venerdì 21 agosto 2015

Gender e ddl Cirinnà: come distruggere la famiglia naturale


I giornali italiani, con l'arrivo della nuova discussione del ddl Cirinnà a settembre, guarda caso bombardano i lettori con articoli "gay friendly".


È di questi giorni anche l'attacco di Elton John sui social network contro il sindaco di Venezia Brugnaro, che ha tolto due libri gender dalle scuole della sua città. Se tra i libri tolti dal sindaco c'è anche quello preferito dal cantante inglese e suo marito da leggere al bambino da loro adottato, ciò non significa però che possa essere utilizzato nelle scuole.

Il duro attacco di John arriva poi da un Paese, l'Inghilterra, dove un sondaggio effettuato da Yougov, importante società di statistiche, mostra come il 43% dei giovani britannici no sa se definirsi gay o eterosessuale.

 Filippo Savarese, portavoce di Manif pour tous Italia.
Filippo Savarese, portavoce di "Manif pour tous Italia". - © Foto: fornita da Filippo Savarese

Sputnik Italia ha raggiunto per una riflessione in merito Filippo Savarese, portavoce di "Manif pour tous Italia".

— Qual è la vostra posizione sul Ddl Cirinnà e secondo te in Italia si arriverà alla legalizzazione dei matrimoni gay come in Francia?
— Noi siamo categoricamente contrari al disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili, perché si tratta di rottamare il matrimonio dicendo che non serve più alla società. Questo disegno di legge parifica la disciplina giuridica che la Costituzione italiana riserva alla famiglia fondata sull'unione tra un uomo e una donna, sulla sua potenzialità procreativa alle coppie di persone dello stesso sesso.
Questo significa che lo Stato perde l'interesse nel matrimonio, nel tutelare e promuovere la famiglia che genera vita. Si abolirebbe totalmente così un istituto giuridico, antropologico e laico, che per secoli se non millenni ha fatto il bene  della civiltà e della società. Crediamo che se tutte le associazioni e le parti in Italia contrarie a questo ddl ideologico, si metteranno insieme con determinazione, potremo evitare all'Italia il destino di altri Paesi come la Francia, l'Inghilterra o la Spagna.
— In Italia esprimersi a favore della famiglia tradizionale viene etichettato come omofobo, perché? Che cosa si rischia perdendo la famiglia naturale come punto di riferimento nella società?
— In Italia c'è un clima piuttosto paradossale che in realtà è tipico nei regimi dove non c'è una vera libertà di espressione. Tutti i sondaggi dicono che la maggior parte degli italiani è assolutamente contraria alla rottamazione del matrimonio e  credono che quest'ultimo sia l'unione di un uomo e una donna, così come la quasi totalità degli italiani crede che ogni bambino abbia diritto ad avere un papà e una mamma.
Quando si tratta di esprimere pubblicamente queste opinioni sui giornali partono subito gli attacchi di omofobia e intolleranza. Bisogna continuare a rappresentare la maggioranza degli italiani nello spazio pubblico e nei media, così eviteremo che gli italiani abbiano timore ad esprimere le proprie idee. Il discorso non è di perdere il concetto di famiglia, perché la famiglia è un bene pratico, genera figli. Non ci preoccupa che venga persa l'idea di famiglia, bensì la famiglia stessa.
— Perché nei media italiani avviene un bombardamento a favore delle coppie gay e si parla così poco di famiglia tradizionale?
— Oramai è chiaro che ci sono tantissimi interessi economici e commerciali dietro alla distruzione della famiglia che passa attraverso l'abolizione del matrimonio. La famiglia è una cellula naturale che per sua natura non sta alle regole del mercato, in cui tutto deve essere comprato, consumato ed ha un prezzo.
Anche qui gli interessi economici sono collegati alla grande stampa, parte integrante di un sistema di potere economico. In Italia abbiamo articoli sempre a senso unico anche perché è in corso il tentativo di approvare il ddl Cirinnà, che poi è il ddl dei matrimoni e le adozioni gay. 
 A Roma il 20 giugno si è tenuta una manifestazione a sostegno della famiglia naturale, che diverse associazioni gay hanno ovviamente criticato.
A Roma il 20 giugno si è tenuta una manifestazione a sostegno della famiglia naturale, che diverse associazioni gay hanno ovviamente criticato.- © Fotolia/ Photocreo Bednarek

— A scuola circolano libri sul cosiddetto "gender". Alcuni insegnanti e sindaci reagiscono, è recente lo scandalo sollevato dal sindaco di Venezia. Qual è il vostro punto di vista sul gender?
— Noi come "Manif pour tous Italia" insieme ad altre associazioni guidate dal comitato "Difendiamo i nostri figli" abbiamo partecipato il 20 giugno a Roma alla manifestazione con quasi un milione di persone. E' stato un successo che ha portato sulle prime pagine questo tema. Parlando di educazione di genere si tratta di un argomento non scientificamente supportato. Sono questioni culturali, sociologiche e psicologiche che non hanno una verità scientifica che si può trasmettere ai ragazzi, tanto meno ai bambini.
Le famiglie che vogliono educare i propri figli sulla base del fatto che si possono avere 56, 60 o 200 identità di genere differenti, anche nello stesso individuo, lo facciano pure, ma a rischio e pericolo dell'identità dei loro figli. Questi argomenti che non sono scientifici non devono entrare nelle scuole.
Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro è un eroe per aver tolto dagli asili e le scuole di infanzia, con bambini dai 3 i 6 anni, questi libri che vogliono far credere che si possano avere due papà o due mamme naturalmente. Non è così! Va detto che questo è possibile solo attraverso un sistema di commercio. Noi continueremo a contrastare il gender nelle scuole, stiamo organizzando circoli, comitati, stiamo diffondendo vademecum per i genitori. C'è una risposta straordinaria, chiunque in Italia vorrà introdurre questi libri a scuola, avrà nel prossimo anno grandi problemi.
— Più in generale il tema della sessualità andrebbe affrontato anche a scuola secondo te o spetta solo alla famiglia?
— La famiglia, come riconosce la Convenzione europea dei diritti umani, ha il diritto di priorità sull'educazione dei figli per quanto riguarda la sfera più personale ed intima. Il problema in realtà è l'approccio classista, noi non possiamo pensare di insegnare educazione sessuale ad una classe intera. Solo i genitori conoscono la vita emotiva e intima dei figli.
— Secondo un sondaggio effettuato in Inghilterra quasi la metà (43%) dei giovani non si definisce né gay né eterosessuale. Come spiegheresti questa confusione?
— Ho letto che hanno proposto ai cittadini che hanno preso parte al sondaggio, di scegliere la propria sessualità sulla base della scala di Kinsey, uno sessuologo americano, pioniere degli studi sulla nuova sessualità legata al genere. Bisogna prendere atto del fatto che metà dei giovani si definisce di sessualità fluida. Queste definizioni fluide nascondono un enorme danno alla sessualità della persona. Questo sondaggio deve interrogare la società inglese ma anche le altre su come poter aiutare i giovani a trovare un'armonia con la propria sessualità che evidentemente stanno perdendo.
I giovani subiscono il fenomeno di distruzione della famiglia, in corso questi ultimi decenni, e questo è ricaduto sulla loro sessualità. Probabilmente quei giovani avranno gravi problemi a formare una famiglia solida. Il futuro della società inglese è confuso come il risultato del sondaggio.

Tatiana Santi 
 

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