria mano in modo che gli Dei potessero ingannare il lupo Fenrir, l’incarnazione del male nella mitologia scandinava.  

La fase successiva è l’unità politico-territoriale dell’impero russo conosciuta come terra delle forze del Don. Il fattore cosacco qui si mescola con quello religioso, dato che la maggior parte dei cosacchi non accettò le riforme del patriarca Nikon e aderì alla vecchia credenza. Seguì il periodo della Rivoluzione d’Ottobre e il tentativo di creare l’Esercito del Grande Don e la Repubblica di Donetsk-Krivoj Rog. Tuttavia, il territorio del Donbas fu annesso all’Ucraina. Poi venne l’epoca della modernizzazione di Stalin, dove nuovi flussi di popolazione vennero attratti ancora una volta, creando l’industria regionale. E’ evidente che il carattere del lavoro, le gesta eroiche dei minatori e metallurgici, le figure dell’opposizione, dei lavoratori, commercianti e politici (cripto-borghesia) ebbero importanza nel processo di comprensione della profondità dell’identità del Donbas. 

Questa fase si esplica organicamente nel tardo periodo sovietico, quando si può già sentire la frase “Noi siamo del Donbas” dalla bocca della gente, non vincolatasi all’Ucraina. Per inciso, il fattore minerario ha anche un significato definito nella formazione della concezione del mondo dei residenti del Donbas. Si tratta di una professione pericolosa che spesso porta alla morte, individuale o di gruppo, formando corrispondenti percezione ed atteggiamento verso la morte, assente nei residenti della Polesia o di Lvov. I nazionalisti di Lvov preferiscono sfuggire alla morte recandosi nell’”Europa illuminata” o cercando una nuova casa in Nord America, in Canada o a Chicago, come fecero i loro predecessori poi inclusi nella strategia generale della CIA per combattere l’Unione Sovietica. 

L’attuale resistenza del Donbass testimonia lo spirito fortemente appassionato degli abitanti di questa regione. Su appello del primo presidente ucraino Leonid Kravchuk, nel 1991, l’intellighenzia (compresa la diaspora) fu coinvolta nella formazione del nuovo edificio statale, della nazione ucraina dall’apparenza eccezionale e corrispondente alla mitopoiesi che parla dei grandi antenati degli ucraini, gli Ariani (Oryans nella versione di questi creatori di miti), puntando a gettare le basi primordiali dell’ideologia ucraina, più che altro dei grevi deliri e allucinazioni da malati di mente, e non una ricerca scientifica o un programma teorico per preparare l’élite del nuovo Stato e istruire allo spirito del patriottismo. 

Il nazionalismo banderista per sua natura ha un carattere esclusivo, e le contraddizioni nel nazionalismo ucraino, anche tra gli ideologi del XX secolo, hanno un carattere più ripugnante che interessante (contraddizioni simili sono di solito ben nascoste dai numerosi intellettuali nazionalisti, anche se la massa principale è lungi dal conoscere teoricamente le idee di Dontsov, Lipa, Stetsko, Mikhnovskij e altri apologeti del nazionalismo ucraino). Inoltre, deve essere ricordato che la regione del Donbas non ha subito l’espansione greco-cattolica di cui l’Ucraina occidentale ha sofferto e di conseguenza è la Chiesa ortodossa russa del Patriarcato di Mosca ad occupare una posizione dominante. 

Piccoli gruppi di eretici, che si definiscono seguaci del patriarca di Kiev (Filarete), successivamente passati alla chiesa uniate, insieme a varie denominazioni protestanti, non svolgono un ruolo significativo nella formazione della mentalità delle regioni di Lugansk e Donetsk, e i loro sostenitori e predicatori di solito sono respinti. Quindi, abbiamo la comparsa di un nuovo, unico e interessante evento, il nazionalismo del Donbas. Allo stesso tempo, è parte integrante del più ampio nazionalismo russo, poiché la sua struttura ha la stessa base del nazionalismo russo, agendo come fattore ombrello ed elemento di collegamento con la Russia, soprattutto nelle regioni meridionali storicamente associate al Donbass. Non dipende dall’esito dell’attuale battaglia geopolitica tra il Don e il Dnepr, perché è ovvio che il nazionalismo del Donbas rientra organicamente nel mondo russo dell’Eurasia.

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1. Il Donbass è il nome del Sud-Est dell’Ucraina contemporaneo (formata da parti delle regioni di Dneptropetrovsk, Lugansk e Donetsk) e parte della regione russa di Rostov.

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Leonid Savin  Open Revolt 

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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